Gazzetta n. 125 del 30 maggio 2023 (vai al sommario)
MINISTERO DELL'AGRICOLTURA, DELLA SOVRANITA' ALIMENTARE E DELLE FORESTE
PROVVEDIMENTO 22 maggio 2023
Iscrizione del nome «Cedro di Santa Maria del Cedro» (DOP) nel registro delle denominazioni di origine protette e delle indicazioni geografiche protette ai sensi del regolamento (UE) n. 1151/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 21 novembre 2012, sui regimi di qualita' dei prodotti agricoli e alimentari.


IL DIRIGENTE DELLA PQAI IV
della Direzione generale per la promozione
della qualita' agroalimentare e dell'ippica

Visto il decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 e successive modifiche ed integrazioni, recante «Norme generali sull'ordinamento del lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni» ed in particolare l'art. 4, comma 2 e gli artt. 14, 16 e 17;
Visto il regolamento (UE) n. 1151/2012 del Parlamento europeo e del Consiglio del 21 novembre 2012 sui regimi di qualita' dei prodotti agricoli e alimentari;
Considerato che, nella Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea L 132/45 IT del 17 maggio 2023 e' stato pubblicato il regolamento di esecuzione (UE) 2023/971 della Commissione del 10 maggio 2023 recante iscrizione di un nome nel registro delle denominazioni di origine protette e delle indicazioni geografiche protette «Cedro di Santa Maria del Cedro» (DOP);
Ritenuto che sussista l'esigenza di pubblicare nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana il relativo disciplinare di produzione affinche' le disposizioni contenute nel predetto documento siano accessibili per informazione erga omnes sul territorio nazionale;

Provvede:

alla pubblicazione dell'allegato disciplinare di produzione del «Cedro di Santa Maria del Cedro» (DOP) nella stesura risultante a seguito della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea L 132/45 IT del 17 masggio 2023 del regolamento di esecuzione (UE) 2023/971 della Commissione del 10 maggio 2023.
I produttori che intendono porre in commercio il «Cedro di Santa Maria del Cedro» (DOP)sono tenuti al rispetto dell'allegato disciplinare di produzione e di tutte le condizioni previste dalla normativa vigente in materia.
Roma, 22 maggio 2023

Il dirigente: Cafiero
 
Allegato
Disciplinare di produzione della denominazione di origine protetta D.O.P. «Cedro di Santa Maria del Cedro»

Art. 1.
Denominazione

La denominazione di origine protetta (DOP) «Cedro di Santa Maria del Cedro» e' riservata esclusivamente al prodotto che risponde alle condizioni e ed ai requisiti stabiliti dal Reg. (UE) n. 1151/2012 e indicati nel presente disciplinare di produzione.
 

Art. 2.
Caratteristiche del prodotto

La D.O.P. «Cedro di Santa Maria del Cedro» designa il frutto, o esperidio, tipico dell'agrume denominato cedro, specie botanica Citrus medica, L. (tribu' delle Auriantaceae, famiglia delle Rutaceae, ordine delle Terebintae), var. liscia-diamante, italiana o calabrese, coltivati all'interno della zona delimitata al successivo art. 3 del presente disciplinare di produzione.
Al momento dell'immissione al consumo i cedri della D.O.P. «Cedro di Santa Maria del Cedro», devono rispondere alle caratteristiche di seguito indicate:
buccia spessa, carnosa, consistente, liscia, a volte lobata e costoluta senza difformita' sull'epicarpo;
buccia esterna (flavedo) con colore verde intenso, tendente al giallo limone a maturazione;
buccia interna (albedo) bianca molto consistente (min. 51%, max. 85% nella sezione trasversale mediana del frutto);
struttura solida;
forma ovale ellissoide allungato, con apice picciolato;
cavita' basale rugosa, circondata da un colletto basso;
privi di corpi estranei visibili;
privi di difformita', bollosita' o screpolature sull'epicarpo;
peso superiore ai 600 g (I categoria); compreso fra i 250 e i 600 g (II categoria);
odore: intenso, aromatico, senza alcuna inflessione di muffa o odori estranei;
sapore: intenso e acidulo;
colore polpa: giallo-verde chiaro.
 

Art. 3.
Zona di produzione

La zona di produzione della D.O.P. «Cedro di Santa Maria del Cedro» comprende il territorio amministrativo dei Comuni di: Aieta, Belvedere Marittimo, Bonifati, Buonvicino, Cetraro, Diamante, Grisolia, Maiera', Orsomarso, Papasidero, Praia a Mare, Sangineto, San Nicola Arcella, Santa Domenica Talao, Santa Maria del Cedro, Scalea, Tortora, Verbicaro, in provincia di Cosenza.
 

