Gazzetta n. 97 del 27 aprile 2022 (vai al sommario)
LEGGE 7 aprile 2022, n. 32
Deleghe al Governo per il sostegno e la valorizzazione della famiglia.


La Camera dei deputati ed il Senato della Repubblica hanno approvato;

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Promulga
la seguente legge:
Art. 1

Deleghe al Governo: oggetto e principi e criteri direttivi generali

1. La presente legge contiene disposizioni di delega al Governo per l'adozione, il riordino e il potenziamento di disposizioni volte a sostenere la genitorialita' e la funzione sociale ed educativa delle famiglie, per contrastare la denatalita', per valorizzare la crescita armoniosa e inclusiva dei bambini e dei giovani, per sostenere l'indipendenza e l'autonomia finanziaria dei giovani nonche' per favorire la conciliazione della vita familiare con il lavoro di entrambi i genitori e per sostenere, in particolare, il lavoro femminile.
2. Nell'esercizio delle deleghe di cui al comma 1 del presente articolo, oltre ai principi e criteri direttivi specifici stabiliti dagli articoli 2, 3, 4, 5, 6 e 8, il Governo si attiene ai seguenti principi e criteri direttivi generali:
a) assicurare l'applicazione universale di benefici economici ai nuclei familiari con figli a carico, secondo criteri di progressivita' basati sull'applicazione dell'indicatore della situazione economica equivalente (ISEE), tenendo altresi' conto del numero dei figli a carico;
b) promuovere la genitorialita' e la parita' tra i sessi all'interno dei nuclei familiari, favorendo l'occupazione femminile e agevolando l'armonizzazione dei tempi familiari e di lavoro e l'equa condivisione dei carichi di cura tra i genitori, incentivare il lavoro del secondo percettore di reddito nonche' favorire con strumenti fiscali il rientro delle donne nel mercato del lavoro, in particolare dopo la maternita', nel rispetto della normativa europea sugli aiuti di Stato;
c) affermare il valore sociale delle attivita' educative e di apprendimento, anche non formale, dei figli, attraverso il riconoscimento di agevolazioni fiscali, esenzioni, deduzioni dalla base imponibile o detrazioni dall'imposta sul reddito in relazione alle spese sostenute dalle famiglie ovvero attraverso la messa a disposizione di un credito o di una somma di denaro vincolati allo scopo;
d) prevedere l'introduzione di misure organizzative, di comunicazione e di semplificazione che favoriscano l'individuazione dei servizi offerti e l'accesso delle famiglie ai medesimi, anche con riguardo ai servizi offerti da enti del Terzo settore disciplinati dal codice di cui al decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, dando attuazione a quanto previsto dalla legge 7 agosto 2015, n. 124;
e) prevedere che le disposizioni di cui alle lettere da a) a d) siano attuate tenendo conto dell'eventuale condizione di disabilita' delle persone presenti all'interno del nucleo familiare;
f) abolire o modificare le misure a sostegno delle famiglie e della genitorialita' vigenti alla data di entrata in vigore della presente legge al fine di garantire il finanziamento degli interventi previsti ai sensi degli articoli 2, 3, 4, 5 e 6 secondo quanto previsto dall'articolo 8;
g) assicurare il monitoraggio e la verifica dell'impatto degli interventi previsti dalla presente legge da parte dell'organismo aperto alla partecipazione delle associazioni familiari maggiormente rappresentative, istituito ai sensi dell'articolo 1, comma 2, lettera i), della legge 1° aprile 2021, n. 46.

N O T E

Avvertenza:
Il testo delle note qui pubblicato e' stato redatto
dall'amministrazione competente per materia, ai sensi
dell'art. 10, comma 3 del testo unico delle disposizioni
sulla promulgazione delle leggi, sull'emanazione dei
decreti del Presidente della Repubblica e sulle
pubblicazioni ufficiali della Repubblica italiana,
approvato con D.P.R. 28 dicembre 1985, n. 1092, al solo
fine di facilitare la lettura delle disposizioni di legge
alle quali e' operato il rinvio. Restano invariati il
valore e l'efficacia degli atti legislativi qui trascritti.

Note all'art. 1:
- Il decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 117, reca il
Codice del Terzo settore, a norma dell'art. 1, comma 2,
lettera b), della legge 6 giugno 2016, n. 106.
- La legge 7 agosto 2015, n. 124, reca Deleghe al
Governo in materia di riorganizzazione delle
amministrazioni pubbliche.
- Si riporta il testo dell'art. 1, comma 2, lettera i),
della legge 1° aprile 2021, n. 46 (Delega al Governo per
riordinare, semplificare e potenziare le misure a sostegno
dei figli a carico attraverso l'assegno unico e
universale):
«Art. 1 (Oggetto della delega e principi e criteri
direttivi generali). - 1. (Omissis).
2. Oltre ai principi e criteri direttivi specifici di
cui all'art. 2, i decreti legislativi di cui al comma 1
osservano i seguenti principi e criteri direttivi generali:
a)-h) (omissis);
i) e' istituito un organismo aperto alla
partecipazione delle associazioni familiari maggiormente
rappresentative, al fine di monitorare l'attuazione e
verificare l'impatto dell'assegno di cui al comma 1.
Dall'istituzione e dal funzionamento del predetto organismo
non devono derivare nuovi o maggiori oneri per la finanza
pubblica. Ai suoi componenti non spettano compensi, gettoni
di presenza, rimborsi di spese o altri emolumenti comunque
denominati.
3. (Omissis).».
 
Art. 2

Delega al Governo per il riordino e il rafforzamento
delle misure di sostegno all'educazione dei figli

1. Il Governo e' delegato ad adottare, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, su proposta del Ministro per le pari opportunita' e la famiglia, del Ministro del lavoro e delle politiche sociali e del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro dell'istruzione, con il Ministro della cultura, con il Ministro dell'universita' e della ricerca, con il Ministro per le disabilita' e con il Ministro per le politiche giovanili, uno o piu' decreti legislativi per il riordino e il rafforzamento delle misure di sostegno all'educazione dei figli.
2. Nell'esercizio della delega di cui al comma 1 del presente articolo, oltre ai principi e criteri direttivi generali di cui all'articolo 1, il Governo si attiene ai seguenti ulteriori principi e criteri direttivi:
a) garantire in tutto il territorio nazionale, in forma progressiva, l'istituzione, il sostegno e il rafforzamento dei servizi socio-educativi per l'infanzia e per l'adolescenza, dei servizi educativi per l'infanzia, di cui all'articolo 2, comma 3, del decreto legislativo 13 aprile 2017, n. 65, e delle scuole dell'infanzia, al fine di assicurare alle famiglie parita' nelle condizioni di accesso e pari opportunita' per la crescita dei figli, nonche' misure di contrasto della poverta' educativa minorile, in particolar modo nelle zone ad alto rischio, quali le periferie urbane e le aree interne;
b) prevedere misure di sostegno alle famiglie mediante contributi destinati a coprire, anche per l'intero ammontare, il costo delle rette relative alla frequenza dei servizi educativi per l'infanzia, secondo i requisiti di accreditamento previsti dalla normativa vigente, e delle scuole dell'infanzia, nonche' mediante l'introduzione di servizi di supporto, anche individuale, presso le rispettive abitazioni per le famiglie con figli di eta' inferiore a sei anni;
c) prevedere che i servizi per l'infanzia di cui al presente comma possano essere erogati anche con modelli gestionali e strutturali flessibili, in grado di tenere conto delle varie esigenze dei genitori, di ottimizzare i costi e di coinvolgere attivamente i loro fruitori e la comunita' locale;
d) prevedere ulteriori misure di sostegno e contributi vincolati alle famiglie per le spese sostenute per i figli con disabilita', con patologie fisiche o psichiche invalidanti, compresi i disturbi del comportamento alimentare, ovvero con disturbi specifici dell'apprendimento o con bisogni educativi speciali, comprese le spese di cura e di riabilitazione e per attivita' terapeutiche e ricreative svolte da soggetti accreditati, fino al completamento della scuola secondaria di secondo grado;
e) prevedere misure di sostegno alle famiglie per le spese sostenute per i figli in relazione a viaggi di istruzione, all'iscrizione annuale o all'abbonamento ad associazioni sportive, palestre, piscine e altre strutture e impianti destinati alla pratica sportiva nonche' alla frequenza di corsi di lingua straniera, di arte, di teatro e di musica;
f) razionalizzare le misure di sostegno alle famiglie per le spese sostenute per i figli in relazione all'acquisto di libri, diversi da quelli di cui alla lettera g), e di biglietti di ingresso a rappresentazioni teatrali e cinematografiche e altri spettacoli dal vivo, musei, mostre ed eventi culturali, monumenti, gallerie, aree archeologiche e parchi naturali, anche in raccordo con le misure di sostegno alla diffusione della cultura gia' previste dalla legislazione vigente, quali la Carta elettronica di cui all'articolo 1, comma 357, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, e la Carta della cultura di cui all'articolo 6 della legge 13 febbraio 2020, n. 15;
g) nel rispetto del riparto costituzionale delle competenze legislative dello Stato, delle regioni e delle province autonome di Trento e di Bolzano, prevedere il potenziamento delle misure di sostegno alle famiglie meno abbienti per l'acquisto dei libri di testo per la scuola secondaria di primo e di secondo grado, anche attraverso l'utilizzo della piattaforma telematica dell'assegno unico e universale, di cui alla legge 1° aprile 2021, n. 46, ai fini dell'efficace e tempestivo accesso ai benefici da parte di tutti i nuclei familiari aventi diritto; prevedere, altresi', meccanismi idonei a consentire alle famiglie meno abbienti l'accesso unitario e integrato alle misure statali e regionali per il diritto allo studio, sulla base di appositi atti convenzionali con gli enti territoriali interessati;
h) prevedere ulteriori misure di sostegno alle famiglie per le spese relative all'acquisto di beni e servizi informatici destinati ai figli a carico che frequentano la scuola primaria e secondaria di primo e di secondo grado e che non beneficiano di altre forme di sostegno per l'acquisto di materiale didattico;
i) prevedere specifici benefici fiscali aggiuntivi per le forme di welfare aziendale individuate dalla contrattazione collettiva aziendale aventi ad oggetto misure di sostegno all'educazione e alla formazione dei figli nonche' alla tutela della loro salute, anche mediante appositi strumenti assicurativi;
l) prevedere che i benefici e le prestazioni di cui al presente comma siano corrisposti nella forma di agevolazioni fiscali ovvero mediante l'erogazione di una somma di denaro allo scopo vincolata e nell'ambito di limiti di spesa programmati compatibilmente con le risorse disponibili ai sensi dell'articolo 8;
m) prevedere che le disposizioni delle lettere da a) a c) e da e) ad i) siano attuate tenendo conto delle esigenze specifiche in caso di presenza di una o piu' persone con disabilita' all'interno del nucleo familiare e considerando tra le spese rilevanti ai fini delle predette disposizioni anche quelle legate a servizi, attivita' e prestazioni di accompagnatori, assistenti personali, educatori o altri operatori in favore della persona con disabilita'.

