Gazzetta n. 256 del 31 ottobre 2013 (vai al sommario) |
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA |
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 21 ottobre 2013 |
Scioglimento del consiglio comunale di Ciro' e nomina della commissione straordinaria. |
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IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Considerato che nel comune di Ciro' (Crotone) gli organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 6 e 7 maggio 2012; Considerato che all'esito di approfonditi accertamenti sono emerse forme di ingerenza della criminalita' organizzata che hanno esposto l'amministrazione a pressanti condizionamenti, compromettendo il buon andamento e l'imparzialita' dell'attivita' comunale; Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata ha arrecato grave pregiudizio per gli interessi della collettivita' e ha determinato la perdita di credibilita' dell'istituzione locale; Ritenuto che, al fine di porre rimedio alla situazione di grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale, si rende necessario far luogo allo scioglimento del consiglio comunale e disporre il conseguente commissariamento dell'ente locale per rimuovere tempestivamente gli effetti pregiudizievoli per l'interesse pubblico e per assicurare il risanamento dell'ente locale; Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267; Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante; Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione del 15 ottobre 2013;
Decreta:
Art. 1
Il consiglio comunale di Ciro' (Crotone) e' sciolto.
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| Allegato
Al Presidente della Repubblica
Nel comune di Ciro' (Crotone) sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalita' organizzata che hanno compromesso la libera determinazione e l'imparzialita' degli organi eletti nelle consultazioni amministrative del 6 e 7 maggio 2012, nonche' il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi. L'amministrazione comunale e' stata da tempo oggetto di un attento monitoraggio da parte delle forze dell'ordine poiche', da accertamenti effettuati anche nel corso della precedente consiliatura, erano risultati legami di parentela o affinita' tra amministratori ed esponenti del locale sodalizio criminale, frequentazioni di elementi della criminalita' organizzata da parte di membri del consiglio, nonche' elementi fattuali che inducevano a ritenere possibile il condizionamento dell'azione amministrativa. In esito al monitoraggio, si e' delineata una situazione di pericolo di inquinamento mafioso, in relazione alla quale il prefetto di Crotone, con decreto del 17 gennaio 2013, successivamente prorogato, ha disposto l'accesso presso il comune, ai sensi dell'art. 1, comma 4, del decreto-legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito dalla legge 12 ottobre 1982, n. 726, per gli accertamenti di rito. Al termine dell'accesso ispettivo il prefetto, su conforme parere del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, integrato con la partecipazione di un rappresentante del procuratore generale presso la Corte d'appello di Catanzaro, del sostituto procuratore aggiunto presso la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e del procuratore della Repubblica di Crotone, reso nella seduta del 30 luglio 2013, ha redatto l'allegata relazione in data 6 agosto 2013, che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si da' atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali con la criminalita' organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando pertanto i presupposti per l'applicazione della misura prevista dall'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. I lavori svolti dalla commissione d'indagine hanno preso in esame la cornice criminale ed il contesto ambientale ove si colloca l'ente locale nonche' il complessivo andamento gestionale dell'amministrazione, con particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e le cosche locali ed hanno evidenziato come l'uso distorto della cosa pubblica si sia concretizzato, nel tempo, nel favorire soggetti o imprese collegati direttamente od indirettamente ad ambienti malavitosi. Sul territorio cirotano e' presente una complessa ed articolata struttura criminale, la cui organizzazione si e' delineata, negli anni, all'esito di indagini giudiziarie e di atti processuali che hanno portato alla condanna di alcuni vertici ed affiliati della 'ndrangheta. Viene descritto un pericoloso sodalizio, facente capo a famiglie locali, al quale e' riconosciuto un ruolo di fulcro attorno al quale gravitano 'ndrine distaccate, organicamente rispondenti al gruppo egemone. L'associazione malavitosa, con un preciso organigramma ed una sfera di operativita' geograficamente determinata per l'esercizio