Art. 4.
Prova dell'origine

Al fine di garantire l'origine del prodotto e' necessario monitorare ogni fase del processo produttivo documentando, per ognuna, gli input e gli output. La tracciabilita' del prodotto avviene attraverso l'iscrizione, in appositi elenchi gestiti dalla struttura di controllo, dei produttori, dei confezionatori, e di eventuali intermediari, nonche' attraverso la denuncia annuale alla struttura di controllo dei quantitativi prodotti da parte dei singoli produttori. Tutte le persone fisiche o giuridiche, iscritte nei relativi elenchi, saranno assoggettate alle verifiche da parte della struttura di controllo secondo quanto disposto dal disciplinare di produzione e dal relativo piano di controllo.
 

Art. 5.
Metodo di ottenimento

Il «Cedro di Santa Maria del Cedro» viene allevato a vaso basso ed aperto e i suoi rami vengono appoggiati ad un telaio (pergolato) con il fine aiutare la pianta a sostenere i notevoli carichi della grossa frutta. Le piante necessitano, inoltre, di essere coperte con reti ombreggianti o altri sistemi di copertura che hanno il compito di proteggerle dai rigori invernali e dai forti venti i quali provocherebbero, da unlato, la rottura dei rami, e dall'altro, il contatto tra un frutto e l'altro, con il conseguente manifestarsi digraffi, screpolature o difetti estetici sulla buccia, che influirebbero negativamente sulla qualita' del prodotto. Per ottenere una buccia perfetta, liscia e priva di graffi o screpolature, si frappongono tra uncedro e l'altro, ove si rende necessario, un pezzetto di stoffa, di carta, di canna o una foglia.
La tecnica di coltivazione, tradizionalmente attuata nel comprensorio, prevede le seguenti fasi:
Preparazione del materiale vegetale da impiantare:
la propagazione delle piante di «Cedro di Santa Maria del Cedro», deve avvenire con la metodologia caratteristica dell'areale rivierasco: per talea e per innesto. Al fine di tutelare il patrimonio genetico che nei secoli si e' affrancato sul territorio, le talee devono provenire da piante-madri identificate che abbiano manifestato nella fase vegetativa e produttiva tutto il potenziale genetico caratteristico del territorio. Per la pratica dell'innesto i portinnesti sono l'arancio amaro e il volkameriano, utilizzati da sempre per la loro forte affinita' con le piante-madri e per il mantenimento di quelle caratteristiche uniche che differenziano il «Cedro di Santa Maria del Cedro» da altri prodotti ottenuti fuori dalla zona di produzione.
Preparazione del terreno:
il terreno deve essere sistemato livellandone dapprima la superficie. Poi si procede allo scasso reale, la cui profondita' e' spinta fino a 1 m e si prosegue predisponendo delle buchette destinate ad accogliere le piantine, mescolando una porzione di terreno con letame ben decomposto, concimi organici o a base di oligoelementi, azoto, potassio, fosforo e zolfo.
Realizzazione del pergolato:
sugli assi centrali vengono stabiliti degli allineamenti sui quali, ad ugual distanza adottata per i sesti delle piante, sono posizionati dei montanti. Questi vengono collegati tra loro a mezzo di traverse di due-tre canne, listelli, tubolari in ferro (o altro materiale resistente), legati tra di loro e posti ad un'altezza iniziale di m 1,00 fino a 1,50 m dal suolo, assicurati, poi, ai montanti con robusti legacci di vimini, ginestre, rafia o anche filo di ferro. Tutto cio' funge da enorme telaio, sopra il cedreto, cosi' che alla fine ogni pianta viene a trovarsi al centro di un quadrato o di un rettangolo. Si procede con la realizzazione di un'impalcatura a vaso, preparata con la potatura di allevamento. I rami vengono, infine, piegati verso l'esterno del tronco e legati con materiale vegetale, al di sotto delle traverse del pergolato, cosi' che la pianta assumera' una forma sostenuta, aperta e svasata ad ombrello.
Concimazione:
la concimazione si effettua durante il periodo primaverile/estivo con concimi organici o a base di oligoelementi, azoto, potassio, fosforo e zolfo.
Potatura:
la potatura si effettua dopo la messa a dimora e continua fino a quando non sia stata raggiunta la forma desiderata. Nel corso degli interventi si provvede a cimare gradualmente, fino alla eliminazione, i germogli in eccesso, ovvero quelli non utili all'ottenimento della tipica ramificazione ad ombrello. I tagli devono essere decisi e risultare a una distanza tale da non impedire lo sviluppo della gemma prossima.
Irrigazione:
la pratica dell'irrigazione entra in esercizio nel mese di maggio, prolungandosi anche fino al mese di settembre.
La raccolta:
la raccolta del «Cedro di Santa Maria del Cedro» avviene in modo scalare e va effettuata a mano a partire dal giorno 15 del mese di ottobre fino al 15 dicembre (raccolta principale); tuttavia vi e' una seconda raccolta che si verifica tra il 15 di febbraio fino al 30 di aprile (tardiva), dovuta al rinnovarsi della fioritura. La raccolta si effettua in pieno giorno. Il distacco dei frutti dalla pianta deve essere eseguito a mano. I cedri vengono deposti con cura in cassette di plastica (o altro materiale conforme alla raccolta). Una volta raccolti, vengono avviati ai magazzini, ove vengono sottoposti ad una prima cernita e calibratura.
Post-raccolta:
tutti i trattamenti post-raccolta, ivi compresi il condizionamento ed il confezionamento, devono essere effettuati esclusivamente presso strutture ubicate nell'area di cui all'articolo 3 perche' la movimentazione e gli urti conseguenti rischierebbero di danneggiare il prodotto. Per i frutti non commercializzati immediatamente dopo la raccolta, e' permessa laconservazione in locali a temperatura controllata.
 

