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| Gazzetta n. 92 del 20 aprile 2006 (vai al sommario) |  | MINISTERO DELLA SALUTE |  | DECRETO 13 gennaio 2006 |  | Note orientative da integrazione dell'allegato II parte B del decreto legislativo 12 aprile 2001, n. 206. |  | 
 |  |  |  | IL MINISTRO DELLA SALUTE 
 di concerto con
 
 IL MINISTRO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO
 
 Visto  il  decreto  legislativo  12 aprile  2001,  n.  206, recante attuazione   della  direttiva  98/81/CE  che  modifica  la  direttiva 90/219/CE    concernente   l'impiego   confinato   di   microrganismi geneticamente modificati;
 Visto  in particolare l'art. 3, comma 2, che prevede il recepimento di  provvedimenti  comunitari relativi all'adozione delle parti B e C dell'allegato  II  con decreto del Ministro della sanita' di concerto con il Ministro dell'ambiente;
 Visto  il  proprio  decreto  6 dicembre  2001  di  concerto  con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, che sostituisce l'allegato  II,  parte  B,  relativamente ai criteri per stabilire la sicurezza   per   la   salute   umana  e  per  l'ambiente  di  alcuni microrganismi geneticamente modificati;
 Vista  la  decisione della Commissione europea del 28 febbraio 2005 che  stabilisce  note  orientative  ad integrazione dell'allegato II, parte B della direttiva 90/219/CEE;
 Sentita  la  Commissione  interministeriale di coordinamento per le biotecnologie nella seduta del 28 luglio 2005;
 Decreta:
 Art. 1.
 1.  Il testo dell'allegato II, parte B, del decreto 6 dicembre 2001 del Ministro della salute di concerto con il Ministro dell'ambiente e della  tutela  del territorio e' integrato dal testo dell'allegato al presente decreto.
 Il presente decreto sara' pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana.
 Roma, 13 gennaio 2006
 Il Ministro della salute
 Storace
 
 Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio
 Matteoli
 
 Registrato alla Corte dei conti il 16 marzo 2006 Ufficio controllo preventivo sui Ministeri dei servizi alla persona e dei   beni culturali, registro n. 1, foglio n. 205
 |  |  |  | Allegato NOTE ORIENTATIVE AD INTEGRAZIONE DELL'ALLEGATO II
 PARTE B DEL DECRETO LEGISLATIVO 206/2001 Introduzione.
 Possono  essere  inclusi nell'allegato II, parte C solo i tipi di microrganismi  geneticamente  modificati  (MGM)  che soddisfano sia i criteri  generali  che  i  criteri  specifici di cui all'allegato II, parte B.
 Tutti  gli  MGM inclusi nell'allegato II, parte C sono pubblicati nella  Gazzetta Ufficiale insieme alle caratteristiche identificative o   alle  pertinenti  fonti  di  riferimento.  Per  stabilire  se  un determinato tipo di MGM puo' essere incluso nell'allegato II, parte C occorre tenere conto di tutte le sue componenti e se necessario anche del  processo  utilizzato  per  costruirlo. E' opportuno sottolineare che,  pur  essendo necessario considerare tutti gli aspetti, soltanto le  caratteristiche  dell'MGM  sono valutate alla luce dei criteri di cui  all'allegato  II,  parte B.  Se  tutte  le  componenti  dell'MGM esaminate  singolarmente sono ritenute sicure, e' molto probabile che l'MGM  in questione soddisfi i criteri di sicurezza. Poiche' tuttavia cio' non puo' essere dato per scontato, occorre procedere ad un esame approfondito.
 Se  nel  corso  della  produzione  di un MGM finale sono prodotti microrganismi  intermedi,  anche questi ultimi devono essere valutati alla  luce  dei  criteri  di  cui all'allegato II, parte B, per poter escludere  ciascun tipo dall'ambito di applicazione della direttiva e quindi   di   fatto  ritenere  accettabile  l'esenzione  dell'impiego confinato nel suo complesso. Gli Stati membri devono fare in modo che le  presenti note orientative siano applicate sia dagli utilizzatori, ai  fini  della  predisposizione  della  documentazione attestante la sicurezza  per  la  salute  umana e per l'ambiente dei tipi di MGM da includere  nell'allegato II,  parte  C, sia dalle autorita' nazionali competenti, in sede di verifica del rispetto dei criteri previsti.