Note all'art. 2:
- Si riporta il testo dell'art. 2, comma 3, del decreto
legislativo 13 aprile 2017, n. 65 (Istituzione del sistema
integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino
a sei anni, a norma dell'art. 1, commi 180 e 181, lettera
e), della legge 13 luglio 2015, n. 107):
«Art. 2 (Organizzazione del Sistema integrato di
educazione e di istruzione). - 1.-2. (Omissis).
3. I servizi educativi per l'infanzia sono articolati
in:
a) nidi e micronidi che accolgono le bambine e i
bambini tra tre e trentasei mesi di eta' e concorrono con
le famiglie alla loro cura, educazione e socializzazione,
promuovendone il benessere e lo sviluppo dell'identita',
dell'autonomia e delle competenze. Presentano modalita'
organizzative e di funzionamento diversificate in relazione
ai tempi di apertura del servizio e alla loro capacita'
ricettiva, assicurando il pasto e il riposo e operano in
continuita' con la scuola dell'infanzia;
b) sezioni primavera, di cui all'art. 1, comma 630,
della legge 27 dicembre 2006, n. 296, che accolgono bambine
e bambini tra ventiquattro e trentasei mesi di eta' e
favoriscono la continuita' del percorso educativo da zero a
sei anni di eta'. Esse rispondono a specifiche funzioni di
cura, educazione e istruzione con modalita' adeguate ai
tempi e agli stili di sviluppo e di apprendimento delle
bambine e dei bambini nella fascia di eta' considerata.
Esse sono aggregate, di norma, alle scuole per l'infanzia
statali o paritarie o inserite nei Poli per l'infanzia;
c) servizi integrativi che concorrono all'educazione
e alla cura delle bambine e dei bambini e soddisfano i
bisogni delle famiglie in modo flessibile e diversificato
sotto il profilo strutturale ed organizzativo. Essi si
distinguono in:
1. spazi gioco, che accolgono bambine e bambini da
dodici a trentasei mesi di eta' affidati a uno o piu'
educatori in modo continuativo in un ambiente organizzato
con finalita' educative, di cura e di socializzazione, non
prevedono il servizio di mensa e consentono una frequenza
flessibile, per un massimo di cinque ore giornaliere;
2. centri per bambini e famiglie, che accolgono
bambine e bambini dai primi mesi di vita insieme a un
adulto accompagnatore, offrono un contesto qualificato per
esperienze di socializzazione, apprendimento e gioco e
momenti di comunicazione e incontro per gli adulti sui temi
dell'educazione e della genitorialita', non prevedono il
servizio di mensa e consentono una frequenza flessibile;
3. servizi educativi in contesto domiciliare,
comunque denominati e gestiti, che accolgono bambine e
bambini da tre a trentasei mesi e concorrono con le
famiglie alla loro educazione e cura. Essi sono
caratterizzati dal numero ridotto di bambini affidati a uno
o piu' educatori in modo continuativo.
4.-5. (Omissis)».
- Si riporta il comma 357 dell'art. 1 della legge 27
dicembre 2019, n. 160 (Bilancio di previsione dello Stato
per l'anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il
triennio 2020-2022):
«357. Al fine di promuovere lo sviluppo della cultura e
la conoscenza del patrimonio culturale, a tutti i residenti
nel territorio nazionale in possesso, ove previsto, di
permesso di soggiorno in corso di validita', i quali
compiono diciotto anni di eta' nel 2020 e nel 2021, e'
assegnata, nell'anno del compimento del diciottesimo anno e
nel rispetto del limite massimo di spesa di 190 milioni di
euro per l'anno 2020 e di 220 milioni di euro per l'anno
2021, una Carta elettronica, utilizzabile per acquistare
biglietti per rappresentazioni teatrali e cinematografiche
e spettacoli dal vivo, libri, abbonamenti a quotidiani e
periodici anche in formato digitale, musica registrata,
prodotti dell'editoria audiovisiva, titoli di accesso a
musei, mostre ed eventi culturali, monumenti, gallerie,
aree archeologiche e parchi naturali nonche' per sostenere
i costi relativi a corsi di musica, di teatro o di lingua
straniera.».
- Si riporta il testo dell'art. 6 della legge 13
febbraio 2020, n. 15 (Disposizioni per la promozione e il
sostegno della lettura):
«Art. 6 (Misure per il contrasto della poverta'
educativa e culturale). - 1. Per contrastare la poverta'
educativa e promuovere la diffusione della lettura, lo
Stato, con le modalita' di cui al comma 2, contribuisce
alle spese per l'acquisto di libri, prodotti e servizi
culturali da parte di cittadini italiani e stranieri
residenti nel territorio nazionale appartenenti a nuclei
familiari economicamente svantaggiati, attraverso
l'istituzione della "Carta della cultura". I libri
acquistati con il contributo statale sono destinati all'uso
personale dei soggetti di cui al presente comma e non ne e'
permessa la rivendita. Le somme assegnate con la Carta non
costituiscono reddito imponibile del beneficiario e non
rilevano ai fini del computo del valore dell'indicatore
della situazione economica equivalente.
2. La Carta della cultura di cui al comma 1 e' una
carta elettronica di importo nominale pari a euro 100,
utilizzabile dal titolare, entro un anno dal suo rilascio,
nei pagamenti per l'acquisto di libri, anche digitali,
muniti di codice ISBN. Ai fini dell'assegnazione della
Carta di cui al comma 1, nello stato di previsione del
Ministero per i beni e le attivita' culturali e' istituito
il Fondo "Carta della cultura", con una dotazione di un
milione di euro annui a decorrere dall'anno 2020, da
integrare con gli importi ad esso destinati ai sensi dei
commi 3 e 4 del presente articolo. Con decreto del Ministro
per i beni e le attivita' culturali, di concerto con il
Ministro dell'economia e delle finanze, da emanare entro
novanta giorni dalla data di entrata in vigore della
presente legge, sono definiti i requisiti per
l'assegnazione della Carta e le modalita' di rilascio e di
utilizzo della stessa, nei limiti della dotazione del Fondo
di cui al periodo precedente.
3. Sono conferiti al Fondo di cui al comma 2 i proventi
derivanti da donazioni, lasciti o disposizioni
testamentarie di soggetti privati, comunque destinati allo
Stato per il conseguimento delle finalita' del Fondo.
4. Per i fini di cui al presente articolo, le imprese
possono destinare alle finalita' del Fondo di cui al comma
2 parte del proprio volume di affari, senza effetti ai fini
delle imposte sui redditi e dell'imposta regionale sulle
attivita' produttive. Le imprese che destinano alle
finalita' del Fondo almeno l'1 per cento del loro volume di
affari sono autorizzate ad utilizzare un logo del Ministero
per i beni e le attivita' culturali che certifica il loro
impegno nella lotta contro la poverta' educativa e
culturale.
5. Gli importi destinati alle finalita' del Fondo di
cui al comma 2 ai sensi dei commi 3 e 4 sono versati
all'entrata del bilancio dello Stato per essere riassegnati
al Fondo medesimo.».
- La legge 1° aprile 2021, n. 46 reca la Delega al
Governo per riordinare, semplificare e potenziare le misure
a sostegno dei figli a carico attraverso l'assegno unico e
universale.
 
