Gazzetta n. 115 del 20 maggio 2015 (vai al sommario)
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 29 aprile 2015
Nomina della commissione straordinaria per la provvisoria gestione del comune di Arzano.


IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Visto il proprio decreto in data 16 aprile 2014 con il quale, ai sensi dell'art. 141, comma 1, lettera b), n. 3, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, il consiglio comunale di Arzano (Napoli) e' stato sciolto a causa delle dimissioni rassegnate da oltre la meta' dei consiglieri eletti nelle consultazioni amministrative del 28 e 29 marzo 2010;
Considerato che dall'esito di approfonditi accertamenti sono emerse forme di ingerenza della criminalita' organizzata che hanno esposto l'amministrazione a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l'imparzialita' dell'attivita' comunale;
Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata ha arrecato grave pregiudizio agli interessi della collettivita' e ha determinato la perdita di credibilita' dell'istituzione locale;
Ritenuto che, al fine di porre rimedio alla situazione di grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale, si rende necessario l'intervento dello Stato mediante un commissariamento di adeguata durata per rimuovere gli effetti pregiudizievoli per l'interesse pubblico ed assicurare il risanamento dell'ente;
Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione del 29 aprile 2015;

Decreta:

Art. 1

La gestione del comune di Arzano (Napoli) e' affidata, per la durata di diciotto mesi, ad una commissione straordinaria composta da:
dott. Umberto Cimmino, prefetto;
dott.ssa Savina Macchiarella, viceprefetto;
dott.ssa Cinzia Picucci, funzionario economico finanziario.
 