 La  documentazione deve contenere elementi di prova dettagliati e concreti,  per  consentire  agli  Stati  membri  di  valutare  se  le dichiarazioni  relative  alla  sicurezza degli MGM con riferimento ai suddetti   criteri   sono   giustificate.   In   caso  di  incertezza scientifica,  occorre  adottare  un  approccio precauzionale; gli MGM potranno  essere  presi in considerazione ai fini dell'esenzione solo in presenza di prove convincenti del rispetto dei criteri.
 Una   volta  verificato  il  rispetto  dei  criteri,  l'autorita' nazionale  competente  che riceve la documentazione deve trasmetterla alla  Commissione,  che  a  sua  volta  deve  consultare  il comitato istituito   ai   sensi   dell'art.   21  della  direttiva  in  merito all'inclusione  dell'MGM  nell'allegato II, parte C. Nell'appendice 1 sono riportate le definizioni dei termini utilizzati. 1. Criteri generali. 1.1. Verifica/convalida del ceppo.
 Occorre   stabilire   e   convalidare  l'identita'  del  ceppo  e caratterizzare   opportunamente   la  struttura  e  la  funzione  del vettore/inserto  cosi' come presenti nell'MGM finale. Una descrizione dettagliata  dell'evoluzione storica del ceppo in questione (compresa la  storia  delle  modificazioni genetiche) puo' fornire informazioni utili  ai  fini  della  valutazione  della sicurezza. Occorre inoltre chiarire   il   rapporto   tassonomico   con   microrganismi   nocivi strettamente  affini gia' noti, che consente di ricavare informazioni sulle  eventuali  caratteristiche  nocive normalmente non espresse ma che  potrebbero esprimersi a seguito della modificazione genetica. E' opportuno  verificare  anche  l'identita'  dei  sistemi di coltura di cellule  e  tessuti  eucariotici  sulla  base  delle  classificazioni internazionali (ad esempio ATCC o altre).
 Occorre passare in rassegna la letteratura scientifica in materia per studiare i precedenti, la documentazione relativa alla sicurezza, i   dati   tassonomici  e  i  marcatori  fenotipici  e  genetici;  in particolare   si  consiglia  di  utilizzare  il  «Bergeys  Manual  of Determinative  Bacteriology»,  riviste e articoli scientifici nonche' le  informazioni  ottenute da societa' private che forniscono il DNA. Altre  informazioni utili possono essere ricavate dalle collezioni di colture e dalle organizzazioni per la collezione di colture, quali la Federazione  mondiale  delle  collezioni  di colture cellulari (World Federation  of Culture Collections - WFCC) che pubblica il repertorio mondiale   delle   collezioni   di   colture   di   microrganismi,  e l'Organizzazione   europea  delle  collezioni  di  colture  cellulari (European  Culture  Collections  Organisation  -  ECCO). E' opportuno tenere conto anche delle principali collezioni europee di colture che conservano  gruppi  quantitativamente significativi di microrganismi. Nel  caso di un nuovo isolato o di un nuovo ceppo non ancora studiati in  maniera  approfondita  occorre  affrontare le eventuali questioni rimaste  irrisolte  ricorrendo  ai  test  effettuati  per  confermare l'identita' dell'MGM in questione. Questa situazione puo' verificarsi quando  il ceppo dell'MGM differisce notevolmente dal ceppo parentale o  dai  ceppi  parentali,  ad esempio perche' derivato da una fusione cellulare o da modificazioni genetiche multiple.
 I  test  eventualmente  necessari  per confermare l'identita' del ceppo possono comprendere lo studio della morfologia, la colorazione, la  microscopia  elettronica,  la  sierologia, i profili nutrizionali basati   sull'utilizzazione   e/o   sulla   degradazione,   l'analisi isoenzimatica,   il   profilo  proteico  e  degli  acidi  grassi,  la percentuale   di   G   +   C,   le   impronte  del  DNA  e  dell'RNA, l'amplificazione   di   sequenze   di   DNA/RNA  proprie  dell'unita' tassonomica  in  questione, l'uso di sonde geniche, l'ibridazione con sonde di DNA specifiche per l'RNA ribosomiale e il sequenziamento del DNA  o  dell'RNA.  I  risultati  di  questi  test  dovrebbero  essere opportunamente documentati.
