Gazzetta n. 233 del 29 settembre 2021 (vai al sommario) |
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA |
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 30 agosto 2021 |
Nomina della commissione straordinaria per la provvisoria gestione del Comune di Rosarno. |
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IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Visto il proprio decreto in data 23 febbraio 2021, con il quale, ai sensi dell'art. 141, comma 1, lettera b), n. 3, del decreto legislativo 18 agosto 2000 n. 267, il consiglio comunale di Rosarno e' stato sciolto a causa delle dimissioni rassegnate da oltre la meta' dei componenti assegnati all'ente; Considerato che all'esito di approfonditi accertamenti sono emerse forme di ingerenza della criminalita' organizzata che hanno esposto l'amministrazione a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l'imparzialita' dell'attivita' comunale; Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata ha arrecato grave pregiudizio per gli interessi della collettivita' e ha determinato la perdita di credibilita' dell'istituzione locale; Ritenuto che, al fine di porre rimedio alla situazione di grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale, si rende necessario l'intervento dello Stato mediante un commissariamento di adeguata durata per rimuovere gli effetti pregiudizievoli per l'interesse pubblico ed assicurare il risanamento dell'ente locale; Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267; Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante; Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione del 26 agosto 2021;
Decreta:
Art. 1
La gestione del Comune di Rosarno e' affidata, per la durata di diciotto mesi, alla commissione straordinaria composta da: dott. Antonio Giannelli - viceprefetto; dott.ssa Roberta Mancuso - viceprefetto aggiunto; dott. Emilio Saverio Buda - dirigente di II fascia, area funzioni centrali. |
| Allegato
Al Presidente della Repubblica
Nel Comune di Rosarno (Reggio Calabria), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 5 giugno 2016, sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalita' organizzata che compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' dell'amministrazione nonche' il buon andamento ed il funzionamento dei servizi con grave pregiudizio dell'ordine e della sicurezza pubblica. Il 18 gennaio 2021 personale del comando provinciale carabinieri di Reggio Calabria, all'esito di un'indagine giudiziaria denominata «Faust», ha dato esecuzione ad un'ordinanza di custodia cautelare emessa il 7 dicembre 2020 dal giudice per le indagini preliminari di Reggio Calabria, su richiesta della locale direzione distrettuale antimafia, nei confronti di quarantanove persone. Tra i destinatari dell'ordinanza cautelare figurano il sindaco del Comune di Rosarno ed un consigliere comunale ai quali viene contestato il reato di cui all'art. 416-ter del codice penale; l'indagine giudiziaria ha coinvolto anche il presidente del consiglio comunale pure indagato per il reato di cui all'art. 416-ter del codice penale. In relazione a tali vicende ed al fine di verificare la sussistenza di forme di condizionamento e di infiltrazione delle locali consorterie nell'amministrazione comunale, il prefetto di Reggio Calabria, con decreto dell'8 febbraio 2021, successivamente prorogato, ha disposto l'accesso presso il suddetto comune, ai sensi dell'art. 143, comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, per gli accertamenti di rito. Con decreto del Presidente della Repubblica in data 23 febbraio 2021, adottato ai sensi dell'art. 141, comma 1, lettera b, n. 3, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, il consiglio comunale di Rosarno e' stato sciolto a seguito delle dimissioni dalla carica rassegnate da oltre la meta' dei consiglieri comunali. Al termine dell'indagine ispettiva, la commissione incaricata dell'accesso ha depositato le proprie conclusioni, sulle cui risultanze il prefetto di Reggio Calabria, sentito nella seduta del 2 agosto 2021 il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, integrato con la partecipazione del procuratore della Repubblica presso il locale tribunale - direzione distrettuale antimafia e del sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palmi, ha trasmesso