delle attivita' delinquenziali, controlla il territorio, con particolare riferimento alle attivita' economiche ed imprenditoriali, attraverso la sistematica commissione di gravissimi reati contro il patrimonio e la persona, finalizzati a creare un clima di assoggettamento ed omerta', all'interno del quale coltivare i propri interessi. Attualmente, il sodalizio si pone quale struttura di riferimento 'ndranghetista in tutto il versante ionico calabrese, anche di ambito extra provinciale. La contiguita' tra gli attuali organi di governo e la criminalita' organizzata, che si pone, come sara' evidenziato piu' oltre, in una linea di continuita' con la precedente amministrazione, e' desumibile da una serie di circostanze ed accadimenti, messi in luce sia durante il monitoraggio delle forze dell'ordine che dalla commissione d'accesso. La quasi totalita' dei componenti della compagine elettiva, precedente ed attuale, annovera parentele, affinita' o frequentazioni con soggetti controindicati o con esponenti di spicco delle organizzazioni criminali locali. Rileva, a tal proposito, la circostanza che uno degli attuali amministratori rivestiva una carica apicale presso una cooperativa nei cui confronti il prefetto di Crotone ha emesso, in data 8 marzo 2011, una informativa antimafia, proprio a causa dei legami parentali tra uno stretto congiunto del predetto amministratore ed una persona pregiudicata, contigua ad ambienti controindicati. Anche in seno all'apparato burocratico operano soggetti legati da vincoli parentali con affiliati alla locale cosca o che frequentano persone controindicate. E' ampiamente riconosciuto che il reticolo di collegamenti, rapporti e intrecci tra persone, parenti e societa' e, quindi interessi economici, imprenditoriali e sociali faccia emergere il generale contesto di permeabilita' mafiosa in un ambiente territoriale particolarmente esposto all'influenza della criminalita'. L'elemento parentale, infatti, in un contesto geografico e socio economico in cui tale legame viene a radicarsi, determina un quadro indiziario significativo, dal quale si puo' desumere un oggettivo pericolo di collegamento o di contiguita' tra l'amministrazione ed ambienti controindicati, a fronte del quale si rendono necessarie idonee forme di prevenzione, fondate su fatti e vicende aventi valore indiziario e sintomatici anche del solo pericolo di infiltrazione o condizionamento dell'ente. In piu' circostanze a Ciro' si sono verificati episodi che attestano il forte legame tra l'amministrazione e la criminalita' organizzata: e' significativa la presenza di affiliati ad una occasione conviviale che si e' svolta in un locale aperto al pubblico, in prossimita' delle elezioni, organizzata da un candidato alla carica di consigliere comunale, appartenente alla lista che poi e' prevalsa alle elezioni del maggio 2012, nonche' la partecipazione di membri delle famiglie mafiose locali ai festeggiamenti che hanno seguito la vittoria elettorale dell'attuale sindaco. Altra circostanza che avvalora le strette frequentazioni tra amministratori ed affiliati e' data dalla presenza di questi ultimi alla celebrazione di un avvenimento privato collegato ad un consigliere di maggioranza. Quanto all'attivita' amministrativa del comune di Ciro', che si pone sempre in una linea di contiguita' con ambienti controindicati, peculiare e' stata la vicenda del reclutamento, quale «manutentore necroforo affossatore-custode cimitero», del figlio di un noto pluripregiudicato, responsabile quest'ultimo di crimini efferati e coinvolto nelle piu' significative operazioni di polizia che hanno interessato il territorio comunale. La procedura per l'assunzione, a tempo pieno e indeterminato, della predetta unita' lavorativa, analiticamente descritta anche nella fase di accesso, si e' concretizzata in una serie di atti, propedeutici alla chiamata in servizio, che denotano la finalita' di favorire lo stretto congiunto dell'esponente malavitoso, attestando chiaramente la sussistenza di cointeressenze con la criminalita' organizzata. Il comune si e' avvalso, negli anni, per lo svolgimento di lavori e di servizi in economia, di una impresa di costruzioni, inserita tra le ditte di fiducia dell'ente, il cui titolare e' un altro figlio del predetto esponente della criminalita' organizzata. Anche il materiale edile relativo a lavori di competenza comunale e' stato acquistato presso un'attivita' commerciale appartenente al terzo figlio del pluripregiudicato. E' di tutta evidenza che il comune di Ciro' non ha fatto ricorso alle ordinarie cautele per contrastare le infiltrazioni mafiose di soggetti con i quali ha interagito. Rileva la circostanza che, solo in casi isolati, l'ente abbia acquisito le comunicazioni o le informazioni antimafia di cui agli articoli 87 e 91 del decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, anche