Gazzetta n. 111 del 14 maggio 2013 (vai al sommario) |
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA |
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 24 aprile 2013 |
Scioglimento del consiglio comunale di Montebello Jonico e nomina della commissione straordinaria. |
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IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Considerato che nel Comune di Montebello Jonico (Reggio Calabria), gli organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 6 e 7 giugno 2009; Considerato che dall'esito di approfonditi accertamenti sono emersi collegamenti diretti ed indiretti tra componenti del consesso e la criminalita' organizzata locale che hanno compromesso il buon andamento e l'imparzialita' dell'amministrazione comunale; Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata ha arrecato grave pregiudizio per gli interessi della collettivita' e ha determinato la perdita di credibilita' dell'istituzione locale; Ritenuto che, al fine di porre rimedio alla situazione di grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale, si rende necessario far luogo allo scioglimento degli organi ordinari del Comune di Montebello Jonico, per rimuovere gli effetti pregiudizievoli per l'interesse pubblico ed assicurare il risanamento dell'ente locale; Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267; Vista la proposta del Ministro dell'Interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante; Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 24 aprile 2013;
Decreta:
Art. 1
Il Consiglio comunale di Montebello Jonico (Reggio Calabria) e' sciolto per la durata di diciotto mesi.
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| Allegato
Al Presidente della Repubblica
Nel Comune di Montebello Jonico (Reggio Calabria) sono state riscontrate forme di ingerenza da parte della criminalita' organizzata che hanno compromesso la libera determinazione e l'imparzialita' degli organi eletti nelle consultazioni amministrative del 6 e 7 giugno 2009, nonche' il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica. A seguito di accertamenti di polizia ove sono emersi segnali indicativi della possibile sussistenza di collegamenti di alcuni amministratori con la criminalita' organizzata, il prefetto di Reggio Calabria ha richiesto la delega per effettuare l'accesso presso l'amministrazione comunale di Montebello Jonico, e con decreto del 13 luglio 2012, successivamente prorogato, ha disposto l'accesso presso il suddetto comune ai sensi dell'art. 1, comma 4, del decreto legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito con modificazioni dalla legge 12 ottobre 1982, n. 726, per gli accertamenti di rito. All'esito degli accertamenti effettuati, la commissione incaricata dell'accesso ha depositato le proprie conclusioni, sui cui contenuti il Prefetto di Reggio Calabria, sentito il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, integrato con la partecipazione del Procuratore della Repubblica facente funzioni presso il Tribunale di Reggio Calabria, ed acquisito il concorde ed unanime parere dei partecipanti, ha redatto l'allegata relazione in data 11 febbraio 2013, che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si da' atto della sussistenza dei presupposti per l'applicazione della misura prevista dall'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, per aver riscontrato concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori dell'ente con la criminalita' organizzata locale e su forme di condizionamento degli stessi. E' un dato incontrovertibile che la criminalita' organizzata esercita una notevole influenza nei territori calabresi per il perseguimento delle proprie finalita' illecite, interferendo, per il tramite di frequentazioni con le strutture politiche e burocratiche, nell'attivita' degli enti locali, aggravandone le condizioni spesso gia' precarie. Il fenomeno reca non solo pregiudizio per gli interessi della collettivita', ma costituisce un ostacolo allo sviluppo generale di zone che gia' risentono della carenza di attivita' imprenditoriali. I lavori svolti dalla commissione d'indagine hanno preso in esame, oltre all'intero andamento gestionale dell'amministrazione comunale, la cornice criminale ed il contesto ambientale ove si colloca l'ente locale, con particolare riguardo alla posizione del sindaco, di altri amministratori e di alcuni dipendenti comunali per i quali risultano precedenti di polizia nonche' rapporti di parentela e frequentazioni con soggetti controindicati o contigui alle cosche mafiose operanti nel territorio di