Art. 6.
Legame con la zona geografica

Colorazione, forma e consistenza della buccia costituiscono un unicum e sono profondamente legate sia ai fattori pedoclimatici tipici della fascia costiera tirrenica della Provincia di Cosenza, che al fattore umano.
La zona di produzione e' caratterizzata da un clima mite con temperature non particolarmente rigide, eridotta ventosita' dai quadranti freddi di Nord-Est; condizioni che hanno storicamente favorito la coltivazione e la selezione del «Cedro di Santa Maria del Cedro» fin dal III secolo. Inoltre, le cedriere insistono su suoli con caratteristiche pedologiche uniche, non riscontrabili in altre aree, costituti da terreni misti di natura alluvionale, poveri di calcare e di scheletro (ghiaia e ghiaina) e buon apporto di sabbia ehumus. I terreni, in conseguenza della loro genesi, sono dotati di elementi in forma minerale, nello specifico potassio e azoto, rendendoli particolarmente fertili e adatti alla coltivazione del cedro.
Per quanto riguarda le esigenze pedoclimatiche, il ciclo biologico della pianta si svolge solo al di sopra dei 14°C e non tollera temperature superiori ai 35-40°C; e' pertanto molto sensibile ai repentini sbalzi di temperatura e alle fredde correnti atmosferiche invernali che si riscontrano anche alle latitudini dell'Italia Meridionale. Teme gli inverni rigidi e le gelate, a 0°C si rischia di compromettere l'intera produzione e bastano temperature prossime ai - 4°C per comportare la morte della pianta. Tali condizioni sono riscontrabili nell'areale della Riviera dei Cedri, dove questa specifica varieta' di cedro trova il suo habitat ideale di crescita e sviluppo.
Queste condizioni climatiche sono favorevolmente garantite dalla posizione oro-geografica, unica nel suo genere, del territorio, racchiusa tra il massiccio dell'Orsomarso e la costa tirrenica, quindi soggetta anche all'influenza del mare che svolge un'importante azione mitigatrice e determina due importanti fenomeni: la riduzione generale delle escursioni termiche e l'aumento del grado di umidita' atmosferica.
Un quadro cosi' complesso e unico sia per quanto riguarda la genesi e le caratteristiche dei suoli, che perla particolarita' del clima costituisce un mix di fattori irripetibili in altre zone, influenzando e definendo in modo naturale le caratteristiche del prodotto.
A questo bisogna aggiungere il fattore umano quale fattore che ha influenzato la specificita' del prodotto; l'isolamento geografico ha condizionato nei secoli la cultura e la tradizione agricola locale che si e' declinata in perfetta autonomia dalle tradizioni e dalle pratiche colturali comunemente diffuse.
Una tecnica tipica della zona di produzione del «Cedro di Santa Maria del Cedro», che incide sull'aspetto finale del prodotto (aspetto della buccia: priva di difformita' o screpolature), riguarda la realizzazione di un pergolato. Senza di esso l'azione dei venti risulterebbe assai dannosa per i frutti, causando lesioni traumatiche da sfregamento contro i rami e le spine, con conseguente dermatosi della loro scorza, ad opera dell'azione causticante e necrotizzante degli oli essenziali che fuoriescono, per la rottura delle ghiandole lisigene. Tali avversita' si fronteggiano con un'accurata difesa del Cedro di «Santa Maria del Cedro» contro l'azione dei venti, vale a dire con la messa in opera del pergolato. Cio' costituisce anche una protezione dai rigori invernali e, allo stesso tempo, mitiga l'esposizione ai raggi del sole, riducendo il rischio di scottature e incidendo, di fatto, sulla peculiare colorazione e lucentezza della buccia esterna del «Cedro di Santa Maria del Cedro», rendendolo facilmente distinguibile da altri cedri prodotti all'estero (Grecia, Israele, Portorico) allevati «in piena aria».