quando la loro acquisizione era obbligatoria per legge. Analogamente, dalla documentazione consultata dalla commissione d'indagine emerge che l'ente ha sistematicamente omesso di verificare, anche solo a campione, le autocertificazioni prodotte, perfino nei casi in cui ha trattato istanze formulate da soggetti coinvolti in indagini antimafia. Di tale circostanza l'amministrazione e' risultata pienamente consapevole, atteso che, nel corso di un'audizione, il responsabile dell'ufficio tecnico comunale ha chiarito che il comune ha cominciato a richiedere la certificazione antimafia solo a far data dallo scorso 13 febbraio 2013, a seguito di specifico richiamo all'adempimento da parte della commissione d'accesso. La gestione delle somme urgenze da parte del comune di Ciro' e' stata caratterizzata da diffuse e sistematiche irregolarita', con il frequente ricorso allo strumento delle ordinanze sindacali contingibili e urgenti, anche laddove avrebbero potuto essere utilizzati gli ordinari strumenti messi a disposizione dell'ordinamento giuridico per far fronte alle esigenze piu' immediate. Le ordinanze sindacali, nella realta' cirotana, sono state utilizzate per l'assegnazione di lavori urgenti a ditte spesso controindicate, tanto da indurre la commissione a parlare di un «sistema delle somme urgenze». In particolare, la commissione ha riscontrato una censurabile violazione del principio di separazione tra le funzioni politiche e quelle amministrative, con la reiterata elusione delle norme che disciplinano i rapporti tra gli organi di governo e l'apparato burocratico. Cio' si e' tradotto nell'adozione da parte dell'organo di vertice di atti tipici che sono confluiti in attivita' meramente gestionali, a prescindere dalla presenza o meno di una situazione di emergenza, con la conseguente deresponsabilizzazione della struttura deputata per legge agli atti di gestione. Si citano a titolo esemplificativo, le ordinanze in data 4 dicembre 2008 e 14 gennaio 2009, con le quali il primo cittadino incarica alcune ditte, alcune delle quali controindicate, di provvedere al ripristino della viabilita' di strade comunali interessate da movimenti franosi. Senza una accurata verifica del possesso dei requisiti di moralita', ancor piu' necessaria, in un contesto ambientale viziato, il comune selezionava, dall'elenco delle ditte di fiducia, quelle cui affidare gli interventi comunali in via diretta, con il risultato che hanno lavorato per l'ente una ditta produttrice di calcestruzzo pronto per l'uso, il cui titolare e' figlio di un affiliato alla locale cosca, ed un'altra, che si occupa della costruzione, manutenzione e ristrutturazione di strutture ed infrastrutture, al cui interno operano diversi soggetti sottoposti a misure di prevenzione della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza, con obbligo di soggiorno. Quest'ultima societa' si avvale della prima per l'acquisto di calcestruzzo. Anche nella gestione del patrimonio, l'ente ha utilizzato, nel tempo, criteri ampiamente discrezionali, concedendo in affitto, con delibera di giunta ed in assenza di norme regolamentari in materia, porzioni di terreni comunali a familiari di amministratori e di appartenenti alla cosca locale. Sono risultati assegnatari dei beni, oltre ad un parente di un affiliato alla cosca mafiosa cirotana, uno stretto congiunto ed un parente di un consigliere presente in ambedue le consiliature, con precedenti per associazione a delinquere di stampo mafioso, nonche' un ex amministratore, pure parente del predetto consigliere. L'assenza di regole per disciplinare un settore tanto delicato e' significativa laddove l'emanazione di norme regolamentari dei diversi settori di attivita' comunale riduce lo spazio discrezionale dell'ente, impedisce l'emanazione di atti di natura clientelare e restituisce l'immagine di un'amministrazione improntata a criteri di trasparenza e pubblicita'. Come si evince dall'accurata indagine della commissione e dalla relazione del prefetto, i rapporti consolidatisi nel tempo tra l'amministrazione e la locale consorteria hanno reso possibile una gestione dell'ente permeabile agli interessi della criminalita' organizzata, anche nell'attuale consiliatura. Infatti, non risulta che l'amministrazione eletta nel maggio 2012 abbia interrotto tale tendenza, ponendosi invece su una linea di continuita' rispetto all'amministrazione che ha precedentemente governato il comune. Infatti, non risulta che l'amministrazione eletta nel maggio 2012 abbia interrotto tale tendenza, ponendosi invece su una linea di continuita' rispetto all'amministrazione che ha precedentemente governato il comune. L'attuale sindaco e' al suo secondo mandato consecutivo, tra i 5 consiglieri di maggioranza, su sette assegnati all'ente, quattro erano presenti nella passata