Gazzetta n. 99 del 29 aprile 2024 (vai al sommario) |
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA |
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 27 marzo 2024 |
Nomina della commissione straordinaria per la provvisoria gestione del Comune di Quindici. |
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IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Considerato che nel Comune di Quindici (Avellino) gli organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 20 e 21 settembre 2020; Considerato che all'esito di approfonditi accertamenti sono emerse forme di ingerenza della criminalita' organizzata che hanno esposto l'amministrazione a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l'imparzialita' dell'attivita' comunale; Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata ha arrecato grave pregiudizio agli interessi della collettivita' e ha determinato la perdita di credibilita' dell'istituzione locale; Ritenuto che, al fine di porre rimedio alla situazione di grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale, si rende necessario l'intervento dello Stato mediante un commissariamento di adeguata durata per rimuovere gli effetti pregiudizievoli per l'interesse pubblico ed assicurare il risanamento dell'ente locale; Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267; Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante; Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione del 26 marzo 2024;
Decreta:
Art. 1
Il consiglio comunale di Quindici (Avellino) e' sciolto. |
| Allegato
Al Presidente della Repubblica
Nel Comune di Quindici (Avellino), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 20 e 21 settembre 2020, sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalita' organizzata che compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' dell'amministrazione locale, nonche' il buon andamento ed il funzionamento dei servizi con grave pregiudizio dell'ordine e della sicurezza pubblica. Alcune segnalazioni all'autorita' giudiziaria, scaturite da un'attivita' di monitoraggio condotta dal Comando provinciale dei Carabinieri di Avellino su episodi occorsi in occasione delle consultazioni elettorali che hanno interessato l'ente nel 2020 nonche' nel corso del mandato elettorale, hanno evidenziato possibili forme di condizionamento dell'amministrazione locale da parte di organizzazioni criminali operanti sul territorio di Quindici. Pertanto, il prefetto di Avellino, con decreto del 15 maggio 2023, ha disposto l'accesso presso il suddetto comune per gli accertamenti di rito, attivita' ispettiva che e' stata poi prorogata per ulteriori tre mesi ai sensi dell'art. 143, comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. Al termine del predetto accesso, la commissione d'indagine ha depositato le proprie conclusioni, sulle cui risultanze il prefetto di Avellino ha convocato il 20 dicembre 2023 il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, integrato con la partecipazione del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Avellino e il sostituto procuratore delegato con compiti di coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Napoli. Questi ultimi, nel soffermarsi in particolare sui risultati degli accertamenti riguardanti il settore degli affidamenti di lavori pubblici, servizi, forniture, beni sequestrati e confiscati alla criminalita' organizzata nonche' sul fenomeno dell'abusivismo, si sono espressi all'unanimita' sul concreto pericolo di permeabilita' dell'ente alle logiche della criminalita' organizzata. Il prefetto di Avellino ha poi trasmesso l'allegata relazione, che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si da' atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti e indiretti degli amministratori locali con la criminalita' organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando, pertanto, i presupposti per l'applicazione delle misure di cui al citato art. 143 del decreto legislativo n. 267/2000. Il Comune di Quindici insiste in un territorio caratterizzato da una conclamata e radicata presenza di associazioni a delinquere di tipo mafioso, come dimostrato dalle risultanze di numerose inchieste giudiziarie sfociate in procedimenti penali e relative sentenze di condanna a carico di alcuni soggetti appartenenti ai principali gruppi criminali operanti su quel territorio. In particolare, risultano attive due consorterie camorristiche storicamente in