Gazzetta n. 98 del 27 aprile 2012 (vai al sommario) |
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA |
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 10 aprile 2012 |
Scioglimento del consiglio comunale di Mileto e nomina della commissione straordinaria. |
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IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Considerato che nel comune di Mileto (Vibo Valentia) gli organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 6 e 7 giugno 2009; Considerato che dall'esito di approfonditi accertamenti sono emersi collegamenti diretti ed indiretti tra componenti del consesso e la criminalita' organizzata locale; Ritenuto che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata arreca grave pregiudizio per gli interessi della collettivita' e determina lo svilimento e la perdita di credibilita' dell'istituzione locale; Ritenuto che, al fine di porre rimedio alla situazione di grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale di Mileto, si rende necessario far luogo allo scioglimento del consiglio comunale e disporre il conseguente commissariamento, per rimuovere tempestivamente gli effetti pregiudizievoli per l'interesse pubblico ed assicurare il risanamento dell'ente locale; Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267; Vista la proposta del Ministro dell'Interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante; Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 6 aprile 2012; Decreta: Art. 1 Il consiglio comunale di Mileto (Vibo Valentia) e' sciolto per la durata di diciotto mesi. |
| Art. 2 La gestione del comune di Mileto (Vibo Valentia), e' affidata alla commissione straordinaria composta da: - dr. Massimo Mariani - viceprefetto; - dr.ssa Caterina Minutoli - viceprefetto aggiunto; - dr. Giovanni Barila' - dirigente di II fascia |
| Art. 3 La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche. Dato a Roma, addi' 10 aprile 2012 NAPOLITANO Monti, Presidente del Consiglio dei Ministri Cancellieri, Ministro dell'interno
Registrato alla Corte dei conti il 17 aprile 2012 Interno,registro n. 3, foglio n. 63 |
| Allegato Al Presidente della Repubblica Il comune di Mileto (Vibo Valentia), i cui organi elettivi sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 6 e 7 giugno 2009, presenta forme di ingerenza da parte della criminalita' organizzata che compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' degli organi elettivi, il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica. A seguito di alcune segnalazioni che denunciavano possibili forme di sviamento dell'ente veniva avviata, da parte delle forze di polizia, un'attivita' di osservazione sull'amministrazione del comune dalla quale emergeva che alcuni dei componenti della giunta e del consiglio avevano assidui rapporti di frequentazione con esponenti della criminalita' organizzata. In relazione a tali vicende ed al fine di verificare la sussistenza di forme di condizionamento e di infiltrazione delle locali consorterie nei confronti degli amministratori dell'ente, il Prefetto di Vibo Valentia, con decreto del 25 agosto 2011, successivamente prorogato, ha disposto l'accesso presso il suddetto comune ai sensi dell'art. 1, comma 4, del decreto legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito dalla legge 12 ottobre 1982, n. 726, per gli accertamenti di rito. All'esito degli accertamenti effettuati, la commissione incaricata dell'accesso ha depositato le proprie conclusioni, sulle cui risultanze il Prefetto di Vibo Valentia, sentito il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica integrato con la partecipazione del Procuratore Distrettuale antimafia di Catanzaro e del Procuratore della Repubblica di Vibo Valentia, ha redatto l'allegata relazione in data 25 gennaio 2012, che costituisce parte integrante della presente proposta, in cui si da' atto della sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti ed indiretti degli amministratori locali con la criminalita' organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi, riscontrando pertanto i presupposti per lo scioglimento del consiglio comunale. I lavori svolti dalla commissione d'indagine hanno preso in esame, oltre all'intero andamento gestionale dell'amministrazione comunale, la cornice criminale ed il contesto ambientale ove si colloca l'ente locale, con particolare riguardo ai rapporti tra gli amministratori e la locale consorteria. Viene posto in evidenza come il contesto ambientale sia contraddistinto da diverse opportunita' di investimento e, in tale ambito, la criminalita' organizzata ha trovato un terreno fertile per l'esercizio delle proprie attivita' illecite, come rivelato da alcune recenti indagini disposte dalla magistratura che ne hanno accertato le intromissioni nel settore economico commerciale. E' stato messo in rilievo che componenti della giunta e del consiglio, in particolare il vice sindaco ed il presidente del consiglio e dipendenti del comune di Mileto, alcuni dei quali gravati da precedenti penali e di polizia di particolare rilievo, abbiano forti legami ed assidue frequentazioni con esponenti delle locali consorterie, taluni peraltro di elevato spessore criminale. Tali rapporti consolidatisi nel tempo, hanno reso possibile una gestione dell'ente permeabile agli interessi della