| Gazzetta n. 78 del 2 aprile 2019 (vai al sommario) |  
| PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA |  
| DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 11 marzo 2019 |  
| Scioglimento dell'organo di direzione generale dell'Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria.  |  
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                    IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 
   Considerato che dall'esito di approfonditi accertamenti sono emerse forme     di     ingerenza     della     criminalita'     organizzata nell'amministrazione dell'Azienda  sanitaria  provinciale  di  Reggio Calabria;   Considerato, altresi', che tali  ingerenze  pregiudicano  interessi primari della collettivita' ed espongono l'azienda stessa  a  pesanti condizionamenti, compromettendone la libera determinazione ed il buon andamento;   Rilevato che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti  esterni della criminalita' organizzata arreca grave pregiudizio  al  regolare funzionamento dei servizi e costituisce pericolo per lo  stato  della sicurezza pubblica;   Ritenuto che, al fine di rimuovere la causa del grave  inquinamento e deterioramento della gestione, si rende necessaria la nomina di una commissione   straordinaria   per   l'amministrazione    dell'Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria;   Visti l'art. 143 e l'art. 146 del  decreto  legislativo  18  agosto 2000, n. 267;   Vista la proposta del Ministro dell'interno, la  cui  relazione  e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;   Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri,  adottata  nella riunione del 7 marzo 2019; 
                               Decreta: 
                                Art. 1 
   L'organo di direzione generale dell'Azienda  sanitaria  provinciale di Reggio Calabria e' sciolto.     |  
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                    Al Presidente della Repubblica 
     L'Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria e' inserita in un contesto socio-ambientale caratterizzato dalla  radicata  presenza della criminalita' organizzata che mira ad ingerirsi nelle  attivita' economiche e nella gestione della cosa pubblica.     Allo  scopo  di  verificare  la  sussistenza   di   fenomeni   di condizionamento e di infiltrazione  delle  consorterie  locali  nelle attivita' gestionali dell'Azienda sanitaria provinciale,  anche  alla luce degli elementi  indiziari  emersi  da  un  attento  monitoraggio svolto nei confronti dell'ente, il prefetto di  Reggo  Calabria,  con decreto del 25 luglio 2018  successivamente  prorogato,  ha  disposto l'accesso ai sensi degli articoli 143 e 146 del  decreto  legislativo 18 agosto 2000, n. 267, per gli accertamenti di rito.     Al termine delle indagini, la commissione incaricata dell'accesso ha depositato le proprie conclusioni  sulla  scorta  delle  quali  il prefetto - sentito, nella seduta del 4  dicembre  2018,  il  comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza  pubblica  integrato  con  la partecipazione del procuratore generale della  Repubblica  presso  la locale Corte di appello e dei procuratori della Repubblica  presso  i tribunali di Reggio Calabria, Locri e Palmi - ha trasmesso l'allegata relazione in data 11 dicembre 2018, che costituisce parte  integrante della presente proposta, in cui si  da'  atto  della  sussistenza  di concreti, univoci e rilevanti elementi su forme di condizionamento ed ingerenza  della  criminalita'  organizzata  di  tipo   mafioso   nei confronti dell'azienda, riscontrando pertanto i  presupposti  per  lo scioglimento.     L'Azienda sanitaria  provinciale  di  Reggio  Calabria  e'  stata istituita con legge della regione Calabria n. 9 dell'11 maggio 2007 e con successive deliberazioni di giunta regionale n. 272 del 21 maggio 2007 e n. 441 del 14 maggio 2010. Per effetto  di  tali  atti,  nella predetta azienda sono confluite l'Azienda sanitaria locale  n.  9  di Locri - gia' sciolta nel 2006 ai sensi dei citati articoli 143 e  146 - nonche' l'Azienda sanitaria provinciale n. 5  di  Reggio  Calabria, anch'essa destinataria nel 2008 di un provvedimento dissolutorio  per infiltrazioni   della   criminalita'   organizzata    e    risultante dall'accorpamento delle aziende sanitarie locali n. 10 di Palmi e  n. 11 di Reggio Calabria.     