Art. 3

Delega al Governo per la disciplina
dei congedi parentali, di paternita' e di maternita'

1. Il Governo e' delegato ad adottare, entro ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, su proposta del Ministro per le pari opportunita' e la famiglia e del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, con il Ministro per la pubblica amministrazione e con l'Autorita' politica delegata per gli affari europei, uno o piu' decreti legislativi per l'estensione, il riordino e l'armonizzazione della disciplina relativa ai congedi parentali, di paternita' e di maternita'. Resta fermo quanto disposto dall'articolo 33 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, e dall'articolo 42 del testo unico delle disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno della maternita' e della paternita', di cui al decreto legislativo 26 marzo 2001, n. 151, fatte salve disposizioni di maggior favore.
2. Nell'esercizio della delega di cui al comma 1 del presente articolo, oltre ai principi e criteri direttivi generali di cui all'articolo 1, il Governo, con riferimento alla disciplina dei congedi parentali, si attiene ai seguenti ulteriori principi e criteri direttivi:
a) prevedere per i genitori lavoratori la possibilita' di usufruire dei congedi parentali fino al compimento di un'eta' del figlio in ogni caso non superiore a quattordici anni;
b) introdurre modalita' flessibili nella gestione dei congedi parentali, compatibilmente con le forme stabilite dai contratti collettivi di lavoro applicati al settore, stipulati dalle organizzazioni sindacali comparativamente piu' rappresentative sul piano nazionale, tenendo conto della specificita' dei nuclei familiari monogenitoriali;
c) prevedere per i genitori lavoratori la possibilita' di usufruire, previo preavviso al datore di lavoro, di un permesso retribuito, di durata non inferiore a cinque ore nel corso dell'anno, per ciascun figlio, per i colloqui con gli insegnanti e per la partecipazione attiva al percorso di crescita dei figli;
d) prevedere che i permessi per le prestazioni specialistiche per la tutela della maternita', rientranti nei livelli essenziali di assistenza ai sensi dell'articolo 1, comma 7, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, eseguite durante l'orario di lavoro, possano essere riconosciuti, al fine di assistere la donna in stato di gravidanza, al coniuge, al convivente ovvero a un parente entro il secondo grado;
e) stabilire un periodo minimo, non inferiore a due mesi, di congedo parentale non cedibile all'altro genitore per ciascun figlio, prevedendo altresi' forme di premialita' nel caso in cui tali congedi siano distribuiti equamente fra entrambi i genitori;
f) prevedere misure che favoriscano l'estensione della disciplina relativa ai congedi parentali anche ai lavoratori autonomi e ai liberi professionisti.
3. Nell'esercizio della delega di cui al comma 1 del presente articolo, oltre ai principi e criteri direttivi generali di cui all'articolo 1, il Governo, con riferimento alla disciplina del congedo di paternita' e di maternita', si attiene ai seguenti ulteriori principi e criteri direttivi:
a) prevedere un periodo di congedo obbligatorio per il padre lavoratore nei primi mesi dalla nascita del figlio, di durata significativamente superiore rispetto a quella prevista a legislazione vigente, compatibilmente con le risorse disponibili di cui all'articolo 8, comma 1;
b) favorire l'aumento dell'indennita' obbligatoria per il congedo di maternita';
c) prevedere che il diritto al congedo di paternita' sia concesso a prescindere dallo stato civile o di famiglia del padre lavoratore;
d) prevedere che il diritto al congedo di paternita' non sia subordinato a una determinata anzianita' lavorativa e di servizio;
e) prevedere un ragionevole periodo di preavviso al datore di lavoro per l'esercizio del diritto al congedo di paternita', sulla base dei contratti collettivi nazionali di lavoro stipulati dalle organizzazioni sindacali comparativamente piu' rappresentative sul piano nazionale;
f) prevedere che il diritto al congedo di paternita' sia garantito a parita' di condizioni anche per i lavoratori delle pubbliche amministrazioni con misure uguali rispetto a quelle garantite per i lavoratori del settore privato;
g) prevedere misure che favoriscano l'estensione della disciplina relativa al congedo di paternita' anche ai lavoratori autonomi e ai liberi professionisti.
4. I benefici di cui ai commi 2 e 3 del presente articolo sono riconosciuti nell'ambito delle risorse disponibili ai sensi dell'articolo 8, anche prevedendone l'attuazione in forma progressiva.