 L'identificazione   dei   geni  dell'MGM  avviene  in  condizioni ottimali  quando  sono  note  le  sequenze nucleotidiche complete del vettore e dell'inserto. In questo modo si puo' risalire alla funzione di ciascuna unita' genetica. Ove possibile, le dimensioni del vettore e  dell'inserto  dovrebbero  essere  limitate  alle  sequenze geniche necessarie  per  ottenere  la  funzione desiderata. In questo modo si riduce  la  probabilita' di introduzione e di espressione di funzioni criptiche o di acquisizione di caratteristiche indesiderate. 1.2. Prove documentate e riconosciute della sicurezza dell'MGM.
 E'  necessario  provare  e  documentare la sicurezza dell'MGM, ad esempio  presentando  i  risultati  di  test  gia'  effettuati o dati ricavati  dalla letteratura scientifica o documenti che comprovino la sicurezza  dell'organismo.  Occorre  sottolineare  che l'esistenza di precedenti   che   attestino   l'uso  sicuro  del  microrganismo  non garantisce  necessariamente  la  sicurezza,  specialmente se l'MGM e' stato  utilizzato in condizioni rigorosamente controllate per ragioni di sicurezza.
 Le  prove  documentate  della  sicurezza  del  ceppo  ricevente o parentale  costituiscono  un elemento fondamentale per decidere se un MGM soddisfa questo criterio.
 Tuttavia   l'MGM   in   questione  puo'  avere  subito  modifiche significative  rispetto  alla  generazione  parentale, che potrebbero incidere  sulla  sua  sicurezza  e  che devono quindi essere studiate attentamente.  In particolare, occorre procedere con molta cautela se la  modificazione genetica e' stata concepita per eliminare un tratto dannoso  o  patogeno dal ceppo ricevente o parentale. In questi casi, per   dimostrare  la  sicurezza  occorre  fornire  prove  documentate dell'avvenuta  rimozione dei tratti dannosi o potenzialmente dannosi. Se  non  sono  disponibili  dati  specifici  sul  ceppo  ricevente  o parentale e' possibile utilizzare i dati raccolti per la specie. Tali dati, suffragati dall'analisi della bibliografia esistente in materia e  da  studi tassonomici sulla variazione del ceppo all'interno della specie,  possono  fornire prove della sicurezza del ceppo ricevente o parentale in questione.
 In assenza di informazioni che consentano di provare la sicurezza dell'MGM,  occorre  effettuare  appositi  test  per  dimostrare  tale sicurezza. 1.3. Stabilita' genetica.
 La  modificazione  genetica  non  deve  accrescere  la stabilita' dell'MGM   rispetto   ai   microrganismi   non   modificati  presenti nell'ambiente, per evitare qualunque possibile danno.
 Qualora   un'eventuale  instabilita'  dovuta  alla  modificazione genetica possa influire negativamente sulla sicurezza dell'organismo, occorre  fornire  prove  della stabilita', in particolare nei casi in cui  e'  stata  introdotta  nell'MGM una mutazione inattivante che ne attenua le proprieta' nocive. 2. Criteri specifici. 2.1. Assenza di patogenicita'.
 L'MGM  non  dovrebbe  causare  patologie  o  danni alla salute di esseri  umani, piante o animali sani ne' in condizioni normali, ne' a seguito  di  incidenti ragionevolmente prevedibili (ad es. puntura da ago, ingestione accidentale, esposizione ad aerosol e dispersione con successiva  esposizione  ambientale).  Nel  caso  in  cui  esista una maggiore   probabilita'   che   siano   esposti   all'MGM   individui immunocompromessi  (ad  esempio  quando  l'MGM e' destinato ad essere utilizzato  in  ambito  clinico) occorre tenere conto, nel momento in cui  si  valuta  la  sicurezza  complessiva  dell'MGM,  dei possibili effetti derivanti da tale esposizione.