conflitto, che a partire dagli anni 80 sono state protagoniste di sanguinosi fatti di cronaca di chiaro stampo camorristico. L'origine della faida tra le due cosche criminali si colloca all'indomani del sisma del 1980 e va individuata nella gestione da parte delle amministrazioni comunali delle ingenti risorse pubbliche destinate alla ricostruzione delle aree maggiormente colpite dal terremoto. Gli elementi raccolti presso il Comune di Quindici hanno fortemente evidenziato l'alta permeabilita' dell'ente da parte del crimine organizzato interessato ad infiltrarsi nella gestione della cosa pubblica che, come evidenziato dal procuratore delegato della DDA in sede di comitato, rappresenta nella nuova fase storica «un 'occasione di incontro e non piu' di scontro tra i due clan egemoni sul territorio» Permeabilita' risalente e confermata nel tempo, come dimostrato dai due provvedimenti di scioglimento per infiltrazioni della criminalita' organizzata che hanno riguardato l'ente prima nel 1993 e a seguire nel 2002. Il prefetto di Avellino ha, innanzitutto, posto in risalto come. l'attuale amministrazione comunale sia in assoluta continuita' politico-amministrativa con la precedente consiliatura (2015-2020), atteso che il sindaco e' stato riconfermato alla guida dell'ente locale insieme alla meta' dei consiglieri comunali uscenti gia' in carica nella trascorsa gestione amministrativa. Ulteriore elemento di continuita' e' stato riscontrato anche nella giunta comunale, con particolare riferimento ad un assessore esterno che gia' nella precedente consiliatura aveva ricoperto la carica di responsabile delle aree lavori pubblici/urbanistica e polizia locale. Il prefetto sottolinea in proposito la circostanza, sintomatica, che la responsabilita' delle dette aree di indubbia rilevanza strategica per la vita dell'ente, e maggiormente esposte a forme di condizionamento e/o infiltrazione da parte della criminalita' organizzata, sia stata costantemente affidata a soggetti individuati all'esterno della compagine eletta. Di non poco rilievo e' il fatto che il primo cittadino e' stato rinviato a giudizio in quanto ritenuto responsabile, in concorso con altre persone, tra cui un soggetto imparentato con il reggente dell'organizzazione camorristica omonima, per i reati di falso contestati nell'ambito di un procedimento penale in materia di «false dichiarazioni di residenza» connesse alle elezioni amministrative del 2020. Il procedimento penale in questione, che vede coinvolti anche altri esponenti della compagine amministrativa, scaturisce dalle indagini condotte dall'arma dei carabinieri a partire dalle denunce pubbliche di alcune anomalie riguardanti la fase prodromica alle elezioni del 20 e 21 settembre 2020, che hanno fatto emergere un sistema fraudolento di iscrizione all'anagrafe della popolazione residente di soggetti di provenienza esterna ai comune, finalizzato presumibilmente a falsare i risultati elettorali per assicurare la vittoria alla lista del primo cittadino rieletto. Le indagini condotte hanno evidenziato il ruolo nevralgico avuto dal sindaco nella vicenda, in quanto con disposizione di carattere urgente e derogatorio - motivata dallo stato di emergenza sanitaria connessa alla pandemia da Covid-19, adottata a ridosso dello svolgimento delle elezioni e applicata per i soli due mesi precedenti le stesse ha avocato a se' le verifiche sul possesso dei requisiti nei procedimenti di cambio di residenza, normalmente spettanti al personale della polizia municipale, validando richieste presentate in numero insolitamente alto intervenute nei mesi precedenti lo svolgimento delle elezioni. Tali validazioni sarebbero state disposte a seguito di asseriti sopralluoghi effettuati personalmente dal primo cittadino, attestati peraltro da documentazione incompleta e lacunosa e a conclusione di iter istruttori viziati da plurime irregolarita' procedimentali. In particolare, e' emerso che alcune delle anzidette richieste di residenza erano associate ad indirizzi riferibili a soggetti vicini ai sodalizi criminali o agli stessi candidati nella lista del sindaco, e comunque corrispondenti ad immobili in stato di abbandono ovvero mai abitati dai residenti formalmente dichiarati. Tra le false dichiarazioni accertate, tutte accomunate dalla riconducibilita' a due soggetti imparentati con appartenenti ai clan criminali e sostenitori della lista collegata al primo cittadino, si annovera anche quella