Note all'art. 3:
- Si riporta il testo dell'art. 33 della legge 5
febbraio 1992, n. 104 (Legge-quadro per l'assistenza,
l'integrazione sociale e i diritti delle persone
handicappate):
«Art. 33 (Agevolazioni). - 1.
2. I soggetti di cui al comma 1 possono chiedere ai
rispettivi datori di lavoro di usufruire, in alternativa al
prolungamento fino a 3 anni del periodo di astensione
facoltativa, di due ore di permesso giornaliero retribuito
fino al compimento del terzo anno di vita del bambino.
3. A condizione che la persona handicappata non sia
ricoverata a tempo pieno, il lavoratore dipendente,
pubblico o privato, che assiste persona con handicap in
situazione di gravita', coniuge, parente o affine entro il
secondo grado, ovvero entro il terzo grado qualora i
genitori o il coniuge della persona con handicap in
situazione di gravita' abbiano compiuto i sessantacinque
anni di eta' oppure siano anche essi affetti da patologie
invalidanti o siano deceduti o mancanti, ha diritto a
fruire di tre giorni di permesso mensile retribuito coperto
da contribuzione figurativa, anche in maniera continuativa.
Il predetto diritto non puo' essere riconosciuto a piu' di
un lavoratore dipendente per l'assistenza alla stessa
persona con handicap in situazione di gravita'. Per
l'assistenza allo stesso figlio con handicap in situazione
di gravita', il diritto e' riconosciuto ad entrambi i
genitori, anche adottivi, che possono fruirne
alternativamente. Il dipendente ha diritto di prestare
assistenza nei confronti di piu' persone in situazione di
handicap grave, a condizione che si tratti del coniuge o di
un parente o affine entro il primo grado o entro il secondo
grado qualora i genitori o il coniuge della persona con
handicap in situazione di gravita' abbiano compiuto i 65
anni di eta' oppure siano anch'essi affetti da patologie
invalidanti o siano deceduti o mancanti.
3-bis. Il lavoratore che usufruisce dei permessi di cui
al comma 3 per assistere persona in situazione di handicap
grave, residente in comune situato a distanza stradale
superiore a 150 chilometri rispetto a quello di residenza
del lavoratore, attesta con titolo di viaggio, o altra
documentazione idonea, il raggiungimento del luogo di
residenza dell'assistito.
4. Ai permessi di cui ai commi 2 e 3, che si cumulano
con quelli previsti all'art. 7 della citata legge n. 1204
del 1971, si applicano le disposizioni di cui all'ultimo
comma del medesimo art. 7 della legge n. 1204 del 1971,
nonche' quelle contenute negli articoli 7 e 8 della legge 9
dicembre 1977, n. 903.
5. Il lavoratore di cui al comma 3 ha diritto a
scegliere ove possibile, la sede di lavoro piu' vicina al
domicilio della persona da assistere e non puo' essere
trasferito senza il suo consenso ad altra sede.
6. La persona handicappata maggiorenne in situazione di
gravita' puo' usufruire alternativamente dei permessi di
cui ai commi 2 e 3, ha diritto a scegliere, ove possibile,
la sede di lavoro piu' vicina al proprio domicilio e non
puo' essere trasferita in altra sede, senza il suo
consenso.
7. Le disposizioni di cui ai commi 1, 2, 3, 4 e 5 si
applicano anche agli affidatari di persone handicappate in
situazione di gravita'.
7-bis. Ferma restando la verifica dei presupposti per
l'accertamento della responsabilita' disciplinare, il
lavoratore di cui al comma 3 decade dai diritti di cui al
presente articolo, qualora il datore di lavoro o l'INPS
accerti l'insussistenza o il venir meno delle condizioni
richieste per la legittima fruizione dei medesimi diritti.
Dall'attuazione delle disposizioni di cui al presente comma
non devono derivare nuovi o maggiori oneri a carico della
finanza pubblica.».
- Si riporta il testo dell'art. 42 del decreto
legislativo 26 marzo 2001, n. 151 (Testo unico delle
disposizioni legislative in materia di tutela e sostegno
della maternita' e della paternita', a norma dell'art. 15
della legge 8 marzo 2000, n. 53):
«Art. 42 (Riposi e permessi per i figli con handicap
grave). - 1. Fino al compimento del terzo anno di vita del
bambino con handicap in situazione di gravita' e in
alternativa al prolungamento del periodo di congedo
parentale, si applica l'art. 33, comma 2, della legge 5
febbraio 1992, n. 104, relativo alle due ore di riposo
giornaliero retribuito.
2. Il diritto a fruire dei permessi di cui all'art. 33,
comma 3, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, e successive
modificazioni, e' riconosciuto, in alternativa alle misure
di cui al comma 1, ad entrambi i genitori, anche adottivi,
del bambino con handicap in situazione di gravita', che
possono fruirne alternativamente, anche in maniera
continuativa nell'ambito del mese.
3.
4. I riposi e i permessi, ai sensi dell'art. 33, comma
4 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, possono essere
cumulati con il congedo parentale ordinario e con il
congedo per la malattia del figlio.
5. Il coniuge convivente di soggetto con handicap in
situazione di gravita' accertata ai sensi dell'art. 4,
comma 1, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, ha diritto a
fruire del congedo di cui al comma 2 dell'art. 4 della
legge 8 marzo 2000, n. 53, entro sessanta giorni dalla
richiesta. In caso di mancanza, decesso o in presenza di
patologie invalidanti del coniuge convivente, ha diritto a
fruire del congedo il padre o la madre anche adottivi; in
caso di decesso, mancanza o in presenza di patologie
invalidanti del padre e della madre, anche adottivi, ha
diritto a fruire del congedo uno dei figli conviventi; in
caso di mancanza, decesso o in presenza di patologie
invalidanti dei figli conviventi, ha diritto a fruire del
congedo uno dei fratelli o sorelle conviventi.
5-bis. Il congedo fruito ai sensi del comma 5 non puo'
superare la durata complessiva di due anni per ciascuna
persona portatrice di handicap e nell'arco della vita
lavorativa. Il congedo e' accordato a condizione che la
persona da assistere non sia ricoverata a tempo pieno,
salvo che, in tal caso, sia richiesta dai sanitari la
presenza del soggetto che presta assistenza. Il congedo ed
i permessi di cui art. 33, comma 3, della legge n. 104 del
1992 non possono essere riconosciuti a piu' di un
lavoratore per l'assistenza alla stessa persona. Per
l'assistenza allo stesso figlio con handicap in situazione
di gravita', i diritti sono riconosciuti ad entrambi i
genitori, anche adottivi, che possono fruirne
alternativamente, ma negli stessi giorni l'altro genitore
non puo' fruire dei benefici di cui all'art. 33, commi 2 e
3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, e 33, comma 1, del
presente decreto.
5-ter. Durante il periodo di congedo, il richiedente ha
diritto a percepire un'indennita' corrispondente all'ultima
retribuzione, con riferimento alle voci fisse e
continuative del trattamento, e il periodo medesimo e'
coperto da contribuzione figurativa; l'indennita' e la
contribuzione figurativa spettano fino a un importo
complessivo massimo di euro 43.579,06 annui per il congedo
di durata annuale. Detto importo e' rivalutato annualmente,
a decorrere dall'anno 2011, sulla base della variazione
dell'indice Istat dei prezzi al consumo per le famiglie di
operai e impiegati. L'indennita' e' corrisposta dal datore
di lavoro secondo le modalita' previste per la
corresponsione dei trattamenti economici di maternita'. I
datori di lavoro privati, nella denuncia contributiva,
detraggono l'importo dell'indennita' dall'ammontare dei
contributi previdenziali dovuti all'ente previdenziale
competente. Per i dipendenti dei predetti datori di lavoro
privati, compresi quelli per i quali non e' prevista
l'assicurazione per le prestazioni di maternita',
l'indennita' di cui al presente comma e' corrisposta con le
modalita' di cui all'art. 1 del decreto-legge 30 dicembre
1979, n. 663, convertito, con modificazioni, dalla legge 29
febbraio 1980, n. 33.
5-quater. I soggetti che usufruiscono dei congedi di
cui al comma 5 per un periodo continuativo non superiore a
sei mesi hanno diritto ad usufruire di permessi non
retribuiti in misura pari al numero dei giorni di congedo
ordinario che avrebbero maturato nello stesso arco di tempo
lavorativo, senza riconoscimento del diritto a
contribuzione figurativa.
5-quinquies. Il periodo di cui al comma 5 non rileva ai
fini della maturazione delle ferie, della tredicesima
mensilita' e del trattamento di fine rapporto. Per quanto
non espressamente previsto dai commi 5, 5-bis, 5-ter e
5-quater si applicano le disposizioni dell'art. 4, comma 2,
della legge 8 marzo 2000, n. 53.
6. I riposi, i permessi e i congedi di cui al presente
articolo spettano anche qualora l'altro genitore non ne
abbia diritto.».
- Si riporta il testo dell'art. 1, comma 7, del decreto
legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 (Riordino della
disciplina in materia sanitaria, a norma dell'art. 1 della
legge 23 ottobre 1992, n. 421):
«Art. 1 (Tutela del diritto alla salute, programmazione
sanitaria e definizione dei livelli essenziali e uniformi
di assistenza). - 1.-6. (Omissis).
7. Sono posti a carico del Servizio sanitario le
tipologie di assistenza, i servizi e le prestazioni
sanitarie che presentano, per specifiche condizioni
cliniche o di rischio, evidenze scientifiche di un
significativo beneficio in termini di salute, a livello
individuale o collettivo, a fronte delle risorse impiegate.
Sono esclusi dai livelli di assistenza erogati a carico del
Servizio sanitario nazionale le tipologie di assistenza, i
servizi e le prestazioni sanitarie che:
a) non rispondono a necessita' assistenziali tutelate
in base ai principi ispiratori del Servizio sanitario
nazionale di cui al comma 2;
b) non soddisfano il principio dell'efficacia e
dell'appropriatezza, ovvero la cui efficacia non e'
dimostrabile in base alle evidenze scientifiche disponibili
o sono utilizzati per soggetti le cui condizioni cliniche
non corrispondono alle indicazioni raccomandate;
c) in presenza di altre forme di assistenza volte a
soddisfare le medesime esigenze, non soddisfano il
principio dell'economicita' nell'impiego delle risorse,
ovvero non garantiscono un uso efficiente delle risorse
quanto a modalita' di organizzazione ed erogazione
dell'assistenza.».
 
Art. 4
Delega al Governo per incentivare il lavoro femminile, la
condivisione della cura e l'armonizzazione dei tempi di vita e di
lavoro

1. Il Governo e' delegato ad adottare, entro ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, su proposta del Ministro per le pari opportunita' e la famiglia e del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, con il Ministro dello sviluppo economico, con il Ministro per il Sud e la coesione territoriale e con l'Autorita' politica delegata per gli affari europei, uno o piu' decreti legislativi per il riordino e il rafforzamento delle misure volte a incentivare il lavoro femminile e la condivisione della cura e per l'armonizzazione dei tempi di vita e di lavoro.
2. Nell'esercizio della delega di cui al comma 1 del presente articolo, oltre ai principi e criteri direttivi generali di cui all'articolo 1, il Governo si attiene ai seguenti ulteriori principi e criteri direttivi:
a) prevedere una modulazione graduale della retribuzione percepita dal lavoratore nei giorni di assenza dal lavoro nel caso di malattia dei figli, fatte salve le condizioni di maggior favore stabilite dai contratti collettivi di lavoro;
b) prevedere, nel limite di risorse programmate a tali fini, incentivi per i datori di lavoro che applicano le clausole dei contratti collettivi nazionali di lavoro, stipulati dalle organizzazioni sindacali comparativamente piu' rappresentative sul piano nazionale, che, ai fini dell'armonizzazione dei tempi di vita e di lavoro, prevedono modalita' di lavoro flessibile con facolta' dei lavoratori di chiedere, secondo le previsioni dei medesimi contratti, il ripristino dell'originario regime contrattuale;
c) prevedere, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, strumenti agevolati per la disciplina delle prestazioni di lavoro accessorio riferite ad attivita' di supporto alle famiglie in ambito domestico e di cura e assistenza alla persona;
d) prevedere, nel limite di risorse programmate a tali fini, forme di agevolazione, anche contributiva, a favore delle imprese per le sostituzioni di maternita', per il rientro delle donne al lavoro e per le attivita' di formazione ad esse destinate;
e) prevedere che una quota della dotazione del Fondo di garanzia per le piccole e medie imprese, di cui all'articolo 2, comma 100, lettera a), della legge 23 dicembre 1996, n. 662, sia riservata all'avvio delle nuove imprese femminili e al sostegno della loro attivita' per i primi due anni;
f) prevedere il rifinanziamento del Fondo per il finanziamento di sgravi contributivi per incentivare la contrattazione di secondo livello, destinata alla promozione della conciliazione tra vita professionale e vita privata, di cui all'articolo 25 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 80;
g) prevedere ulteriori interventi di rafforzamento delle misure volte a incentivare il lavoro femminile nelle regioni del Mezzogiorno;
h) prevedere ulteriori incentivi per favorire l'emersione del lavoro sommerso in ambito domestico, con particolare riferimento alla condizione delle lavoratrici del settore;
i) promuovere il sostegno alla formazione in materia finanziaria delle imprenditrici e alla digitalizzazione delle imprese.
3. I benefici di cui al comma 2 del presente articolo sono riconosciuti nell'ambito delle risorse disponibili ai sensi dell'articolo 8, anche prevedendone l'attuazione in forma progressiva.