Montebello Jonico e nelle zone limitrofe. In particolare, e' rilevante la posizione dell'organo di vertice, che risulta gravato da pregiudizi di polizia, coinvolto in procedimenti penali e notato con soggetti controindicati. Significativa valenza assume quanto emerso nel corso degli accertamenti svolti dai competenti organi in ordine alle frequentazioni avute, nel periodo precedente alle elezioni, da un amministratore che era solito accompagnarsi con soggetti gravati da segnalazioni di polizia e da pregiudizi penali o con soggetti che risultano vicini o affiliati alla locale consorteria 'ndranghetista, tanto da essere ritenuto, proprio per le predette frequentazioni, elemento sensibile all'influenza criminale esercitata da esponenti delle locali cosche. Detto amministratore risulta avere interessi in una societa' che ha intrattenuto con l'ente rapporti contrattuali. Inoltre e' legato da vincoli di parentela con l'amministratore di una societa' appaltatrice ed esecutrice di lavori, alla data del 2012, per conto dell'amministrazione comunale. Rilevano i rapporti di parentela che legano un componente dell'organo consiliare ad una dipendente comunale, proveniente da una famiglia appartenente ad una cosca locale in grado di esercitare un'egemonia di tipo mafioso sul territorio. Costituisce un grave danno all'immagine della pubblica amministrazione locale il coinvolgimento di un amministratore, gia' gravato da pregiudizi di polizia, in un procedimento sfociato il 3 febbraio 2013 nel suo arresto unitamente ad altre 66 persone, in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del locale Tribunale in quanto accusati, a vario titolo, di aver posto in essere un'associazione per delinquere finalizzata a favorire l'ingresso illegale di cittadini stranieri, sodalizio aggravato ai sensi dell'art. 7 del decreto legge 13 maggio 1991, n.152, convertito con modificazioni dalla legge 12 luglio 1991, n. 203. Anche l'assetto burocratico non e' risultato esente da profili che denotano la vicinanza di alcuni dipendenti con soggetti controindicati. Sintomatica di anomale cointeressenze e' la vicenda relativa ad una dipendente, come gia' rilevato parente di uno dei citati amministratori, che, classificata seconda nella procedura concorsuale per la copertura di un posto di istruttore direttivo di vigilanza, e' stata assunta in seguito alle dimissioni rassegnate in data 10 novembre 2010 dal soggetto collocato al primo posto in graduatoria. In breve tempo l'ente ha preso atto della risoluzione immediata e consensuale del rapporto di lavoro ed ha immediatamente disposto l'assunzione della dipendente in questione. La tempistica seguita in tale occasione e le relative modalita' lasciano trasparire una particolare attenzione che l'ente ha prestato nella copertura del posto di responsabile del settore vigilanza ove, invece, e' stata riscontrata una carenza di incisivi interventi, tanto che la cittadinanza si e' rivolta alla locale stazione dei Carabinieri per segnalare l'inefficacia dei controlli. Un altro indicatore della situazione in atto all'interno dell'amministrazione comunale riguarda il conferimento dell'incarico, da parte del sindaco, di collaboratore dell'ufficio di staff ad un soggetto legato da vincoli di parentela con un pluripregiudicato, condannato con sentenza definitiva per il reato di cui all'art. 416-bis c.p.. Gli accertamenti svolti in sede amministrativa hanno posto in evidenza una serie di elementi univocamente riconducibili alla permeabilita' dell'ente, nonche' una situazione generale di diffusa illegalita' che caratterizza l'attivita' dell'ente. Il disordine organizzativo degli uffici, le diffuse irregolarita', l'assenza di atti concludenti da parte dei vertici politici idonei a ricondurre l'amministrazione nell'alveo della legalita' hanno favorito le interferenze malavitose. La Commissione di indagine ha rilevato criticita' in molti settori e servizi dell'ente, in particolare ha evidenziato che la gestione della cosa pubblica e' stata condotta in spregio al principio di trasparenza e delle fondamentali regole amministrative. E' proprio in presenza di condizioni di disordine organizzativo, di sviamento dell'attivita' di gestione, di mancanza di rispetto delle procedure amministrative che risulta piu' agevole la penetrazione mafiosa: l'illegalita' fa da schermo all'infiltrazione delle cosche locali. In tale contesto e' necessario che i titolari degli organi dell'ente siano in grado di opporsi efficacemente e di assumere una posizione decisa a contrastare quell'attivita' amministrativa deviata dai suoi canoni costitutivi per essere