Gazzetta n. 272 del 21 novembre 2016 (vai al sommario) |
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA |
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 28 ottobre 2016 |
Scioglimento del Consiglio comunale di Palazzo Adriano e nomina della commissione straordinaria. |
|
|
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Considerato che nel Comune di Palazzo Adriano (Palermo) gli organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 6 e 7 maggio 2012; Considerato che, dall'esito di approfonditi accertamenti, sono emerse forme di ingerenza della criminalita' organizzata che hanno esposto l'amministrazione a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l'imparzialita' dell'attivita' comunale; Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata ha arrecato grave pregiudizio agli interessi della collettivita' e ha determinato la perdita di credibilita' dell'istituzione locale; Ritenuto che, al fine di porre rimedio alla situazione di grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale di Palazzo Adriano, si rende necessario far luogo allo scioglimento del consiglio comunale e disporre il conseguente commissariamento, per rimuovere tempestivamente gli effetti pregiudizievoli per l'interesse pubblico e per assicurare il risanamento dell'ente locale; Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267; Ritenuto, inoltre, di dare adeguata informazione al presidente della Regione Siciliana; Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante; Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione del 27 ottobre 2016, alla quale e' stato debitamente invitato il presidente della Regione Siciliana;
Decreta:
Art. 1
Il consiglio comunale di Palazzo Adriano (Palermo) e' sciolto.
|
| Allegato
Al Presidente della Repubblica
Nel Comune di Palazzo Adriano (Palermo) sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalita' organizzata che hanno compromesso la libera determinazione e l'imparzialita' degli organi eletti nelle consultazioni amministrative del 6 e 7 maggio 2012, nonche' il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi. Le risultanze di alcune indagini della magistratura - che si sono concluse con l'arresto di alcuni soggetti ritenuti promotori, organizzatori e gregari della famiglia mafiosa di Palazzo Adriano - unitamente ad un'attenta attivita' informativa svolta dalle forze dell'ordine, hanno fatto emergere i rapporti ed i vincoli familiari che legano amministratori ed esponenti dell'organizzazione criminale denominata cosa nostra, tali da rendere plausibili tentativi di infiltrazione della locale cosca all'interno dell'ente. La descritta situazione ha indotto il prefetto di Palermo a disporre, con decreto del 24 febbraio 2016, successivamente prorogato, l'accesso presso il comune, ai sensi dell'art. 143, comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (TUOEL), per gli accertamenti di rito. Al termine dell'indagine ispettiva il prefetto, su conforme parere del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica - integrato con la partecipazione del Procuratore aggiunto in rappresentanza del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo - D.D.A., nonche' del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Termini Imerese - ha redatto l'allegata relazione in data 10 agosto 2016, che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si da atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali con la criminalita' organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando pertanto i presupposti per l'applicazione della misura prevista dall'art. 143 del TUOEL. I lavori della commissione hanno preso in esame, oltre all'intero andamento gestionale dell'amministrazione, la cornice criminale ove si colloca l'ente ed hanno evidenziato come l'uso distorto della cosa pubblica si sia concretizzato, nel tempo, in favore di soggetti e imprese collegati direttamente od indirettamente a gruppi malavitosi. Il comune - che ha dato i natali a personaggi di assoluto spessore criminale - si trova in prossimita' di altre amministrazioni i cui organi consiliari sono stati sciolti per infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso, ai