Note all'art. 4:
- Si riporta il comma 100, lett. a) dell'art. 2 della
legge 23 dicembre 1996, n. 662 (Misure di razionalizzazione
della finanza pubblica):
«100. Nell'ambito delle risorse di cui al comma 99,
escluse quelle derivanti dalla riprogrammazione delle
risorse di cui ai commi 96 e 97, il CIPE puo' destinare:
a) una somma fino ad un massimo di 400 miliardi di
lire per il finanziamento di un fondo di garanzia
costituito presso il Mediocredito Centrale Spa allo scopo
di assicurare una parziale assicurazione ai crediti
concessi dagli istituti di credito a favore delle piccole e
medie imprese. Il Fondo opera entro il limite massimo di
impegni assumibile, fissato annualmente dalla legge di
bilancio, sulla base: 1) di un piano annuale di attivita',
che definisce previsionalmente la tipologia e l'ammontare
preventivato degli importi oggetto dei finanziamenti da
garantire, suddiviso per aree geografiche, macro-settori e
dimensione delle imprese beneficiarie, e le relative stime
di perdita attesa; 2) del sistema dei limiti di rischio che
definisce, in linea con le migliori pratiche del settore
bancario e assicurativo, la propensione al rischio del
portafoglio delle garanzie del Fondo, tenuto conto dello
stock in essere e delle operativita' considerate ai fini
della redazione del piano annuale di attivita', la misura,
in termini percentuali ed assoluti, degli accantonamenti
prudenziali a copertura dei rischi nonche' l'indicazione
delle politiche di governo dei rischi e dei processi di
riferimento necessari per definirli e attuarli. Il
Consiglio di gestione del Fondo delibera il piano annuale
di attivita' e il sistema dei limiti di rischio che sono
approvati, entro il 30 settembre di ciascun anno, su
proposta del Ministro dello sviluppo economico, di concerto
con il Ministro dell'economia e delle finanze, con delibera
del Comitato interministeriale per la programmazione
economica e lo sviluppo sostenibile (CIPESS). Per
l'esercizio finanziario 2022, nelle more dell'adozione del
primo piano annuale di attivita' e del primo sistema dei
limiti di rischio di cui alla presente lettera, il limite
massimo di impegni assumibile e' fissato dalla legge di
bilancio in assenza della delibera del CIPESS. Ai fini
dell'efficiente programmazione e allocazione delle risorse
da stanziare a copertura del fabbisogno finanziario del
Fondo nonche' dell'efficace e costante monitoraggio
dell'entita' dei rischi di escussione delle garanzie
pubbliche, anche in relazione alla stima del relativo
impatto sui saldi di bilancio, funzionale alla redazione
dei documenti di finanza pubblica e alle rilevazioni
statistiche ad essi correlate, il Consiglio di gestione del
Fondo trasmette al Ministero dell'economia e delle finanze
e al Ministero dello sviluppo economico, su base
semestrale, una relazione volta a fornire una panoramica
dei volumi e della composizione del portafoglio e delle
relative stime di rischio e, su base almeno trimestrale e
in ogni caso su richiesta, un prospetto di sintesi recante
l'indicazione del numero di operazioni effettuate,
dell'entita' del finanziamento residuo e del garantito in
essere, della stima di perdita attesa e della percentuale
media di accantonamento a presidio del rischio relativi al
trimestre di riferimento, unitamente alla rendicontazione
sintetica degli indennizzi e dei recuperi effettuati nel
trimestre precedente;».
- Si riporta il testo dell'art. 25 del decreto
legislativo 15 giugno 2015, n. 80 (Misure per la
conciliazione delle esigenze di cura, di vita e di lavoro,
in attuazione dell'art. 1, commi 8 e 9, della legge 10
dicembre 2014, n. 183):
«Art. 25 (Destinazione di risorse alle misure di
conciliazione tra vita professionale e vita privata). - 1.
In via sperimentale, per il triennio 2016-2018, una quota
pari a 38,3 milioni di euro per l'anno 2016, a 36,2 milioni
di euro per l'anno 2017 e a 35,6 milioni di euro per l'anno
2018 delle risorse del Fondo per il finanziamento di sgravi
contributivi per incentivare la contrattazione di secondo
livello, di cui all'art. 1, comma 68, ultimo periodo, della
legge 24 dicembre 2007, n. 247, e successive modificazioni,
e' destinata alla promozione della conciliazione tra vita
professionale e vita privata, secondo i criteri indicati al
comma 2.
2. Con decreto del Ministro del lavoro e delle
politiche sociali, di concerto con il Ministro
dell'economia e delle finanze, sono definiti criteri e
modalita' per l'utilizzo delle risorse di cui al comma 1
sulla base delle linee guida elaborate ai sensi del comma
3, attraverso l'adozione di modelli finalizzati a favorire
la stipula di contratti collettivi aziendali. Il medesimo
decreto definisce ulteriori azioni e modalita' di
intervento in materia di conciliazione tra vita
professionale e vita privata, anche attraverso l'adozione
di linee guida e modelli finalizzati a favorire la stipula
di contratti collettivi aziendali.
3. All'elaborazione delle linee guida ed al
coordinamento delle connesse attivita' di monitoraggio
degli interventi di cui al comma 2 provvede una cabina di
regia di cui fanno parte tre rappresentanti designati dal
Presidente del Consiglio dei ministri o, rispettivamente,
ove nominati, dal Ministro delegato per le politiche della
famiglia, dal Ministro delegato per le pari opportunita' e
dal Ministro delegato per la semplificazione e la pubblica
amministrazione, da un rappresentante designato dal
Ministro dell'economia e delle finanze, e da un
rappresentante designato dal Ministro del lavoro e delle
politiche sociali che la presiede. Ai componenti della
cabina di regia non spetta alcun compenso, indennita',
gettone di presenza, rimborso spese o emolumento comunque
denominato. All'attuazione di quanto previsto dal presente
comma si provvede con le risorse umane, strumentali e
finanziarie disponibili a legislazione vigente e, comunque,
senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.».
 
Art. 5
Delega al Governo per sostenere la spesa delle famiglie per la
formazione dei figli e il conseguimento dell'autonomia finanziaria
dei giovani

1. Il Governo e' delegato ad adottare, entro ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, su proposta del Ministro per le pari opportunita' e la famiglia e del Ministro dell'economia e delle finanze, di concerto con il Ministro per le politiche giovanili e con il Ministro dell'universita' e della ricerca, uno o piu' decreti legislativi per il riordino e il rafforzamento delle misure volte a sostenere la spesa delle famiglie per la formazione dei figli e il conseguimento dell'autonomia finanziaria da parte dei giovani.
2. Nell'esercizio della delega di cui al comma 1 del presente articolo, oltre ai principi e criteri direttivi generali di cui all'articolo 1, il Governo si attiene ai seguenti ulteriori principi e criteri direttivi:
a) prevedere detrazioni fiscali per le spese documentate sostenute dalle famiglie relativamente al contratto di locazione di abitazioni per i figli maggiorenni iscritti a corsi universitari, con particolare riferimento agli studenti fuori sede;
b) prevedere agevolazioni fiscali per la locazione dell'immobile adibito ad abitazione principale o per l'acquisto della prima casa in favore delle giovani coppie composte da soggetti aventi ambedue eta' non superiore a trentacinque anni alla data di presentazione della domanda ovvero delle famiglie composte da un solo genitore di eta' non superiore a trentacinque anni;
c) prevedere ulteriori interventi di rafforzamento delle misure volte a promuovere l'autonomia, anche abitativa, dei figli maggiorenni dalla famiglia d'origine, comprese quelle destinate ad agevolare l'affitto di abitazioni o l'acquisto della prima casa;
d) prevedere forme di accesso gratuito a rappresentazioni teatrali e cinematografiche e altri spettacoli dal vivo, musei, mostre ed eventi culturali, monumenti, gallerie, aree archeologiche e parchi naturali ai nuclei familiari costituiti da genitori di eta' non superiore a trentacinque anni con figli a carico, nei limiti delle risorse messe a disposizione dalle amministrazioni competenti;
e) prevedere agevolazioni fiscali per la frequenza di corsi di formazione per le nuove professioni legate all'innovazione, alla digitalizzazione e all'autoimprenditoria in favore di giovani di eta' inferiore a diciotto anni alla data di presentazione della domanda.
3. I benefici di cui al comma 2 del presente articolo sono riconosciuti nell'ambito delle risorse disponibili ai sensi dell'articolo 8, anche prevedendone l'attuazione in forma progressiva.
 
