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| Gazzetta n. 200 del 29 agosto 2006 (vai al sommario) |  | PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI |  | DIRETTIVA DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 13 giugno 2006 |  | Criteri  di  massima  sugli interventi psico-sociali da attuare nelle catastrofi. |  | 
 |  |  |  | IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 
 Visto l'art. 5, comma 2 del decreto-legge 7 settembre 2001, n. 343, convertito,  con  modificazioni, dalla legge 9 novembre 2001, n. 401, in  cui  e'  previsto  che  il  Presidente del Consiglio dei Ministri predisponga  gli  indirizzi  operativi  dei programmi di previsione e previsione  dei rischi, nonche' i programmi nazionali di soccorso e i piani  per  l'attuazione  delle  conseguenti  misure di emergenza, di intesa con le regioni e gli enti locali;
 Considerata  la  particolare  importanza  di  prestare  la  massima attenzione ai problemi di ordine psichiatrico-psicologico che possono manifestarsi  nelle  popolazioni colpite da eventi calamitosi sia tra le vittime che tra i soccorritori;
 Ritenuto  che  le  catastrofi  possono  produrre nella psiche degli individui  effetti di lunga durata, compromettendo cosi' le capacita' di reazione e di adattamento degli stessi;
 Ritenuta,  altresi', la necessita' che gli interventi psico-sociali adottati tengano inoltre in massima considerazione le caratteristiche specifiche del territorio e le abitudini degli abitanti;
 Considerata  l'esigenza di fronteggiare i bisogni psico-sociali che si  manifestano a seguito di emergenze nazionali, mediante l'avvio di attivita'  e  di  iniziative utili a tali fini, nonche' attraverso la programmazione   di  interventi  coordinati  in  grado  di  garantire risposte  efficienti  ed  efficaci  per  le  popolazioni  colpite  da calamita';
 Vista  la  proposta  del  capo  del  Dipartimento  della protezione civile;
 Vista  l'intesa,  espressa  dalla Conferenza unificata nella seduta del  1° marzo 2006, ai sensi dell'art. 107, comma 1, lettera f), n. 1 del  decreto  legislativo  31 marzo  1998,  n. 112 sulla proposta del Dipartimento  della  protezione civile della Presidenza del Consiglio dei  Ministri  in  ordine  ai  «criteri  di  massima sugli interventi psico-sociali da attuare nelle catastrofi»;
 A d o t t a
 i seguenti indirizzi operativi:
 In  ordine ai «criteri di massima sugli interventi psico-sociali da attuare nelle catastrofi». Premesse e finalita'.
 Nel  contesto  degli  interventi a sostegno delle vittime di eventi catastrofici e' necessario prestare massima attenzione ai problemi di ordine   psichiatrico-psicologico   che  possono  manifestarsi  sulle popolazioni  colpite  e sui loro soccorritori. Essi possono palesarsi in  fase  acuta  o evolvere in modo subdolo, con ripercussioni, anche nel lungo periodo.
 I  disastri,  sia  di origine naturale o causati dall'uomo, possono essere distinti - rif. Gazzetta Ufficiale n. 126 del 12 maggio 2001 - in base alla loro entita' in:
 eventi catastrofici a effetto limitato;
 eventi  catastrofici che travalicano le potenzialita' di risposta delle strutture locali.
 In  entrambi  i casi si differenziano dalle situazioni di emergenza individuale  o di piccola scala in quanto necessitano di una risposta qualitativamente  diversa;  il  contesto delle maxiemergenze richiede infatti  l'utilizzo di metodologie e procedure peculiari che prendano in  considerazione  il numero dei soggetti coinvolti e la precarieta' delle condizioni ambientali che si vengono a determinare.
 E'  inoltre  opportuno osservare che le catastrofi possono produrre sugli  individui  effetti  di  lunga durata e mettere a dura prova le capacita'  di reazione e di adattamento sia del singolo individuo che dell'intera  comunita'.  Si  assiste  infatti in questi casi al venir meno  delle  risorse  di  autoprotezione,  normalmente presenti in un gruppo  di  individui  che condividono le stesse abitudini di vita, e pertanto  e'  necessario  che  gli  interventi psico-sociali adottati tengano  in  massima  considerazione le caratteristiche specifiche di quel territorio e della comunita' che lo abita.
