Gazzetta n. 199 del 28 agosto 2014 (vai al sommario)
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 11 agosto 2014
Scioglimento del consiglio comunale di Giardinello e nomina della commissione straordinaria.


IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Considerato che nel comune di Giardinello (Palermo) gli organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 6 e 7 maggio 2012;
Considerato che, dall'esito di approfonditi accertamenti, sono emerse forme di ingerenza della criminalita' organizzata che hanno esposto l'amministrazione a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l'imparzialita' dell'attivita' comunale;
Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata ha arrecato grave pregiudizio agli interessi della collettivita' e ha determinato la perdita di credibilita' dell'istituzione locale;
Ritenuto che, al fine di porre rimedio alla situazione di grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale di Giardinello, si rende necessario far luogo allo scioglimento del consiglio comunale e disporre il conseguente commissariamento, per rimuovere tempestivamente gli effetti pregiudizievoli per l'interesse pubblico e per assicurare il risanamento dell'ente locale;
Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
Ritenuto, inoltre, di dare adeguata informazione al Presidente della Regione Siciliana;
Vista la proposta del Ministro dell'Interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione dell'8 agosto 2014 alla quale e' stato debitamente invitato il Presidente della Regione Siciliana.

Decreta:

Art. 1

Il consiglio comunale di Giardinello (Palermo) e' sciolto.
 