criminalita' organizzata nonostante l'azione di moralizzazione portata avanti dal primo cittadino, volta all'affermazione dei principi di legalita' all'interno del civico consesso. All'azione intrapresa dal sindaco non hanno fatto seguito concrete iniziative per contrastare un ambiente caratterizzato da contiguita' e cointeressi tra politica e criminalita' organizzata. Logiche clientelari ed interessi economici legati ad ambienti criminali avrebbero contraddistinto anche la fase antecedente le consultazioni elettorali atteso che, come anche emerso nel corso delle audizioni svolte dalla commissione d'indagine, l'individuazione dei componenti dell'organo esecutivo sarebbe avvenuta ancor prima della presentazione delle candidature e non sarebbe invece stata decisa successivamente alla proclamazione del sindaco eletto. Questi, conseguentemente, non avrebbe esercitato il potere di scelta dei componenti della giunta, prerogativa che, sulla base dei principi ispiratori della vigente normativa, e' riservata all'organo di vertice. La relazione della commissione d'indagine ha posto in rilievo generali condizioni di precarieta' e carenze funzionali della struttura comunale che, unitamente ad altri aspetti, quali il disordine organizzativo degli uffici e le diffuse, sistematiche irregolarita', nella sia pur limitata attivita' amministrativa dell'ente, hanno favorito la permeabilita' degli organi amministrativi ai condizionamenti criminali. Caratteri sintomatici dell'incapacita' dell'amministrazione locale di far fronte alle ingerenze della criminalita' organizzata sono stati messi in evidenza nel settore degli appalti pubblici ove, nel periodo in esame, il responsabile dell'area tecnica ha proceduto a numerosi affidamenti diretti di lavori senza esperire le relative procedure negoziate o indagini comparative che le fonti normative di riferimento richiedono. L'esame dei diversi affidamenti posti in essere ha, peraltro, evidenziato l'assenza di motivi di indifferibilita' o urgenza che avrebbero giustificato il ricorso a tali procedure. Ulteriori, rilevanti elementi della sussistenza di condizionamenti dell'attivita' amministrativa sono testimoniati dalla circostanza che gran parte dei suddetti affidamenti si sono risolti in favore di due societa' i cui titolari hanno tra loro rapporto di parentela; il titolare di una delle suddette aziende, contiguo ad una locale cosca, ha inoltre rapporti di affinita' con un assessore comunale. Nel delineato quadro di anomalie, che evidenzia una gestione dell'ente comunale disinvolta e finalizzata a favorire ambienti controindicati, si inserisce anche la complessiva procedura concernente il servizio di fornitura pasti agli alunni della scuola materna, affidato per l'anno scolastico 2009/2010 e nuovamente conferito alla stessa ditta per l'anno successivo. La gara e' stata caratterizzata da una serie di irregolarita', concernenti anche le relative forme di pubblicita' che hanno ristretto l'ambito di conoscenza da parte degli operatori del settore, con la conseguenza che e' stata presentata un'unica offerta formulata dalla stessa ditta che risultera' poi affidatela del servizio. Anche per la procedura d'appalto relativa all'anno scolastico 2011/2012 e' stata presentata una sola offerta, parimenti formulata dalla suddetta societa'; la procedura non si e' conclusa con l'aggiudicazione definitiva essendo stata emessa dalla competente prefettura, nelle more della stipula del contratto, un'informazione atipica ai sensi della normativa antimafia nei confronti dell'aziende in questione. Anche la ditta alla quale e' stato affidato il servizio di pulizia dei locali occupati da uffici giudiziari comunali e' stata destinataria, nello scorso mese di novembre, di un'informazione interdittiva antimafia. Tale circostanza conferma come l'amministrazione abbia sistematicamente trascurato di pone in essere adeguate forme di prevenzione e verifica sull'affidabilita' degli operatori economici ai quali sono stati affidati appalti di lavori o servizi. Tali aspetti appaiono ancor piu' significativi in considerazione della limitata estensione territoriale del comune di Mileto che dovrebbe certamente favorire l'acquisizione di tale tipo di informazioni, anche nei casi in cui non e' espressamente richiesto per legge, quantomeno con riferimento alle societa' operanti in tale ambito territoriale. Le pressioni della criminalita' organizzata sui progetti e sulle opere da realizzarsi da parte del comune sono emerse dall'analisi della vicenda concernente la progettata costruzione di un impianto di smaltimento dei rifiuti solidi, dalla quale e' emerso il fondato sospetto, peraltro diffuso nell'opinione pubblica, che sulla realizzazione di tale sito si siano concentrati gli interessi della criminalita' organizzata. L'organo ispettivo ha messo in rilievo come il marcato controllo sul territorio operato dalle locali cosche giustificherebbe la totale assenza di reazioni da parte della comunita' residente nella frazione interessata all'installazione dell'impianto, fortemente dominata da una locale famiglia malavitosa. Depongono in tal senso alcune informazioni pervenute all'organo ispettivo e le dichiarazioni rese da un ex amministratore il quale ha riferito che, nel corso di una seduta del consiglio, un consigliere che si era opposto al progetto della