 L'esame  della  letteratura scientifica e le informazioni di base raccolte  per stabilire la conformita' ai criteri generali dovrebbero fornire  la  maggior  parte  dei  dati  richiesti  in questa sede. E' comunque  necessario  analizzare i dati storici sulla manipolazione e sulla sicurezza della specie e dei ceppi strettamente affini. Occorre inoltre consultare gli elenchi degli agenti patogeni umani, animali e vegetali.
 I vettori virali eucariotici da iscrivere nell'allegato II, parte C  non  devono  produrre  effetti  nocivi  per  la salute umana e per l'ambiente.  Occorre  conoscere  le  loro  origini,  i  meccanismi di attenuazione  e la stabilita' delle caratteristiche in questione. Ove possibile  occorre confermare la presenza di tali caratteristiche nel virus  prima  e  dopo  la  modificazione. Se si utilizzano vettori di questo  tipo  e'  preferibile  ricorrere  unicamente  a mutazioni per delezione.   Un'altra  soluzione  accettabile  e'  rappresentata  dai costrutti  che  utilizzano  vettori di DNA o RNA derivati da virus in cellule  ospiti  coltivate  nelle quali non sono presenti ne' possono essere prodotti virus infettivi.
 Si  ritiene  improbabile  che  i  ceppi  non  virulenti di specie patogene  riconosciute,  quali  i  vaccini  vivi per l'immunizzazione umana  e  animale,  possano  causare  patologie;  di conseguenza essi soddisfano  i  criteri  di  cui all'allegato II, parte B a condizione che:
 1)  l'esame della letteratura scientifica confermi la sicurezza del  ceppo non virulento e l'assenza di effetti negativi sulla salute umana, animale o vegetale; oppure
 2)  il  ceppo  sia  stabilmente privo di materiale genetico che determina  virulenza  o  presenti  mutazioni stabili che notoriamente attenuano  in misura sufficiente la virulenza (test di patogenicita', studi  genetici,  sonde  geniche,  rilevazione  di  fagi  e plasmidi, mappatura   degli   enzimi   di  restrizione,  sequenziamento,  sonde proteiche)  e  la  cui  sicurezza  risulti  sufficientemente provata. Occorre  prendere  in  considerazione  il rischio di inversione della delezione  o  della  mutazione  genica  a  seguito di eventuali nuovi trasferimenti di geni.
 Qualora  l'analisi  bibliografica  e  gli  studi  tassonomici non consentano di ricavare le informazioni necessarie, occorre effettuare test  di  patogenicita'  adatti al microrganismo in questione. I test dovrebbero  essere  effettuati  sull'MGM  anche  se  in  alcuni  casi potrebbe  risultare  opportuno  effettuarli  sul  ceppo  ricevente  o parentale.  Tuttavia,  se  l'MGM  e' sostanzialmente diverso dai suoi organismi  parentali  occorre  procedere  con  attenzione per evitare false conclusioni di non patogenicita'.
 Di  seguito  sono  indicati  alcuni  esempi  di ceppi riceventi o parentali  di  microrganismi  per  la  produzione  di MGM in grado di soddisfare i criteri per l'inclusione nell'allegato II, parte C:
 derivati  di ceppi batterici resi sufficientemente inattivi, ad esempio  Escherichia  coli  K12 e Staphylococcus aureus 83254, la cui crescita  e  sopravvivenza  dipendono  dall'aggiunta di nutrienti non presenti  nel corpo umano o nell'ambiente esterno al mezzo di coltura (ad es. fabbisogno di acido diaminopimelico e auxotrofia di timina);
 i sistemi di coltura di cellule e tessuti eucariotici (vegetali o  animali,  inclusi  i  mammiferi)  possono  essere considerati come ospiti resi sufficientemente inattivi. Gli MGM basati su tali cellule devono  soddisfare  gli altri criteri indicati nel presente documento (ad   esempio  assenza  di  agenti  avventizi  nocivi  o  di  vettori mobilizzabili);
 i  ceppi di ospiti non patogeni di tipo selvatico possono avere nicchie  ecologiche estremamente specializzate e di conseguenza avere un  impatto  ambientale  minimo  in  caso di dispersione accidentale, oppure   sono   talmente   diffusi  ma  inoffensivi  da  rendere  una dispersione  accidentale  praticamente  priva  di  conseguenze per la salute  degli  esseri  umani, degli animali o delle piante. Di questa categoria  fanno  parte i seguenti organismi ospiti: batteri lattici, rizobatteri,  termofili  estremi,  batteri  o  funghi  produttori  di antibiotici.  Deve  trattarsi di microrganismi le cui caratteristiche genetiche e molecolari sono ben conosciute e ben documentate.
