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| Gazzetta n. 130 del 7 giugno 2006 (vai al sommario) |  | MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI |  | COMUNICATO |  | Proposta  di  riconoscimento  della  indicazione  geografica protetta «Riso di Baraggia Biellese e Vercellese» |  | 
 |  |  |  | Il  Ministero  delle  politiche agricole e forestali ha trasmesso con nota prot. n. 61162 del 19 febbraio 2004 alla Commissione europea la  proposta  di riconoscimento della indicazione geografica protetta «Riso  di  Baraggia  Biellese e Vercellese», ai sensi del regolamento (CEE)  n.  2081/92  attualmente abrogato e sostituito dal regolamento (CE) n. 510/06 del Consiglio del 20 marzo 2006. A   seguito   delle  osservazioni  trasmesse  dai  servizi  della Commissione europea con nota prot. AGR 011745 del 5 maggio 2006 e del comitato  scientifico  operante  presso  l'Unione  europea,  e' stato necessario  procedere  ad una modifica del disciplinare di produzione trasmesso.
 Si   ritiene,   pertanto,  opportuno  procedere  nuovamente  alla pubblicazione del disciplinare di produzione di seguito riportato.
 Le  eventuali osservazioni, adeguatamente motivate, relative alla presente  proposta  dovranno  essere  presentate,  nel rispetto della disciplina  fissata  dal  decreto  del  Presidente  della  Repubblica 26 ottobre   1972,  n.  642  «Disciplina  dell'imposta  di  bollo»  e successive   modifiche,  al  Ministero  delle  politiche  agricole  e forestali  -  Dipartimento  delle  politiche  di sviluppo - Direzione generale  per  la qualita' dei prodotti agroalimentari - QPA III, via XX Settembre  n. 20 - 00187 Roma, entro quindici giorni dalla data di pubblicazione  nella  Gazzetta  Ufficiale  della  Repubblica italiana della  presente  proposta,  dai  soggetti interessati e costituiranno oggetto  di  opportuna  valutazione  da parte del predetto Ministero, prima  della  trasmissione  della suddetta proposta di riconoscimento alla Commissione europea.
 Decorso  tale  termine,  in assenza delle suddette osservazioni o dopo  la  loro  valutazione ove pervenute, la predetta proposta sara' notificata, per la registrazione ai sensi dell'art. 5 del regolamento (CE) n. 510/06, ai competenti organi comunitari.
 |  |  |  | Annesso 
 DISCIPLINARE  DI  PRODUZIONE  DELLA  INDICAZIONE  GEOGRAFICA PROTETTA
 «RISO DI BARAGGIA BIELLESE E VERCELLESE»
 
 Art. 1.
 Denominazione del prodotto
 L'indicazione  geografica  protetta  «Riso di Baraggia Biellese e Vercellese»  e'  riservata  al  prodotto alimentare che risponde alle condizioni  ed  ai  requisiti  stabiliti dal presente disciplinare di produzione.
 Art. 2.
 Descrizione del prodotto
 L'indicazione  «I.G.P.  Riso  di  Baraggia Biellese e Vercellese» designa,  con  esclusivita',  il  prodotto  risiero ottenuto mediante l'elaborazione   del   riso  grezzo  o  risone  a  riso  «integrale», «raffinato» e «parboiled».
 Le  varieta'  di  riso  oggetto  di  coltivazione  sono quelle di seguito indicate con le rispettive caratteristiche:
 Le   caratteristiche   medie   dei   grani   e   i  parametri  di riconoscimento  delle  varieta'  «I.G.P.  riso  di Baragia Biellese e Vercellese»:
 
 ----> Vedere tabelle a pag. 25 della G.U. <----
 
 Per  quanto  attiene  i  difetti  che potrebbero manifestarsi sui grani  del  riso  integrale  e  del  riso raffinato e' consentita una tolleranza percentuale massima come qui di seguito e' indicato:
 grani spuntati: 5,0%;
 grani striati rossi: 3,0%;
 grani difformi ed impurita' varietali: 5,0%;
 grani gessati: 3,0%;
 grani danneggiati: 1,50%;
 grani danneggiati da calore: 0,05%.