riferita al nucleo familiare dello stesso sindaco. Gli accertamenti delle forze di polizia hanno inoltre fatto emergere legami di parentela e/o solide frequentazioni del sindaco con soggetti appartenenti o vicini ai sodalizi criminali radicati nel contesto territoriale di riferimento. In particolare, nei confronti del sindaco risulta - nonostante le dichiarazioni in senso nettamente contrario rilasciate dall'interessato nel corso dell'audizione svolta innanzi alla commissione di accesso - oltre al legame di parentela con un esponente del clan egemone gravato da precedenti di polizia di varia natura inclusi reati con aggravante mafiosa, anche un contesto relazionale caratterizzato da stretti rapporti e frequentazioni personali con soggetti intranei alle organizzazioni criminali. La documentazione fotografica acquisita nel corso di un'attivita' di monitoraggio su profili social attesta infatti che a due eventi di particolare rilievo per la famiglia del primo cittadino hanno partecipato numerosi invitati, intranei ovvero vicini ai sodalizi criminali egemoni. La presenza di soggetti aventi rapporti parentali con i membri del clan criminale e' stata riscontrata anche in occasione del corteo spontaneo formatosi per i festeggiamenti della vittoria elettorale della lista capeggiata dal sindaco, di cui peraltro alcuni di essi risultano sottoscrittori. Al riguardo, assume rilievo sintomatico la condotta tenuta durante il suddetto corteo dal sindaco che, come documentato da una videoregistrazione consegnata all'arma dei carabinieri, si separava dal corteo principale per poi riunirsi allo stesso dopo aver percorso la strada in cui e' notoriamente ubicata l'abitazione del defunto boss di uno dei clan criminali egemoni. Gli esiti dell'attivita' ispettiva hanno altresi' evidenziato legami parentali degli amministratori, molti dei quali gravati da precedenti di polizia, e dei dipendenti con appartenenti ai sodalizi criminali. Al riguardo, la relazione prefettizia mette significativamente in risalto che il soggetto nominato dal sindaco per il nucleo di valutazione in forma monocratica, per il triennio 2020/2023, peraltro riconfermato nell'incarico gia' ricoperto nel triennio precedente, e' legato da forti vincoli di parentela con la locale famiglia criminale egemone. In proposito, viene sottolineata la sostanziale inerzia rispetto ai compiti inerenti al monitoraggio del sistema di valutazione della performance individuale e organizzativa, in materia di trasparenza e integrita' dei controlli interni, oltre che in materia di trasparenza e prevenzione della corruzione, circostanza che assume pregnante significato proprio alla luce della natura fiduciaria di un incarico di particolare rilevanza conferito ad un soggetto vicino alla criminalita'. Rapporti parentali, diretti o indiretti, con soggetti·contigui al locale contesto malavitoso vengono rilevati·anche nei riguardi di alcuni dipendenti comunali, alcuni di questi, peraltro, direttamente gravati da precedenti penali di varia natura. Tale quadro di rapporti di parentela, frequentazioni e condivisione di interessi tra il crimine organizzato, il vertice dell'amministrazione comunale, componenti dell'organo consiliare e dell'apparato burocratico, in uno con la diffusa presenza del fenomeno della criminalita' organizzata nel piccolo territorio quindicese, come rimarcato nella relazione prefettizia, concorrono, se globalmente valutati, a fondare la ragionevole ricostruzione di un condizionamento dell'attivita' amministrativa in favore degli illeciti interessi di organizzazioni criminali. La commissione di indagine si e' poi soffermata sull'analisi del settore degli affidamenti pubblici di lavori, servizi e forniture nel periodo 2015/2023, corrispondente ai due mandati consecutivi dell'amministrazione guidata dallo stesso sindaco, evidenziando plurime criticita' ed elementi disfunzionali che, come rilevato nella relazione ispettiva, concorrono a delineare «un quadro indiziario rappresentativo dell'intendimento di derogare alle procedure ordinarie presumibilmente per indirizzare gli affidamenti verso imprese "di comodo", in capo alle quali sono stati accertati collegamenti diretti e/o indiretti con esponenti di spicco dei clan criminali del territorio». Le diffuse irregolarita' amministrative riscontrate nel settore dei contratti pubblici sono da ritenersi imputabili sia ai responsabili dei settori tecnici sia all'inerzia dell'apparato politico