 Da  tali  considerazioni  scaturisce  l'esigenza  di fronteggiare i bisogni  psico-sociali  che  si  manifestano  a  seguito di emergenze nazionali  attraverso  azioni  ed  interventi  coordinati in grado di garantire risposte efficaci e di qualita'.
 A  questo  fine sono stati redatti i presenti criteri di massima il cui contenuto e' cosi' suddiviso:
 rete  organizzativa,  articolata  in  strutture  di riferimento e risorse umane dedicate;
 destinatari degli interventi;
 scenari d'azione. 1. Equipe psicosociale per le emergenze (EPE).
 Le  regioni  e  le province autonome di Trento e Bolzano dispongono affinche', in relazione alle caratteristiche geosociali e all'entita' dei  rischi  presenti nel proprio territorio, si costituiscano equipe per  il supporto psico-sociale alla popolazione colpita da calamita'. Tali  equipe  vengono  identificate, di norma, utilizzando le risorse esistenti nei servizi dipendenti dal Servizio sanitario regionale.
 Le equipe, precedentemente formate, operano nell'ambito del sistema di   emergenza   garantendo  il  proprio  intervento  sia  in  eventi catastrofici  ad  effetto  limitato  che  in  eventi catastrofici che travalicano le potenzialita' di risposta delle strutture locali. 1.a. Obiettivi.
 L'equipe,  in  rapporto  alle  varie  fasi  dell'intervento ed agli specifici bisogni emergenti, deve poter:
 consentire  la  realizzazione  delle  manovre  prioritarie per la sopravvivenza  fisica  dei  destinatari  dell'intervento e provvedere alla  tutela  della salute psichica attraverso l'attivazione di tutte le risorse personali e comunitarie;
 garantire,  oltre alla raccolta delle domande di aiuto spontanee, processi di identificazione attiva dei bisogni;
 mettere  in atto le iniziative di supporto in modo coordinato con le  altre  azioni  previste  ed  attivate  nella  catena dei soccorsi sanitari, al fine di evitare sovrapposizioni e potenziali conflitti;
 incentivare  i  processi  di  autodeterminazione, riconoscendo ad ogni  destinatario  dell'intervento  il  diritto  di  operare  scelte consapevoli relativamente alla propria salute;
 tutelare  la  dignita'  ed  il rispetto della persona in tutte le azioni  di  soccorso,  supportando  la  decodifica delle differenze e delle  specificita'  culturali  dei destinatari e vigilando affinche' non insorgano processi di stigmatizzazione, in particolare attraverso l'etichettamento  di comportamenti che potrebbero sembrare anomali se separati dal contesto in cui sono rilevati;
 porre    particolare    attenzione   alla   distribuzione   delle informazioni  utili  ad  attivare  comportamenti auto protettivi e di riorientamento  adattativo  e  fornire  strumenti  per  facilitare la comunicazione,   la  comprensione  e  l'utilizzo  delle  informazioni stesse;
 garantire  la raccolta e la conservazione accurata dei dati utili all'intervento,   al  fine  di  permettere  una  costante  azione  di monitoraggio degli interventi stessi. 1.b. Organizzazione.
 La  regione,  attraverso  la  propria organizzazione, individua, di norma,   tra   il  personale  dei  servizi  dipendenti  i  componenti dell'equipe.
 Il  personale  selezionato, che puo' essere integrato con ulteriori risorse  identificate  nell'ambito  di  associazioni di volontariato, enti  locali,  ordini professionali ecc., dovra' essere adeguatamente formato   sui   compiti  da  svolgere  in  situazioni  di  catastrofe collettiva ed addestrato tramite specifiche esercitazioni.
 L'equipe,  per  poter  rispondere  immediatamente  in situazioni di emergenza, deve inquadrarsi all'interno dell'organizzazione sanitaria delle   maxi-emergenze  in  modo  da  potersi  avvalere  di  supporti logistici e di radiocomunicazioni. Il suo responsabile, nell'area del disastro,  operera'  nel rispetto delle linee gerarchiche, secondo la catena di comando e controllo fissata dalle autorita' competenti.
 L'equipe,  che  trova  la  sua  sede  di  lavoro  nei locali di una struttura  fissa  o  mobile,  opera  in  prossimita' del Posto medico avanzato   (PMA)  e  presso  i  luoghi  di  raccolta,  smistamento  e accoglienza  della  popolazione.  Ad  essa  deve  essere garantita la sicurezza  e  la  riservatezza  per lo svolgimento delle attivita' di colloquio  oltre  che un adeguato spazio per le attivita' di gruppo e di coordinamento.
