Gazzetta n. 236 del 8 ottobre 2019 (vai al sommario) |
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA |
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 13 settembre 2019 |
Scioglimento dell'amministrazione dell'azienda sanitaria provinciale di Catanzaro e nomina della commissione straordinaria. |
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IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Considerato che dall'esito di approfonditi accertamenti sono emerse forme di ingerenza della criminalita' organizzata nell'amministrazione dell'azienda sanitaria provinciale di Catanzaro; Considerato, altresi', che tali ingerenze pregiudicano interessi primari della collettivita' ed espongono l'azienda stessa a pesanti condizionamenti, compromettendone la libera determinazione ed il buon andamento; Rilevato che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata arreca grave pregiudizio al regolare funzionamento dei servizi e costituisce pericolo per lo stato della sicurezza pubblica; Ritenuto che, al fine di rimuovere la causa del grave inquinamento e deterioramento della gestione, si rende necessaria la nomina di una commissione straordinaria per l'amministrazione dell'azienda sanitaria provinciale di Catanzaro; Visti l'art. 143 e l'art. 146 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267; Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante; Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione del 12 settembre 2019;
Decreta:
Art. 1
L'organo di direzione generale dell'azienda sanitaria provinciale di Catanzaro e' sciolto. |
| Allegato
Al Presidente della Repubblica
Il 12 novembre 2018, all'esito di un'operazione giudiziaria denominata «Quinta Bolgia», i militari del nucleo di polizia economico finanziaria della Guardia di finanza di Catanzaro, coordinati dalla locale procura della Repubblica - direzione distrettuale antimafia, hanno dato esecuzione a 24 ordinanze di custodia cautelare nonche' ad un provvedimento di sequestro dei beni per il valore di oltre dieci milioni di euro. Tra i destinatari del provvedimento cautelare figuravano anche amministratori, dipendenti ed ex amministratori dell'azienda sanitaria provinciale di Catanzaro. Allo scopo di verificare la sussistenza di fenomeni di condizionamento e di infiltrazione della criminalita' organizzata nell'ambito delle attivita' gestionali della predetta azienda sanitaria provinciale, il prefetto di Catanzaro, con decreto del 28 novembre 2018 successivamente prorogato, ha disposto l'accesso ispettivo ai sensi degli articoli 143 e 146 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, per gli accertamenti di rito. Al termine dell'indagine la commissione incaricata dell'accesso ha depositato le proprie conclusioni, sulla scorta delle quali il prefetto, sentito nella seduta del 20 giugno 2019 il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica integrato con la partecipazione del procuratore aggiunto delegato dal procuratore della Repubblica - direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e del procuratore distrettuale di Catanzaro, ha trasmesso l'allegata relazione in data 21 giugno 2019, che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si da' atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su forme di condizionamento ed ingerenza della criminalita' organizzata di tipo mafioso nei confronti dei vertici dell'azienda sanitaria, riscontrando pertanto i presupposti per lo scioglimento. L'azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, che ha un bacino di utenza di 80 comuni ed eroga prestazioni sanitarie ad una popolazione di circa 370.000 abitanti, e' un ente pubblico di notevoli dimensioni con circa 2.000 dipendenti ed un fatturato nell'anno 2018 di 600 milioni di euro. L'azienda in questione e' inserita in un contesto socio ambientale caratterizzato dalla radicata presenza della criminalita' organizzata che ha esteso la propria sfera di ingerenza alle attivita' economiche ed alla gestione della cosa pubblica. La relazione del prefetto, avvalendosi degli esiti della menzionata operazione di polizia giudiziaria che costituisce il risultato di due distinti filoni di indagine - denominati «Quinta Bolgia Caronte» e «Quinta Bolgia Gerione» - strettamente collegati, pone in rilievo il ruolo predominante svolto da due gruppi imprenditoriali riconducibili ad una locale cosca criminale fortemente radicata sul territorio che ha realizzato un regime di monopolio nel