l'allegata relazione che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si da' atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali con la criminalita' organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando, pertanto, i presupposti per l'applicazione delle misure di cui al citato art. 143 del decreto legislativo n. 267/2000. Il Comune di Rosarno, centro agricolo e commerciale, e' collocato nella parte settentrionale della Piana di Gioia Tauro e, come rivelato da numerose operazioni di polizia e confermato, da ultimo, dalla menzionata operazione, giudiziaria «Faust», e' caratterizzato dalla pervasiva presenza della 'ndrangheta, in particolare di una locale cosca criminale dedita al traffico di sostanze stupefacenti, di armi e all'usura; le indagini hanno inoltre attestato, come sara' meglio descritto in seguito; i rapporti intessuti tra esponenti di spicco dell'organizzazione criminale e la locale classe dirigente politica nonche' l'interesse dei principali esponenti della cosca riguardo alle elezioni amministrative del 2016 al fine di favorire l'insediamento, all'interno degli organi di Governo locale, di uomini di fiducia dell'organizzazione stessa. La relazione del prefetto pone in rilievo il contesto territoriale in cui si trova il Comune di Rosarno caratterizzato dalla presenza di altre realta' destinatarie di analogo provvedimento di scioglimento ex art. 143 del decreto legislativo n. 267/2000, nonche' la circostanza che il consiglio comunale di Rosarno e' gia' stato sciolto per condizionamenti di tipo mafioso con decreto del Presidente della Repubblica del 28 gennaio 1992 e con decreto del Presidente della Repubblica del 15 dicembre 2008, segno evidente della pervasivita' della criminalita' organizzata. Peraltro, l'amministrazione eletta nel 2016 e' connotata da elementi di continuita' con le precedenti compagini amministrative atteso che numerosi amministratori hanno fatto parte della passata consiliatura e di quella destinataria, nel 2008, del provvedimento di scioglimento ex art. 143 TUOEL. L'indagine ispettiva ha rilevato l'esistenza di una complessa rete di amicizie, frequentazioni, rapporti parentali e cointeressenze tra amministratori comunali, numerosi dipendenti dell'ente locale, alcuni dei quali gravati da pregiudizi di natura penale per gravi reati anche di natura associativa o contigui a clan camorristici. Tali elementi, come evidenziato nella relazione del prefetto di Reggio Calabria, hanno contribuito in maniera determinante ad orientare l'attivita' amministrativa in favore degli interessi della criminalita' organizzata. Il prefetto, nel riferire in merito agli sviluppi dell'indagine giudiziaria, pone in rilievo che l'ex primo cittadino destinatario della menzionata ordinanza cautelare di arresti domiciliari, successivamente tramutata in divieto di dimora, e' attualmente indagato per il reato di cui all'art. 416-ter del codice penale «scambio elettorale politico mafioso» per avere accettato, quale candidato a sindaco del Comune di Rosarno, la promessa formulata da esponenti di vertice della locale cosca criminale di procurargli voti mediante le modalita' di cui al terzo comma dell'art. 416-bis del codice penale in cambio dell'impegno a garantire alla consorteria mafiosa alcune posizioni strategiche all'interno della nuova compagine amministrativa, tra le quali l'assegnazione a persona di fiducia della locale cosca della carica di vice-sindaco o di altro incarico di prestigio, oltre a provvedere al mutamento della destinazione urbanistica dei terreni di proprieta' di esponenti della criminalita' organizzata, alla riapertura del centro vaccinale a Rosarno, con conseguente allocazione dello stesso in un immobile di pertinenza della cosca, all'adozione di provvedimenti di rimozione nei confronti di dipendenti comunali, all'esecuzione di lavori pubblici di interesse per i componenti della consorteria. Anche all'ex consigliere, destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari, in seguito tramutata in divieto di dimora, viene contestato il reato di cui all'art. 416-ter del codice penale per avere accettato, quale candidato al consiglio comunale, la promessa proveniente da un esponente della criminalita' organizzata di procurargli voti mediante metodi mafiosi in cambio di altre utilita', tra cui il mutamento