Allegato

Al Presidente della Repubblica

Nel comune di Arzano (Napoli) sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalita' organizzata che hanno compromesso la libera determinazione e l'imparzialita' degli organi eletti nelle consultazioni amministrative del 28 e 29 marzo 2010, nonche' il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi.
La gestione del comune e' stata oggetto di attento monitoraggio da parte della prefettura di Napoli, a seguito di atti di sindacato ispettivo e di esposti che segnalavano condotte illegittime della compagine elettiva, riferite all'assunzione di personale, ai reclutamenti interinali, al piano esecutivo di gestione, ai servizi di riscossione della TARSU e di igiene urbana, nonche' all'attivita' di repressione del fenomeno dell'abusivismo edilizio.
Gli elementi emersi durante l'attivita' di osservazione sono stati avvalorati dalle risultanze di un'articolata indagine di polizia giudiziaria, che ha comportato, in data 4 marzo 2014, l'applicazione di una misura restrittiva della liberta' personale, disposta dal GIP del Tribunale di Napoli, nei confronti del sindaco, per il reato di voto di scambio in occasione delle consultazioni amministrative del 2010, nonche' per il reato di concussione, con abuso della qualita' e dei poteri di sindaco, per ottenere mediante costrizione dapprima il licenziamento e poi l'assunzione di personale. A seguito della predetta misura, il prefetto di Napoli ha disposto, con proprio decreto del 6 marzo 2014, la sospensione dell'amministratore, ai sensi dell'art. 11, comma 5, del decreto legislativo 31 dicembre 2012, n. 235. Il primo cittadino, con giudizio abbreviato, e' stato condannato, in data 19 giugno 2014, a cinque anni di reclusione.
Alle gravi vicende che hanno colpito l'ente ha fatto seguito una delicata situazione di instabilita' politica, culminata, da ultimo, con le dimissioni ultra dimidium dei consiglieri comunali, che hanno dato luogo allo scioglimento del consiglio comunale ed alla contestuale nomina, con decreto del Presidente della Repubblica 16 aprile 2014, di un commissario straordinario per la provvisoria gestione amministrativa del comune, ai sensi dell'art. 141 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267 (TUOEL).
Le predette vicende hanno indotto il prefetto di Napoli a disporre, con decreto del 1° settembre 2014, l'accesso presso il comune, ai sensi del comma 2 dell'art. 143 del TUOEL, successivamente prorogato.
Al termine dell'indagine ispettiva il prefetto, su conforme parere del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, integrato con la partecipazione del Procuratore della Repubblica D.D.A. di Napoli, del Procuratore aggiunto D.D.A. e del Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli nord, ha redatto l'allegata relazione in data 30 marzo 2015, che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si da' atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali con la criminalita' organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando pertanto i presupposti per l'applicazione della misura prevista dall'art. 143 del TUOEL.
I lavori della commissione hanno preso in esame, oltre all'intero andamento gestionale dell'amministrazione comunale, la cornice criminale ove si colloca l'ente locale, con particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e la locale consorteria.
Il comune di Arzano, sito ai confini di alcuni dei quartieri piu' degradati del comune di Napoli, e' oggi un centro industriale nel quale e' presente la maggior parte delle realta' economiche e delle aziende dell'hinterland napoletano, oggetto degli interessi delle organizzazioni criminali attive nel traffico di stupefacenti, nelle estorsioni e nell'usura.
Le attivita' illecite perpetrate ad Arzano fanno capo a due cartelli camorristici, che si sono accordati per eliminare la concorrenza di altre consorterie criminali interessate al controllo della zona. Si tratta del clan storicamente egemone e degli «scissionisti». Attraverso l'azione delinquenziale di referenti - che si sono avvalsi di elementi locali selezionati all'interno di gruppi alleati, conoscitori della realta' locale - e' stato mantenuto negli anni il dominio della camorra sugli affari illeciti, non senza episodi cruenti, sfociati anche in omicidi nel 2007 e nel 2014.
L'esigenza di tutelare la sicurezza e l'ordine pubblico dalla minaccia della criminalita' organizzata e' fortemente avvertita su quel territorio, considerato anche che - come rileva il prefetto di Napoli - Arzano e' tuttora uno dei teatri di scontro tra fazioni in lotta, che funge da serbatoio di manovalanza e da rifugio prossimo e strategico per i numerosi criminali, sia liberi che latitanti.
