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| Gazzetta n. 301 del 29 dicembre 2006 (vai al sommario) |  | PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA |  | DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 12 dicembre 2006 |  | Scioglimento   del  consiglio  comunale  di  Cerda,  e  nomina  della commissione straordinaria. |  | 
 |  |  |  | IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 
 Considerato  che  nel  comune  di  Cerda  (Palermo),  i  cui organi elettivi  sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 26 maggio  2002,  sussistono  forme  di  ingerenza della criminalita' organizzata, rilevate dai competenti organi investigativi;
 Constatato  che tali ingerenze espongono l'amministrazione stessa a pressanti  condizionamenti,  compromettendo  la libera determinazione degli organi ed il buon andamento della gestione comunale di Cerda;
 Rilevato,    altresi',    che   la   permeabilita'   dell'ente   ai condizionamenti  esterni  della criminalita' organizzata arreca grave pregiudizio  allo  stato  della  sicurezza  pubblica  e  determina lo svilimento   delle  istituzioni  e  la  perdita  di  prestigio  e  di credibilita' degli organi istituzionali;
 Ritenuto  che, al fine di rimuovere la causa del grave inquinamento e  deterioramento  dell'amministrazione comunale, si rende necessario far  luogo  allo  scioglimento  degli  organi  ordinari del comune di Cerda,  per  il  ripristino  dei  principi  democratici e di liberta' collettiva;
 Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
 Vista  la  proposta  del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
 Vista  la  deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione  del  12 dicembre  2006  alla  quale  e'  stato  debitamente invitato il Presidente della Regione Siciliana;
 Decreta:
 
 Art. 1.
 Il  consiglio  comunale di Cerda (Palermo) e' sciolto per la durata di diciotto mesi.
 |  |  |  | Art. 2. La  gestione  del  comune  di  Cerda  (Palermo)  e'  affidata  alla commissione straordinaria composta da:
 dott. Ernesto Bianca - viceprefetto;
 dott.ssa Esther Libertini - viceprefetto aggiunto;
 dott.  Giuseppe  Guglielmo  Giliberto -  direttore amministrativo contabile.
 |  |  |  | Art. 3. La  commissione  straordinaria  per la gestione dell'ente esercita, fino  all'insediamento  degli  organi  ordinari  a norma di legge, le attribuzioni  spettanti  al  consiglio  comunale,  alla  giunta ed al sindaco  nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche.
 Dato a Roma, addi' 12 dicembre 2006
 NAPOLITANO
 
 Prodi,  Presidente  del  Consiglio  dei
 Ministri
 Amato, Ministro dell'interno Registrato  alla  Corte  dei  conti  il  15  dicembre  2006 Ministeri istituzionali, Interno, registro n. 12, foglio n. 372
 |  |  |  | Allegato 
 Il Presidente della Repubblica
 
 Il  comune  di  Cerda (Palermo), i cui organi elettivi sono stati rinnovati  nelle  consultazioni  amministrative  del  26 maggio 2002, presenta   forme  di  condizionamento  da  parte  della  criminalita' organizzata    che   compromettono   la   libera   determinazione   e l'imparzialita'    degli   organi   elettivi,   il   buon   andamento dell'amministrazione  ed  il  funzionamento  dei  servizi,  con grave pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica.
 In  relazione  all'esito  di attivita' investigativa condotta sul territorio,   dalla   quale   e'   emerso   un   contesto  ambientale caratterizzato  dalla  presenza  della  criminalita'  organizzata, il prefetto  di  Palermo  ha disposto, con provvedimento del 21 febbraio 2006,  l'accesso  presso  il  comune  di Cerda, ai sensi dell'art. 1, comma 4, del decreto-legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito dalla legge  12 ottobre  1982,  n.  726,  con  successive  modificazioni ed integrazioni, per gli accertamenti di rito.
 Gia'   in   precedenza   l'ente   era   stato   destinatario  del provvedimento  di  scioglimento,  adottato con decreto del Presidente della  Repubblica  del  30 settembre 1991, ai sensi del decreto-legge 31 maggio  1991,  n.  164, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 luglio 1991, n. 221.