della destinazione urbanistica di terreni dallo stesso posseduti. Tra gli indagati figura il gia' presidente del consiglio comunale, deferito in stato di liberta', al quale, parimenti, e' stato contestato il reato di cui all'art. 416-ter del codice penale per avere accettato la promessa formulata da altro soggetto controindicato di procurargli voti, mediante metodi mafiosi, in cambio di utilita', tra le quali l'assunzione presso il comune della figlia di un sodale della locale cosca. Viene inoltre posta in rilievo la figura di un assessore esterno, gia' consigliere di minoranza nella passata consiliatura, avente rapporti di affinita' con un noto esponente criminale locale. La relazione della commissione d'indagine, avvalendosi delle risultanze delle indagini giudiziarie, ha posto in rilievo, in relazione a tali aspetti, come gia' nel corso della campagna elettorale l'attivita' degli esponenti della famiglia mafiosa non si fosse limitata alla sola acquisizione di voti ma si fosse spinta fino alla composizione della lista elettorale, alla stesura del programma, alla predisposizione dei discorsi, alle valutazioni in ordine alle quote rosa, cio' a dimostrazione del completo condizionamento che subisce l'ente locale anche nella scelta dei propri organi elettivi e nell'azione politico-amministrativa. L'indagine ispettiva ha puntualmente analizzato numerosi procedimenti amministrativi di competenza dei diversi settori dell'ente locale riscontrando cointeressenze tra amministratori locali ed esponenti della criminalita' organizzata ed evidenziando come l'ingerenza criminale abbia prodotto uno sviamento dell'attivita' dell'amministrazione comunale dai principi di legalita' e buon andamento. La relazione del prefetto si e' soffermata in particolare sull'analisi della procedura concernente il piano strutturale associato (PSA) evidenziando come, al fine di favorire gli interessi di elementi di spicco della locale organizzazione criminale, nel corso della consiliatura in esame sono state apportate modifiche che hanno consentito di valorizzare alcuni terreni acquistati in precedenza dalla famiglia del primo cittadino e dai menzionati esponenti della criminalita' organizzata. In particolare i controlli effettuati hanno fatto emergere come tali fondi abbiano subito effettivamente un cambio di destinazione urbanistica, da «parco agricolo di Rosarno» a «concentrazione dei diritti edificatori in ambito perequazione» che ne ha incrementato fortemente il valore economico. Fonti tecniche di prova hanno attestato, emblematicamente, come l'ex consigliere comunale destinatario della misura cautelare abbia riferito che la clausola inserita nel piano regolatore costituiva una contropartita da parte del sindaco e della sua maggioranza per il supporto elettorale ricevuto. Ulteriori, significativi elementi, che attestano come l'attivita' amministrativa sia stata spesso indirizzata in favore di ambienti controindicati, sono riscontrabili nella vicenda concernente i lavori effettuati dall'amministrazione comunale in una contrada, lavori che hanno interessato in particolare un tratto di rete fognaria e due pozzi posti in prossimita' di un immobile in cui risiede uno stretto parente di un locale capo cosca. La relazione del prefetto sottolinea, al riguardo che tali interventi non possano essere altrimenti giustificabili se non quale atteggiamento di favore dei vertici dell'amministrazione ideale nei confronti della famiglia egemone, atteso che sono stati effettuati in una zona qualificata «agricola» mentre molte altre zone residenziali del Comune di Rosarno sono prive di tali interventi di urbanizzazione. La commissione d'indagine ha inoltre esaminato la procedura, anch'essa oggetto, dell'indagine giudiziaria, concernente il bando per il conferimento di incarichi professionali di importo inferiore a 40.000 euro nell'ambito del progetto relativo alla creazione di una rete d'accoglienza abitativa ad inclusione sociale, segnalandone le numerose anomalie e irregolarita' tutte finalizzate ad orientare l'assegnazione dei predetti incarichi. Anche in questo caso le indagini svolte hanno fatto emergere l'illecita ingerenza del menzionato ex consigliere di maggioranza nello svolgimento della procedura, avendo fornito ad una persona di sua conoscenza, che all'esito della procedura