Art. 6

Delega al Governo per sostenere
e promuovere le responsabilita' familiari

1. Il Governo e' delegato ad adottare, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, su proposta del Ministro per le pari opportunita' e la famiglia, di concerto con il Ministro per la pubblica amministrazione, con il Ministro della salute e con il Ministro della giustizia, uno o piu' decreti legislativi per sostenere e promuovere le responsabilita' familiari.
2. Nell'esercizio della delega di cui al comma 1 del presente articolo, oltre ai principi e criteri direttivi generali di cui all'articolo 1, il Governo si attiene ai seguenti ulteriori principi e criteri direttivi:
a) promuovere la diffusione di attivita' informative e formative volte a favorire la conoscenza sui diritti e sui doveri dei genitori, nonche' su quelli inerenti alla vita familiare;
b) favorire, nell'ambito delle risorse messe a disposizione dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR), la diffusione di centri e di servizi di supporto nelle diverse fasi della vita familiare e di sostegno alle scelte dei genitori, anche mediante attivita' di mediazione familiare, prevedendo, altresi', le modalita' di integrazione di tali misure con le competenze dei consultori familiari in materia.
 
Art. 7

Procedimento per l'adozione dei decreti legislativi

1. Gli schemi dei decreti legislativi di cui agli articoli 2, 3, 4, 5 e 6 sono trasmessi alla Camera dei deputati e al Senato della Repubblica per l'espressione dei pareri delle Commissioni parlamentari competenti per materia e per i profili finanziari, che si pronunciano nel termine di trenta giorni dalla data di trasmissione, decorso il quale i decreti legislativi possono essere comunque adottati. Se il termine per l'espressione del parere scade nei trenta giorni che precedono la scadenza del termine previsto per l'adozione dei decreti legislativi o successivamente, quest'ultimo termine e' prorogato di novanta giorni. Sugli schemi dei decreti legislativi di cui agli articoli 2 e 6, prima della loro trasmissione alle Camere, e' acquisita l'intesa in sede di Conferenza unificata, ai sensi dell'articolo 3 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281.
2. Entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore di ciascuno dei decreti legislativi di cui al comma 1, nel rispetto dei principi e criteri direttivi e con la procedura previsti dalla presente legge, il Governo puo' adottare disposizioni integrative e correttive dei medesimi decreti legislativi.

Note all'art. 7:
- Si riporta il testo dell'art. 3 del decreto
legislativo 28 agosto 1997, n. 281 (Definizione ed
ampliamento delle attribuzioni della Conferenza permanente
per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province
autonome di Trento e Bolzano ed unificazione, per le
materie ed i compiti di interesse comune delle regioni,
delle province e dei comuni, con la Conferenza Stato-citta'
ed autonomie locali):
«Art. 3 (Intese). - 1. Le disposizioni del presente
articolo si applicano a tutti i procedimenti in cui la
legislazione vigente prevede un'intesa nella Conferenza
Stato-regioni.
2. Le intese si perfezionano con l'espressione
dell'assenso del Governo e dei presidenti delle regioni e
delle province autonome di Trento e di Bolzano.
3. Quando un'intesa espressamente prevista dalla legge
non e' raggiunta entro trenta giorni dalla prima seduta
della Conferenza Stato-regioni in cui l'oggetto e' posto
all'ordine del giorno, il Consiglio dei ministri provvede
con deliberazione motivata.
4. In caso di motivata urgenza il Consiglio dei
ministri puo' provvedere senza l'osservanza delle
disposizioni del presente articolo. I provvedimenti
adottati sono sottoposti all'esame della Conferenza
Stato-regioni nei successivi quindici giorni. Il Consiglio
dei ministri e' tenuto ad esaminare le osservazioni della
Conferenza Stato-regioni ai fini di eventuali deliberazioni
successive.».
 
Art. 8

Disposizioni finanziarie

1. All'attuazione delle disposizioni di cui agli articoli 2, 3, 4, 5 e 6 della presente legge si provvede nei limiti:
a) delle eventuali risorse residue dell'autorizzazione di spesa di cui all'articolo 1, comma 339, della legge 27 dicembre 2019, n. 160, quali risultanti all'esito degli utilizzi disposti ai sensi dell'articolo 3, comma 1, alinea, della legge 1° aprile 2021, n. 46;
b) delle risorse derivanti dalla modificazione o dall'abolizione delle detrazioni fiscali previste dall'articolo 12, commi 1, lettera c), e 1-bis, del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, quali risultanti all'esito dell'attuazione di quanto previsto dall'articolo 3, comma 1, lettera b), numero 1), della legge 1° aprile 2021, n. 46;
c) delle risorse derivanti dalla modificazione o dall'abolizione delle seguenti misure:
1) detrazione delle spese documentabili per i contratti di locazione stipulati da studenti universitari fuori sede, prevista dall'articolo 15, comma 1, lettera i-sexies), del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917;
2) buono per il pagamento di rette relative alla frequenza di asili nido e altri servizi per l'infanzia, di cui all'articolo 1, comma 355, della legge 11 dicembre 2016, n. 232.
2. All'attuazione delle deleghe di cui agli articoli 2, 3, 4, 5 e 6 si provvede nei limiti delle risorse di cui al comma 1 del presente articolo. Qualora uno o piu' decreti legislativi determinino nuovi o maggiori oneri che non trovino compensazione al proprio interno o mediante l'utilizzo delle risorse di cui al comma 1 del presente articolo, essi sono adottati solo successivamente o contestualmente all'entrata in vigore dei provvedimenti legislativi che stanzino le occorrenti risorse finanziarie, in conformita' all'articolo 17, comma 2, della legge 31 dicembre 2009, n. 196.