La penetrazione nel sistema degli appalti pubblici - e piu' in generale l'infiltrazione malavitosa all'interno delle amministrazioni locali - costituisce una realta' che storicamente coinvolge un numero significativo di comuni del napoletano, i cui consigli comunali in passato sono stati sciolti, alcuni anche reiteratamente, per la presenza di accertati fenomeni di infiltrazione camorristica, tra cui Arzano, gia' raggiunto dalla misura in questione con decreto del Presidente della Repubblica del 5 marzo 2008.
La commissione di indagine ha analizzato l'attivita' svolta dagli amministratori eletti nel 2010, con particolare riguardo alla figura del sindaco, di alcuni assessori e consiglieri comunali, la cui vicinanza alle locali consorterie ha influenzato l'attivita' istituzionale dell'ente, condizionandone le scelte, specie quelle operate dall'amministrazione nei settori dell'urbanistica, dell'edilizia e dei lavori pubblici.
Grazie anche all'azione di figure dirigenziali dominanti all'interno della struttura burocratica ed alla presenza di tecnici asserviti al clan, l'ente ha coltivato gli interessi della camorra in luogo degli interessi generali della collettivita', con grave compromissione dei principi di liberta', uguaglianza, imparzialita' e regolare svolgimento della vita amministrativa. E' stata anche violata la libera espressione della volonta' popolare, atteso che le organizzazioni camorristiche egemoni sul territorio arzanese hanno convogliato i voti sui propri candidati, ostacolando la selezione da parte della comunita' locale di candidati in grado di garantire la migliore tutela del bene pubblico. Esponenti dei due cartelli camorristici citati in precedenza hanno sostenuto il primo cittadino sia nel 2009, allorche' l'amministratore ha presentato la propria candidatura a consigliere provinciale, sia nel 2010, in occasione delle elezioni comunali che lo hanno portato alla guida dell'ente. Rileva, in tale ultima circostanza, l'insolenza - tipica del metodo mafioso - con la quale le famiglie appartenenti ai predetti cartelli camorristici hanno esposto sui balconi delle proprie abitazioni, striscioni propagandistici, quale segno palese del gradimento dell'esponente politico nei contesti criminali.
Emblematica e' anche la circostanza, asseritamente nota al sindaco, della presenza, all'interno delle liste elettorali presentate in occasione delle consultazioni elettorali del 2010, di soggetti pregiudicati per reati associativi, estorsione, traffico di stupefacenti, nonche' per violazioni della disciplina sulle armi.
Anche le frequentazioni - che in nessun modo possono essere ritenute occasionali, in un comune ad alta densita' demografica qual e' Arzano - assumono un deciso valore indiziante, in presenza di dati fattuali indicativi dell'influenza delle cosche sulla gestione amministrativa del comune. Cio' soprattutto quando sfociano anche in rapporti amicali, come nel caso del sindaco che ha partecipato ad un incontro conviviale con esponenti di spicco della locale criminalita' organizzata, reso pubblico da un quotidiano a tiratura locale, che ha pubblicato una fotografia del primo cittadino con un esponente degli «scissionisti» legato da vincoli familiari con un locale capocosca.
La vicinanza del sindaco alla criminalita' organizzata ha impedito all'amministratore di imprimere al comune il necessario cambiamento, prendendo le distanze dagli ambienti controindicati. E', infatti, difficile adottare prudenziali scelte politico-amministrative, contrastanti con gli interessi malavitosi, laddove anche per gli affari privati vengono richieste prestazioni di soggetti appartenenti o contigui al clan. Il prefetto di Napoli pone in rilievo la circostanza che il sindaco ha demandato la gestione del proprio consistente patrimonio immobiliare ad un elemento vicino ad un gruppo criminale, il cui vertice e' stato ucciso in un agguato camorristico nel 2014, nonche' ad una persona legata da vincoli parentali con un ex amministratore dell'ente, pure legato ad ambienti controindicati.
Gli organi di governo comunali eletti nel 2010 si pongono in una linea di continuita' con la precedente amministrazione, atteso che piu' amministratori sono presenti nelle due ultime consiliature.
La commissione d'indagine ha evidenziato le posizioni del sindaco e di cinque dei suddetti amministratori riscontrando nell'azione amministrativa posta in essere dagli stessi quegli elementi di concretezza, univocita' e rilevanza la cui presenza legittima l'adozione della misura di rigore.
Il sindaco - oltre ad essere sottoposto a misure restrittive della liberta' personale per i reati di concussione e voto di scambio - e' indagato, unitamente al presidente del consiglio comunale in carica dal 2012 al 2014, nell'ambito di un altro procedimento penale.