sensi dell'art. 143 citato. Particolarmente significativo e' il fatto che la cosca operante sul territorio comunale faccia parte del mandamento mafioso di uno di questi enti contermini recentemente destinatario della misura dissolutoria, nel cui organico era presente un dipendente che ha svolto un ruolo di riferimento e collegamento nei rapporti tra i vertici mandamentali e il clan di Palazzo Adriano. Il predetto dipendente comunale e' stato tratto in arresto nel settembre 2014 in quanto ritenuto responsabile, in concorso con altri soggetti protagonisti degli scenari criminali di Palazzo Adriano, del reato di estorsione ed associazione per delinquere di stampo mafioso e lo scorso 22 febbraio 2016 e' stato condannato, in primo grado, alla pena di anni dodici di reclusione. Avverso il provvedimento dell'autorita' giudiziaria, l'interessato ha prodotto appello, tuttora pendente. Le indagini hanno consentito di ricostruire l'assetto della cosca palazzese, di individuarne la stretta connessione con la criminalita' organizzata del predetto comune contermine e di delineare, in particolare, lo spessore criminale del vertice della locale famiglia mafiosa, gerarchicamente sottoposto al dipendente comunale di cui si e' fatta menzione, nonche' quello di un piccolo imprenditore locale, considerato uomo di fiducia e fiancheggiatore del piu' volte citato dipendente comunale e di due fratelli, pure operanti nel settore edile. Attualmente tutti i predetti componenti del clan palazzese sono sottoposti a misure restrittive della liberta' personale, a seguito della sentenza emessa dal GUP presso il Tribunale di Palermo nel febbraio 2016, oggetto di appello. Lo scorso 27 settembre 2016, a conclusione di una ulteriore attivita' di indagine, denominata operazione «Grande Passo 4», sono stati eseguiti altri arresti di esponenti di spicco di cosa nostra, ritenuti responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso, estorsione e danneggiamento aggravati dal metodo mafioso. In particolare, l'attivita' degli organi investigativi ha messo in luce elementi probanti il condizionamento della mafia sull'amministrazione comunale di Palazzo Adriano, confermando l'accresciuto ruolo direttivo rivestito dal vertice della locale famiglia mafiosa, di cui si e' gia' fatto cenno, e la sua diretta partecipazione all'attivita' estorsiva nei confronti di alcuni imprenditori per lavori intrapresi nel territorio comunale. L'amministrazione comunale eletta a maggio 2012 e' composta dal sindaco, da dodici consiglieri e quattro assessori, con un apparato burocratico formato da cinquantaquattro dipendenti, articolato in quattro settori e un ufficio di staff dell'organo politico di vertice. Dalla documentazione prodotta dalla commissione d'accesso emergono legami parentali e frequentazioni di soggetti controindicati con alcuni amministratori e dipendenti, che hanno agevolato la penetrazione malavitosa nell'attivita' dell'ente, determinando un'alterazione del procedimento di formazione della volonta' degli organi comunali. Dalle risultanze dell'accesso emerge anche il ruolo svolto da un ex amministratore - che negli anni '80 e '90 e' stato sindaco ed assessore del comune - il quale, godendo dell'assoluta fiducia dell'attuale primo cittadino ed ancorche' privo di incarichi istituzionali, grazie ai rapporti amicali intrattenuti con uno dei vertici della locale cosca, e' stato in grado di fungere da portavoce degli interessi di cosa nostra. Rilevano, in tal senso, alcune fonti di prova che attestano come gli affiliati indicassero all'allora responsabile dell'ufficio tecnico comunale di avvalersi dell'ex amministratore per interloquire con la locale famiglia criminale. Altre prove tecniche documentano l'interessamento dell'ex amministratore - considerato dalla mafia soggetto cosi' affidabile da poter condividere argomenti delicatissimi e tendenzialmente riservati ai soli componenti della consorteria - affinche' l'attuale sindaco prorogasse l'incarico, di prossima scadenza, del predetto capo dell'ufficio tecnico comunale, allo scopo di assicurare il controllo degli appalti pubblici di Palazzo Adriano da parte della