L'attuale ambito di competenza dell'Azienda sanitaria provinciale reggina investe il territorio di tutti i 97  comuni  della  provincia con una popolazione complessiva di oltre mezzo milione di abitanti ed insiste in un'area geografica caratterizzata dalla radicata  presenza della 'ndrangheta, li' organizzata in  tre  «mandamenti»  all'interno dei   quali   operano,   in   posizione    paritetica,    consorterie tradizionalmente denominate  «locali»  o  «societa'»,  a  loro  volta articolate in associazioni criminali - le c.d. 'ndrine -  strutturate su base rigorosamente familistica.     Il prefetto richiama  le  risultanze  di  recenti  operazioni  di polizia giudiziaria che attestano la forte capacita' di  penetrazione dei sodalizi malavitosi nella  realta'  economica  e  sociale  e  nel tessuto amministrativo locale,  mettendo  in  luce  sia  l'accentuata propensione delle  organizzazioni  'ndranghetiste  ad  ingerirsi  nel settore della sanita' pubblica al  fine  di  orientarne  la  gestione delle risorse  finanziarie  a  proprio  vantaggio  sia  il  ruolo  di affiliati o di «fiancheggiatori» svolto da taluni operatori  di  quel settore nei confronti delle consorterie territorialmente egemoni.     In tale contesto, assume rilevanza emblematica la circostanza che con riferimento  a  due  dipendenti  condannati  ai  sensi  dell'art. 416-bis  del  codice  penale  con  sentenze   divenute   irrevocabili rispettivamente a luglio e ad ottobre 2018, solo nel successivo  mese di novembre l'Azienda sanitaria provinciale  di  Reggio  Calabria  ha avviato la procedura finalizzata alla  risoluzione  del  rapporto  di lavoro. Sotto questo profilo, e' altresi' significativo  come,  negli anni passati, l'azienda abbia omesso di adottare le prescritte misure disciplinari nei confronti di alcuni  dipendenti  condannati  in  via definitiva per associazione di tipo mafioso o per reati aggravati  ai sensi  dell'art.  7  del  decreto-legge  13  maggio  1991,  n.   152, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 1991, n. 203.     Viene  inoltre  stigmatizzata  la  fitta  ed  intricata  rete  di rapporti di parentela, di affinita' e di  frequentazione  che  legano persone  controindicate  ovvero   esponenti   anche   apicali   della criminalita' organizzata locale  a  numerosi  soggetti  che  prestano attivita' lavorativa alle dipendenze dell'azienda, alcuni  dei  quali con pendenze o pregiudizi di natura penale.     La  commissione  di  indagine  ha  poi  dedicato  una   specifica attenzione all'attivita' gestionale - notoriamente esposta al rischio di pregiudizievoli condizionamenti esterni -  in  ordine  alla  quale sono state accertate diffuse inefficienze ed irregolarita' unitamente ad una generalizzata situazione di grave disordine organizzativo.  Ne costituiscono eloquente esempio le ripetute anomalie riscontrate  nel settore delle risorse umane - definito  dal  prefetto  «assolutamente fuori controllo» - ed il notevole ritardo con cui e'  stato  adottato l'atto aziendale che, pur rivestendo un'importanza  fondamentale  per la vita dell'istituzione sanitaria, e' stato emanato solo nel 2017  e risulta a tutt'oggi privo di una compiuta attuazione.     Piu' nel dettaglio, in ordine ai rapporti tra l'Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria e  le  strutture  private  accreditate nonche'  le  farmacie  ed  i  depositi  farmaceutici,  le  risultanze dell'accesso hanno disvelato  l'assoluta  mancanza  di  una  corretta attivita' di  pianificazione  nonche'  il  costante  superamento  dei limiti  annuali  di  spesa  fissati   dal   competente   dipartimento dell'amministrazione  regionale   con   una   conseguente,   indebita erogazione di risorse finanziarie.     In proposito, le verifiche esperite dall'organo  ispettivo  hanno evidenziato   le   gravi    inadempienze    dell'azienda    che    ha sistematicamente omesso di richiedere  le  prescritte  certificazioni antimafia procedendo alla stipula di  contratti,  per  importi  anche rilevanti, con imprese in stato di amministrazione giudiziaria o gia' destinatarie  di  informative  interdittive,   alcune   delle   quali confermate in via definitiva dal giudice amministrativo.     