La continua selezione delle piante, e la riproduzione delle stesse per talea, ha permesso di fissare i caratteri genetici qualitativi e quantitativi che oggi riscontriamo come peculiarita' del «Cedro di Santa Maria del Cedro», come la particolare colorazione, la buccia liscia, carnosa, priva di graffi, screpolature o bollosita' e un notevole quantitativo di albedo (min. 51% della sezione trasversale mediana del frutto) rendendolo particolarmente adatto alla canditura. Esso costituisce la parte preponderante del frutto ed e' costituito prevalentemente da pectina (30-35%). L'espressione di queste caratteristiche e' condizionata da fattori esogeni, specialmente quelli pedo-climatici.
La maggiore richiesta di minerali da parte dell'albedo si ha durante le fasi dell'allegagione dell'agrume, ovvero dalla fine dell'antesi e fino alla maturazione dei frutti: e' in questa epoca fenologica che si verifica l'ingrossamento prima dell'ovario con il conseguente aumento di pezzatura del frutto e la formazione sotto l'epicarpo di una intricata rete di cellule parenchimatiche e ampi spazi riempiti tardivamente dalla produzione di pectina. E' proprio l'idoneo apporto di zuccheri dalle foglie e nutrienti dal suolo a garantire la formazione della pectina e quindi la qualita' e consistenza dell'albedo.
Molti minerali come zinco (Zn), magnesio (Mg), boro (B), calcio (Ca) e zolfo (S) e molibdeno (Mo) sono coinvolti nel metabolismo della pectina (Verreynne, 2006). In particolare, il potassio e il magnesio sono direttamente coinvolti nei processi di fotosintesi necessari per la produzione fogliare degli zuccheri e loro traslocazione negli agrumi; questi elementi durante l'allegagione promuovono un aumento della pezzatura e dello spessore e consistenza della buccia. Un altro elemento fondamentale per la struttura e consistenza dell'albedo negli agrumi, specialmente di quello del cedro, e' il calcio che, in quantita' limitata (< 30 mg),e' necessario per reticolare le catene di pectina, aumentando cosi' la durezza dell'albedo.
Le condizioni podologiche dei terreni in cui insistono gli impianti di «Cedro di Santa Maria del Cedro» sono in linea con le esigenze nutrizionali di questa varieta' come dimostrato dal lavoro di Loizzo e coll. (2011) e Calabretta e coll. (2010). Secondo questi autori, infatti, il suolo delle cedriere del «Cedro di Santa Maria del Cedro», nel periodo di riposo, e' caratterizzato da una prevalenza di macronutrienti come azoto, potassio, fosfati, potassio e magnesio e ridotte quantita' di carbonati di calcio. Queste caratteristiche non sono riscontrabili in altri suoli limitrofi. Gli stessi autori hanno inoltre riportato una forte e significativa correlazione tra lo stato nutrizionale degli alberi di cedro e le caratteristiche carpometriche dei frutti, soprattutto in termini di pezzatura, aumento e durezza dell'albedo.
Dal punto di vista storico le prime testimonianze sull'utilizzo del nome «Cedro di Santa Maria del Cedro» risalgono ai tempi antichi e sono custodite nei documenti storici e bibliografici e nella corrispondenza commerciale. L'uso consolidato del nome «Cedro di Santa Maria del Cedro» e' riscontrabile nei documenti commerciali e nel linguaggio comune. Nei menu' dei ristoranti presenti sulla Riviera dei Cedrie in tutti i luoghi dove il «Cedro di Santa Maria del Cedro» e' apprezzato come ingrediente nelle diverse preparazioni. Il nome «Cedro di Santa Maria del Cedro» e' associato sia dai semplici consumatori che dagli Chef e dai foodblogger, alle sue particolari qualita'. Numerose sono anche le citazioni presenti nelle pubblicazioni, anche a carattere scientifico e amatoriale, che hanno come tema l'economia e la storia della Riviera dei Cedri.
I moderni mezzi di comunicazione via Web, di ricerca, social network, siti istituzionali e amatoriali e portali del Food utilizzano comunemente il nome «Cedro di Santa Maria del Cedro», cosi' come i siti chesi occupano di cucina, i social network, i FoodBlog, all'interno dei loro contenuti.
 