Un consigliere, presidente del consiglio comunale dal 2010 al 2012, e due assessori sono coinvolti, unitamente ad altri amministratori dell'ente, nel procedimento penale relativo alle assunzioni interinali all'interno del comune, in relazione al finale il GIP del Tribunale di Napoli ha recentemente chiesto il rinvio a giudizio. Uno dei due assessori, vicesindaco dell'ente, e' consulente di una ditta di cui e' titolare uno stretto collaboratore del sindaco. E' singolare, peraltro, che nel periodo di sospensione del sindaco, ai sensi del citato decreto legislativo 31 dicembre 2012, n. 235, il vicesindaco, in un breve lasso di tempo, abbia disposto il trasferimento di un affine ad un diverso ufficio amministrativo e rilasciato una licenza edilizia ad un parente.
L'altro assessore, insieme ad uno stretto congiunto, era stato protagonista delle vicende che hanno portato il comune di Arzano allo scioglimento nel 2008. In particolare, il parente dell'amministratore fu definito come elemento in grado di condizionare l'attivita' comunale, portando all'asservimento l'allora primo cittadino. L'amministratore in questione, coinvolto nella vicenda delle assunzioni interinali per cui e' stato recentemente richiesto il rinvio a giudizio degli imputati, e' titolare e rappresentante legale di un istituto di istruzione privato che ha ottenuto dal comune, per effetto del silenzio-assenso, un certificato di agibilita' dei locali realizzati in violazione delle norme urbanistiche. Il prefetto di Napoli definisce l'amministratore figura chiave nel rapporto amministrazione comunale/criminalita' organizzata, anche per gli stretti legami con gli ambienti camorristici.
Ulteriori due amministratori, titolari di una ditta che ha lavorato per il comune, risultano sottoposti ad indagine giudiziaria. Si tratta di un assessore e un consigliere, quest'ultimo segnalato per i contatti con un pregiudicato per voto di scambio e legato al parente dell'assessore in precedenza citato.
La commissione d'indagine ha anche documentato i rapporti personali tra un consigliere comunale eletto nel 2010, gia' assessore della precedente consiliatura, ed un boss dell'organizzazione camorrista egemone, attualmente in regime di detenzione.
All'interno dell'apparato burocratico sono presenti elementi pronti a compiacere gli organi elettivi, la cui attivita' si e' rivelata funzionale alle richieste della criminalita' organizzata ed alle logiche clientelari.
Due dirigenti, in particolare, hanno svolto un ruolo determinante in settori nevralgici dell'amministrazione dei quali avevano la responsabilita'. Il primo e' preposto al settore finanziario, che ha diretto a lungo unitamente all'ufficio urbanistica e opere pubbliche, mentre il secondo, dirigente della polizia locale, e' responsabile del servizio attivita' produttive e dell'ufficio ambiente. Significativa e' l'alternanza continua di uno dei due dirigenti al vertice dei predetti uffici, piu' volte incaricato, anche per brevi periodi, di sovrintendere all'uno o all'altro settore.
L'organismo che avrebbe dovuto valutare l'operato della dirigenza, attestando la regolarita' e l'efficienza dell'attivita' svolta dai vertici dell'apparato burocratico comunale, e' composto da persone scelte direttamente dal piu' stretto collaboratore del sindaco - di cui si e' gia' accennato - a quest'ultimo vicine per rapporti di interesse economico. Si fa specifico riferimento al consulente fiscale di una societa' appartenente al predetto collaboratore il quale, in passato, aveva svolto analoghe funzioni professionali presso una societa' partecipata del comune, sciolta per condizionamento camorristico.
Nello staff del sindaco e' presente anche uno stretto congiunto di un boss della camorra condannato all'ergastolo.
In tale ambiente e' maturata una gestione amministrativa improntata all'inosservanza delle regole, all'inerzia ed alla totale assenza dei controlli, ove sono stati coltivati gli interessi comuni degli amministratori pubblici e degli esponenti malavitosi; tale situazione non e' riconducibile a fattori casuali ma aderente - come evidenzia il prefetto di Napoli - alla logica di controllo delle organizzazioni camorristiche.
Ne e' esempio il rilascio, in data 4 febbraio 2011, da parte del comune di Arzano, di un accertamento di conformita' urbanistica relativo ad opere eseguite in difformita' alla disciplina urbanistica per la messa in sicurezza di alcune unita' immobiliari site nel centro storico, a vantaggio di un privato, legato da vincoli parentali con il primo cittadino ed affiliato alla cosca egemone sul territorio arzanese. E' emblematico, in tale vicenda, come, a fronte di lavori abusivi particolarmente evidenti, che hanno implicato diverse fasi lavorative, quali la demolizione, la rimozione dei detriti e la ricostruzione, non sia stato disposto alcun controllo da parte della polizia locale.