Note all'art. 8:
- Si riporta il comma 339 dell'art. 1 della legge 27
dicembre 2019, n. 160 (Bilancio di previsione dello Stato
per l'anno finanziario 2020 e bilancio pluriennale per il
triennio 2020-2022):
«339. Al fine di dare attuazione a interventi in
materia di sostegno e valorizzazione della famiglia
finalizzati al riordino e alla sistematizzazione delle
politiche di sostegno alle famiglie con figli, nello stato
di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche
sociali e' istituito un fondo denominato «Fondo assegno
universale e servizi alla famiglia», con una dotazione pari
a 1.044 milioni di euro per l'anno 2021 e a 1.244 milioni
di euro annui a decorrere dall'anno 2022. Con appositi
provvedimenti normativi, a valere sulle risorse del Fondo
di cui al primo periodo, si provvede a dare attuazione agli
interventi ivi previsti nonche', nei limiti di spesa
stabiliti, a quanto previsto dai commi 340 e 343».
- Si riporta il testo dell'art. 3 della legge 1° aprile
2021, n. 46 (Delega al Governo per riordinare, semplificare
e potenziare le misure a sostegno dei figli a carico
attraverso l'assegno unico e universale):
«Art. 3 (Disposizioni finanziarie). - 1. All'attuazione
delle disposizioni di delega di cui agli articoli 1 e 2 si
provvede nei limiti delle risorse dell'autorizzazione di
spesa di cui all'art. 1, comma 339, della legge 27 dicembre
2019, n. 160, nonche' delle risorse rivenienti:
a) dal graduale superamento o dalla soppressione
delle seguenti misure:
1) assegno ai nuclei familiari con almeno tre figli
minori, di cui all'art. 65 della legge 23 dicembre 1998, n.
448;
2) assegno di natalita' di cui all'art. 1, comma
125, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, all'art.
23-quater, commi 1 e 2, del decreto-legge 23 ottobre 2018,
n. 119, convertito, con modificazioni, dalla legge 17
dicembre 2018, n. 136, e all'art. 1, comma 340, della legge
27 dicembre 2019, n. 160;
3) premio alla nascita, di cui all'art. 1, comma
353, della legge 11 dicembre 2016, n. 232;
4) fondo di sostegno alla natalita' previsto
dall'art. 1, commi 348 e 349, della legge 11 dicembre 2016,
n. 232;
b) dal graduale superamento o dalla soppressione, nel
quadro di una piu' ampia riforma del sistema fiscale, delle
seguenti misure:
1) detrazioni fiscali previste dall'art. 12, commi
1, lettera c), e 1-bis, del testo unico delle imposte sui
redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica
22 dicembre 1986, n. 917;
2) assegno per il nucleo familiare, previsto
dall'art. 2 del decreto-legge 13 marzo 1988, n. 69,
convertito, con modificazioni, dalla legge 13 maggio 1988,
n. 153, nonche' assegni familiari previsti dal testo unico
delle norme concernenti gli assegni familiari, di cui al
decreto del Presidente della Repubblica 30 maggio 1955, n.
797.
2. All'attuazione delle deleghe di cui agli articoli 1
e 2 si provvede nei limiti delle risorse di cui al comma 1
del presente articolo. Qualora uno o piu' decreti
legislativi determinino nuovi o maggiori oneri che non
trovino compensazione al proprio interno o mediante
l'utilizzo delle risorse di cui al comma 1, essi sono
adottati solo successivamente o contestualmente all'entrata
in vigore dei provvedimenti legislativi che stanzino le
occorrenti risorse finanziarie, in conformita' all'art. 17,
comma 2, della legge 31 dicembre 2009, n. 196.».
- Si riporta il testo dell'art. 12 del decreto del
Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917 (Testo
unico delle imposte sui redditi):
«Art. 12 (Detrazioni per carichi di famiglia). - 1.
Dall'imposta lorda si detraggono per carichi di famiglia i
seguenti importi:
a) per il coniuge non legalmente ed effettivamente
separato:
1) 800 euro, diminuiti del prodotto tra 110 euro e
l'importo corrispondente al rapporto fra reddito
complessivo e 15.000 euro, se il reddito complessivo non
supera 15.000 euro;
2) 690 euro, se il reddito complessivo e' superiore
a 15.000 euro ma non a 40.000 euro;
3) 690 euro, se il reddito complessivo e' superiore
a 40.000 euro ma non a 80.000 euro. La detrazione spetta
per la parte corrispondente al rapporto tra l'importo di
80.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e 40.000
euro;
b) la detrazione spettante ai sensi della lettera a)
e' aumentata di un importo pari a:
1) 10 euro, se il reddito complessivo e' superiore
a 29.000 euro ma non a 29.200 euro;
2) 20 euro, se il reddito complessivo e' superiore
a 29.200 euro ma non a 34.700 euro;
3) 30 euro, se il reddito complessivo e' superiore
a 34.700 euro ma non a 35.000 euro;
4) 20 euro, se il reddito complessivo e' superiore
a 35.000 euro ma non a 35.100 euro;
5) 10 euro, se il reddito complessivo e' superiore
a 35.100 euro ma non a 35.200 euro;
c) 950 euro per ciascun figlio, compresi i figli nati
fuori del matrimonio riconosciuti, i figli adottivi o
affidati, di eta' pari o superiore a 21 anni. La detrazione
spetta per la parte corrispondente al rapporto tra
l'importo di 95.000 euro, diminuito del reddito
complessivo, e 95.000 euro. In presenza di piu' figli che
danno diritto alla detrazione, l'importo di 95.000 euro e'
aumentato per tutti di 15.000 euro per ogni figlio
successivo al primo. La detrazione e' ripartita nella
misura del 50 per cento tra i genitori non legalmente ed
effettivamente separati ovvero, previo accordo tra gli
stessi, spetta al genitore che possiede un reddito
complessivo di ammontare piu' elevato. In caso di
separazione legale ed effettiva o di annullamento,
scioglimento o cessazione degli effetti civili del
matrimonio, la detrazione spetta, in mancanza di accordo,
al genitore affidatario. Nel caso di affidamento congiunto
o condiviso la detrazione e' ripartita, in mancanza di
accordo, nella misura del 50 per cento tra i genitori. Ove
il genitore affidatario ovvero, in caso di affidamento
congiunto, uno dei genitori affidatari non possa usufruire
in tutto o in parte della detrazione, per limiti di
reddito, la detrazione e' assegnata per intero al secondo
genitore. Quest'ultimo, salvo diverso accordo tra le parti,
e' tenuto a riversare all'altro genitore affidatario un
importo pari all'intera detrazione ovvero, in caso di
affidamento congiunto, pari al 50 per cento della
detrazione stessa. In caso di coniuge fiscalmente a carico
dell'altro, la detrazione compete a quest'ultimo per
l'intero importo. Se l'altro genitore manca o non ha
riconosciuto i figli nati fuori del matrimonio e il
contribuente non e' coniugato o, se coniugato, si e'
successivamente legalmente ed effettivamente separato,
ovvero se vi sono figli adottivi, affidati o affiliati del
solo contribuente e questi non e' coniugato o, se
coniugato, si e' successivamente legalmente ed
effettivamente separato, per il primo figlio si applicano,
se piu' convenienti, le detrazioni previste alla lettera
a);
d) 750 euro, da ripartire pro quota tra coloro che
hanno diritto alla detrazione, per ogni altra persona
indicata nell'art. 433 del codice civile che conviva con il
contribuente o percepisca assegni alimentari non risultanti
da provvedimenti dell'autorita' giudiziaria, esclusi in
ogni caso i figli, ancorche' per i medesimi non spetti la
detrazione ai sensi della lettera c). La detrazione spetta
per la parte corrispondente al rapporto tra l'importo di
80.000 euro, diminuito del reddito complessivo, e 80.000
euro.
1-bis.
2. Le detrazioni di cui al comma 1 spettano a
condizione che le persone alle quali si riferiscono
possiedano un reddito complessivo, computando anche le
retribuzioni corrisposte da enti e organismi
internazionali, rappresentanze diplomatiche e consolari e
missioni, nonche' quelle corrisposte dalla Santa Sede,
dagli enti gestiti direttamente da essa e dagli enti
centrali della Chiesa cattolica, non superiore a 2.840,51
euro, al lordo degli oneri deducibili. Per i figli di eta'
non superiore a ventiquattro anni il limite di reddito
complessivo di cui al primo periodo e' elevato a 4.000
euro.
3. Le detrazioni per carichi di famiglia sono
rapportate a mese e competono dal mese in cui si sono
verificate a quello in cui sono cessate le condizioni
richieste.
4. Se il rapporto di cui al comma 1, lettera a), numero
1), e' uguale a uno, la detrazione compete nella misura di
690 euro. Se i rapporti di cui al comma 1, lettera a),
numeri 1) e 3), sono uguali a zero, la detrazione non
compete. Se i rapporti di cui al comma 1, lettere c) e d),
sono pari a zero, minori di zero o uguali a uno, le
detrazioni non competono. Negli altri casi, il risultato
dei predetti rapporti si assume nelle prime quattro cifre
decimali.
4-bis. Ai fini del comma 1 il reddito complessivo e'
assunto al netto del reddito dell'unita' immobiliare
adibita ad abitazione principale e di quello delle relative
pertinenze di cui all' art. 10, comma 3-bis.
4-ter. Ai fini delle disposizioni fiscali che fanno
riferimento alle persone indicate nel presente articolo,
anche richiamando le condizioni ivi previste, i figli per i
quali non spetta la detrazione ai sensi della lettera c)
del comma 1 sono considerati al pari dei figli per i quali
spetta tale detrazione.».
- Si riporta il testo dell'art. 3, comma 1, lettera b),
numero 1), della legge 1° aprile 2021, n. 46 (Delega al
Governo per riordinare, semplificare e potenziare le misure
a sostegno dei figli a carico attraverso l'assegno unico e
universale):
«Art. 3 (Disposizioni finanziarie). - 1. All'attuazione
delle disposizioni di delega di cui agli articoli 1 e 2 si
provvede nei limiti delle risorse dell'autorizzazione di