 Con  riguardo  alla percentuale dei grani spezzati (rotture), per il  riso  raffinato  e'  consentito  il  limite del 3,0%; per il riso integrale il limite e' del 2,0%.
 Nel  riso  raffinato  «Parboiled»  i limiti di difetto consentiti sono i seguenti:
 grani striati rossi: 1,0%;
 impurita' varietali: 5,0%;
 grani  di  riso che non hanno subito il trattamento idrotermico parboiled: 0,10%;
 grani non completamente gelatinizzati: 4,0%;
 grani danneggiati: 1,0%;
 pecks: 0,50%;
 grani spezzati: 3,0%.
 Art. 3.
 Delimitazione geografica del territorio di produzione
 La  zona di coltivazione, raccolta, elaborazione o trasformazione dell'indicazione  geografica  protetta  «Riso  di Baraggia Biellese e Vercellese»  e'  situata nel nord-est del Piemonte, nelle province di Biella  e  di  Vercelli  e  comprende i territori comunali e relative frazioni  dei  seguenti  comuni: Albano Vercellese, Arborio, Balocco, Brusnengo,   Buronzo,  Carisio,  Casanova  Elvo,  Castelletto  Cervo, Cavaglia',  Collobiano, Dorzano, Formigliana, Gattinara, Ghislarengo, Gifflenga,   Greggio,   Lenta,   Massazza,   Masserano,  Mottalciata, Oldenico,  Rovasenda,  Roasio,  Salussola,  San  Giacomo  Vercellese, Santhia', Villanova Biellese, Villarboit.
 Art. 4.
 L'origine del prodotto
 Ogni   fase   del  processo  produttivo  deve  essere  monitorata documentando  per ognuna i prodotti in entrata e quelli in uscita. In questo  modo  e  attraverso l'iscrizione in appositi elenchi, gestiti dalla  struttura di controllo, delle particelle catastali sulle quali avviene   la  coltivazione,  degli  elaboratori/trasformatori  e  dei confezionatori,  nonche'  attraverso  la  denuncia  alla struttura di controllo  dei  quantitativi prodotti, e' garantita la tracciabilita' del  prodotto.  Tutte  le persone, fisiche e giuridiche, iscritte nei relativi  elenchi,  saranno  assoggettate al controllo da parte delle struttura  di  controllo, secondo quanto disposto dal disciplinare di produzione  e  dal  relativo  piano  di  controllo.  L'operazione  di confezionamento  puo'  avvenire  esclusivamente  sotto  il  controllo diretto   dell'unica   struttura   autorizzata  dal  Ministero  delle politiche  agricole  e  forestali per il controllo sulla IGP «Riso di Baraggia Biellese e Vercellese». Cio' al fine di verificare l'origine e di controllare che le confezioni e l'etichettatura siano conformi a quanto stabilito all'art. 8 del presente disciplinare di produzione.
 Art. 5. Metodi  di ottenimento della coltivazione del risone e di lavorazione
 del riso
 A - Metodi di ottenimento della materia prima (risone).
 Fertilizzazione  -  Le  concimazioni  devono  essere  finalizzate all'ottenimento di un prodotto sano e di perfetta maturazione.
 E'  vietato  l'impiego  di  concimi  nitrici  e  dei  composti  o formulati fertilizzanti che contengano metalli pesanti.
 Interventi  antiparassitari  ed erbicidi - Fatto salvo l'assoluto rispetto  delle  norme  esistenti sull'uso dei fitofarmaci consentiti dalle  leggi,  i  trattamenti  fungicidi  o  insetticidi alle colture devono essere eseguiti almeno 40 giorni prima della raccolta.
 Il  seme  - La semente necessaria per le colture dovra' essere un prodotto  sementiero  certificato  dall'E.N.S.E.,  a  garanzia  della purezza  varietale, dell'assenza di parassiti fungini oltre che della germinabilita'.