 Gli  accertamenti  svolti  dalla commissione d'accesso, confluiti nella  relazione  commissariale  conclusiva  della  procedura, cui si rinvia integralmente, avvalorano l'ipotesi della esistenza di fattori d'inquinamento  dell'azione  amministrativa  dell'ente locale a causa dell'influenza  della  criminalita'  organizzata,  ponendo in risalto come,   nel   tempo,  l'uso  distorto  della  cosa  pubblica  si  sia concretizzato   nel   favorire  soggetti  collegati  direttamente  od indirettamente  con  gli ambienti malavitosi. Per alcuni fatti emersi in  fase  di  accesso  la  commissione  ha trasmesso una segnalazione all'Autorita'  Giudiziaria  in  merito alle modalita' di espletamento dei pubblici appalti da parte dell'amministrazione comunale di Cerda.
 L'ingerenza negli affari dell'ente e la strumentalizzazione delle scelte  amministrative  risultano  favorite da una fitta ed intricata rete  di  parentele,  affinita',  amicizie  e frequentazioni che lega alcuni  componenti della giunta, del consiglio, nonche' dell'apparato burocratico  ad  esponenti  delle  locali  consorterie criminali od a soggetti ad esse contigue.
 In   particolare,  a  seguito  degli  accertamenti  esperiti  dai competenti   organi   e  confluiti  nel  sopracitato  rapporto  della commissione, sono state effettuate diverse segnalazioni di ipotesi di reato  alla  competente  Autorita' Giudiziaria ed ulteriori verifiche risultano,  altresi',  in corso da parte della Direzione Distrettuale Antimafia   per   una   vicenda   nella   quale   sono  coinvolti  un amministratore,   attualmente  sospeso  dalla  carica,  ed  un  altro soggetto,  arrestati  entrambi  a seguito di un'ordinanza di custodia cautelare  in  carcere  emessa  dalla  Procura  della  Repubblica  di Palermo,  per  il reato di cui all'art. 416-bis c.p., e condannati in primo grado.
 Nella  compagine  amministrativa  la figura piu' rilevante, per i profili   d'interesse,   anche   in   considerazione   del  grado  di rappresentativita'  e del ruolo che riveste, e' quella dell'organo di vertice  dell'amministrazione.  Il  predetto  e'  stato segnalato per abuso  d'ufficio e concorso in falso ideologico alla locale Autorita' Giudiziaria,  unitamente a personale dell'ufficio tecnico e ad alcuni componenti della giunta, per aver conferito un incarico professionale ad  un  geometra  in  carenza  dei requisiti professionali necessari. Inoltre,  recentemente, il sindaco e' stato raggiunto da un avviso di garanzia  per ipotesi di reato connesso all'espletamento della carica poiche' attestava falsamente che era stato espletato un bando di gara per  l'affidamento  di  lavori  di  manutenzione straordinaria di una strada  agricola  ad  una ditta riconducibile ad un soggetto detenuto per  mafia,  a  seguito  della  ordinanza  sopra  citata. Inoltre, il predetto sindaco risulta avere frequentazioni con personaggi legati o comunque contigui alla criminalita' organizzata.
 A  carico  di altro amministratore figurano numerose condanne per reati  di  particolare  gravita', fra i quali rilevano l'emissione di assegni  a  vuoto,  reati  fiscali, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e sfruttamento della manodopera. Lo stesso, gia' presente nel  disciolto  consiglio  comunale, risulta avere frequentazioni con esponenti  della  criminalita' organizzata ed e', altresi', genero di un indiziato di appartenenza alla mafia.
 Particolare valenza assume la figura del consigliere, attualmente sospeso dalla carica, in quanto, come sopra riferito, detenuto e gia' condannato  per  associazione  mafiosa.  Il  predetto unitamente alla sorella  ed  al cognato e ad altro soggetto titolare di una ditta che risulta  beneficiaria  della concessione di numerosi appalti da parte dell'amministrazione   comunale,   oltre   a  quello  sopradescritto, risultano associati con una nota famiglia mafiosa.