discarica venne messo a tacere, oltre che da altri amministratori comunali, anche da un noto esponente di una locale 'ndrina, presente in aula, gia' condannato per efferati delitti. Lo sviamento dell'attivita' amministrativa e' stato altresi' posto in evidenza dall'esame dell'iter procedimentale concernente la redazione del piano strutturale comunale. Sebbene la relativa istruttoria non si sia ancora conclusa le indagini svolte dalle locali forze di polizia hanno fatto emergere come alcuni componenti dell'amministrazione comunale avrebbero tessuto un accordo, all'insaputa del sindaco, per fare rientrare nel nuovo piano strutturale diversi appezzamenti di terreno, la cui proprieta' e' riconducibile in parte a locali famiglie malavitose ed in parte agli stessi amministratori locali. E' inoltre indicativo quanto emerso dall'analisi della procedura relativa alla richiesta di risarcimento dei danni subiti dall'autovettura di un esponente della locale cosca a causa dell'assedio responsabilita' del comune. L'ente locale, in costanza di giudizio pendente, ha sottoscritto, sulla base di una proposta economica formulata dai propri uffici un'apposita transazione, con la quale venivano liquidati il risarcimento dei danni e gli oneri connessi. La condotta seguita dall'ente locale nel caso di specie ha evidenziato una palese disparita' di trattamento rispetto ad altre analoghe procedure, nelle quali l'amministrazione era giunta alla sottoscrizione di un accordo transattivo soltanto dopo la pubblicazione di sentenze definitive di condanna e con espressa rinuncia delle parti vincitrici agli interessi o alla rivalutazione monetaria. Una generale condizione di disordine amministrativo e di totale carenza dell'attivita' di impulso ed indirizzo e' stata riscontrata anche nel settore economico - tributario del comune. La relazione prefettizia ha messo in rilievo che il comune e' interessato da una forte evasione tributaria, condizione che ha generato, negli anni, una situazione di criticita' a fronte della quale l'ente locale non ha posto in essere un'azione efficace per arginare i fenomeni di evasione ed il recupero dei tributi dovuti. Le evidenziate inefficienza gestionali denotano la mancanza di volonta' dell'ente di operare secondo criteri di buona amministrazione, mentre le marcate criticita' ambientali che connotano il territorio comunale avrebbero richiesto un elevato livello dell'attivita' di vigilanza. La descritta condizione caratterizza anche la complessiva attivita' relativa al servizio di gestione idrico integrato. La relazione prefettizia pone in evidenza che il servizio di gestione, potenziamento ed estensione dell'acquedotto comunale e' stato affidato nel 1991, tramite licitazione privata, ad una societa' che recentemente e' stata raggiunta da informazione antimafia atipica. La convenzione stipulata, oggetto di successive modifiche, prevedeva che la concessionaria cui era affidata la riscossione dei ruoli si obbligava per conto del comune a rimborsare le quote di rateizzazione del debito maturato nei riguardi della societa' regionale per somministrazione dell'acqua potabile mentre, dall'altro lato, il comune si obbligava a corrispondere alla concessionaria il pagamento a saldo dei lavori di manutenzione ordinaria e straordinaria della rete idrica. Tuttavia sebbene nel periodo sottoposto ad indagine sono stati effettuati, a favore della concessionaria, in ragione di quanto previsto dalla convenzione, ripetuti versamenti, non risulta che nel medesimo arco di tempo siano state adottate determinazioni del responsabile dell'area volte all'approvazione di appositi rendiconti e finalizzate ad accertare quanto riscosso dalla concessionaria dai ruoli del servizio idrico. La mancata riscossione dei canoni del servizio idrico, per il quale le indagini ispettive hanno messo in rilevo che, nel corso degli anni, a fronte di entrate accertate non risultano riscossioni, seppure parziali, attesta in modo significativo l'incapacita' dell'ente di operare secondo criteri di efficienza e funzionalita' circostanza, peraltro, che ha avvantaggiato la societa' concessionaria del servizio recentemente raggiunta, come evidenziato, da informazione antimafia atipica. L'attivazione di adeguate soluzioni per riscuotere quanto spettante, avrebbe consentito al comune di far fronte alla propria esposizione debitoria oltreche' di utilizzare le risorse economiche riscosse per investimenti e iniziative in favore della collettivita'. Le vicende analiticamente esaminate e dettagliatamente riferite nella relazione del Prefetto denotano una serie di condizionamenti nell'amministrazione comunale di Mileto che, disattendendo ogni principio di buon andamento, imparzialita' e trasparenza, hanno compromesso il regolare funzionamento dei servizi con grave pregiudizio degli interessi pubblici. Ritengo pertanto che ricorrano le condizioni per l'adozione del provvedimento di scioglimento del consiglio comunale di Mileto (Vibo Valentia) ai sensi dell'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267. In relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, si rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi. Roma, 5 aprile 2012 Il Ministro dell'interno: Cancellieri |
| Allegato
Parte di provvedimento in formato grafico
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