rivolta a soddisfare interessi propri della criminalita' organizzata. Tale attivita' di contrasto non e' stata posta in essere dalla compagine amministrativa eletta nel 2009, che avrebbe dovuto, in quel particolare contesto, avviare tutte quelle azioni finalizzate al recupero della corretta gestione della cosa pubblica. La responsabilita' degli amministratori non e' limitata all'attivita' politica. Sebbene non abbiano competenze dirette nella gestione dell'ente, gli organi di vertice politico-amministrativo hanno compiti pregnanti di pianificazione, di direttiva, di impulso, di vigilanza e di verifica, che impongono l'esigenza di intervenire ed apprestare tutte le misure e le risorse necessarie per una effettiva e sostanziale cura dell'interesse pubblico e difesa dalla compromissione derivante da ingerenze estranee. E' emblematico dello sviamento dell'attivita' amministrativa che lo stesso organo di vertice sia gravato da pregiudizi per violazione della legge urbanistica ed altro amministratore sia coinvolto in procedimenti penali, gia' conclusi in primo grado con pronuncia di condanna, in quanto ritenuto colpevole della violazione delle norme in materia edilizia. Occorre rilevare che la carente azione di governo del territorio, sotto il profilo urbanistico ed edilizio, denota un'amministrazione locale timida, debole, collusa con il sistema mafioso di condizionamento dello sviluppo sociale ed economico del territorio. Procedure irrituali sono state riscontrate per il ripetuto ricorso all'istituto del lavoro temporaneo per il tramite di agenzie di somministrazione di lavoro interinale, con un consistente impegno di natura finanziaria, in assenza dei relativi presupposti di legge. E' suscettibile ad evidenziare il soddisfacimento di interessi diversi da quelli generali della collettivita' amministrata l'impiego continuativo di un soggetto legato da vincoli di parentela con soggetti vicini ad elementi di spicco dell'omonima consorteria criminale e la presenza tra i lavoratori interinali di un soggetto legato da vincoli di parentela ad un amministratore. Relativamente al settore dei lavori pubblici e' stato accertato che l'ente, pur avendo aderito alla stazione unica appaltante provinciale, non ha rispettato quanto previsto in materia. E' il caso della procedura riguardante i lavori di risanamento ambientale delle aree demaniali del Comune di Montebello Jonico, il cui progetto definitivo risulta essere stato approvato dalla precedente amministrazione. Nonostante l'importo a base d'asta fosse superiore ad euro 150.000,00, l'attuale amministrazione ha gestito l'appalto in proprio, per motivi che non emergono dagli atti, tanto che con determina del settore tecnico n. 59 del 15 ottobre 2009 e' stata indetta la gara con procedura aperta, in ordine alla quale e' stato evidenziato dalla commissione d'indagine il mancato rispetto delle disposizioni di cui agli articoli 86 e 87 del decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 relativamente all'individuazione delle offerte anormalmente basse. La gara e' stata aggiudicata ad un'associazione temporanea d'impresa a cui partecipava una societa' che e' stata raggiunta, nel 2011, da certificazione interdittiva della prefettura di Reggio Calabria. Molti lavori sono stati affidati con le procedure di somma urgenza, disposte con determine adottate in carenza di indagini di mercato necessarie per una corretta determinazione del prezzo, ovvero di preventiva verifica delle caratteristiche delle ditte aggiudicatarie. Gli accertamenti ispettivi hanno posto in evidenza come l'amministrazione comunale abbia fatto ricorso agli incarichi per lavori di somma urgenza in assenza delle condizioni necessarie di pericolo immediato per l'incolumita' e la sicurezza pubblica; in molte circostanze non risulta redatto il computo metrico estimativo dei lavori da eseguire ed attestata la congruita' del prezzo. L'ingiustificato ricorso alla somma urgenza, sintomatico di una propensione dell'amministrazione di eludere le procedure ad evidenza pubblica o comunque concorsuali previste dalla vigente normativa a tutela dei principi di trasparenza ed imparzialita', costituisce un elemento significativo di una impropria gestione della cosa pubblica, che si e' risolta anche in favore degli interessi delle locali consorterie. In sede d'indagine la commissione ha rilevato come indicativa di una non corretta conduzione dell'ente la procedura seguita, nell'anno 2011, dal competente ufficio comunale per la formazione dell'albo delle ditte di fiducia dell'amministrazione per l'esecuzione dei lavori in economia a trattativa