Il 24 luglio 2012 e' stata presentata una denuncia di inizio attivita' in sanatoria dal titolare di un esercizio di ristorazione riguardante aumenti abusivi di volumetrie, gia' oggetto, in passato, di ordinanze di demolizione. Sul procedimento non vi e' stata alcuna valutazione da parte dell'amministrazione comunale, con il conseguente perfezionamento della procedura del silenzio assenso. Inoltre, il competente ufficio dell'ente non ha disposto alcun controllo sui locali inagibili, consentendo cosi' la prosecuzione dell'attivita' commerciale da parte di un'impresa riconducibile ad una locale consorteria, come viene inequivocabilmente successivamente attestato dall'assoggettamento della societa' alla misura del sequestro preventivo da parte dei Tribunali di Roma e Napoli.
Ulteriore elemento di concretezza evidenziato dalla commissione d'accesso riguarda la vicenda del frazionamento di un'area di proprieta' di un gruppo immobiliare, riconducibile allo stretto collaboratore del sindaco, di cui si e' gia' riferito, il quale peraltro risulta, secondo quanto emerge dalla relazione prefettizia, in stabili contatti con ambienti legati alla criminalita' organizzata e in particolare al clan egemone. Attraverso il frazionamento del terreno in lotti e la cessione di quote societarie tra aziende collegate, e' stata inequivocabilmente realizzata una lottizzazione abusiva cartolare, tollerata dall'amministrazione comunale che, ancora una volta, non ha disposto i dovuti controlli finalizzati all'adozione dei provvedimenti di demolizione.
Ancor piu' grave appare la circostanza che la stessa societa' ha ottenuto un'autorizzazione per lo svolgimento di un'attivita' commerciale, in assenza dei presupposti di legge, grazie all'inerzia dell'amministrazione.
In materia di appalti, il comune di Arzano ha realizzato un sistema anomalo, non rispettoso dei principi di imparzialita' e buon governo, perfettamente rispondente alle logiche clientelari ed agli interessi delle cosche.
In tale ottica, l'amministrazione comunale non ha aderito ne' al protocollo di legalita' ne' alla stazione unica appaltante, non ha costituito l'albo degli operatori economici ed ha affidato gli interventi ad un ristretto numero di imprese, con il frequente ricorso alla proroga degli appalti di breve durata, eludendo conseguentemente le soglie minime in relazione alle quali e' necessario richiedere la certificazione antimafia ed applicare la normativa comunitaria. E' emblematica, a tal riguardo, la circostanza, che l'ente abbia esercitato il diritto di recesso dai due strumenti di legalita' - il protocollo di legalita' e la stazione unica appaltante - che erano stati utilizzati dalla commissione straordinaria istituita dopo lo scioglimento del comune nel 2008, interrompendo cosi' il processo di risanamento avviato.
Sono state approfondite due procedure relative all'affidamento di un progetto destinato alla realizzazione di appartamenti per l'accoglienza di giovani disabili, con l'utilizzo di fondi UNRRA, nonche' per l'affidamento dei lavori di manutenzione dello stadio comunale. In entrambi i casi sono state favorite ditte legate alla criminalita' organizzata.
Quanto alla prima procedura - connotata da irregolarita', con particolare riferimento alla fase dell'accertamento della congruita' della spesa per le opere da realizzare - emerge che il progetto e' stato aggiudicato ad una impresa il cui titolare e' legato da vincoli parentali con un esponente del clan egemone, detenuto per associazione di stampo mafioso.
Ancor piu' grave e' la vicenda relativa ai lavori del campo sportivo, aggiudicati dalla stazione unica appaltante, prima del recesso dell'ente, ad una ditta che, poi, ha conferito irregolare incarico ad altra impresa riconducibile alla criminalita' organizzata per vincoli parentali, alla quale sono stati regolarmente pagati da parte del comune i lavori effettuati, benche' non previsti nel capitolato d'appalto, in assenza di controlli.
I servizi pubblici di competenza comunale sono stati gestiti da una societa' partecipata, ricostituita, nel corso della precedente consiliatura, che si e' conclusa nel 2008 con l'adozione del decreto presidenziale di scioglimento del consiglio comunale, dopo che la precedente impresa di gestione dei medesimi servizi e' stata raggiunta da certificazione interdittiva antimafia.