dell'ente, che ha omesso di esercitare la funzione di direzione politico-amministrativa e di controllo arrivando in alcuni casi ad ingerirsi indebitamente nelle scelte di competenza dell'apparato burocratico-gestionale, e intervenendo, anche in modo arbitrario, negli spazi di gestione concessi dal legislatore nei piccoli enti, con il risultato di agevolare imprese collegate ai sodalizi criminali. In primo luogo, e' stato evidenziato che nel suddetto arco temporale sono state espletate soltanto tre procedure di gara, peraltro caratterizzate da numerose anomalie rispetto alla normativa di riferimento prima fra tutte la scarsissima partecipazione di imprese estranee al territorio, in contrasto con il criterio di rotazione degli inviti, oltre all'esiguita' del ribasso offerto e aggiudicato. In questo contesto la relazione della commissione d'indagine si e' focalizzata sulla procedura di gara relativa ai lavori di sistemazione e adeguamento funzionale di una strada comunale, di importo pari a oltre un milione di euro, aggiudicata, in esito alla consultazione di un numero imprecisato di operatori e senza un criterio apparente, ad una ditta il cui amministratore unico, unitamente al presidente della commissione di gara, risulta essere stato deferito in stato di liberta' per i reati di cui agli articoli 353-bis (turbata liberta' di scelta del contraente), 452-quater (disastro ambientale), 640-bis (truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche), 479 (falso ideologico in atto pubblico), 624 (furto) del codice penale. Analoghe criticita' sono state riscontrate anche in relazione alla procedura concernente l'affidamento dei lavori di manutenzione straordinaria di un campo sportivo, aggiudicato all'unica societa' partecipante, in capo al cui titolare, gia' affidatario del servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti presso il Comune di Quindici, risulta una condanna per abuso d'ufficio aggravata dalle circostanze di cui al vigente art. 416-bis 1 del codice penale (aggravanti dell'agevolazione mafiosa). La commissione di accesso reputa particolarmente significativa della permeabilita' dell'azione amministrativa agli interessi criminali la circostanza che l'imprenditore in questione, ritenuto fiancheggiatore del clan egemone, come gia' rilevato in occasione del primo scioglimento disposto nel 1993, sia stato ancora una volta affidatario di lavori da parte del comune. Gli accertamenti ispettivi hanno poi rilevato il ricorso dell'amministrazione agli affidamenti diretti in misura preponderante e non giustificata rispetto alle procedure negoziate, dato ritenuto da ANAC di per se' significativo in termini di prevenzione del malaffare e della corruzione. Le procedure in parola sono caratterizzate da una disciplina lacunosa per quanto attiene anzitutto alle modalita' di conduzione delle indagini di mercato, queste ultime effettuate attraverso la consultazione di elenchi di fornitori aggiornati nel tempo in modo confuso, in ogni caso senza provvedere alla verifica dei requisiti e/o determinazioni per l'integrazione e/o sostituzione delle ditte e dei tecnici esistenti da parte del responsabile di settore. Tali elenchi risultano predisposti con approssimazione e opacita' e meramente richiamati, di volta in volta, soltanto per giustificare l'inserimento ex post di una specifica ditta, ovvero in alcuni casi la scelta e' ricaduta su ditte non inserite negli elenchi. In tutti i casi risultano costantemente disattesi i principi generali in materia di aggiudicazione ed esecuzione degli appalti e concessioni, tra cui, in particolare, il principio di rotazione. Inoltre, nei confronti di alcune delle imprese affidatarie di plurimi affidamenti, di importo complessivamente superiore alla soglia di 5.000 euro, sono state accertate consistenti pendenze debitorie e, verosimilmente, il frazionamento dei servizi in affidamenti di piccoli importi appare finalizzato ad eludere i controlli previsti dall'art. 48-bis, decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973 da parte del responsabile dell'area economico-finanziaria prima dell'emissione dei mandati di pagamento. Ulteriori criticita' sono segnalate in relazione all'affidamento dei lavori di sistemazione di alcune strade montane ad una ditta il cui titolare risulta strettamente legato per rapporti parentali con un soggetto affiliato al clan criminale egemone, soggetto quest'ultimo