 I  suoi operatori dovranno essere riconoscibili attraverso casacche o giubbotti di colore verde a cui va apposta la sigla «PSIC». 1.c. Referente dell'equipe psicosociale.
 La regione identifica, nell'ambito della propria organizzazione, il referente  della  funzione  di  supporto  psicosociale  che  svolge i seguenti compiti:
 coordina la stesura del piano degli interventi dell'equipe, sulla base  della  conoscenza  degli specifici rischi del territorio, delle strutture  della rete psico-sociale presenti nell'area di competenza, delle  capacita'  ricettive  di tali strutture e del personale che vi opera;
 definisce  all'interno  del  piano  di  settore  le attivita' che l'equipe  deve svolgere in emergenza nei riguardi delle vittime della comunita'  di  riferimento  e  dei  soccorritori, collaborando con le istituzioni nelle varie fasi di pianificazione e prevedendo la pronta disponibilita' dei materiali e dei mezzi necessari per lo svolgimento dei compiti;
 allerta l'equipe in emergenza;
 assicura l'intervento sul luogo del disastro, immediatamente dopo il  verificarsi  di  un evento catastrofico, dirigendo gli interventi dell'equipe   sotto  il  coordinamento  del  direttore  dei  soccorsi sanitari;
 fa  riferimento  al  responsabile  della  «Funzione  2» che ha il compito  di  gestire  tutte  le  problematiche  relative agli aspetti sanitari  dell'emergenza successivamente alla costituzione dei Centri di coordinamento (COM-CCS, ecc.);
 dispone il turn-over degli operatori;
 effettua  una valutazione dei risultati acquisiti e provvede alle correzioni  necessarie  a  migliorare  il  piano  di  interventi  per eventuali emergenze successive;
 coordina  in  stretta  collaborazione  con i servizi sanitari del territorio le attivita' di follow-up a lungo termine. 2. Destinatari.
 Destinatari  primari  degli  interventi  di  supporto psicologico - psichiatrico   in   emergenza  sono  le  vittime  dirette  di  eventi dirompenti  ed  improvvisi indipendentemente dalla gravita' dei danni materiali subiti ed evidenti.
 Debbono essere considerati potenziali destinatari anche i testimoni diretti di fatti gravemente lesivi che hanno minacciato o compromesso la  sopravvivenza  di un essere umano; i familiari delle vittime, per quanto   lontani   da  un  diretto  coinvolgimento;  i  soccorritori, volontari  e  professionisti, che a qualsiasi titolo abbiano prestato il proprio aiuto alle vittime e ai sopravvissuti. Oltre che i singoli individui,  destinatari  di  intervento  possono essere interi gruppi sociali  quali  famiglie, squadre di soccorso, team operativi e altri gruppi:  in tali casi l'intervento deve consentire di far mantenere o riacquistare relazioni positive e costruttive.
 Nei  casi  in  cui  venga rilevata la necessita' di stabilire delle precedenze  per  l'attivazione  di  azioni supporto, priorita' verra' data  alle  fasce della popolazione piu' deboli e dunque a bambini ed anziani,   persone  con  disabilita',  soggetti  gia'  sofferenti  di disturbi mentali ecc.
 A   prescindere   dalla   tipologia  dell'evento  catastrofico,  e' opportuno  valutare  a  priori  i  fattori  di rischio di un contesto emergenziale  per  poter  prevenire disagi di natura psico-fisica nei soccorritori.  Una  volta che gli operatori sanitari si troveranno ad intervenire  sul  luogo  della  catastrofe dovra' essere garantito il loro lavoro attraverso un'azione di monitoraggio volta ad individuare segni  e/o  sintomi di possibili condizioni di stress e/o di disturbi psichici. 3. Contesti d'intervento relativi all'entita' dell'evento. 3.a. Evento catastrofico a effetto limitato.
 Un  evento catastrofico ad effetto limitato, secondo la definizione fornita  nella  Gazzetta  Ufficiale  n.  109  del  12 maggio 2001, e' caratterizzato  dalla  integrita'  delle  strutture  di  soccorso del territorio in cui si manifesta e da una limitata estensione nel tempo delle operazioni di soccorso sanitario (meno di 12 ore).