La societa' ha costituito negli anni un punto di riferimento e il braccio operativo del comune per l'assegnazione di lavori ad imprese legate all'amministrazione e ad ambienti camorristici riferibili ad entrambi i clan che si contendono le attivita' illecite sul territorio nell'intento di non sfavorirle.
Gli accertamenti condotti in sede di accesso hanno evidenziato un modus operandi della societa' avulso dai principi di legalita' e buon governo, caratterizzato dal mancato controllo degli affidamenti senza gara, dal proliferare di spese, spesso non attinenti al servizio fornito, dall'assenza di documentazione a sostegno dell'avvenuta ultimazione delle prestazioni, a corredo del pagamento delle fatture: una sorta di «bancomat» senza alcun riscontro delle attivita' effettuate.
In tale disordine amministrativo ed in assenza dei controlli da parte del servizio finanziario dell'ente, non stupisce la circostanza che siano proliferate le spese, tanto da determinare un danno erariale per il comune.
Gli interessi della camorra si sono concentrati anche nel settore dei servizi funebri, assicurati in regime «monopolistico» da poche imprese controindicate, talora prive della necessaria autorizzazione commerciale, nei cui confronti non e' stato riscontrato alcun controllo da parte della polizia locale - che invece sovente e' intervenuta per prestare servizi di viabilita' in occasione di funerali.
Ulteriore ingiusto vantaggio e' derivato, inoltre, dal mancato versamento dell'imposta sulla pubblica affissione e dall'attivazione delle procedure per la riscossione coattiva con un ritardo tale da vanificare ogni possibilita' di recupero.
In materia ambientale ha operato per il comune una societa', riferibile ad un soggetto vicino al clan storicamente egemone, alla quale sono stati affidati interventi di bonifica. Dagli accertamenti espletati, e' emerso che l'impresa ha assunto alle proprie dipendenze il boss mafioso ucciso nel 2014, consentendogli cosi' di beneficiare di misure restrittive diverse dal carcere.
Le vicende analiticamente esaminate e dettagliatamente riferite nella relazione del prefetto di Napoli hanno evidenziato una serie di condizionamenti nell'amministrazione comunale di Arzano, volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali, che determinano lo svilimento e la perdita di credibilita' dell'istituzione locale, nonche' il pregiudizio degli interessi della collettivita', rendendo necessario l'intervento dello Stato per assicurare il risanamento dell'ente, la cui compagine politica - e amministrativa - e' riuscita a modulare la governance secondo le evoluzioni che lo storico clan egemone ha subito nel tempo, adeguandosi, pertanto alle nuove dinamiche sul territorio.
Sebbene il processo di ripristino della legalita' nell'attivita' del comune sia gia' iniziato attraverso la gestione provvisoria dell'ente affidata al commissario straordinario, ai sensi dell'art. 141 del citato decreto legislativo n. 267/2000, in considerazione dei fatti suesposti e per garantire l'affrancamento dalle influenze della criminalita', si ritiene, comunque, necessaria la nomina della commissione straordinaria di cui all'art. 144 dello stesso decreto legislativo, anche per scongiurare il pericolo che la capacita' pervasiva delle organizzazioni criminali possa di nuovo esprimersi in occasione delle prossime consultazioni elettorali.
L'arco temporale piu' lungo previsto dalla legge per la gestione straordinaria consente anche l'avvio di iniziative e di interventi programmatori che, piu' incisivamente, favoriscono il risanamento dell'ente.
Rilevato che, per le caratteristiche che lo configurano, il provvedimento dissolutorio previsto dall'art. 143 del decreto legislativo citato puo' intervenire quando sia gia' disposto il provvedimento per altra causa, differenziandosene per funzioni ed effetti, si propone l'adozione della misura di rigore nei confronti del comune di Arzano (Napoli), con conseguente affidamento della gestione dell'ente locale ad una commissione straordinaria cui, in virtu' dei successivi articoli 144 e 145, sono attribuite specifiche competenze e metodologie di intervento finalizzate a garantire, nel tempo, la rispondenza dell'azione amministrativa ai principi di legalita' e al recupero delle esigenze della collettivita'.
In relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.
Roma, 27 aprile 2015

Il Ministro dell'interno: Alfano
 
Allegato

Parte di provvedimento in formato grafico

 
Art. 2

La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche.
Dato a Roma, addi' 29 aprile 2015

MATTARELLA
Renzi, Presidente del Consiglio dei
ministri

Alfano, Ministro dell'interno

Registrato alla Corte dei conti il 7 maggio 2015 Interno, foglio n. 971
 
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