 L'essiccazione  -  Le  operazioni di essiccazione del riso grezzo devono  essere  eseguite  con  mezzi  e  modalita'  operative tali da evitare  o da ridurre al minimo la contaminazione degli involucri del grano  di  riso  dagli  eventuali residui del combustibile e da odori estranei.   Sono   da   preferirsi   essiccatoi  a  fuoco  indiretto, possibilmente alimentati da metano oppure g.p.l. e similari.
 Il  riso grezzo o risone riposto in magazzino e quello offerto in vendita per la lavorazione non deve superare il 14% di umidita'.
 Lo  stoccaggio  del  risone  - Nella conservazione del risone, al risicoltore  e'  fatto  obbligo  di  eseguire  ogni  accorgimento per impedire  l'insorgenza  dei  parassiti  animali o fungini e quella di fermentazioni anomale.
 Al  termine dell'estate, comunque prima della raccolta del risone e  del  successivo  immagazzinamento, nei magazzini, silos o celle di stoccaggio e nei locali contigui dovranno essere compiute le seguenti operazioni:
 a) un  preventivo trattamento mediante insetticidi, per evitare il ritorno degli insetti dai possibili rifugi nascosti in cui possono essersi rifugiati a seguito delle operazioni di pulizia eventualmente eseguite in precedenza;
 b) le  operazioni  di  pulizia  e  di  asportazione dei residui impropri,  dopo  la  disinfestazione, ad evitare il possibile ritorno degli insetti;
 c) la  pulizia integrale della mietitrebbiatrice dai residui di precedenti raccolti e quella dei veicoli propri e di terzi adibiti al trasporto del risone da immagazzinare o in vendita. B. Metodi  di  ottenimento  del prodotto alimentare, Riso di Baraggia
 Biellese e Vercellese.
 Modalita'   operative   per   la   lavorazione   del  risone:  le elaborazioni sul risone ammesse sono:
 per  la  preparazione  del  riso  integrale o per la successiva raffinazione  dei  prodotti - Scortecciatura o sbramatura: operazione atta  ad  eliminare  le  glumelle  del grano di riso «lolla», seguite dalle successive operazioni di calibratura del riso;
 per  la  preparazione  del  riso  raffinato  -  Raffinazione  o Sbiancatura - Operazione atta ad asportare dalla superficie del grano di   riso  per  abrasione,  le  bande  cellulari  del  pericarpo:  le operazioni  devono  essere eseguite in modo da conseguire il grado di raffinazione definito di II grado.
 Le  tecniche  operative  di  raffinazione  devono  adeguarsi alle metodologie  atte  ad  evitare  che  i  grani  presentino  lesioni da microfratture.
 Art. 6.
 Elementi di legame con l'ambiente geografico
 Il territorio situato al confine nord-est della regione Piemonte, nelle  province di Vercelli e di Biella, per le specifiche e precipue caratteristiche della struttura geologica dei terreni fu indicato, ab antiquo,   con   particolare  ed  esclusiva  definizione  «Baraggia», distinguendola,   anche   mediante  la  dizione,  dal  piu'  generico brughiera   (zona  LXXII  del  catasto  agrario  denominata  «Pianura risicola dell'Alto Vercellese o delle Baragge»).
 E'  l'area pedemontana che dalle prealpi, site sotto il massiccio del  Monte  Rosa,  si  sviluppa verso il piano a terrazzi, o in lieve graduale declivio, da nord-ovest a sud-est.