 Il  vettore e l'inserto, cosi' come presenti nell'MGM finale, non dovrebbero  contenere  geni  che  esprimono  una proteina attiva o un trascritto  (ad  esempio determinanti di virulenza, tossine, ecc.) ad un  livello  e  in  una  forma  tali da conferire all'MGM un fenotipo patogeno  per gli esseri umani, gli animali e le piante o in grado di produrre effetti nocivi per l'ambiente.
 E'  opportuno  evitare  l'uso  di  vettori  o  inserti contenenti sequenze  che  codificano tratti nocivi in determinati microrganismi, ma  che  non conferiscono all'MGM un fenotipo patogeno per gli esseri umani,  gli  animali  e  le  piante  o nocivo per l'ambiente. Occorre accertarsi  che  il  materiale  genetico  inserito  non  codifichi un determinante   di  patogenicita'  in  grado  di  sostituirsi  ad  una mutazione inattivante presente nell'organismo parentale.
 Il   fenotipo   risultante   da   un   vettore   puo'   dipendere dall'organismo  ricevente  o  da  quello parentale; tuttavia cio' che vale per un ospite non dovrebbe essere dato per scontato anche quando il costrutto e' trasferito ad un altro ospite. Ad esempio, un vettore costituito  da  un  retrovirus  inattivato,  se utilizzato in batteri oppure  nella maggior parte delle linee cellulari, non e' in grado di produrre  particelle  virali  infettive;  tuttavia  lo stesso vettore utilizzato  in  una  linea  cellulare  di packaging potrebbe produrre particelle   virali   infettive   e,   in   funzione   della   natura dell'inattivazione  e  delle sequenze dell'inserto, conferire all'MGM un fenotipo in grado di causare patologie. 2.1.1. Assenza di tossinogenicita'.
 L'MGM  non dovrebbe produrre tossine indesiderate, ne' un aumento della tossinogenicita' a seguito della modificazione genetica subita. Tra le tossine microbiche si possono citare ad esempio le esotossine, le  endotossine  e  le  micotossine.  L'analisi del ceppo ricevente o parentale puo' fornire utili informazioni al riguardo.
 E'  opportuno  sottolineare  che,  sebbene  un  ceppo ricevente o parentale  sia  privo  di  tossine, non si puo' comunque escludere la possibilita' che il vettore o l'inserto introducano tossine oppure ne stimolino  o  deprimano  la  produzione.  Occorre pertanto verificare attentamente  la  presenza  di  tossine,  malgrado cio' non impedisca necessariamente l'inclusione dell'MGM nell'allegato II parte C. 2.1.2. Assenza di allergenicita'.
 Sebbene   tutti   i   microrganismi   siano   in  qualche  misura potenzialmente   allergenici,   alcune   specie   sono  espressamente riconosciute  come tali; esse sono elencate nella direttiva 93/88/CEE e  nella direttiva 95/30/CE e successive modifiche. Occorre stabilire se  l'MGM  in  questione  fa  parte  di  questo  gruppo  specifico di allergeni.  Le  componenti allergeniche dei microrganismi comprendono le membrane cellulari, le spore, i metaboliti naturali (ad es. enzimi proteolitici)  e  alcuni  antibiotici. Se il vettore e l'inserto sono espressi  nell'MGM  finale  il  prodotto  genico  non  deve possedere attivita'  biologiche  in  grado di generare importanti allergeni. Si deve tuttavia osservare che questo criterio non puo' essere applicato in termini assoluti. 2.2. Assenza di agenti avventizi nocivi.