 Il  profilo  indiziario  dell'ingerenza negli affari del comune e della strumentalizzazione delle scelte amministrative viene delineato dalla  commissione  d'accesso  attraverso  gli accertamenti svolti in merito al settore urbanistico. Al riguardo, occorre premettere che il comune  e' sprovvisto di piano regolatore generale e che, in materia, si  provvede  ancora  in  base  al programma di fabbricazione. Per la redazione di tale piano l'ente ha provveduto solo nel dicembre 2003 a dare  l'incarico  a due professionisti, uno dei quali fino al 2004 e' stato  direttore  tecnico di una ditta il cui titolare risulta essere il  padre  del  consigliere  sospeso  sopra  citato  e condannato per associazione mafiosa.
 Dalla  verifica  degli  atti sono state riscontrate irregolarita' riferibili  alla tenuta dei registri delle concessioni edilizie, dove sono  state  lasciate  delle  righe  in  bianco  e  non  sbarrate che avrebbero  consentito  la  annotazione  di  richieste  di concessioni edilizie  pervenute successivamente. Analogo discorso, in merito alle carenze  funzionali  degli  uffici,  e'  stato  segnalato  per quanto concerne  i  registri  delle  riunioni della commissione edilizia. In particolare, non viene tenuto il registro delle riunioni ed i verbali delle  stesse vengono inseriti disordinatamente nei singoli fascicoli riportando errori nella numerazione. Emblematica e' l'autorizzazione, rilasciata  dal  comune nello stesso giorno della presentazione della richiesta  ed addirittura prima della assegnazione per la trattazione all'ufficio  tecnico, a favore del padre dell'amministratore sospeso, vicenda sulla quale pende procedimento penale.
 Anomalie  vengono  riscontrate  con  riferimento  all'incarico di responsabile   delle  aree  tecnica,  amministrativa  e  finanziaria, affidato   ad   un  geometra,  indagato  con  il  piu'  volte  citato amministratore  arrestato,  per  falso  in  atto  pubblico  e  truffa aggravata ai danni dell'amministrazione di Cerda, poiche' attestavano falsamente,  il  primo  in  qualita'  di  direttore  dei lavori ed il secondo in qualita' di titolare della ditta appaltatrice, la regolare esecuzione  di  lavori  di  una strada nell'agro cerdese. Inoltre, il predetto  geometra  delegava  altro soggetto a sostituirlo in caso di sua  assenza,  che  risulta  avere  legami  parentali con la famiglia dell'amministratore.   A   carico   del   medesimo  pende,  altresi', procedimento  penale  per  abuso  d'ufficio  e  costruzione  abusiva, unitamente  al  padre  del  predetto  amministratore,  in  merito  al rilascio   di   autorizzazione   alla  costruzione  di  un  capannone industriale,   ancor   prima   della   presentazione  della  domanda. Successivamente,   il  sindaco  revocava  il  predetto  incarico  per conferirlo  ad  altro tecnico che risulta avere collegamenti, seppure indiretti, con la criminalita' organizzata.
 Indicazione   specifica  di  sensibilita'  agli  interessi  della malavita  organizzata  e'  la  vicenda  dell'affidamento di reiterati incarichi esterni ad un professionista, nei confronti del quale si e' reso   necessario   l'intervento   del   prefetto   che   ha  fornito controindicazioni  al  sindaco, in quanto il predetto professionista, pur   non  avendo  precedenti  o  pendenze  penali,  figurava  «quale direttore tecnico dell'impresa del suocero di un soggetto attualmente detenuto per associazione per delinquere di stampo mafioso».
 Inoltre, un congiunto del citato professionista, considerato uomo di  fiducia  del sindaco, e' socio, unitamente al figlio dello stesso sindaco,  di  altra ditta. Con riferimento agli incarichi conferiti a tale   professionista,  gia'  presente  nel  corso  della  precedente consiliatura,  si segnala quello relativo alla sistemazione idraulica e  risanamento  di  un  burrone, revocato dal sindaco successivamente all'insediamento  della  commissione  di  accesso in quanto risultava travalicare il limite perentorio ed inderogabile del compenso fissato per  ogni  professionista. Inoltre, risulta presentata denuncia sulle modalita'  di esecuzione dell'appalto che sarebbe stato modificato in fase  di esecuzione al fine di non intralciare il capannone costruito abusivamente dal piu' volte citato padre dell'amministratore sospeso.