 L'ambiente  ecologico  che  la caratterizza e' particolare, oltre che   sotto  il  profilo  geo-pedologico,  anche  per  le  situazioni climatiche,  idrologiche  e di fertilita' dei terreni, qui di seguito ricordate:
 i   suoli  d'origine  morenica  formatisi  durante  il  periodo diluvio-glaciale  dall'alterazione  in  loco di materiali granitici e porfidi  quarziferi delle alpi, risultano costituiti da limi, argille e sabbie, i derivati autoctoni della degradazione di quelle rocce;
 il  suolo  e  il  sottosuolo  - contrariamente ad altri tipi di brughiera  sabbiosi e con scheletro abbondante, d'origine alluvionale -   sono   generalmente   compatti,  asfittici,  deficienti  di  vita microbica,  poveri  di humus. Mediante la lavorazione dei terreni, si rendono  evidenti  in  superficie  le  concrezioni limonitiche, anche pisoliformi: i ferretti;
 all'analisi  chimica  i terreni, oltre che in eccesso di ferro, si  dimostrano  carenti  di  calcare,  su  livelli  di  acidita'  che oscillano  da  pH  4,5 a 5,5; sono inoltre assai poveri di componenti fosforici e potassici oltre che di sostanze umiche;
 l'irrigazione    delle    colture   e'   assicurata,   mediante canalizzazione,  dai  corsi  d'acqua  che scendono dalle Alpi e dalle Prealpi  contribuendo,  nella  modesta  presenza di inquinanti per la loro  origine,  a  favorire  un  ambiente  protetto.  Le  derivazioni fluviali  sono: il fiume Sesia derivato dai ghiacciai del Monte Rosa; il  Cervo  e l'Elvo che, unitamente ad altri torrenti minori derivati dalle  Prealpi  e  dalle  tre  dighe  con i relativi invasi posti sui torrenti   Ostola,   Ravasenella   ed  Ingagna,  contribuiscono  alla distribuzione delle acque destinate anche ad usi civici e potabile;
 in  prospettiva  climatica l'area resta costantemente sotto gli effetti  della  prospiciente  catena montana da cui discendono flussi d'aria  fredda  a  determinare  inversioni termiche. Le temperature e l'umidita'  dell'aria, ambedue stabilite di norma a livelli minori di quelle  misurabili nel piano, contribuiscono alla migliore formazione del grano di riso, determinando una piu' rapida maturazione;
 l'assieme  delle  situazioni  geo-pedologiche,  le edafiche dei terreni  di  risaia,  le  climatiche e le idriche hanno assicurato la formazione  di  un  particolare habitat a nicchia ecologica protetta, all'interno  della circoscritta e modesta area geografica sottesa tra il Sesia, l'Elvo e i rilievi prealpini.
 Sotto  il  profilo  morfologico  e fisiologico le piante del riso coltivate  in  Baraggia  assumono un abito vegetativo meno sviluppato rispetto a quello che la medesima varieta' manifesta in altre aree di coltivazione; la maturazione si perfeziona con la riduzione del tempo necessario   per   completare  la  fase  riproduttiva.  Le  frequenti inversioni  termiche, favorite dall'ingresso dei venti che discendono dai  monti,  rendono  piu'  rapida  la  formazione delle cariossidi a perfezionamento della maturazione.
 In  virtu'  delle sopra ricordate situazioni di habitat, il grano del  riso  -  per  risaputa,  tradizionale conoscenza ed esperienza - assume, nelle corrette condizioni agronomiche colturali una superiore compattezza  dei  tessuti cellulari, una superiore traslucidita', una minore  dimensione in volume, peso e lunghezza, rispetto a quello che in altre zone acquisisce l'identico tipo varietale.
 Proprio  a  causa delle ricordate situazioni di modesta feracita' del terreno, unitamente ai predetti parametri ambientali, i risultati produttivi  -  di  norma  -  sono  inferiori  a  quelli ottenibili in situazioni  ambientali piu' favorevoli; e' uno dei motivi per i quali si consegue il miglioramento della qualita' del riso sopra ricordata; conclamata e unanimemente riconosciuta dai consumatori.
 In  seguito  alla  cottura,  il  riso  di  Baraggia manifesta una superiore  consistenza  del  grano  rispetto  all'omologo prodotto di altre  zone  e  una  minore collosita', a parita' di trattamento o di metodologia nella preparazione dell'alimento.