gia' sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale perche' ritenuto «persona pericolosa ai sensi della legge antimafia». Anomalie e irregolarita' sono emerse anche per i numerosi affidamenti, ravvicinati nel tempo, disposti in favore di un 'impresa operante nel novero delle attivita' maggiormente esposte a rischio di infiltrazione mafiosa, non iscritta nella white list della prefettura di Avellino, il cui amministratore unico, sottoscrittore della lista elettorale guidata dal sindaco eletto, risulta legato da stretti rapporti di parentela e condivisione di interessi con figure apicali del clan criminale. Al riguardo, viene evidenziato come gli affidamenti in favore di quell'impresa siano stati effettuati attraverso l'adozione e la sottoscrizione da parte del sindaco, in luogo del responsabile del procedimento e senza addurre valida motivazione, di diverse determinazioni concernenti l'affidamento e la liquidazione delle prestazioni, atti rientranti nell'area di competenza prettamente gestionale, in palese violazione del principio di separazione fra politica e amministrazione. Si aggiunge inoltre che, come riscontrato nel corso dell'indagine ispettiva, per nessuna di queste prestazioni risultano effettuate le verifiche di regolare esecuzione dei lavori, e che alle dipendenze di detta impresa non risulta personale regolarmente assunto. Analoghe irregolarita' sono state accertate anche con riguardo a svariati affidamenti diretti di lavori di manutenzione tra il 2020 e il 2023 a due diverse ditte, riconducibili alla medesima persona, anch'essa unita da legami di parentela e interesse con soggetti vicini o appartenenti al clan criminale. In proposito, vengono evidenziati l'assenza di controllo sui requisiti delle ditte, la mancanza di verifica di regolare esecuzione, l'assenza di personale regolarmente assunto, la violazione del principio di rotazione per tipologia di servizio/fornitura e il ricorso all'artificioso frazionamento dell'importo dei lavori per eludere i vincoli posti dalla normativa in materia di affidamenti diretti. Rilevanti profili di illegittimita' sono stati riscontrati con riguardo all'affidamento dei servizi di raccolta e differenziamento dei rifiuti e, separatamente, di quello di vigilanza del territorio, aggiudicati gia' nel 2019 alla stessa societa', poi prorogati nel 2020 in violazione della normativa in materia di proroghe contrattuali nonche' del principio di rotazione. Sono state altresi' sottolineate, oltre alle anomale modalita' di formulazione e spacchettamento dei servizi oggetto di affidamento - trattandosi di servizi l'uno parte integrante dell'altro in quanto rientranti nell'attivita' di contrasto all'inquinamento delle aree rurali del comune - le circostanze temporali di tali affidamenti e delle proroghe, avvenuti pochi mesi prima delle posticipate elezioni amministrative del 2020. E' stato inoltre constatato che detta cooperativa impiegava soggetti contigui al clan criminale, uno dei quali successivamente candidato ed eletto consigliere comunale. In relazione alla detta societa', affidataria dei lavori di bonifica delle discariche - attivita' ad alto rischio di infiltrazione mafiosa - e' stata riscontrata l'assenza di iscrizione nella white list della prefettura competente, e, nonostante l'iscrizione nell'Albo nazionale gestori ambientali, peraltro perfezionata in data successiva all'affidamento del servizio, la mancanza delle necessarie autorizzazioni ambientali. Ulteriore vicenda esemplificativa della condotta omissiva tenuta dal Comune di Quindici e del suo assoggettamento agli interessi criminali e' la vicenda relativa all'affidamento di un servizio «bar-punto ristoro» all'interno di un immobile sequestrato e confiscato ad un esponente apicale della criminalita' organizzata, attualmente detenuto in regime di cui all'art. 41-bis dell'ordinamento penitenziario. La destinazione dell'immobile risulta visibilmente in contrasto con le finalita' istituzionali e sociali previste dalla normativa vigente e dalle linee guida dell'ANBSC, nonche' con l'originario decreto di assegnazione del cespite. E invero, e' stato accertato che, nel corso dei due ultimi mandati dell'amministrazione, e' stato deliberato, illegittimamente, dapprima il cambiamento della destinazione d'uso dell'intero immobile, e successivamente, con delibera mai pubblicata nell'albo pretorio, la destinazione di una porzione di esso a «bar-punto di ristoro», senza esperire alcun tentativo di