consorteria. Dall'indagine emerge il condizionamento del primo cittadino ad opera della locale consorteria, derivante dal sostegno elettorale assicuratogli in occasione delle elezioni amministrative del maggio 2012, allo scopo di approfittare del rapporto di sudditanza che inevitabilmente ne sarebbe conseguito e quindi per influenzare l'azione amministrativa dell'ente, soprattutto nel settore degli appalti pubblici. In tal senso, e' significativo il fatto, documentato dagli inquirenti, che, all'indomani del risultato elettorale, alcuni sodali abbiano richiamato l'attenzione del primo cittadino sul determinante sostegno di cosa nostra ai fini del favorevole esito del voto. I sopradescritti legami devono essere letti alla luce di alcune vicende e di elementi fattuali che hanno caratterizzato la gestione dell'ente da parte dell'amministrazione eletta nel 2012, la cui concretezza e' comprovata dalle indagini svolte dalla magistratura inquirente. Assumono rilievo, innanzitutto, le pressioni della famiglia mafiosa sugli amministratori e sul sindaco, finalizzate alla conferma, al vertice dell'ufficio tecnico, del citato dipendente, considerato elemento strategico per veicolare gli interessi di cosa nostra ed in grado di canalizzare ogni informazione relativa agli appalti, per consentire agli affiliati di «convincere» le imprese, anche quelle piu' riottose, al pagamento del pizzo. Emblematica delle illegittime insistenze e' la circostanza che, nel corso di un incontro chiesto dal gruppo criminale che sosteneva il capo dell'ufficio tecnico uscente, il sindaco sia stato indotto, ancorche' per un breve periodo, a prorogare il contratto e che attraverso altro amministratore sollecitazioni in tal senso siano state indirizzate anche alla giunta. E' un elemento di fatto che l'ente abbia dapprima prorogato l'incarico, per poi affidare la responsabilita' dell'ufficio ad altro soggetto. Le indagini hanno consentito di acclarare che l'avvicendamento non e' scaturito dalla libera determinazione della volonta' dell'ente di ripristinare la legalita' dell'azione amministrativa ma, piuttosto, va ricondotto ai diversi equilibri tra i gruppi criminali ed in particolare alle pressioni esercitate sulla giunta da parte di una delle famiglie mafiose, opposta a quella riconducibile al dipendente del comune contermine a Palazzo Adriano. Non da ultimo gli inquirenti hanno considerato, tra le ragioni dell'avvicendamento, l'irrogazione di una sanzione amministrativa, inflitta dall'ex capo dell'ufficio al boss locale, nonche' l'interesse dello stesso boss ad accaparrarsi la gestione di un ingente finanziamento in arrivo al comune, attraverso il nuovo responsabile. In ogni caso, l'attuale vertice dell'ufficio svolgera', al pari del suo predecessore, all'interno dell'amministrazione comunale, una funzione di garanzia degli interessi malavitosi del gruppo criminale predominante. A riscontro di quanto emerso in sede di indagini giudiziarie, le analisi svolte dalla commissione d'accesso presso il comune hanno consentito di accertare gravi e durevoli anomalie che hanno interessato le procedure di aggiudicazione di diversi appalti le quali, unitamente ad una persistente omissione dei controlli circa la regolare esecuzione dei lavori, si sono tradotte in un indubbio vantaggio per la consorteria di Palazzo Adriano, rendendo evidente il soddisfacimento delle aspettative di cosa nostra. A seguito di una procedura concorsuale che presenta lacune ed irregolarita', il 26 giugno 2012, il responsabile dell'ufficio tecnico uscente ha stipulato un contratto per l'appalto di lavori di manutenzione straordinaria di alcuni tratti di strade esterne e di vie rurali con una ditta, il cui titolare - aduso a frequentazioni controindicate - e' stretto congiunto di un soggetto deferito all'autorita' giudiziaria per aver costituito un cartello di imprese al fine di ottenere l'assegnazione di opere pubbliche. Singolare e' la circostanza che ad oltre un mese dalla conclusione dei lavori, ultimati il 3 luglio 2012, l'ente abbia approvato una perizia di variante - peraltro non rinvenuta agli atti - per l'esecuzione di maggiori lavori rispetto al progetto approvato, senza