redditizio settore delle ambulanze sostitutive del servizio pubblico e piu' in generale nell'ambito dei servizi sanitari, favorito soprattutto - secondo quanto ricostruito dagli investigatori - dai privilegiati rapporti intercorrenti tra esponenti della 'ndrangheta locale e numerosi dipendenti anche di livello apicale dell'azienda sanitaria provinciale di Catanzaro. Le attivita' d'indagine, richiamate nella relazione del prefetto, hanno fatto emergere che l'ultima gara per l'affidamento del servizio sostitutivo delle ambulanze del «118», regolarmente bandita ed aggiudicata, risale al 2009 allorquando il servizio venne affidato, per un anno, ad una societa' riconducibile ad uno dei due gruppi imprenditoriali sopra citati, che ha continuato a gestirlo fino ad ottobre 2017, data in cui e' stata destinataria di un provvedimento interdittivo antimafia. I vertici dell'azienda sanitaria infatti, anziche' programmare ed indire una nuova gara prima della scadenza prevista, hanno permesso - sulla base di continue proroghe illegittime ed in alcuni casi addirittura tacite - che la predetta societa' continuasse a gestire il servizio in parola. Lo stesso giudice delle indagini preliminari, nell'ordinanza cautelare summenzionata, ha ritenuto di evidenziare come i dirigenti pubblici preposti, ciascuno per il proprio ambito di competenza, abbiano intenzionalmente e con ostinazione concorso nella violazione delle disposizioni di legge poste a presidio della scelta del contraente. E' altresi' emblematico che a novembre 2017, a seguito del provvedimento interdittivo di cui si e' detto, il servizio sostitutivo delle ambulanze del «118» e' stato affidato con «estrema urgenza» - e quindi anche in questo caso senza alcuna gara - ad un'altra societa' che non avrebbe potuto partecipare ad un'eventuale procedura selettiva in quanto in difetto del prescritto certificato di qualita'. La societa' in argomento, peraltro, appartenente all'altro citato gruppo imprenditoriale anch'esso riconducibile - come emerso dalle indagini giudiziarie - alla consorteria localmente egemone, e' stata a sua volta destinataria, a novembre 2018, di un'informativa interdittiva. Le indagini giudiziarie hanno fatto emergere un quadro particolarmente allarmante all'interno dell'ospedale di Lamezia Terme evidenziando, segnatamente nel reparto di pronto soccorso, come i due menzionati gruppi imprenditoriali abbiano acquisito di fatto il totale controllo della struttura anche per lo stato di soggezione del personale medico e paramedico. Al riguardo, assume rilevanza sintomatica la circostanza che taluni dipendenti dei citati gruppi imprenditoriali avessero la disponibilita' delle chiavi di alcuni reparti dell'ospedale ed, in particolare, del locale adibito a deposito dei farmaci nonche' l'accesso ai computers dell'azienda sanitaria provinciale e conseguentemente ai dati sensibili dei pazienti, circostanze che - e' emerso da fonti tecniche di prova - erano peraltro note alla dirigenza dell'azienda. E' stato poi rilevato, sempre attraverso fonti tecniche di prova, che una delle due associazioni affidatarie del servizio di ambulanza ha svolto tale incarico con mezzi sprovvisti di idonee dotazioni elettromedicali ed ha ottenuto le certificazioni di qualita' richieste per l'affidamento del servizio sulla base di una semplice verifica documentale, alla quale non hanno fatto seguito le prescritte operazioni di riscontro. Dalle verifiche esperite dalla commissione di indagine sulla struttura burocratica - che per l'elevato numero delle unita' di personale sono state effettuate a campione - e' emerso altresi' che numerosi dipendenti annoverano precedenti e/o pendenze penali concernenti reati associativi o contro la pubblica amministrazione. Piu' nel dettaglio, alcuni dirigenti e dipendenti dell'azienda sanitaria provinciale risultano coinvolti non solo nell'operazione di polizia giudiziaria da cui e' scaturito l'accesso, ma anche, a vario titolo, in ulteriori procedimenti penali relativi a gravi delitti quali turbata liberta' degli incanti, peculato, falso ideologico commesso da pubblico ufficiale ed altri. Nel settore degli affidamenti di lavori e servizi pubblici, gli accertamenti svolti in sede ispettiva hanno evidenziato un generalizzato ricorso agli affidamenti diretti - in assenza quindi di procedure di gara e senza che siano stati esplicitati i motivi di fatto e di diritto posti a fondamento della scelta - a favore di un ristretto numero di ditte, che