affidarlo per finalita' sociali. A seguire, con determinazioni del responsabile del settore lavori pubblici e urbanistica, entrambe prive del visto del responsabile del servizio finanziario, i locali sono stati affidati in concessione, a titolo oneroso, ad un soggetto, unico partecipante alla procedura di gara indetta, peraltro sottoscrittore e sostenitore della lista guidata dal sindaco e imparentato con lo stesso destinatario della procedura di sequestro dell'immobile, con il risultato di far rientrare di fatto parte dell'immobile nella disponibilita' della famiglia criminale a cui era stato sottratto, circostanza che testimonia - come evidenziato nella relazione ispettiva - la capacita' della criminalita' di orientare le scelte dell'amministrazione comunale. Tra le plurime violazioni della normativa in materia di utilizzo dei beni confiscati che hanno segnato la procedura in questione sono, inoltre, segnalate la concessione a titolo oneroso avente ad oggetto un «servizio di interesse pubblico», in contrasto con i presupposti indicati nelle «Linee guida ANBSC»; la destinazione al concessionario di tutti gli incassi derivanti dalla gestione previa corresponsione di un canone annuo - di fatto annullato per effetto della prevista riduzione sulla base delle spese sostenute per i lavori edili di adeguamento e funzionalizzazione del bene - senza prevedere il reimpiego di tali proventi per finalita' di tipo sociale. Tali elementi attestano omissioni da parte dell'amministrazione comunale sul rispetto degli obblighi derivanti dalla concessione, atteso che a seguito della sospensione dei lavori conseguente alle violazioni riscontrate dall'arma dei carabinieri in relazione alle norme in materia di sicurezza e igiene sui luoghi di lavoro, sfociate in procedimento penale, l'amministrazione nulla ha preteso dal concessionario ne' per il recupero dei canoni non versati ne' ai fini dell'escussione della polizza fideiussoria a garanzia del corretto adempimento. Soltanto a distanza di anni dalla sospensione dei lavori, peraltro a seguito dello svolgimento delle consultazioni elettorali del 2020, l'amministrazione provvedeva alla revoca dell'assegnazione senza nulla evidenziare in merito a eventuali responsabilita' per inadempimento del concessionario, con delibera mai comunicata all'interessato, e alla quale non e' seguito alcun utilizzo effettivo del bene per le finalita' previste. Altra vicenda sintomatica della condotta colpevolmente inerte dell'amministrazione, che ha di fatto favorito gli interessi di soggetti contigui ai clan criminali, e' quella della gestione degli alloggi di edilizia residenziale pubblica. In particolare, sono emerse numerose criticita' connesse a situazioni di morosita' diffuse protratte nel tempo, assegnazioni irrituali a non aventi diritto, occupazioni sine titulo e azioni di decadenza mai portate a compimento da parte dell'ente, concretizzatesi in condotte dilatorie e ostruzionistiche finalizzate al mantenimento dei privilegi acquisiti dagli occupanti abusivi, tra cui figurano numerosi soggetti appartenenti o collegati ai sodalizi criminali, ovvero legati da rapporti di frequentazione con gli stessi amministratori. In proposito, la commissione di accesso segnala l'adozione da parte del sindaco di un'anomala ordinanza contingibile e urgente, con la quale veniva disposta l'assegnazione temporanea per due anni in favore di specifici nuclei familiari, nei confronti dei quali era gia' stata avviata azione di sgombero in ragione delle dichiarate, non accertate, condizioni di indigenza. Tra le posizioni destinatarie della disposizione, individuate· in base a criteri non noti, vengono segnalate quelle di soggetti pregiudicati, ovvero imparentati con affiliati al clan criminale. A cio' si aggiunge l'assoluta inerzia dell'amministrazione rispetto alla riscossione dei canoni di locazione e al recupero ovvero risarcimento dei danni cagionati agli immobili, cosi' determinando, oltre al danno patrimoniale per l'ente, un diffuso senso di sfiducia e perdita di credibilita' delle istituzioni pubbliche che, anziche' tutelare le posizioni degli aventi diritto, dimostra di favorire gli interessi di esponenti o collegati ai sodalizi criminali. Diffuse irregolarita', disordine amministrativo e incuria sono segnalati anche nel settore della gestione di immobili e fondi rustici di proprieta' comunale, assegnati a cittadini del posto, molti dei quali inadempienti rispetto al