 La  reputazione  acquisita  nel tempo dal riso raffinato prodotto nella  Baraggia,  fin  dal  XIX  secolo,  e'  affidata ad un prodotto ritenuto dal consumatore dotato di precipue caratteristiche di tenuta alla cottura: superiore consistenza e modesta collosita'.
 Tale  reputazione  e'  correlata  alla  indiscussa qualita' delle varieta'  di  riso nei tempi selezionate da risicoltori di Baraggia e ivi  coltivate,  successivamente  adottate  per la coltura e alimento anche in altre regioni e aree risicole.
 L'area   geografica  della  Baraggia  Biellese  e  Vercellese  di coltivazione  e'  compresa  all'interno  del piu' esteso comprensorio della  «Baraggia Vercellese» delimitato con regio decreto 30 dicembre 1929,  n.  2357  e con decreto del Ministero dell'agricoltura e delle foreste  3 maggio  1931,  n.  1458.  (N.B.  nel  1929 non esisteva la suddivisione geografica tra le province attuali di Biella e Vercelli, per cui la «Baraggia» era solo Vercellese).
 Le  varieta'  create  dai  risicoltori  della  Baraggia risalgono almeno  al  XIX  secolo  e sono di seguito elencate: Ranghino (1887), Greppi (1906) Rosso Gorei (1922), Roncarolo Giovanni (1924), Riccardo Restano  (1926),  Generale  Rossi  (1926),  Vercelli  (1926), Pierrot (1927), S. Giacomo (1927), Barbero (1929), Carluccio Gallardi (1931), Battezzato  (1935),  Vercelli  Gigante  Inallettabile (1936), Arborio (1946),  Franco  Roncarolo  (1948),  A  3  Marchetti  (1950), Precoce Corbetta  (1954),  5.  Domenico (1957), Rosa Marchetti (1964), Ariete (1980).
 Fin  dai  primi anni del secolo scorso, il riso - coltura storica tradizionale  della  Baraggia  - fu utilizzato anche quale simbolo di manifestazioni   popolari   anche   di   carattere   sportivo,  corse ciclistiche  in particolare, cui parteciparono, campioni quali Coppi, Bartali e Magni con altri.
 La  diversita'  della  Baraggia  e  del suo riso fu descritta per circa  50  anni  nel «Giornale di Risicoltura», edito mensilmente dal 1912   al  1952  dall'ex  Istituto  sperimentale  di  risicoltura  di Vercelli,  che  riporto'  frequentemente articoli tecnico-scientifici per motivare le peculiari caratteristiche dell'area di baraggia e per il  riso  che vi si produceva. Lo stesso Istituto, nel 1931, acquisi' in  comune  di  Villarboit  (centro  dell'area  risicola di Baraggia) un'azienda  risicola utilizzandola quale centro di ricerca allo scopo di perfezionare le specificita' di produzione dell'area baraggiva.
 Dal  1952  al  su  ricordato  mensile fece seguito la rivista «Il Riso»,    edita    dall'Ente   Nazionale   Risi   (E.N.R),   in   cui articoli diversi  ricordano  le peculiari caratteristiche di qualita' del riso prodotto in quest'area.
 La  coltivazione  del riso nell'area delimitata della Baraggia si ritrova  agli  inizi  del  XVI  secolo  ed ha riscontri anche in atti notarili   dell'anno  1606  nel  comune  di  Salussola,  incluso  nel perimetro delimitato.
 Art. 7.
 Organismo di controllo
 I  controlli saranno effettuati da un organismo conforme a quanto previsto dagli articoli 10 e 11 del reg. CE n. 510/2006.
 Art. 8.
 Confezionamento. etichettatura e contrassegni 1 - Confezionamento del Riso di Baraggia.
 Il  prodotto I.G.P. «Riso di Baraggia Biellese e Vercellese», per essere   ammesso  al  consumo  deve  riportare  sulla  confezione  la denominazione precisa della varieta' agraria coltivata nel territorio e  non  quella  di altra consimile, anche quando fosse concesso dalle norme vigenti.