Allegato

Al Presidente della Repubblica

Nel comune di Giardinello (Palermo) sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalita' organizzata che hanno compromesso la libera determinazione e l'imparzialita' degli organi eletti nelle consultazioni amministrative del 6 e 7 maggio 2012, nonche' il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi.
Le risultanze di una vasta operazione antimafia, condotta nel 2013, hanno messo in luce un ampio progetto di riorganizzazione territoriale di cosa nostra, che coinvolge la parte occidentale della provincia di Palermo, incluso il comune di Giardinello, facendo emergere collegamenti tra la criminalita' organizzata di stampo mafioso ed alcuni amministratori dell'ente.
Gli esiti dell'attivita' investigativa sono stati ulteriormente avvalorati da successive inchieste ed hanno portato all'arresto di complessive 52 persone.
Sulla base di tali presupposti, il prefetto di Palermo, con decreto del 17 gennaio 2014, ha disposto l'accesso presso il comune, ai sensi dell'art. 143, comma 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, per gli accertamenti di rito.
Al termine dell'indagine ispettiva il prefetto, su conforme parere del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, integrato con la partecipazione del Procuratore della Repubblica D.D.A. presso il Tribunale di Palermo, ha redatto l'allegata relazione in data 14 maggio 2014, che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si da' atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali con la criminalita' organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando pertanto i presupposti per l'applicazione della misura prevista dall'art. 143 del citato decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
I lavori svolti dalla commissione d'indagine hanno preso in esame, oltre all'intero andamento gestionale dell'amministrazione comunale, il contesto ove si colloca l'ente locale, con particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e le cosche locali, ed hanno evidenziato come l'uso distorto della cosa pubblica si sia concretizzato, nel tempo, in favore di soggetti o imprese collegati direttamente od indirettamente a gruppi criminali.
Per una corretta valutazione degli elementi che suffragano l'adozione della misura dissolutoria assume rilievo la circostanza che il mandamento mafioso che comprende il territorio comunale e' considerato tra i piu' potenti e pericolosi della Sicilia. Nel corso del tempo, come risulta dalle indagini cui si e' fatto cenno, la famiglia mafiosa egemone di Giardinello, che negli anni 90 non era dotata di alcuna autonomia, si e' rafforzata assumendo dapprima una posizione di indipendenza, per poi prevalere rispetto al sodalizio criminoso di un vicino comune, al cui comprensorio originariamente apparteneva.
E' anche significativo che la gestione di quest'ultimo comune sia stata recentemente affidata, con decreto presidenziale, ad una commissione straordinaria, a norma dell'art. 143 del decreto legislativo n. 267 del 18 agosto 2000.
La commissione d'indagine pone l'accento sulle vicende che hanno caratterizzato la fase preelettorale, culminate con la vittoria dell'attuale sindaco, nel maggio 2012, risultanti dalle fonti tecniche di prova acquisite dalla magistratura durante le complesse attivita' investigative dello scorso anno, dalle quali emerge il fattivo sostegno fornito dalla cosca locale sia alla lista facente capo al primo cittadino che ad altri membri della consiliatura in corso.
La confluenza dei voti su soggetti vicini alla consorteria criminale si inseriva in un piu' ampio disegno finalizzato a collocare all'interno dell'ente soggetti apprezzati dall'ambiente criminale locale, in grado di favorire gli interessi economici privati di uomini ed imprese contigue alla mafia.
I candidati amministratori sostenuti dal gruppo criminale locale sono stati ritenuti interscambiabili dalla cosca ai fini del conferimento delle cariche assessorili, chiaro sintomo questo del loro totale asservimento ai soggetti che ne avevano favorito l'elezione. Particolarmente grave appare la circostanza che la meta' della giunta risulti vicina al principale esponente del potente gruppo criminale, che, secondo quanto emerge dalle predette fonti tecniche di prova, e' arrivato a chiedere il conferimento di un importante incarico assessorile ad una persona a lui gradita, ottenendolo.
Gli organi di governo comunali, eletti il 6 e 7 maggio 2012, si pongono in una linea di continuita' con la precedente amministrazione.
Il sindaco era consigliere della compagine elettiva del 2007 e aveva rivestito la carica di presidente del consiglio comunale in quella del 2002. Il vicesindaco, incaricato di svolgere anche le funzioni di assessore nella precedente amministrazione, ha conservato entrambe le cariche nell'attuale consiliatura.
Ben cinque degli attuali amministratori erano presenti nella compagine eletta nel 2007, della quale facevano parte originariamente anche altri due consiglieri, poi dimissionari, coinvolti nell'attivita' investigativa condotta dalla polizia giudiziaria nel 2013.
In particolare, uno dei due predetti consiglieri e' stato dapprima tratto in arresto e poi rinviato a giudizio, per i reati di rapina ed estorsione, con l'aggravante di cui all'art. 7 del decreto legge 13 maggio 1991, n. 152; convertito, con modificazioni, dalla legge 12 luglio 1991, n. 203.
Tra gli amministratori presenti nelle due ultime consiliature figura un consigliere comunale che ha ricoperto, negli anni, diverse cariche all'interno di una societa' le cui quote di maggioranza sono detenute da due imprese confiscate, in quanto riconducibili alla criminalita' organizzata.
Nei confronti della predetta societa' la prefettura di Palermo, nel 2008, ha emesso una certificazione antimafia interdittiva, avverso la quale non e' stato proposto ricorso. Peraltro, il presidente del collegio sindacale della societa' e' uno stretto congiunto di un esponente malavitoso.