spesa di cui all'art. 1, comma 339, della legge 27 dicembre
2019, n. 160, nonche' delle risorse rivenienti:
a) (omissis);
b) dal graduale superamento o dalla soppressione, nel
quadro di una piu' ampia riforma del sistema fiscale, delle
seguenti misure:
1) detrazioni fiscali previste dall'art. 12, commi
1, lettera c), e 1-bis, del testo unico delle imposte sui
redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica
22 dicembre 1986, n. 917;
2) (omissis)».
- Si riporta il testo dell'art. 15, comma 1, lettera
i-sexies), del decreto del Presidente della Repubblica 22
dicembre 1986, n. 917 (Testo unico delle imposte sui
redditi):
«Art. 15 (Detrazione per oneri). - 1. Dall'imposta
lorda si detrae un importo pari al 19 per cento dei
seguenti oneri sostenuti dal contribuente, se non
deducibili nella determinazione dei singoli redditi che
concorrono a formare il reddito complessivo:
a)-i-quinquies) (omissis);
i-sexies) i canoni di locazione derivanti dai
contratti di locazione stipulati o rinnovati ai sensi della
legge 9 dicembre 1998, n. 431, e successive modificazioni,
i canoni relativi ai contratti di ospitalita', nonche' agli
atti di assegnazione in godimento o locazione, stipulati
con enti per il diritto allo studio, universita', collegi
universitari legalmente riconosciuti, enti senza fine di
lucro e cooperative, dagli studenti iscritti ad un corso di
laurea presso una universita' ubicata in un comune diverso
da quello di residenza, distante da quest'ultimo almeno 100
chilometri e comunque in una provincia diversa, per unita'
immobiliari situate nello stesso comune in cui ha sede
l'universita' o in comuni limitrofi, per un importo non
superiore a 2.633 euro. Alle medesime condizioni ed entro
lo stesso limite, la detrazione spetta per i canoni
derivanti da contratti di locazione e di ospitalita' ovvero
da atti di assegnazione in godimento stipulati, ai sensi
della normativa vigente nello Stato in cui l'immobile e'
situato, dagli studenti iscritti a un corso di laurea
presso un'universita' ubicata nel territorio di uno Stato
membro dell'Unione europea o in uno degli Stati aderenti
all'Accordo sullo spazio economico europeo che sono inclusi
nella lista di cui al decreto del Ministro dell'economia e
delle finanze emanato ai sensi dell'art. 168-bis;
i-sexies.01) limitatamente ai periodi d'imposta in
corso al 31 dicembre 2017 e al 31 dicembre 2018, il
requisito della distanza di cui alla lettera i-sexies) si
intende rispettato anche all'interno della stessa provincia
ed e' ridotto a 50 chilometri per gli studenti residenti in
zone montane o disagiate;
i-sexies.1) i canoni, e i relativi oneri accessori,
per un importo non superiore a 8.000 euro, e il costo di
acquisto a fronte dell'esercizio dell'opzione finale, per
un importo non superiore a 20.000 euro, derivanti da
contratti di locazione finanziaria su unita' immobiliari,
anche da costruire, da adibire ad abitazione principale
entro un anno dalla consegna, sostenuti da giovani di eta'
inferiore a 35 anni con un reddito complessivo non
superiore a 55.000 euro all'atto della stipula del
contratto di locazione finanziaria che non sono titolari di
diritti di proprieta' su immobili a destinazione abitativa;
la detrazione spetta alle condizioni di cui alla lettera
b);
i-sexies.2) le spese di cui alla lettera i-sexies.1),
alle condizioni ivi indicate e per importi non superiori
alla meta' di quelli ivi indicati, sostenute da soggetti di
eta' non inferiore a 35 anni con un reddito complessivo non
superiore a 55.000 euro all'atto della stipula del
contratto di locazione finanziaria che non sono titolari di
diritti di proprieta' su immobili a destinazione
abitativa;».
- Si riporta il testo dell'art. 1, comma 355, della
legge 11 dicembre 2016, n. 232 (Bilancio di previsione
dello Stato per l'anno finanziario 2017 e bilancio
pluriennale per il triennio 2017-2019):
«355. Con riferimento ai nati a decorrere dal 1º
gennaio 2016, per il pagamento di rette relative alla
frequenza di asili nido pubblici e privati, nonche' per
l'introduzione di forme di supporto presso la propria
abitazione in favore dei bambini al di sotto dei tre anni,
affetti da gravi patologie croniche, e' attribuito, un
buono di importo pari a 1.000 euro su base annua,
parametrato a undici mensilita', per gli anni 2017 e 2018,
elevato a 1.500 euro su base annua a decorrere dall'anno
2019. A decorrere dall'anno 2020, il buono di cui al primo
periodo e' comunque incrementato di 1.500 euro per i nuclei
familiari con un valore dell'indicatore della situazione
economica equivalente (ISEE), di cui al decreto del
Presidente del Consiglio dei ministri 5 dicembre 2013, n.
159, fino a 25.000 euro, calcolato ai sensi dell'art. 7 del
medesimo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri
n. 159 del 2013, e di 1.000 euro per i nuclei familiari con
un ISEE da 25.001 euro fino a 40.000 euro; l'importo del
buono spettante a decorrere dall'anno 2022 puo' essere
rideterminato, nel rispetto del limite di spesa
programmato, con decreto del Presidente del Consiglio dei
ministri, su proposta del Ministro per le pari opportunita'
e la famiglia, di concerto con il Ministro del lavoro e
delle politiche sociali e con il Ministro dell'economia e
delle finanze, da adottare entro il 30 settembre 2021
tenuto conto degli esiti del monitoraggio di cui al sesto
periodo del presente comma. Il buono e' corrisposto
dall'INPS al genitore richiedente, previa presentazione di
idonea documentazione attestante l'iscrizione e il
pagamento della retta a strutture pubbliche o private. Il
beneficio di cui ai primi tre periodi del presente comma e'
riconosciuto nel limite massimo di 144 milioni di euro per
l'anno 2017, 250 milioni di euro per l'anno 2018, 300
milioni di euro per l'anno 2019, 520 milioni di euro per
l'anno 2020, 530 milioni di euro per l'anno 2021, 541
milioni di euro per l'anno 2022, 552 milioni di euro per
l'anno 2023, 563 milioni di euro per l'anno 2024, 574
milioni di euro per l'anno 2025, 585 milioni di euro per
l'anno 2026, 597 milioni di euro per l'anno 2027, 609
milioni di euro per l'anno 2028 e 621 milioni di euro annui
a decorrere dall'anno 2029. Con decreto del Presidente del
Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro con delega
in materia di politiche per la famiglia, di concerto con il
Ministro del lavoro e delle politiche sociali e con il
Ministro dell'economia e delle finanze, sono stabilite,
entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore della
presente legge, le disposizioni necessarie per l'attuazione
del presente comma. L'INPS provvede al monitoraggio dei
maggiori oneri derivanti dalle disposizioni di cui al
presente comma inviando relazioni mensili alla Presidenza
del Consiglio dei ministri, al Ministero del lavoro e delle
politiche sociali e al Ministero dell'economia e delle
finanze. Nel caso in cui, in sede di attuazione del
presente comma, si verifichino o siano in procinto di
verificarsi scostamenti, anche in via prospettica, rispetto
al limite di spesa programmato, l'INPS non prende in esame
ulteriori domande finalizzate ad usufruire del beneficio di
cui al presente comma. Il beneficio di cui al presente
comma non e' cumulabile con la detrazione prevista
dall'art. 1, comma 335, della legge 23 dicembre 2005, n.
266, e dall'art. 2, comma 6, della legge 22 dicembre 2008,
n. 203; il beneficio di cui al presente comma non e'
altresi' fruibile contestualmente con il beneficio di cui
ai commi 356 e 357 del presente articolo».
- Si riporta il testo del comma 2 dell'art. 17 della
legge 31 dicembre 2009, n. 196 (Legge di contabilita' e
finanza pubblica):
«2. Le leggi di delega comportanti oneri recano i mezzi
di copertura necessari per l'adozione dei relativi decreti
legislativi. Qualora, in sede di conferimento della delega,
per la complessita' della materia trattata, non sia
possibile procedere alla determinazione degli effetti
finanziari derivanti dai decreti legislativi, la
quantificazione degli stessi e' effettuata al momento
dell'adozione dei singoli decreti legislativi. I decreti
legislativi dai quali derivano nuovi o maggiori oneri sono
emanati solo successivamente all'entrata in vigore dei
provvedimenti legislativi che stanzino le occorrenti
risorse finanziarie. A ciascuno schema di decreto
legislativo e' allegata una relazione tecnica, predisposta
ai sensi del comma 3, che da' conto della neutralita'
finanziaria del medesimo decreto ovvero dei nuovi o
maggiori oneri da esso derivanti e dei corrispondenti mezzi
di copertura.».
 
Art. 9

Clausola di salvaguardia

1. Le disposizioni della presente legge e quelle dei decreti legislativi adottati in attuazione della medesima legge sono applicabili nelle regioni a statuto speciale e nelle province autonome di Trento e di Bolzano compatibilmente con i rispettivi statuti e con le relative norme di attuazione, anche con riferimento alla legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3.
La presente legge, munita del sigillo dello Stato, sara' inserita nella Raccolta ufficiale degli atti normativi della Repubblica italiana. E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato.
Data a Roma, addi' 7 aprile 2022

MATTARELLA

Draghi, Presidente del Consiglio
dei ministri

Bonetti, Ministro per le pari
opportunita' e la famiglia

Orlando, Ministro del lavoro e
delle politiche sociali
Visto, il Guardasigilli: Cartabia

Note all'art. 9:
- La legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3, reca
Modifiche al titolo V della parte seconda della
Costituzione.