 In  caso  di  una  maxi-emergenza,  la  C.O.  118  attiva  il piano straordinario  dei  soccorsi  includendo  nell'allertamento  anche il referente dell'equipe di riferimento. Questi si rapporta al Direttore dei soccorsi sanitari (DSS), che coordina gli interventi sanitari sul luogo del disastro.
 E'  ipotizzabile che tale equipe debba rimanere in attivita' per un tempo  piu'  lungo  rispetto al PMA, con cui e' in continuo raccordo, per consentire di essere a supporto anche a tutto il personale che ha preso parte alle operazioni di soccorso.
 Al  termine  della  fase  di  emergenza,  dovranno essere garantite alcune  funzioni  e  interventi  essenziali  a  tutela  della  salute psichica della popolazione colpita.
 Gli  individui  che sviluppano disordini psicologici e psichiatrici (inclusi  i  disturbi  da  stress  post  traumatico),  dovranno avere accesso  ad appropriati servizi di sostegno psicosociale presenti sul territorio per permettere loro una continuazione terapeutica.
 Dovranno  essere  attivate  azioni  di valutazione degli interventi realizzati  durante  l'emergenza  con  particolare  riferimento  alle attivita' svolte sul campo. 3.b. Evento  catastrofico  che travalica le potenzialita' di risposta delle strutture locali.
 In  una  situazione  generalmente caratterizzata da devastazione di ampi territori, da un elevato numero di vittime e da un coordinamento delle   operazioni   spesso   estremamente  difficile,  l'attivazione dell'equipe   dovra'   avvenire   contestualmente   all'inizio  delle attivita' degli altri interventi di emergenza sanitaria.
 In  tale  situazione,  il  supporto psicologico verra' offerto, nei limiti   del   possibile,   nella   fase   immediatamente  successiva all'evento.
 Con  l'attivazione dei vari centri di coordinamento dove opereranno enti,   amministrazioni   ed   associazioni   di  volontariato  anche provenienti  da  zone  esterne  all'area coinvolta, la gestione degli aspetti  psicologico-psichiatrici dovra' ricondursi nell'ambito della Funzione 2 «sanita' umana e veterinaria».
 Sul  piano  operativo  e'  utile distinguere una fase acuta, le cui caratteristiche  e  interventi  sono  sovrapponibili  a  quelli  gia' descritti  in  precedenza,  ed una fase di breve-medio termine che si conclude  con  la  fase  di  ritorno  alla  normalita'.  Come  per la catastrofe  ad effetto limitato e' difficile predeterminare la durata specifica di ciascuna fase. Interventi a breve-medio termine.
 Nella  fase acuta gli interventi sono rivolti prevalentemente: alla salvaguardia  della  popolazione  attraverso  l'allontanamento  della medesima  dalla  zona  di  pericolo;  all'adozione di tutte le misure sanitarie  di  primo  soccorso;  al  supporto  emotivo immediato e di soddisfacimento   dei   bisogni   essenziali  per  la  sopravvivenza. Successivamente  emergeranno  le  necessita'  legate  all'adattamento della  popolazione  in  un  complesso  abitativo  provvisorio ed alle conseguenze  psicologiche,  sociali  e  pratiche  connesse agli esiti dell'evento disastroso.
 Nella  fase  a  breve-medio termine l'equipe svolge quindi non solo attivita'  rivolte  al  sostegno  della popolazione ma anche funzioni volte  a  promuovere  il  ripristino  delle  reti di supporto sociale preesistenti  o la creazioni di reti alternative per il rafforzamento delle   risorse  locali  e  le  strategie  di  solidarieta'  presenti all'interno delle comunita'.
 E'  necessario  ricercare una collaborazione costante con tutti gli altri  soggetti  coinvolti  nella  gestione  dell'emergenza  e con le istituzioni  della  comunita',  verificando  la  disponibilita' delle strutture  presenti  (servizi  sanitari  pubblici,  servizi di salute mentale, servizi socio-assistenziali, strutture sanitarie private).
 E'  opportuno  inoltre  facilitare  l'accesso ai servizi sanitari e sociali;  fornire  documentazione  sulle persone a cui si e' prestata assistenza  in  condizioni  di  emergenza e sugli interventi attuati; rendere  disponibile  ai  Servizi  richiedenti  le informazioni sulle valutazioni  relative  ai  fattori  di  rischio  e  di vulnerabilita' individuali e collettivi allo scopo di attuare revisioni periodiche e follow-up a lungo termine. 4. Formazione.