Tra gli amministratori che hanno ottenuto il sostegno elettorale della cosca locale, presente anche nella precedente consiliatura, vi e' un altro consigliere, responsabile tecnico di una cooperativa, il cui collegio sindacale e' presieduto dal citato congiunto dell'esponente malavitoso.
Anche la struttura burocratica comunale e' caratterizzata da una sostanziale continuita' gestionale, atteso che gran parte delle figure apicali dei diversi settori dell'ente sono le stesse della precedente consiliatura. Molti dipendenti, cosi' come alcuni amministratori, sono legati da vincoli parentali o annoverano frequentazioni con soggetti controindicati.
Il reticolo di collegamenti, rapporti e intrecci tra soggetti, appena decritto, fa emergere il generale contesto di permeabilita' dell'amministrazione alla criminalita', in un ambiente territoriale, quale quello di Giardinello, particolarmente esposto a tale influenza.
L'elemento parentale e le frequentazioni, infatti, radicate in quella realta' socio economica e geografica, determinano un quadro significativo, dal quale si puo' desumere un oggettivo pericolo di collegamento o di contiguita' tra l'amministrazione ed ambienti controindicati, a fronte del quale si rendono necessarie idonee forme di prevenzione, fondate su fatti e vicende aventi anche valore indiziario e sintomatici del pericolo di infiltrazione o condizionamento dell'ente.
Comprovano i fatti, le intercettazioni telefoniche che attestano gli stretti legami tra le forze politiche locali, il mondo imprenditoriale e la criminalita' organizzata, stabili nel tempo, indicativi dell'esistenza di solidi rapporti e della comunanza di interessi politico-economici.
Le risultanze investigative hanno attribuito un notevole significato alla circostanza che il sindaco e due amministratori abbiano partecipato, nel 2008, unitamente a rappresentanti del gia' citato comune, limitrofo a Giardinello, raggiunto dalla misura dissolutoria, ad un evento conviviale con esponenti di spicco della locale criminalita' organizzata. La vicenda, unitamente ad altre di cui si trattera' nel prosieguo, testimonia la solidita' delle relazioni tra i partecipanti all'evento e la stabilita' dei loro rapporti.
In tale ambito, si colloca la vicenda che ha coinvolto in un episodio estorsivo ai danni del titolare di un esercizio pubblico i due consiglieri oggi dimissionari, entrambi considerati - come rilevato dal prefetto di Palermo - "uomini cerniera" tra l'amministrazione comunale e la consorteria mafiosa.
E' un dato di fatto che il comune abbia sottoscritto contratti d'appalto di lavori e per la fornitura di beni e servizi con ditte contigue ad ambienti malavitosi.
La commissione d'indagine ha analizzato la documentazione relativa alle gare ad evidenza pubblica aggiudicate dall'ente nel biennio 2012-2014, riscontrando diverse anomalie ed irregolarita' procedurali che, in spregio dei principi di imparzialita' e buon andamento dell'azione amministrativa, si sono tradotte in un vantaggio per le ditte sostenute dalla criminalita' organizzata.
Si fa riferimento, in particolare, agli interventi per la realizzazione di un edificio da adibire a centro polifunzionale, aggiudicati ad una ditta amministrata da soggetti controindicati, la quale ha ottenuto l'assegnazione dei lavori con procedure di gara anomale ed irregolari. Significativa e' la circostanza che alcune delle difformita' riscontrate dalla commissione d'indagine che ha esperito l'accesso presso il comune siano le stesse rilevate nel corso dell'accesso che ha dato luogo all'affidamento, ai sensi dell'art. 143 del TUOEL, ad una commissione straordinaria della gestione del comune limitrofo a Giardinello. Nei verbali di gara, infatti, non sono state indicate le modalita' di custodia dei plichi, come previsto nel disciplinare, e risultano irregolarita' nell'orario di ricezione delle buste rispetto all'effettiva presa in carico delle stesse.
Inoltre, durante lo svolgimento della gara per l'affidamento dei predetti lavori di realizzazione del centro polifunzionale, l'ente ha omesso di avviare i dovuti controlli che avrebbero portato all'esclusione dalla procedura concorsuale dell'impresa in questione la quale, in passato, si era resa responsabile di un grave inadempimento contrattuale, che aveva indotto la stazione appaltante dell'epoca a disporre la risoluzione del contratto.
Successivamente, le opere di completamento del centro polifunzionale sono state aggiudicate, con altra gara, ad una ATI, senza che l'ente abbia considerato le informazioni presenti nella banca dati dell'Autorita' di vigilanza sui contratti pubblici che, in particolare, attestavano come l'aggiudicataria fosse stata esclusa in due occasioni da gare pubbliche, per aver partecipato alle relative procedure contemporaneamente ad altra impresa, con la quale era in una sitila7ione di collegamento sostanziale.
Un esempio dell'inerzia dell'amministrazione nell'adottare ogni opportuna cautela per evitare infiltrazioni della criminalita' organizzata nel settore degli appalti riguarda l'albo delle ditte di fiducia cui affidare i lavori pubblici, mediante cottimo fiduciario, istituito nel 2004 e mai aggiornato. L'ente ha omesso di verificare, in particolare, la sussistenza dei requisiti morali, che legittimano la permanenza delle ditte nell'elenco.
I titolari di molte delle imprese iscritte all'albo si trovano in rapporti di forte contiguita' o addirittura di appartenenza alle locali consorterie mafiose. Il prefetto di Palermo riferisce anche di altri lavori affidati a ditte controindicate con procedure che presentano evidenti anomalie, tra cui si citano quelli relativi alla manutenzione, della rete stradale comunale e agli interventi manutentivi del parco urbano.
Il comune ha approvato un regolamento per il conferimento, ad esperti di fiducia, di incarichi professionali di importo stimato inferiore a C 100.000, nonche' un regolamento relativo ai lavori, alle forniture e ai servizi in economia. Pur disponendo di un apposito albo e di specifiche disposizioni per l'attribuzione degli incarichi, ai fini dell'iscrizione all'albo, l'amministrazione ha inserito nell'elenco i professionisti sulla base della mera acquisizione dei curricula, senza rispettare le prescrizioni dell'art. 83, comma 1, del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, concernenti l'acquisizione della documentazione antimafia, ne' le norme regolanti il settore.