Per  quanto  concerne  gli  affidamenti  di  lavori,  servizi   e forniture, nel settore delle manutenzioni la commissione di  indagine rimarca  la  mancata  adozione  da  parte   dell'azienda   di   norme regolamentari o di atti di indirizzo finalizzati a  rendere  uniformi le procedure di aggiudicazione, ad oggi gestite da  diverse  centrali di committenza in corrispondenza con i territori di competenza  delle soppresse aziende sanitarie locali n. 9 di Locri, n. 10 Palmi e n. 11 di Reggio Calabria.     E' stato inoltre rilevato che le predette centrali di committenza hanno fatto reiteratamente ricorso al metodo dell'affidamento diretto anche al di fuori dei casi previsti dalla disciplina  vigente,  senza porre in essere alcuna valutazione comparativa  in  contrasto  con  i principi di trasparenza e di tutela della concorrenza.     Dal  descritto  modus  operandi  hanno  tratto  vantaggio   ditte controindicate  tra  le  quali  il  prefetto  menziona  una  societa' destinataria, ad  ottobre  2013,  di  un  provvedimento  interdittivo antimafia - la cui legittimita' ha superato  con  esito  positivo  il sindacato giurisdizionale - e nondimeno ripetutamente affidataria  di forniture di materiali edili nel 2016.     In  tale  direzione,  riveste  altresi'  valore  sintomatico   la circostanza che  diversi  lavori  di  rimozione  rifiuti  sono  stati eseguiti nel 2016 - per conto di strutture e presidi delle ex aziende sanitarie locali n. 9 di Locri e n. 10 di Palmi - da un'impresa a sua volta destinataria, ad agosto dello stesso anno,  di  un  diniego  di iscrizione nell'elenco dei fornitori,  prestatori  ed  esecutori  non soggetti a tentativi  di  infiltrazione  mafiosa  (c.d.  white  list) tenuto dalla Prefettura di Reggio Calabria nonche' di  un'informativa interdittiva nel 2009.     Sempre nel settore delle manutenzioni, sono  emersi  gli  stretti collegamenti per rapporti di  parentela  o  di  affinita'  ovvero  le convergenze di  interessi  tra  elementi  degli  ambienti  malavitosi locali ed i titolari  di  altre  ditte  beneficiarie  di  affidamenti diretti tra cui figurano due imprese, aggiudicatarie  di  lavori  nel 2016 e nel 2017, nei confronti delle quali la  citata  prefettura  ha adottato provvedimenti ostativi antimafia rispettivamente  ad  agosto 2017 ed a gennaio 2018.     La commissione  di  indagine  ha  poi  accertato  l'esistenza  di analoghi,   pregiudizievoli    collegamenti    nei    confronti    di amministratori  e  dipendenti  di  talune  delle  ditte   costituenti l'associazione temporanea di imprese  a  cui  -  a  seguito  di  gara indetta con deliberazione di maggio 2013, ai sensi dell'art.  83  del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 -  e'  stato  aggiudicato, per gli anni 2013-2018, il servizio di pulizia e sanificazione  delle strutture dell'Azienda sanitaria provinciale reggina.     In ordine alle ulteriori procedure contrattuali poste  in  essere dall'azienda, riferisce il prefetto  che  anche  una  delle  societa' affidatarie  del  servizio  di  lavaggio  e  noleggio  biancheria  e' risultata  vicina  alle  consorterie  territorialmente  dominanti  in ragione dei vincoli di parentela o di  affinita'  di  taluni  soci  e dipendenti con soggetti controindicati. Al riguardo, e' significativo che  la  societa'  in  questione  -  a  cui  il  servizio  era  stato inizialmente affidato dall'Azienda sanitaria locale n. 11  di  Reggio Calabria con atto dirigenziale di giugno 2006  -  ha  beneficiato  di ripetute proroghe, l'ultima delle quali disposta a novembre 2018.     Parimenti, nella gestione del patrimonio immobiliare  sono  state riscontrate diffuse irregolarita' ed inefficienze. In particolare, il prefetto evidenzia che diversi  immobili  non  risultano  censiti  al catasto o si trovano in stato di abbandono e che  non  e'  mai  stato approntato un piano finalizzato alla valorizzazione o dismissione dei beni  non  strumentali  all'esercizio  delle  funzioni  istituzionali dell'azienda. La commissione  di  indagine  sottolinea  altresi'  che l'Azienda sanitaria provinciale reggina non ha mai intrapreso  alcuna iniziativa per ottenere lo sgombero di immobili occupati sine  titulo da soggetti che annoverano  pregiudizi  di  natura  penale  o  legami familiari con  esponenti  di  ambienti  controindicati,  tant'e'  che alcuni di tali soggetti hanno  gia'  usucapito  la  proprieta'  degli immobili occupati ed altri hanno  in  corso  giudizi  finalizzati  ad ottenere la dichiarazione di usucapione.     