Art. 7.
Controlli

Il controllo sulla conformita' del prodotto al disciplinare e' svolto da una struttura di controllo, conformemente a quanto stabilito dagli artt. 36 e 37 del regolamento (UE) n.1151/2012. Tale struttura e' l'Organismo di controllo ICEA (Istituto per la certificazione etica e ambientale) - Via G. Brugnoli 15, 2 - 40121 Bologna (BO), - Tel. 051-272986; Fax 051-232011; e-mail: icea@icea.bio - www.icea.bio
 

Art. 8.
Confezionamento ed etichettatura

Tutti i trattamenti post-raccolta, ivi compresi il condizionamento ed il confezionamento, devono essere effettuati esclusivamente presso strutture ubicate nell'area di cui all'articolo 3 perche' la movimentazione e gli urti conseguenti rischierebbero di danneggiare il prodotto.
E' ammessa, inoltre, la bollinatura del singolo prodotto fresco. Il bollino dovra' contenente il logo della D.O.P. «Cedro di Santa Maria del Cedro».
Sulle confezioni, oltre alle informazioni obbligatorie previste dalle vigenti leggi, dovranno essere appostele seguenti indicazioni:
Logo della D.O.P. «Cedro di Santa Maria del Cedro»;
Simbolo europeo «Denominazione di origine protetta»;
Sede dello stabilimento di confezionamento.
Il nome, la ragione sociale, l'indirizzo dell'azienda produttrice e/o confezionatrice;
La categoria commerciale di appartenenza «I» e «II».
La sede dello stabilimento di lavorazione e confezionamento deve essere ubicata obbligatoriamenteall'interno della zona delimitata.
E' vietata l'aggiunta di qualsiasi qualificazione non espressamente prevista. E' tuttavia ammesso l'utilizzo di indicazioni che facciano riferimento a marchi privati (purche' questi non abbiano significato laudativo o siano tali da trarre in inganno il consumatore); dell'indicazione del nome dell'azienda dai quali appezzamenti il prodotto deriva, nonche' di altri riferimenti veritieri e documentabili che siano consentiti dalla normativa vigente e non siano in contrasto con le finalita' e i contenuti del presente disciplinare.
Il Logo «Cedro di Santa Maria del Cedro» e' costituito dal Pittogramma e dal lettering. Il Pittogramma rappresenta il cedro incastonato tra le foglie, le spine ed il ramo, il lettering contribuisce a bilanciare lacomposizione del logo nelle proporzioni e nel costruito grafico.

Parte di provvedimento in formato grafico

Il carattere utilizzato per il Logotipo «Cedro» e' il Century Old Style, mentre quello utilizzato per il logotipo «Cedro di Santa Maria del Cedro» e' in Helvetica Neue. Il colore predomina nel Logo «Cedro di Santa Maria del Cedro». Combinando i colori del frutto prende forma un logo molto caratterizzante. In CMYK, nelle tinte pantone ed RGB si esprimere tutta la qualita' e il valore del Logo, come evidenziatonell'immagine sotto riportata.

Parte di provvedimento in formato grafico

Il Logo e' applicabile anche su sfondo scuro, come nell'esempio sotto riportato.

Parte di provvedimento in formato grafico

La dimensione del Logo cambiera' s\ulla base del suo utilizzo e del supporto su cui viene riprodotto. Per una facile lettura la dimensione del Logo deve essere adeguata e deve tenere conto dell'area di isolamento (almeno un decimo della larghezza), ecco perche' bisogna rispettare una dimensione minima di utilizzo. Per una corretta leggibilita', nelle applicazioni con poco spazio si dovrebbe comunque utilizzare il Logo con la larghezza di almeno 30 mm (per stampe ad almeno 300 dpi) o 100 pixel.