risultera' aggiudicataria dell'incarico di «ispettore di cantiere», precise indicazioni in merito alla compilazione della domanda, in particolare per quanto attiene alla percentuale di ribasso da inserire nella stessa. Rileva al riguardo come lo stesso sindaco, nel corso di una conversazione avrebbe, seppur indirettamente, ammesso l'irregolarita' della procedura sostenendo di aver «accontentato» il citato ex consigliere con l'affidamento dell'incarico in questione. La relazione del prefetto, analizzate compiutamente le varie fasi della procedura in esame e i contenuti delle audizioni disposte dalla commissione d'indagine, ha evidenziato la presenza di ulteriori anomalie concernenti in particolare il ribasso delle offerte formulate da taluni professionisti, la suddivisione degli incarichi nonche' il mancato rispetto delle linee guida dell'ANAC, ponendo in rilievo come le numerose irregolarita' che hanno caratterizzato l'intera procedura avrebbero potuto consentire di intervenire in merito all'affidamento degli incarichi. Ulteriori elementi, che evidenziano una gestione dell'ente locale incurante del rispetto dei principi di legalita' e buon andamento, sono emersi dall'analisi di due procedure concorsuali disposte per l'assunzione di personale, nelle quali ciascuno dei soggetti risultati vincitori ha svolto l'incarico di presidente di commissione nell'altra procedura, non assicurando pertanto la necessaria trasparenza e imparzialita' nello svolgimento dell'incarico. L'attivita' della commissione d'indagine ha riguardato anche l'utilizzo dei 51 beni confiscati alla criminalita' organizzata assegnati al Comune di Rosarno ai sensi del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159 «Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, nonche' nuove disposizioni in materia di documentazione antimafia». Sono state segnalate, in particolare, criticita' per beni risultati in stato di abbandono, in parte adibiti a discarica di rifiuti o occupati abusivamente, assegnati per la realizzazione di progetti non ancora avviati a distanza di anni e con procedure di valutazione per l'assegnazione non concluse. Inoltre, un bene adibito a sede della polizia municipale necessita di regolarizzazioni catastali e di altri interventi di adeguamento tecnico. La commissione d'indagine ha inoltre esaminato l'insieme delle procedure istruite dall'ufficio tecnico rilevando che per le prestazioni di lavori l'ente si avvaleva del mercato elettronico della pubblica amministrazione (MePA), indipendentemente dall'importo, mentre per l'acquisizione di beni era previsto anche il ricorso al libero mercato avvalendosi delle procedure di affidamento diretto. L'organo ispettivo, nel rilevare che non risulta sia stato istituito un albo dei fornitori per garantite rotazione e trasparenza nell'affidamento degli incarichi, pone in rilievo come gli affidamenti in somma urgenza avvenissero sulla base di procedure non in linea con quanto previsto dalla normativa di settore, con assegnazioni disposte per le vie brevi in favore di ditte presenti sul libero mercato e successive delibere per il riconoscimento di debiti fuori bilancio. La relazione della commissione d'indagine rileva inoltre una ripetuta carenza di controlli sui requisiti soggettivi e oggettivi delle ditte affidatarie e quindi sulla capacita' delle stesse di contrarre con la P.A.; infatti, come anche emerso nel corso delle audizioni disposte dalla commissione d'indagine, agli affidamenti conseguenti alle procedure negoziate su MePA o a seguito di affidamento diretto non ha fatto seguito alcun controllo, nemmeno a campione. La relazione della commissione d'indagine rileva al riguardo come i titolari o gli amministratori di alcune delle ditte affidatarie siano risultati, infatti, gravati da' pregiudizi di natura penale o siano riconducibili ad ambienti controindicati. L'organo ispettivo, in particolare, riferisce di un locale ad uso commerciale per il quale nel mese di gennaio 2020 la proprieta' ha richiesto il rilascio della certificazione di agibilita' producendo una perizia giurata depositata agli atti comunali nella quale risulta che il locale era stato realizzato in epoca antecedente al 1967, circostanza che ha consentito al committente di' non rispettare una serie di vincoli di carattere urbanistico. Le successive verifiche