privata. In tale albo risultano iscritte alcune ditte destinatarie di certificazione antimafia interdittiva, mentre per altre e' stato riscontrato che i titolari risultano gravati da precedenti penali o di polizia, oppure legati da vincoli di parentela o frequentazioni con soggetti controindicati. Concorre a delineare il quadro di una gestione dell'ente non sana la vicenda relativa ai lavori di metanizzazione del bacino territoriale 12, composto dal comune di Montebello Jonico come ente capofila, e da altri comuni, tra cui Melito di Porto Salvo, Bagaladi, Bova Marina e Condofuri, gia' destinatari dei provvedimenti di cui all'art. 143 del decreto 18 agosto 2000, n. 267. I lavori, sebbene appaltati ad una societa', sono stati effettivamente eseguiti da altra impresa di fatto gestita da un soggetto gravato da pregiudizi di polizia e notato o controllato con soggetti controindicati. Vicenda questa particolarmente grave tanto da essere stata segnalata, per i conseguenti profili, dall'organo di revisione dell'ente alla Procura Generale della Corte dei Conti per la Calabria. Aspetti di irregolarita' si rinvengono nella vicenda relativa alla societa' che gestisce il servizio idrico, la manutenzione delle reti fognarie e degli impianti di depurazione. E' il caso della vertenza al tempo in corso tra il comune e la predetta societa' in cui favore, su sollecitazione del sindaco, il consiglio comunale ha operato un riconoscimento di debito fuori bilancio. Nell'assunzione della detta delibera non e' stato rispettato l'obbligo di astensione da parte di alcuni soggetti aventi interessi specifici nella predetta societa'. Emblematica di possibili favoritismi e' la vicenda del rinnovo della concessione demaniale ed estensione della stessa ad una societa' il cui titolare e' legato da stretti vincoli di parentela con il sindaco. Dall'attivita' di indagine e' emerso che in alcune occasioni sono stati elargiti contributi a favore di associazioni i cui titolari sono vicini alle locali cosche. Non puo' essere priva di considerazione, in quel contesto, la circostanza che il sindaco ed altri amministratori abbiano partecipato ad una manifestazione organizzata da un'associazione di volontariato, il cui promotore, tratto in arresto nel 1993 per associazione per delinquere, e' figlio di un personaggio di rilievo della locale consorteria deceduto in carcere. Tale associazione aveva ricevuto dall'ente il patrocinio per la manifestazione organizzata in commemorazione del predetto esponente dell'organizzazione criminale. Nella relazione del prefetto viene attribuito particolare significato alla posizione assunta da alcuni componenti degli organi dell'ente in relazione al progetto per la realizzazione di una centrale a carbone che ha alimentato polemiche e dissensi in quella realta' locale. L'insieme dei suesposti elementi e' idoneo a suffragare le rilevate forme di condizionamento del procedimento di formazione della volonta' degli organi comunali, essendo questo caratterizzato da collegamenti indizianti la compromissione del buon andamento e dell'imparzialita' di quella amministrazione comunale a causa delle deviazioni nella conduzione di settori cruciali nella gestione dell'ente. Ritengo pertanto che, sulla base di tali elementi, ricorrano le condizioni per l'adozione del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Montebello Jonico (Reggio Calabria) ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, con l'affidamento della gestione dell'ente locale ad una commissione straordinaria, per rimuovere gli effetti delle predette anomalie, anche in virtu' degli speciali poteri di cui all'art. 145 del medesimo decreto legislativo. In relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi. Roma, 22 aprile 2013
Il Ministro dell'interno: Cancellieri
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| Allegato 1 Parte di provvedimento in formato grafico
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| Art. 2
La gestione del Comune di Montebello Jonico (Reggio Calabria) e' affidata alla commissione straordinaria composta da: dott. Mario Muccio - viceprefetto; dott. Antonio Giaccari - viceprefetto; dott. Giuseppe Guglielmo Giliberto - funzionario economico finanziario.
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| Art. 3
La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche. Dato a Roma, addi' 24 aprile 2013
NAPOLITANO Monti, Presidente del Consiglio dei Ministri
Cancellieri, Ministro dell'interno
Registrato alla Corte dei conti il 3 maggio 2013 Interno, registro n. 3, foglio n. 158
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