 Altra   situazione   che   denota  una  alterazione  del  livello qualitativo  dell'attivita' amministrativa dell'ente e' la nomina del responsabile  dei progetti e selettore nei concorsi pubblici, banditi dal  Servizio  Civile  Nazionale,  in  seno al consiglio direttivo di un'unione  di  comuni,  presieduto  dal sindaco di Cerda, che risulta diffidato di P.S., nonche' cugino di primo grado di omonimo noto boss locale.  Il  predetto  e'  legato  da lungo tempo al sindaco e con lo stesso  risulta  coinvolto  in vicende di carattere giudiziario al di fuori  dell'attivita' amministrativa. Inoltre, a seguito di attivita' ispettiva  di  funzionari  incaricati  dal Direttore Nazionale per il Servizio Civile di effettuare una verifica presso il comune di Cerda, relativamente   alla  gestione  del  personale  volontario,  venivano contestate  irregolarita',  alcune delle quali relative alla mancanza di  comunicazioni  delle  assenze  dei volontari ai fini del rimborso relativo al vitto. Emblematica, al riguardo, e' la circostanza che il ristorante  aggiudicatario dell'appalto per la fornitura dei pasti ai volontari e' gestito dalla figlia del predetto.
 La sussistenza di pregiudizievoli cointeressenze e' riscontrabile anche  con  riferimento  al  settore  dei contributi, dove emerge che diversi  soggetti  riconducibili  a  famiglie  mafiose hanno goduto a vario  titolo  di  benefici  economici  da  parte  del  comune. Nella trattazione  di  alcune  pratiche  sono  state  riscontrate anomalie, riferibili  sia  alla  circostanza  che  alcuni contributi sono stati erogati prima ancora del ricevimento delle domande sia all'assenza di accertamenti  patrimoniali  sui  nuclei  familiari  dei  richiedenti, laddove,  invece,  da informazioni assunte dai Carabinieri emerge che il tenore di vita dei riceventi risulta di buon livello.
 In  materia  di  appalti  pubblici,  la commissione evidenzia una gestione   amministrativa   caratterizzata   da  irregolarita'  e  da procedure  di  dubbia legittimita'. In particolare, l'amministrazione ha  fatto  ricorso  costante  a procedure ristrette per la scelta del contraente  (trattative  private),  non  giustificate  dai criteri di urgenza,   indifferibilita'   o   dalla   particolare   natura  delle prestazioni  richieste  e  che  mal  si conciliano con le cautele che devono  connotare  l'attivita'  di  una  pubblica amministrazione che agisce  in  un  contesto territoriale notoriamente contraddistinto da possibili illecite interferenze nella gestione della cosa pubblica.
 L'esame  degli atti compiuto ha posto in luce gravi e persistenti anomalie  che  hanno  interessato  numerosi  lavori non riportati nel registro dei contratti. Con riferimento alle procedure di affidamento di  lavori  a  trattativa  privata  risulta  che l'amministrazione ha artatamente  frazionato  gli  importi  dei  lavori  per  aggirare  la normativa  comunitaria  in materia di lavori pubblici, consentendo ad alcuni  soggetti  di  beneficiare di somme indebite e non effettuando alcun  controllo sui lavori eseguiti. Inoltre, in numerosi appalti e' stata  aggirata  la  normativa di settore, simulando una fornitura di beni  laddove,  invece,  si  trattava  di  prestazioni  di  opere che sarebbero  dovute,  pertanto,  ricadere sotto la procedura dei lavori pubblici affidabili mediante cottimo-appalto e contratto aperto.