 Sono   previste   diverse   forme   di   condizionamento   e   di confezionamento a seconda del mercato di destinazione.
 Le confezioni di I.G.P. «Riso di Baraggia Biellese e Vercellese», ai  fini  dell'immissione al consumo, devono essere dei seguenti pesi espressi  in  kg:  0,250  -  0,500  - 1,0 - 2,0 - 5,0 - 10,0 - 25,0 e devono  essere  presentati  in  sacchi,  sacchetti  di  stoffa  o  di materiale   plastico   igienicamente   idoneo  a  contenere  prodotti alimentari,  scatole  di  materiali  differenti purche' ammessi dalle nonne  di  legge  che regolano le condizioni igienico-sanitarie sugli alimenti. 2 - L'etichettura.
 Le  denominazioni  che  devono  comparire  in caratteri di stampa sulle confezioni sono:
 il contrassegno (I.G.P.) della Comunita' europea;
 il  logo  dell'I.G.P. «Riso di Baraggia Biellese e Vercellese», come  identificato all'art. 10, che deve figurare sulla confezione in caratteri   chiaramente   distinguibili   per  dimensioni  e  colore, unitamente al predetto contrassegno;
 marchi  privati  delle  riserie  e  pilerie,  ragioni  sociali, indicazioni varietali.
 Sono vietate indicazioni laudative od ingannevoli.
 Art. 9.
 Prodotti derivati o trasformati con l'impiego del Riso di Baraggia
 I prodotti per la cui preparazione e' utilizzata l'I.G.P. Riso di Baraggia,   anche   a  seguito  di  processi  di  elaborazione  e  di trasformazione,  possono  essere  immessi  al  consumo  in confezioni recanti  il  riferimento alla detta denominazione senza l'apposizione del logo comunitario a condizione che:
 il  prodotto  a  denominazione protetta, certificato come tale, costituisca  il  componente esclusivo della categoria merceologica di appartenenza;
 gli  utilizzatori  del  prodotto a denominazione protetta siano autorizzati  dai  titolari  del  diritto  di proprieta' intellettuale conferito   dalla   registrazione   dell'IGP   riuniti  in  consorzio incaricato  alla  tutela  dal  Ministero delle politiche agricole. Lo stesso  consorzio  incaricato  provvedera'  anche  ad  iscriverli  in appositi  registri ed a vigilare sul corretto uso della denominazione protetta. In assenza di un consorzio di tutela incaricato le predette funzioni  saranno  svolte  dal  MIPAF  in quanto  autorita' nazionale preposta all'attuazione del reg. (CE) n. 510/2006.
 Art. 10.
 L o g o
 Il  «Riso  di  Baraggia Biellese e Vercellese» sara' identificato dal logo sotto identificato. Descrizione del logo.
 La   espressione   grafica   del   logo   e'   tesa   a  favorire l'identificazione  dell'alimento  nel disegno della forma dei grani e anche  per  l'origine  e  le  precipue  caratteristiche  dell'habitat geografico di coltura e cultura.
 Alla base e in primo piano e' la rappresentazione di tre grani di riso  raffinato, diritti e accostati, come di norma sono presentati e visti dal consumatore. E' evidente all'apice dei grani la minuta area vuota  in  cui,  prima  della  raffinazione, era collocato l'embrione della cariosside del riso.
 Sullo  sfondo  bianco  interno  del  logo,  campeggia  l'immagine stilizzata  del massiccio del Monte Rosa dai cui ghiacciai discendono le  acque che, direttamente e primariamente, alimentano l'irrigazione delle  risaie  della  Baraggia  dalle  cui  coltivazioni trae origine esclusiva il riso regolamentato dal presente disciplinare.
 Fa  da  corollario  al  logo,  nella parte alta, il nome «RISO DI BARAGGIA»  ed,  in basso, l'indicazione del territorio amministrativo rappresentato, Biellese e Vercellese.
 
 ----> Vedere Logo a pag. 28 della G.U. <----
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