motivare l'esigenza ne' allegare la documentazione richiesta dalla vigente normativa in materia. Nonostante le lacune e le incongruenze, il nuovo responsabile dell'ufficio tecnico, nell'ottobre 2012, in continuita' con il suo predecessore, liquidera' le spettanze alla ditta, pur in assenza della certificazione dell'avvenuta ultimazione dei lavori. Secondo fonti tecniche di prova, il clan e' occasionalmente venuto a conoscenza dell'aggiudicazione dei predetti lavori, in relazione ai quali, secondo le consolidate strategie mafiose, ha immediatamente avviato le intese, anche interne al clan, per esercitare pressioni sulla ditta soprarichiamata, allo scopo di imporre la propria manodopera nei cantieri della ditta aggiudicataria. In occasione di un sopralluogo presso i cantieri, il 29 maggio 2012, le forze dell'ordine hanno riscontrato la presenza di quel piccolo imprenditore locale di cui si e' gia' detto, considerato uomo di fiducia e fiancheggiatore del dipendente del comune contermine recentemente sciolto per mafia e di alcune unita' di personale della propria impresa, nonche' di un altro soggetto, affine all'imprenditore e parente di alcuni dipendenti del Comune di Palazzo Adriano. Significativa e' la circostanza che lo stesso imprenditore abbia concluso con la ditta aggiudicataria un contratto di nolo a freddo che, di fatto, celando un nolo a caldo per la presenza in cantiere non solo dei mezzi ma anche di personale riconducibile all'imprenditore, costituisce un vero e proprio subappalto non autorizzato. Nel mese di aprile 2013 e' stato concesso al comune un finanziamento per ripristinare alcuni abbeveratoi rurali, quali manufatti tipici del paesaggio agrario tradizionale. Anche in questa occasione, sia la procedura per individuare il direttore dei lavori che quella relativa all'affidamento degli interventi presentano criticita' e non rispettano la normativa di settore; in entrambi i casi, l'amministrazione comunale ha favorito gli interessi malavitosi, attraverso il predetto nuovo vertice del settore tecnico che e' stato nominato responsabile del procedimento e progettista delle opere. All'esito delle predette procedure, infatti, e' stato individuato, quale direttore dei lavori, una persona legata da vincoli di affinita' con soggetti controindicati che frequenta i locali ambienti criminali, e le opere sono state affidate ad una ditta, il cui titolare e' soggetto vicino alla criminalita' organizzata di tipo mafioso, per il tramite di uno dei principali sodali della cosca palazzese. La figura del predetto titolare di impresa, in particolare, e' stata richiamata in un atto giudiziario del settembre 2014, in cui vengono descritti i comportamenti mafiosi volti ad imporre la manodopera alle imprese del territorio, e viene riferito come alcuni accoliti indichino lo stesso imprenditore quale soggetto a disposizione da far assumere nell'organico di una delle ditte affidatarie delle opere pubbliche locali. La commissione d'accesso rileva anomalie ed illegittimita' procedurali anche in altri affidamenti, sempre a ditte che presentano evidenti controindicazioni, per interventi su un complesso scolastico e su assetti viari del centro abitato, nonche' per lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria delle strade rurali, comunali e vicinali. Nel primo caso le opere sono state aggiudicate ad una impresa il cui capitale sociale e' detenuto anche da un soggetto legato da stretti vincoli parentali con piu' esponenti, anche di spicco, della consorteria; nel secondo caso, emergono evidenti criticita' nella scelta del progettista di cui e' stata documentata la contiguita' a contesti malavitosi locali ed infine, nell'ultimo caso, gli interventi vengono affidati ad una societa' i cui soci, secondo le risultanze di un'operazione di polizia giudiziaria, risultano ben inseriti nel contesto estorsivo locale. Anche nella gestione degli appalti di servizi e forniture la volonta' dell'ente e' stata condizionata dalla criminalita' organizzata, che ha indirizzato l'azione amministrativa comunale improntandola ai propri interessi, sempre configgenti con quelli della collettivita'. Il Comune di Palazzo Adriano faceva