 Il  tema della formazione riveste un'attenzione particolare poiche' rappresenta  una  delle  principali  risorse utilizzabili all'interno delle strategie di prevenzione.
 La  conoscenza  diffusa  ed  approfondita degli scenari di rischio, delle  procedure  organizzative  e  dei  comportamenti piu' idonei da adottare   in   emergenza,  puo'  infatti  migliorare  i  livelli  di vigilanza,  ridurre  i  tempi di risposta, rinforzare i comportamenti piu' efficaci per contrastare le minacce e limitare gli effetti degli eventi lesivi.
 Le  ricerche  dimostrano  che  una parte degli stress individuali e collettivi  che  si  sviluppano  a seguito di disastri possono essere ridotti  da  un'adeguata  preparazione di tutti gli attori coinvolti, sia a livello individuale che collettivo.
 Finalita'  generale  di  ogni  azione  formativa in questo campo e' dunque  quella  di  diffondere  e  consolidare  strategie  efficaci a fronteggiare dei pericoli attivando rapidamente processi di selezione percettiva  e  processi  cognitivi  complessi,  a  fronte di emozioni intense  e  processi comunicativi non ordinari. In questo senso, ogni azione  di formazione deve necessariamente includere modi efficaci di comunicare,  decidere,  valutare, gestire le emozioni e far conoscere procedure comuni all'interno dei differenti scenari ipotizzati.
 I  professionisti, che operano in campo psicosociale, devono essere adeguatamente  formati  a  svolgere  attivita' che sono proprie di un contesto di emergenza collettiva. Tra queste si possono elencare:
 attivita'  informative rivolte alla popolazione sulle tecniche di gestione dello stress e sulle reazioni a situazioni critiche;
 attivita' di ricongiungimento con i familiari;
 raccolta di dati per la valutazione post-emergenza;
 informazioni connesse ai bisogni pratici della popolazione.
 
 Roma, 13 giugno 2006
 
 Il Presidente: Prodi
 
 Registrata alla Corte dei conti il 28 luglio 2006 Ministeri   istituzionali  Presidenza  del  Consiglio  dei  Ministri, registro n. 9, foglio n. 331
 |  |  |  | Allegato 1 TRIAGE
 Il  triage e' l'insieme di criteri su cui l'operatore si basa per classificare  i  soggetti  in  classi  di  priorita'  di  trattamento (gravita'  della  condizione clinica e differibilita/indifferibilita' dell'intervento terapeutico) e per indicare il tipo e le modalita' di invio   del  paziente  alle  strutture  sanitarie  della  catena  dei soccorsi.  Il triage deve consentire la valutazione delle conseguenze psicologiche   e   psichiatriche   dell'evento  catastrofico,  essere prioritariamente rivolto alle vittime, alle categorie a rischio ed ai soccorritori  che  presentano  un'evidente  condizione di disagio che puo' interessare la sfera emotiva, cognitiva e comportamentale.
 Particolare  attenzione  deve  essere  posta  alle  modalita'  di conduzione   della   valutazione,  al  contesto  in  cui  essa  viene effettuata,  alle  esigenze  o  priorita' espresse dal soggetto, alla tutela della privacy ed al rischio di stigmatizzazione. Procedure.
 Per  effettuare un efficace triage, selezione che deve avvenire a tutti i livelli della catena dei soccorsi, si deve tener conto che:
 le  operazioni  richiedono  la disponibilita' di spazi adeguati che consentano un livello accettabile di privacy;
 le  procedure  devono  essere  adeguate alla peculiarita' degli scenari ed essere utilizzabili da operatori con livelli di formazione differente;
 i   protocolli  devono  comunque  essere  semplici,  di  rapida memorizzazione  ed  esecuzione, basati su criteri di assegnazione dei livelli di priorita' attendibili e riproducibili;
 le  valutazioni  e  gli  eventuali interventi effettuati devono essere  sempre  registrati  e  la documentazione relativa deve essere opportunamente conservata e prontamente accessibile;
 le operazioni di triage non devono rallentare o interferire con le altre operazioni di soccorso. Strumenti.