 Altre irregolarita' attengono all'ingiustificato quanto frequente ricorso a procedure ristrette di scelta del contraente non supportate dai  necessari  presupposti connessi all'urgenza e/o alla particolare natura delle prestazioni; alla pressoche' totale mancanza di collaudi delle  opere; all'assenza di regolari contratti; ai cottimi fiduciari in  assenza  di  un  albo  delle  imprese di fiducia; agli interventi affidati  a  seguito  di  dichiarazione  di somma urgenza per i quali mancano i verbali di consegna dei lavori.
 Sintomatico  di  anomale  ingerenze  e'  l'affidamento diretto di lavori  pubblici, a trattativa privata, in carenza dei presupposti, a ditte  vicine al contesto mafioso. E' il caso dell'affidamento ad una ditta  individuale,  il  cui titolare e' affine a soggetto condannato per  associazione  a  delinquere  di stampo mafioso e ad altra ditta, attualmente sottoposta a sequestro giudiziario, il cui titolare viene ritenuto prestanome di altra persona, condannata ex art. 416-bis c.p.
 Ulteriore indice di possibile devianza dell'azione amministrativa dell'ente   e'   rinvenibile   anche  nelle  aggiudicazioni  di  aste pubbliche,  connotate  da  profili  di  illegittimita',  tra le quali rileva  la  mancanza  sia  della attestazione comprovante i requisiti tecnico-organizzativi, sia della menzione, nei verbali di gara, delle modalita' di cautelazione della documentazione di gara prodotta dagli interessati.   In   particolare,   depongono   in   favore   di  tale prospettazione  le  aggiudicazioni ad una societa' il cui titolare e' parente   di  un  soggetto  condannato  per  associazione  maflosa  e turbativa  d'asta.  Inoltre,  la  prefettura  ha  evidenziato che nei confronti  della suddetta societa', pur non sussistendo elementi tali da   impedire   la   concessione   del  nulla  osta  necessario  alla certificazione   antimafia,   sussistevano  pero'  frequentazioni  in ambienti  controindicati,  in  quanto  il  titolare dell'impresa era, altresi', in contatto con soggetti indiziati mafiosi.
 Gli  elementi  fattuali  desunti  dagli  accertamenti ispettivi e dalle   indagini   in   corso   appaiono   determinanti   in   ordine all'accertamento   della   vicinanza   tra   l'amministrazione  e  la criminalita'  organizzata  e  concorrono  a  configurare  un concreto pericolo di sviamento dell'attivita' comunale dal perseguimento degli interessi dell'intera collettivita'.
 L'inosservanza   del   principio   di  legalita'  nella  gestione dell'ente e l'uso distorto delle pubbliche funzioni hanno compromesso le  legittime aspettative della popolazione ad essere garantita nella fruizione  dei diritti fondamentali, minando la fiducia dei cittadini nella legge e nelle istituzioni.
 Pertanto,  il  prefetto  di  Palermo, con relazione del 20 luglio 2006,  che  qui  si  intende  integralmente  richiamata,  ha proposto l'applicazione  della  misura  di  rigore  prevista dall'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
 La  descritta  condizione  di  assoggettamento  necessita che, da parte  dello  Stato,  sia  posto  in  essere  un intervento mirato al ripristino  della  legalita'  mediante  il  recupero  della struttura pubblica al servizio dei suoi fini istituzionali.
 Per le suesposte considerazioni, si ritiene necessario provvedere ad   eliminare   ogni   ulteriore   motivo  di  deterioramento  e  di inquinamento  della  vita  amministrativa  e  democratica  dell'ente, mediante  provvedimenti incisivi a salvaguardia degli interessi della comunita' locale.
 La  valutazione  della  situazione  in  concreto  riscontrata, in relazione  alla  presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, rende  necessario  che  la  durata  della  gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.
 Ritenuto,   per  quanto  esposto,  che  ricorrano  le  condizioni indicate  nell'art.  143  del  decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267,  che legittimano lo scioglimento del consiglio comunale di Cerda (Palermo), si formula rituale proposta per l'adozione della misura di rigore.
 Roma, 30 novembre 2006
 Il Ministro dell'interno: Amato
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