versamento dei canoni di locazione. Al riguardo, viene sottolineata ancora una volta l'assoluta inerzia dell'ente comunale nel porre in essere iniziative volte al recupero dei crediti derivanti dai canoni non versati o allo sfratto per morosita', tollerando una situazione di illegalita' conclamata. Tale modus gerendi viene, in particolar modo, riscontrato in relazione all'unico bene ad uso commerciale di proprieta' dell'ente comunale, affidato in gestione ad una societa' debitrice nei confronti del comune, il cui amministratore unico risulta altresi' comproprietario di una delle sopra menzionate ditte destinatarie di plurimi affidamenti diretti, nonche' imparentato e assiduo frequentatore di esponenti di spicco del clan criminale. Gli accertamenti ispettivi hanno inoltre riguardato il tema degli abusi edilizi, in relazione ai quali emerge un quadro di diffusa illegalita' - ben nota e tollerata dagli organi di indirizzo politico - tale da assicurare un ingiusto vantaggio agli autori degli abusi, alcuni dei quali appartenenti e/o collegati ai sodalizi criminali del territorio. Al riguardo, e' significativo il dato che rispetto agli abusi accertati nel periodo 2018-2021, in cui la responsabilita' del servizio e' stata revocata dal sindaco al responsabile competente senza addurre specifica motivazione ed attribuita ad assessori esterni di nomina fiduciaria, le ordinanze emesse per la demolizione e il rispristino dello stato dei luoghi risultano tutte ineseguite, ne' l'ente si e' attivato per l'esecuzione ovvero il recupero delle somme dovute a titolo di sanzione amministrativa nei confronti dei responsabili, arrecando un danno patrimoniale all'ente e un pregiudizio per l'intera collettivita', anche in termini di sfiducia nella condotta delle istituzioni. Dall'esame della relazione della commissione di indagine e dalla relazione del prefetto di Avellino si evidenzia, oltre a una grave mala gestio della cosa pubblica, una evidente assenza di legalita' dell'azione amministrativa e uno stato di precarieta' degli uffici comunali. In particolare, i contenuti delle menzionate relazioni hanno posto in rilievo la sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti o indiretti tra componenti dell'amministrazione locale ed esponenti della criminalita' organizzata di tipo mafioso. Tali elementi, come condiviso all'unanimita' nella riunione del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica integrato dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Avellino e dal sostituto procuratore delegato dal procuratore della Repubblica con compiti di coordinamento della direzione distrettuale antimafia di Napoli, concorrono a delineare un fondato quadro indiziario del pericolo di permeabilita' dell'ente a logiche di tipo criminale in conseguenza della rilevata sussistenza di fattori di inquinamento nella vita politica e amministrativa del comune dovuti all'elemento parentale, alle frequentazioni e alle cointeressenze con soggetti contigui ai clan camorristici per assecondare gli interessi di quella stessa criminalita' organizzata, con la quale il sindaco e alcuni amministratori condividono legami familiari e relazioni affaristiche, condizionando la libera formazione della volonta' degli organi elettivi e la funzionalita' dei servizi, e compromettendo il buon andamento e l'imparzialita' dell'azione amministrativa dell'ente. Cio' ha determinato un grave pregiudizio agli interessi della collettivita', rendendo necessario l'intervento dello Stato per assicurare la riconduzione dell'ente alla legalita'. Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Quindici (Avellino) ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. In relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.
Roma, 15 marzo 2024
Il Ministro dell'interno: Piantedosi |
| Art. 2
La gestione del Comune di Quindici (Avellino) e' affidata, per la durata di diciotto mesi alla commissione straordinaria composta da: dott. Vincenzo Lubrano - viceprefetto; dott.ssa Sabrina D' Angeli - viceprefetto; dott.ssa Alessandra Pascarella - dirigente II fascia area I. |
| Parte di provvedimento in formato grafico |
| Art. 3
La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche.
Dato a Roma, addi' 27 marzo 2024
MATTARELLA
Meloni, Presidente del Consiglio dei ministri
Piantedosi, Ministro dell'interno
Registrato alla Corte dei conti l'8 aprile 2024 reg n. 1059 |
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