 L'MGM  non  deve  ospitare  agenti  avventizi  noti,  ad  esempio micoplasmi,  virus, batteri, funghi, altre cellule animali o vegetali e simbionti che possano causare effetti nocivi. Un metodo per evitare questo  problema  consiste nell'utilizzare, ai fini della costruzione dell'MGM, un ceppo ricevente o parentale notoriamente privo di agenti avventizi  nocivi;  tuttavia  non  si  puo'  presupporre che l'MGM in questione  sia  privo  di  agenti avventizi solo perche' lo erano gli individui   parentali.   Infatti,  durante  la  costruzione  dell'MGM potrebbero essere stati introdotti nuovi agenti avventizi.
 Occorre  prestare particolare attenzione quando si deve stabilire se   le  colture  di  cellule  animali  contengono  agenti  avventizi potenzialmente nocivi quali il virus della coriomeningite linfocitica o  micoplasmi  come  il  Mycoplasma  pneumoniae. Gli agenti avventizi possono risultare di difficile individuazione e occorre dunque tenere conto dei limiti di efficacia dei metodi di screening. 2.3. Trasferimento di materiale genetico.
 Qualora  sia  in grado di produrre nel microrganismo ricevente un fenotipo nocivo, il materiale genetico inserito nell'MGM non dovrebbe essere trasmissibile ne' mobilizzabile.
 Il  vettore  e  l'inserto non dovrebbero trasferire all'MGM alcun marcatore  della resistenza qualora la resistenza possa compromettere un trattamento terapeutico. La presenza di tali marcatori non esclude comunque a priori l'inclusione dell'MGM nell'allegato II, parte C, ma sottolinea  ancora  una  volta  l'importanza  che tali geni non siano mobilizzabili.
 I  vettori  quali virus, cosmidi o altri tipi di vettori derivati da  virus  ed  utilizzati come vettori di clonazione dovrebbero anche essere  resi  non  lisogenici  (privandoli  ad esempio del repressore cI-\lambda ). L'inserto non dovrebbe essere mobilizzabile, ad esempio a  causa  della  presenza  di  sequenze trasferibili di provirus o di altre sequenze funzionali di trasposizione.
 Alcuni  vettori  integrati nel cromosoma ospite possono anch'essi essere  considerati  non  mobilizzabili ma dovrebbero comunque essere esaminati  caso  per  caso, con particolare riferimento ai meccanismi che  potrebbero  facilitare  la  mobilita'  del  cromosoma (ad es. la presenza  di  un  fattore sessuale cromosomico) o la trasposizione ad altri repliconi eventualmente presenti all'interno dell'ospite. 2.4. Sicurezza per l'ambiente in caso di dispersione accidentale.
 Normalmente   un   microrganismo  geneticamente  modificato  puo' causare  danni  all'ambiente solo se e' in grado di sopravvivere e se possiede caratteristiche pericolose. Nel prendere in considerazione i danni   per   l'ambiente,   occorre  tenere  conto  delle  differenti condizioni  ambientali esistenti negli Stati membri e, se necessario, ipotizzare eventuali situazioni estreme. Occorre inoltre fornire, ove disponibili, i dati relativi a precedenti emissioni (deliberate o no) e al loro eventuale impatto sull'ambiente. 2.4.1. Sopravvivenza dell'organismo.
 Per  stabilire  se un microrganismo geneticamente modificato puo' avere  effetti  negativi  per  l'ambiente  o  causare patologie nelle piante  e  negli  animali,  occorre  stabilire  se le caratteristiche biologiche   dell'MGM   in  questione  possono  rafforzare,  lasciare inalterata   o   diminuire   la   sua   capacita'   di  sopravvivenza nell'ambiente.  Qualora  sia  stato  reso  biologicamente  inadatto a sopravvivere  nell'ambiente,  l'MGM  non  sopravvivera'  per  periodi significativi al di fuori delle strutture di contenimento e quindi la probabilita' di un'interazione con l'ambiente risultera' scarsa.
 In   sede   di   valutazione  degli  eventuali  effetti  negativi sull'ambiente  occorre  tenere  presente  anche  il destino probabile degli  MGM  che sfuggono alle misure di confinamento ed entrano nelle reti alimentari. 2.4.2. Dispersione.