 Per le operazioni di triage devono essere disponibili:
 schede  di triage, possibilmente in custodie impermeabilizzate, che  devono  seguire il soggetto nei vari trasferimenti e documentare le  valutazioni effettuate ed i provvedimenti adottati. E' necessario che  le schede contengano almeno i seguenti dati: generalita', classe di  priorita'  assegnata,  ipotesi  diagnostica, eventuali interventi effettuati indicazioni per l'invio;
 tags    di   triage,   in   custodie   impermeabili,   per   la identificazione  del  soggetto e della classe di priorita' assegnata. Per  una  facile  identificazione,  potra' essere utilizzata la sigla Psic  seguita  da  un  codice  numerico (1, 2, 3) corrispondente alla classe di priorita' assegnata;
 presidi farmacologici per gli interventi di emergenza.
 CLASSI DI PRIORITA' Priorita' bassa (Psi 1).
 Soggetti   con   sintomi  psicopatologici  lievi  che  richiedono interventi   di  supporto  psicologico  o  trattamenti  farmacologici differibili. Priorita' intermedia (Psi 2).
 Soggetti  con  sintomi psicopatologici di gravita' intermedia che richiedono  una  valutazione specialistica per interventi di supporto psicologico  e/o trattamento farmacologico, dopo eventuale periodo di osservazione. Priorita' alta (Psi 3).
 Soggetti   con  gravi  reazioni  peritraumatiche  che  comportano marcata  riduzione dell'autonomia individuale, ridotta consapevolezza di  malattia,  compromissione delle funzioni cognitive, pericolosita' per  se' e per gli altri e pertanto richiedono interventi immediati o valutazioni specialistiche.
 
 ---->  Vedere Scheda a pag. 45 della G.U.  <----
 |  |  |  | Allegato 2 
 FORMAZIONE
 Gli specialisti che operano in emergenza devono essere preparati, durante  la formazione, a svolgere le seguenti funzioni, rivolte alle vittime di una catastrofe:
 Accoglienza  -  Ridurre  l'esposizione dei soggetti agli eventi traumatici  ed  alle loro conseguenze; soddisfare i bisogni primari e pratici;   facilitare   la   verbalizzazione   delle  emozioni  e  la condivisione  delle esperienze; favorire la ricomposizione dei nuclei familiari;  aiutare  a  riguadagnare  un  senso  di  controllo  sulla situazione e favorire il recupero di un ruolo attivo ecc.
 Informazione  -  Fornire  informazioni  semplici,  accurate  ed attendibili:
 sulle cause, sulla evoluzione, sulle conseguenze dell'evento;
 sui   servizi   di   emergenza   immediatamente   disponibili (accessibilita' ai servizi);
 sulle condizioni dei familiari;
 Raccogliere, verificare e diffondere notizie nel rispetto delle persone  coinvolte  nell'evento  (deceduti, vittime con danni fisici, ospedalizzati,   dispersi)   e   degli  addetti  alla  comunicazione; registrare   i  dati  delle  persone  assistite  e  degli  interventi effettuati;  valutare  le  esigenze  informative  di specifici gruppi (bambini  e  adolescenti;  anziani;  persone  con  problemi  fisici e mentali)  e  la necessita' di fornire le informazioni anche in lingue diverse.
 Interventi  clinici - Valutare la presenza di reazioni emotive, disturbi   del   comportamento   e/o  significative  alterazioni  del funzionamento  cognitivo  che  possono  essere  legate  ad  eventuali condizioni   patologiche   organiche;  identificare  i  soggetti  che necessitano  di  assistenza psicologica - psichiatrica immediata (per condizioni  acute  e  gravi,  che  possono  ridurre  la  capacita' di autonomia,  intralciare le operazioni di soccorso e creare situazioni di pericolo per se e per gli altri) e coloro che richiedono ulteriori approfondimenti   diagnostici;   individuare  coloro  che  richiedono interventi  sanitari d'emergenza non psichiatrici; fornire interventi psicologici  o  psichiatrici  non  differibili  a  soggetti con gravi reazioni    emotive,    disturbi   del   comportamento,   alterazioni significative del funzionamento cognitivo.
 Interventi  psico-sociali  -  Svolgere  attivita' psico-sociale individuale, familiare e di gruppo per mezzo di tecniche accreditate; effettuare  interventi alle prime fasi dell'elaborazione del lutto in situazioni specifiche (identificazione dei deceduti; partecipazione a cerimonie o rituali della comunita), o su aspetti pratici (accesso ai servizi   di  emergenza  sanitaria  e  sociale;  accesso  ai  servizi amministrativi   e  legali  per  problemi  finanziari,  lavorativi  o abitativi); svolgere interventi di consulenza individuali e di gruppo nei  confronti  di  operatori  che hanno compiti educativi o che sono punto di riferimento delle comunita'.
 |  |  |  | Allegato 3 
 GLOSSARIO Catastrofe.