In sede di accesso e' stato, infine, preso in  esame  il  settore economico-finanziario  che  e'  risultato  connotato  da   fortissime criticita' - stigmatizzate  dalla  competente  sezione  regionale  di controllo della Corte dei conti in sede di giudizio di  parificazione del  rendiconto  generale  della  regione  Calabria  per  l'esercizio finanziario  2017  -  quali  l'omessa  approvazione  dei  bilanci   a decorrere  dal  2013,  la  mancata  tenuta  di  scritture   contabili obbligatorie  ed  una   ingente   esposizione   debitoria   aggravata dall'incapacita' dell'azienda di avere  esatta  contezza  dei  debiti pregressi e di provvedere tempestivamente al pagamento degli stessi.     Gli indizi di ingerenza  mafiosa  nella  gestione  amministrativa dell'istituzione   sanitaria,   analiticamente   e   dettagliatamente esaminati nella relazione del prefetto di Reggio Calabria, portano  a ritenere  sussistenti  i  presupposti  previsti   dalla   legge   per l'intervento dello Stato mirato a prevenire e contrastare il fenomeno dell'infiltrazione della criminalita' organizzata a livello locale ed a recuperare l'azienda ai propri fini istituzionali.     La compromissione delle legittime aspettative  della  popolazione ad essere garantita nella fruizione dei  sevizi  relativi  a  diritti fondamentali nonche' la finalita' della misura di rigore -  sotto  il duplice profilo della  repressione  del  fenomeno  inquinante  e  del recupero dell'ente ad una gestione ordinaria delle proprie attivita', con il miglioramento  dell'offerta  all'utenza  -  rappresentano  gli ambiti entro i quali si articola la previsione recata  dall'art.  143 del decreto legislativo n. 267 del 2000, applicabile, in  virtu'  del rinvio operato dal successivo  art.  146,  anche  agli  organi  delle aziende sanitarie provinciali.     Per le considerazioni suesposte, si ritiene necessario provvedere ad eliminare, attraverso lo  scioglimento  dell'organo  di  direzione generale e la nomina di una commissione straordinaria cui affidare le funzioni   da   questo   esercitate,   ogni   motivo   ulteriore   di deterioramento ed inquinamento della vita amministrativa dell'ente, a salvaguardia degli interessi  delle  comunita'  comprese  nell'ambito territoriale di utenza dell'Azienda sanitaria provinciale  di  Reggio Calabria.     La valutazione  della  situazione  in  concreto  riscontrata,  in relazione alla presenza e  all'estensione  del  fenomeno  inquinante, rende necessario che  la  durata  della  gestione  commissariale  sia determinata in diciotto mesi. 
       Roma, 5 marzo 2019 
                                     Il Ministro dell'interno: Salvini     |  
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   L'amministrazione  dell'Azienda  sanitaria  provinciale  di  Reggio Calabria  e'  affidata,  per  la  durata  di  diciotto   mesi,   alla commissione straordinaria composta da:     dott. Giovanni Meloni - prefetto a riposo;     dott.ssa Maria Carolina Ippolito - viceprefetto;     dott. Domenico Giordano - dirigente di seconda fascia Area I.     |  
|   |                 Parte di provvedimento in formato grafico     |  
|   |                                 Art. 3 
   La commissione straordinaria per la gestione dell'Azienda sanitaria provinciale  di  Reggio  Calabria  esercita,  fino   all'insediamento dell'organo ordinario a norma di legge, le  attribuzioni  dell'organo di direzione generale nonche' ogni altro potere ed incarico connesso. 
     Dato a Roma, addi' 11 marzo 2019 
                              MATTARELLA 
                                   Conte, Presidente del Consiglio dei                                  ministri 
                                   Salvini, Ministro dell'interno 
  Registrato alla Corte dei conti il 19 marzo 2019  Ufficio controllo atti Ministero interno e difesa,  Reg.ne  Succ.  n. 608     |  
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