effettuate, anche tramite rilevazioni acquisite da piattaforme informatiche, hanno invero evidenziato che nel 2008 la struttura ove insiste il locale commerciale non era ancora stata realizzata circostanza che attesta, ancora una volta, come il competente ufficio, il cui responsabile e' uno dei vincitori delle sopra menzionate procedure concorsuali, ha rilasciato il certificato di agibilita' senza effettuare, con la necessaria accortezza, i dovuti controlli, aspetto tanto piu' rilevante in un contesto territoriale quale quello rosarnese caratterizzato dalla invasiva presenza della criminalita' organizzata. Il prefetto di Reggio Calabria evidenzia al riguardo, significativamente, che i titolari del locale commerciale, sono riconducibili, per rapporti parentali, ad esponenti delle locali famiglie mafiose. Anomalie e irregolarita' hanno caratterizzato anche l'appalto di lavori, finanziato dalla Regione Calabria, per la «creazione di una rete di accoglienza abitativa e di inclusione sociale delle aree urbane della citta' di Rosarno»; in sede di verifica delle opere eseguite l'organo di collaudo ha attestato infatti che i lavori non sono collaudabili quanto non completati dall'appaltatore, non corrispondenti alle prescrizioni contrattuali e privi di quelle opere essenziali per essere abitabili. Un'ulteriore criticita' inerente a tali lavori riguarda la previsione di una perizia di variante per ripristinare un muro di sostegno danneggiato, variante che l'organo di collaudo ha ritenuto di escludere in quanto l'appalto era «a corpo» e quindi l'importo contrattuale era da considerarsi fisso e invariabile. Le circostanze, analiticamente esaminate e dettagliatamente riferite nella relazione del prefetto di Reggio Calabria, rivelano una serie di condizionamenti nell'amministrazione comunale volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali che hanno determinato lo svilimento e la perdita di credibilita' dell'istituzione locale, nonche' il pregiudizio degli interessi della collettivita', rendendo necessario l'intervento dello Stato per assicurare la riconduzione dell'ente alla legalita'. Sebbene il processo di ripristino della legalita' nell'attivita' del comune sia gia' iniziato con la gestione provvisoria dell'ente affidata al commissario straordinario, ai sensi dell'art. 141 del decreto legislativo 18 agosto 2000 n. 267, in considerazione dei fatti suesposti e per garantire il completo affrancamento dalle influenze della criminalita', si ritiene, comunque, necessaria la nomina della commissione straordinaria di cui all'art. 144 dello stesso decreto legislativo, anche per scongiurare il pericolo che la capacita' pervasiva delle organizzazioni criminali possa di nuovo esprimersi in occasione delle prossime consultazioni amministrative. L'arco temporale piu' lungo previsto dalla vigente normativa per la gestione straordinaria consente anche l'avvio di iniziative e di interventi programmatori che, piu' incisivamente, favoriscono il risanamento dell'ente. Rilevato che il provvedimento dissolutorio previsto dall'art. 143 del citato decreto legislativo, per le caratteristiche che lo configurano, puo' intervenire finanche quando sia stato gia' disposto provvedimento per altra causa, differenziandosene per funzioni ed effetti, si propone l'adozione della misura di rigore nei confronti del Comune di Rosarno, con conseguente affidamento della gestione dell'ente locale ad una commissione straordinaria cui, in virtu' dei successivi articoli 144 e 145, sono attribuite specifiche competenze e metodologie di intervento finalizzate a garantire nel tempo, la rispondenza dell'azione amministrativa alle esigenze della collettivita'. In relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi. Roma, 13 agosto 2021
Il Ministro dell'interno: Lamorgese |
| Art. 2
La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco, nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alla medesime cariche. Dato a Roma, addi' 30 agosto 2021
MATTARELLA
Draghi, Presidente del Consiglio dei ministri
Lamorgese, Ministro dell'interno
Registrato alla Corte dei conti il 10 settembre 2021 Ministero dell'interno, foglio n. 2678 |
| Prefettura di Reggio Calabria Ufficio Territoriale del Governo
Parte di provvedimento in formato grafico |
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