 Evento   che   coinvolge  un  numero  elevato  di  vittime  e  le infrastrutture  di un determinato territorio producendo un'improvvisa e   grave   sproporzione,   tra   richieste  di  soccorso  e  risorse disponibili, destinata a perdurare nel tempo (oltre 12 ore). Catastrofe ad effetto limitato.
 Evento  che  coinvolge  un  numero  elevato di vittime, ma non le infrastrutture  di un determinato territorio; e' caratterizzata dalla limitata  estensione  temporale delle operazioni di soccorso (meno di 12 ore). Catena dei soccorsi.
 Sequenza   di   dispositivi,   funzionali  e/o  strutturali,  che consentono la gestione delle vittime di una catastrofe. (CCS) Centro di coordinamento soccorsi.
 Rappresenta il massimo organo di coordinamento delle attivita' di Protezione civile a livello provinciale. E' composto dai responsabili di  tutte le strutture operative presenti sul territorio provinciale, I  compiti  del  CCS consistono nell'individuazione delle strategie e delle   operativita'   di   intervento   necessarie   al  superamento dell'emergenza attraverso il coordinamento dei COM. (COC) Centro operativo comunale.
 Centro  operativo  a  supporto del sindaco per la direzione ed il coordinamento degli interventi di soccorso in emergenza. (COM) Centro operativo misto.
 Centro  operativo  che  opera  sul  territorio  di piu' comuni in supporto alle attivita' dei sindaci. (DICOMAC) Direzione di comando e controllo.
 Rappresenta  l'organo  di coordinamento nazionale delle strutture di  Protezione civile nell'area colpita dall'evento disastroso. Viene attivato  dal  Dipartimento  della  protezione civile in seguito alla dichiarazione dello stato di emergenza. (DSS) Direttore dei soccorsi sanitari.
 Medico  con  esperienza  e  formazione adeguata, presente in zona operazioni  e  responsabile  della  gestione  in  loco  di  tutto  il dispositivo  di  intervento  sanitario.  Opera in collegamento con il medico  coordinatore della centrale operativa 118, si coordina con il referente  sul  campo  del  soccorso tecnico (VVF) e con quello delle forze di Polizia. DSM-IV.
 Diagnostic  and  Statistical  Manual of mental disorder, American Psychiatric Association - Manuale diagnostico statistico dei disturbi mentali, 1994. Funzioni di supporto.
 Modalita'  organizzativa  in  cui si articolano i vari settori di attivita'  e  di  riferimento all'interno dei centri di coordinamento istituiti in emergenza. Per ogni funzione di supporto si individua un responsabile  che,  relativamente  al  proprio settore, in situazione ordinaria provvede all'aggiornamento dei dati e delle procedure ed in emergenza coordina gli interventi. Funzione 2.
 Funzione 2 - Sanita' umana, veterinaria e di assistenza sociale - attivata  a livello di centri di coordinamento operativi in emergenza (DICOMAC, CCS, COM, CCC). Ospedali da campo.
 Dispositivi  di intervento composti da uomini e mezzi in grado di assicurare   alle   vittime  della  catastrofe  un  livello  di  cure intermedio  tra  il  primo  soccorso  ed  il  trattamento definitivo. Offrono  la  possibilita'  di  effettuare  interventi  chirurgici  di urgenza,  assistenza  intensivistica protratta per piu' ore e degenza di   osservazione   clinica.   Sono  sinonimi  di  Centro  medico  di evacuazione (CME). (PMA) Posto medico avanzato.
 Dispositivo funzionale di selezione e trattamento sanitario delle vittime,  localizzato  ai margini esterni dell'area di sicurezza o in una zona centrale rispetto al fronte dell'evento. Puo' essere sia una struttura (tende, containers), sia un'area funzionalmente deputata al compito  di  radunare  le  vittime,  concentrare  le risorse di primo trattamento e organizzare l'evacuazione sanitaria dei feriti. Triage.
 Processo  di  suddivisione  dei pazienti in classi di gravita' in base  alle  lesioni riportate ed alle priorita' di trattamento e/o di evacuazione.
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