amministrazione ed, inoltre, dei tre assessori nominati dall'attuale primo cittadino, due erano stati chiamati a far parte della precedente giunta, mentre il terzo aveva svolto le funzioni di presidente del consiglio comunale. Permane, infatti, una delle principali criticita' riscontrate in sede di accesso dalla commissione d'indagine relativa alla commistione tra le funzioni gestionali e quelle politico-amministrative, che ha provocato, nel tempo, una continua ingerenza politica nelle scelte dell'amministrazione. Per contro, e' risultata carente la funzione di controllo sull'attivita' amministrativa, propria degli organi politici. Sintomatico di tale mancanza e' il dato fattuale che le tasse universitarie per il conseguimento della laurea in economia del responsabile dell'area finanziaria-contabile siano gravate sul bilancio dell'ente. La vicenda assume una precisa significativita' se si considerano i pregiudizi di polizia del dipendente e le sue frequentazioni di persone controindicate. Altro esempio del costante modus operandi dell'amministrazione e' costituito dall'affidamento, disposto in via diretta per sopperire alla sopravvenuta inidoneita' all'impiego di uno dei due autisti dell'ente, del servizio di trasporto scolastico, fino alla chiusura dell'anno scolastico 2012-2013, ad una ditta, al cui interno ricopre cariche di vertice un soggetto legato da vincoli familiari al piu' volte citato esponente malavitoso. Peraltro, prima dell'affidamento alla ditta in questione, il comune ha sopperito all'esigenza mediante chiamata diretta nei confronti del dipendente comunale, addetto ai servizi cimiteriali, figlio dei pluripregiudicato di cui si e' gia' trattato. Nel mese di agosto 2012, a seguito di apposita gara per l'affidamento della gestione degli impianti di pubblica illuminazione ed elettrici, il comune ha aggiudicato definitivamente il servizio ad una ditta il cui titolare - gravato da pregiudizi di polizia e con frequentazioni di personaggi di spicco delle criminalita' organizzata - e' parente di un amministratore dell'ente. La commissione di indagine segnala che nella precedente consiliatura, a causa delle divergenze insorte tra detto amministratore e il sindaco si erano interrotti i rapporti lavorativi tra il titolare la ditta oggi vincitrice dell'appalto e il comune di Ciro'. Detti rapporti sono ripresi quando i contrasti tra i due amministratori dell'ente si sono ricomposti. Il favoritismo che connota spesso l'azione amministrativa del comune di Ciro' trova riscontro, nello specifico settore, anche nel precedente affidamento del servizio di illuminazione e manutenzione dell'impianto di illuminazione pubblica e degli impianti elettrici di proprieta' comunale, allorche' il comune aveva selezionato una ditta, scelta nell'elenco di quelle di fiducia dell'amministrazione per lo svolgimento dei servizi in economia, presso la quale svolge la propria attivita' lavorativa un assessore comunale. La ditta ha lavorato, dal 2009 al 2012, anche per la manutenzione degli impianti di riscaldamento delle scuole e del comune nonche' per la fornitura e messa in opera di climatizzatori, lavori e manutenzioni di impianti. Dalle vicende analiticamente esaminate e dettagliatamente riferite nella relazione del prefetto emergono elementi rilevanti univoci e significativi, in grado di costituire i presupposti di fatto e di diritto del provvedimento di scioglimento del comune di Ciro' che, nel tempo, ha agito con fini diversi da quelli istituzionali, con cio' determinando una situazione di pericolo, con pregiudizio degli interessi della collettivita', che rende necessario l'intervento dello Stato per recidere il veicolo delle infiltrazioni e per assicurare il risanamento dell'ente. Ritengo, pertanto, che ricorrano le condizioni per l'adozione del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Ciro' (Crotone), ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. In relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi. Roma, 11 ottobre 2013
Il Ministro dell'interno: Alfano Parte di provvedimento in formato grafico
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| Art. 2
La gestione del comune di Ciro' (Crotone) e' affidata, per la durata di diciotto mesi, alla commissione straordinaria composta da: dott. Umberto Pio Antonio Campini - viceprefetto; dott. Francesco Paolo D'Alessio - viceprefetto aggiunto; dott. Massimiliano Pensabene - funzionario economico finanziario.
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| Art. 3
La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche. Dato a Roma, addi' 21 ottobre 2013
NAPOLITANO
Letta, Presidente del Consiglio dei ministri
Alfano, Ministro dell'interno
Registrato alla Corte dei conti il 23 ottobre 2013 Interno, registro n. 6, foglio n. 79
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