parte dell'ATO PA2 che, ai fini della raccolta dei rifiuti si avvaleva di una societa', oggi fallita, istituita con l'obiettivo di promuovere la gestione integrata dei servizi di igiene urbana in ambito sovracomunale. Dal febbraio 2015, a seguito del fallimento, l'ente ha affidato il servizio ad alcune societa', tra cui figura una ditta di fatto amministrata da un soggetto vicino alla locale famiglia mafiosa, di cui e' ben noto lo spessore criminale. Della stessa ditta si e' avvalso, per la gestione del servizio di raccolta dei rifiuti, anche il comune contermine il cui consiglio comunale e' stato sciolto ai sensi dell'art. 143 del TUOEL. Fonti tecniche di prova, peraltro, comprovano l'interesse delle famiglie mafiose che controllano i territori dei due comuni di affidare il servizio a societa' «di propria fiducia», attraverso le quali trarre vantaggio dalla gestione del ciclo dei rifiuti. La commissione d'accesso ha esaminato le procedure relative all'affidamento della gestione del servizio di mensa scolastica rilevando che, nell'arco temporale compreso tra il 2012 e il 2016, nella quasi totalita' dei casi, le ditte che si sono aggiudicate il servizio sono, a diverso titolo, riconducibili alla locale criminalita' organizzata. Rileva infatti la circostanza che, negli ultimi tre anni scolastici, la gestione della ristorazione scolastica e' stata affidata, tramite cottimo fiduciario preceduto da gara, prima ad una ditta il cui titolare ha vincoli familiari con numerosi esponenti malavitosi ed in particolare con una delle figure apicali dell'organigramma mafioso del vicino comune sciolto per mafia - oggi detenuto per il reato di cui all'art. 416-bis - e, poi, ad altra societa' pure vicina alla consorteria mafiosa, con particolare riferimento al piccolo imprenditore locale di cui si e' trattato in precedenza. L'attivita' urbanistica presenta gravissime carenze sotto il profilo della vigilanza. Nel novembre 2012 l'ente ha approvato una modifica urbanistica della fascia di rispetto del cimitero comunale, peraltro senza osservare le prescrizioni di cui all'art. 338 del Testo unico delle leggi sanitarie, cui sono seguiti la regolarizzazione ed il recupero di opere abusive. Nella documentazione esaminata dalla commissione d'accesso non sono presenti le motivazioni richieste dalla legge per modificare il perimetro dell'impianto cimiteriale, consistenti nell'esigenza di dare esecuzione ad un'opera pubblica o di dispone un intervento urbanistico, come previsto dal comma 5 del richiamato art. 338, ne' risultano sussistenti le condizioni che consentono l'intervento, relative alla costruzione di un nuovo cimitero o nell'ampliamento di quello esistente. A fronte, quindi, di una modifica apparentemente immotivata, l'ente ha consentito la regolarizzazione di manufatti abusivi insistenti nell'area oggetto di variante urbanistica. Singolare e' la circostanza che copia della documentazione relativa alla riduzione della fascia di rispetto del cimitero sia stata rinvenuta nel fascicolo riguardante un abuso edilizio - per il quale peraltro era stata avviata la concessione in sanatoria - in relazione al quale le forze dell'ordine hanno denunciato all'autorita' giudiziaria un soggetto, vicino al piu' volte citato piccolo imprenditore locale, che aveva realizzato alcuni lavori in assenza di titolo autorizzatorio ed altri in difformita' dalla concessione edilizia rilasciata dal comune. Sulla vicenda l'ente, pur essendo a conoscenza dell'abuso, si e' dimostrato inattivo per oltre quindici anni, sino a formulare la proposta di variante della fascia di rispetto cimiteriale, tempestivamente approvata dal consiglio comunale. La commissione d'accesso ha esaminato altri casi di violazione delle norme in materia edilizia da parte di esponenti della locale consorteria mafiosa, accertati dalle forze dell'ordine, in relazione ai quali l'amministrazione comunale ha mantenuto un atteggiamento di inerzia, senza promuovere le necessarie misure per ripristinare la legalita' violata, rilasciando, in un caso, una concessione edilizia in assenza di autorizzazione del Genio Civile e, nell'altro, una sanatoria senza disporre alcun approfondimento