L'ente, in particolare, ha conferito, con ripetitivita' e con procedure che presentano anomalie e gravi irregolarita', incarichi ad un professionista che opera presso il comune sin dal 2006, tanto da essere considerato un punto di riferimento nell'ambito del settore lavori pubblici.
Contravvenendo al divieto di iscrivere uno stesso professionista in piu' di tre categorie professionali, come previsto dal regolamento comunale, l'esperto risulta iscritto all'albo, contestualmente, quale collaudatore, ingegnere, esperto della sicurezza sul lavoro, tecnico per la progettazione direzione lavori misura e contabilita' per la produzione di energia da fonte rinnovabile ad uso ente comunale.
Rilevano i vincoli familiari dell'esperto, a cui carico risultano anche frequentazioni di esponenti malavitosi.
In particolare, uno stretto congiunto del professionista e' considerato soggetto molto vicino a cosa nostra ed il coniuge, dipendente del gia' citato comune sciolto per mafia, e' responsabile tecnico di un'impresa, oggetto di indagini della D.D.A. di Palermo, considerata contigua ad ambienti mafiosi. Uno dei soci fondatori della predetta societa' e' dipendente comunale di Giardinello.
In assenza del piano regolatore generale, il comune applica un piano comprensoriale di programmazione risalente agli anni '70. Sia la commissione d'indagine che il prefetto di Palermo sottolineano come l'ente utilizzi, in materia urbanistica, strumenti che rendono possibile deviare l'attivita' amministrativa in funzione anche delle esigenze speculative di ambienti controindicati. Particolare attenzione, in tale ambito, e' stata dedicata, in sede d'accesso, alla verifica delle procedure amministrative relative al cambio di destinazione d'uso di alcuni terreni e fabbricati, attraverso le quali e' possibile aumentare il valore degli immobili insistenti su alcune aree.
Emblematiche, in tal senso, alcune concessioni rilasciate dall'attuale amministrazione in favore di soggetti riconducibili alla criminalita' organizzata di stampo mafioso.
Con delibera del consiglio comunale del 19 giugno 2012, l'attuale amministrazione ha approvato, quale variante allo strumento urbanistico, un progetto per la realizzazione di un insediamento produttivo in un'area a vocazione agricola, nonostante i vincoli del rispetto della fascia fluviale e della sismicita' della zona, con cio' determinando un indebito arricchimento dei proprietari dell'area.
E' significativa la circostanza che detti proprietari siano membri della famiglia mafiosa di Giardinello e di quella del comune limitrofo sciolto per mafia. Uno dei predetti proprietari ha rivestito la carica di consigliere presso il comune di Giardinello, nelle amministrazioni elette nel 1997 e nel 2002.
L'ente ha anche rilasciato, a seguito di un'istruttoria condotta in spregio dei principi di imparzialita' e buon andamento, una concessione edilizia per la costruzione di un fabbricato da destinare ad attivita' produttiva. Il titolare del terreno ove realizzare il manufatto, beneficiario della concessione, e' stato amministratore nelle ultime due consiliature, con incarichi di rilievo. E', inoltre, uno stretto congiunto di persona vicina al principale esponente del clan di Giardinello.
L'ente ha manifestato un sostanziale immobilismo e uno scarso interesse a promuovere significative azioni di impulso politico-amministrativo per incrementare la capacita' di riscossione dei tributi. La commissione d'indagine ha comparato, infatti, i dati relativi alle obbligazioni tributarie con quelli dei versamenti nelle casse comunali, riscontrando alcune significative situazioni debitorie, non sanate, di amministratori, di dipendenti comunali nonche' di componenti e sodali della locale consorteria criminale.
E' stata anche esaminata la documentazione amministrativa relativa alla concessione di contributi ordinari e straordinari in favore di soggetti bisognosi, dalla quale emerge che l'amministrazione comunale ha elargito somme in base ad istruttorie lacunose, non rispondenti ne' a quanto previsto dalla legge regionale che disciplina la materia, ne' alle specifiche disposizioni regolamentari.
Significativa e' la circostanza che i contributi sono stati reiteratamente concessi a soggetti appartenenti o comunque contigui a gruppi criminali locali o a dipendenti ed amministratori dell'ente.
Le vicende analiticamente esaminate e dettagliatamente riferite nella relazione del prefetto hanno rivelato una serie di condizionamenti nell'amministrazione comunale di Giardinello, volti a perseguire fini diversi da quelli istituzionali, che determinano lo svilimento e la perdita di credibilita' dell'istituzione locale, nonche' il pregiudizio degli interessi della collettivita', rendendo necessario l'intervento dello Stato per assicurare il risanamento dell ' ente.
Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Giardinello (Palermo), ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
In relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.
Roma, 5 agosto 2014

Il Ministro dell'interno: Alfano
 
Allegato

Parte di provvedimento in formato grafico

 
Art. 2

La gestione del comune di Giardinello (Palermo) e' affidata, per la durata di diciotto mesi, alla commissione straordinaria composta da:
dott.ssa Giuseppina Maria Patrizia Di Dio Datola, viceprefetto;
dott.ssa Catia Colautti, viceprefetto aggiunto;
dott.ssa Claudia Poletti, funzionario economico finanziario.
 
Art. 3

La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche.
Dato a Roma addi' 11 agosto 2014

NAPOLITANO
Renzi, Presidente del Consiglio dei ministri

Alfano, Ministro dell'interno

Registrato alla Corte dei conti il 20 agosto 2014 Interno, foglio n. 1814
 
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