in taluni casi - attraverso il c.d. «frazionamento artificioso della spesa» - hanno comportato una sostanziale elusione della normativa antimafia. Rileva in proposito che alcune delle ditte affidatarie sono risultate destinatarie di informative interdittive o del diniego di iscrizione nella «white list», mentre per altre societa' sono emersi precedenti penali e di polizia a carico dei titolari. Gli accertamenti esperiti dalla commissione di indagine tramite la banca dati nazionale antimafia hanno altresi' messo in luce che l'azienda sanitaria provinciale ha richiesto solamente tre informazioni con riferimento ad un unico contratto di appalto e che per circa venti imprese affidatarie di lavori o servizi non e' mai stata effettuata alcuna richiesta di informativa. Al riguardo, e' significativo che le imprese in argomento - alcune delle quali destinatarie di provvedimenti interdittivi ed altre riconducibili, a vario titolo, a sodalizi criminali - al momento dell'accesso ispettivo, risultavano ancora iscritte nell'elenco dei fornitori dell'azienda sanitaria. Il prefetto segnala infine che dopo l'assegnazione ad altro ufficio dell'unico funzionario abilitato all'accesso alla banca dati nazionale antimafia - a seguito del suo coinvolgimento nell'indagine giudiziaria «Quinta Bolgia» - l'azienda non ha provveduto alla relativa sostituzione, circostanza che, sintomaticamente, attesta il permanere di una gestione «superficiale» e comunque non in linea con i principi di trasparenza e legalita'. Gli indizi di ingerenza mafiosa nella gestione amministrativa della struttura sanitaria, analiticamente e dettagliatamente esaminati nella relazione del prefetto di Catanzaro, portano a ritenere sussistenti i presupposti previsti dalla legge per l'intervento dello Stato mirato a prevenire ed a contrastare il fenomeno dell'infiltrazione della criminalita' organizzata nella pubblica amministrazione locale, a ripristinare la legalita' ed a recuperare la struttura pubblica ai propri profili istituzionali. La compromissione delle legittime aspettative della popolazione ad essere garantita nella fruizione di diritti fondamentali, da un lato e la finalita' della misura di rigore - sotto il duplice profilo della repressione del fenomeno inquinante e del recupero dell'ente ad una corretta gestione delle proprie attivita', con il miglioramento qualitativo e quantitativo dei servizi offerti, costituiscono i presupposti di cui all'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, applicabile, ai sensi del successivo art. 146, anche agli organi delle aziende sanitarie provinciali. Per le considerazioni suesposte si ritiene pertanto necessario provvedere ad eliminare ogni motivo ulteriore di deterioramento e di inquinamento della vita amministrativa dell'ente, mediante provvedimenti incisivi a salvaguardia degli interessi delle comunita' comprese nell'ambito territoriale di utenza dell'azienda sanitaria provinciale di Catanzaro. La valutazione della situazione in concreto riscontrata, in relazione alla presenza ed all'estensione del fenomeno inquinante, rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.
Roma, 11 settembre 2019
Il Ministro dell'interno: Lamorgese |
| Art. 2
L'amministrazione dell'azienda sanitaria provinciale di Catanzaro e' affidata, per la durata di diciotto mesi, alla commissione straordinaria composta da: dott. Domenico Bagnato - prefetto a riposo; dott.ssa Franca Tancredi - viceprefetto; dott. Salvatore Gulli' - dirigente di seconda fascia Area I. |
| Prefettura di Catanzaro Ufficio Territoriale del Governo Prot. nr. .OMISSIS Catanzaro, 21 giugno 2019
AL SIG. MINISTRO DELL'INTERNO ROMA OGGETTO: Azienda Sanitaria Provinciale di Catanzaro - Accesso ai sensi del combinato disposto artt. 143 e 146 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. Richiesta provvedimenti verso l'Azienda e nei confronti di alcuni dipendenti
Parte di provvedimento in formato grafico |
| Art. 3
La commissione straordinaria per la gestione dell'azienda sanitaria provinciale di Catanzaro esercita, fino all'insediamento dell'organo ordinario a norma di legge, le attribuzioni dell'organo di direzione generale nonche' ogni altro potere ed incarico connesso.
Dato a Roma, addi' 13 settembre 2019
MATTARELLA
Lamorgese, Ministro dell'interno
Registrato alla Corte dei conti il 23 settembre 2019 Ufficio controllo atti Ministeri interno e difesa, reg.ne succ. n. 2193 |
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