circa l'effettiva titolarita' del bene, sulla base di documentazione, peraltro contraddittoria, prodotta dall'interessato. Afferisce alla competenza comunale la concessione di titoli edilizi per la realizzazione di interventi sul patrimonio esistente e per nuove costruzioni, in ottemperanza ai propri regolamenti e secondo i criteri fissati con la pianificazione urbanistica. Alcune autorizzazioni alla trasformazione di unita' immobiliari e concessioni ad edificare riguardano esponenti della locale cosca o soggetti ad essi legati, nonche' amministratori vicini al clan, circostanza questa che attesta la capacita' di infiltrazione di cosa nostra in un settore che, da sempre, ha attirato gli appetiti criminali. In particolare, un amministratore ha ottenuto l'apertura di un vano finestra nella propria abitazione, uno stretto congiunto di un esponente di spicco della consorteria ha ottenuto una autorizzazione edilizia per adibire l'immobile di proprieta' in parte ad esercizio commerciale ed in parte a civile abitazione ed, infine, l'amministratore unico della ditta che e' stata incaricata della gestione dei rifiuti in ambito comunale, di cui si e' trattato in precedenza, con una procedura che presenta anomalie ed irregolarita', ha ottenuto il rilascio di autorizzazione edilizia per interventi relativi a diversi immobili, nell'ambito di un progetto di salvaguardia, valorizzazione e recupero di ecosistemi forestali ed investimenti per incrementare la fruizione turistico-ricreativa. Un'altra vicenda sintomatica della pervasivita' della locale famiglia malavitosa riguarda l'occupazione abusiva di alcuni locali comunali da parte dell'esponente di spicco della consorteria di cui si e' gia' trattato, condannato dal Tribunale di Termini Imerese a risarcire i danni al comune e a pagare le spese legali. Nonostante il credito vantato, dal dicembre 2012 l'amministrazione non ha assunto alcuna iniziativa per incassare le somme dovute, se non due mesi dopo l'arresto del debitore, avvenuto nel settembre 2014, data in cui e' stato sollecitato il pagamento che, peraltro, risulta ancora insoluto. Per completare il quadro del condizionamento ed assoggettamento dell'ente alla locale consorteria, assumono rilievo i contributi che il comune ha elargito, in occasione di manifestazioni culturali e sportive, a tre diverse associazioni, tutte riconducibili alle famiglie mafiose palazzesi, nonche' l'incapacita' strutturale dell'amministrazione di accertare in modo puntuale quanto dovuto dai contribuenti e di riscuotere i tributi. Di tale cronica situazione si sono avvantaggiati alcuni amministratori e dipendenti comunali nonche' due figure di vertice del clan che, negli ultimi tre anni, non hanno pagato ne' i canoni idrici ne' la tassa sui rifiuti. Le vicende analiticamente esaminate e dettagliatamente riferite nella relazione del prefetto hanno rivelato una serie di condizionamenti nell'amministrazione comunale di Palazzo Adriano, volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali, che determinano lo svilimento e la perdita di credibilita' dell'istituzione locale, nonche' il pregiudizio degli interessi della collettivita', rendendo necessario l'intervento dello Stato per assicurare il risanamento dell'ente. Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Palazzo Adriano (Palermo) ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. In relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi. Roma, 26 ottobre 2016
Il Ministro dell'interno: Alfano
Parte di provvedimento in formato grafico
|
| Art. 2
La gestione del Comune di Palazzo Adriano (Palermo) e' affidata, per la durata di diciotto mesi, alla commissione straordinaria composta da: dott.ssa Michela Savina La Iacona, viceprefetto; dott. Ferdinando Trombadore, viceprefetto aggiunto; dott. Carmelo Fontana, funzionario economico-finanziario.
|
| Art. 3
La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche. Dato a Roma, addi' 28 ottobre 2016
MATTARELLA
Renzi, Presidente del Consiglio dei ministri
Alfano, Ministro dell'interno
Registrato alla Corte dei conti il 4 novembre 2016 Ufficio controllo atti Ministero interno e difesa, reg.ne prev. n. 2075
|
|
|
|