 Per  stabilirsi  nell'ambiente  un  MGM  deve  essere in grado di sopravvivere  alla  dispersione  ed insediarsi in una nicchia adatta. Occorre  dunque  tenere  presente  il  metodo  di  dispersione  e  la probabilita'   di   sopravvivenza   durante   la  dispersione.  Molti microrganismi  ad  esempio  sopravvivono  se dispersi in aerosol e in piccole particelle, oppure attraverso gli insetti e i vermi. 2.4.3. Insediamento dell'organismo nell'ambiente.
 L'insediamento  in  un  determinato ambiente dipende dalla natura dell'ambiente  nel  quale  avviene  la  dispersione e dalla capacita' dell'MGM  di  sopravvivere  al  trasferimento  nel nuovo ambiente. La capacita'  di  insediarsi  in  una nicchia adeguata varia in funzione delle  dimensioni  della  popolazione  vitale, delle dimensioni della nicchia  stessa e della maggiore o minore frequenza di nicchie adatte per la specie. Le probabilita' variano di specie in specie ed inoltre la  resistenza  o  la  sensibilita'  agli  stress  biotici o abiotici influiscono anch'esse notevolmente sulla capacita' di insediamento di un  MGM  nell'ambiente. La persistenza di un MGM nell'ambiente per un periodo  significativamente  lungo  dipende  dalla  sua  capacita' di sopravvivere  e di adattarsi alle condizioni ambientali, oppure da un tasso  di  crescita competitivo. Questi fattori possono essere a loro volta  influenzati  dalla modificazione genetica subita e dal sito di integrazione.  Esistono  alcuni casi in cui la modificazione genetica non influisce sulla capacita' di sopravvivenza, ad esempio quando:
 il  prodotto  genico  che  contribuisce  alla  formazione di un metabolita  secondario,  formatosi alla fine della crescita, non puo' promuovere l'avvio della crescita. 2.4.4. Trasferimento di materiale genetico.
 La  quantita'  di  informazioni  disponibili sul trasferimento di materiale genetico tra microrganismi e' in continuo aumento. Anche se l'MGM  ha  una  capacita'  di  sopravvivenza  molto limitata, occorre stabilire  se  il  materiale  genetico  introdotto  e'  in  grado  di persistere  nell'ambiente  o  di  trasferirsi  in  altri  organismi e provocare  danni.  Il  trasferimento  di  materiale genetico e' stato osservato   in   condizioni   sperimentali   nel  suolo  (incluse  le rizosfere),  nel  tratto  intestinale  degli  animali  e  nell'acqua, mediante coniugazione, trasduzione o trasformazione.
 La  possibilita' di trasferimento di materiale genetico da un MGM con   ridotta  probabilita'  di  crescita  e  capacita'  limitata  di sopravvivenza  e'  molto  remota.  Se  l'MGM  non  trasporta plasmidi autotrasmissibili  o  fagi trasduttori si puo' praticamente escludere qualsiasi  trasferimento attivo. Inoltre il rischio e' molto limitato se   il  vettore  o  l'inserto  non  sono  autotrasmissibili  o  sono scarsamente mobilizzabili.
 
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 Appendice 1
 DEFINIZIONI DEI TERMINI UTILIZZATI NEL PRESENTE DOCUMENTO
 Agenti avventizi: altri microrganismi attivi o latenti che vivono in contiguita' o all'interno del microrganismo in questione.
 Antigene:  qualsiasi  molecola che induca le cellule B a produrre un   anticorpo   specifico.  La  molecola  puo'  essere  riconosciuta specificamente dagli elementi di adattamento del sistema immunitario, ossia dalle cellule B o dalle cellule T o da entrambe.
 Allergene:  antigene  in grado di sensibilizzare gli individui in modo da provocare in essi una reazione di ipersensibilita' in caso di successiva esposizione.
 Allergia: complesso di reazioni immediate di ipersensibilita' che si  verificano  quando una risposta IgE e' diretta contro un antigene innocuo,  ad esempio una cellula batterica non patogena e non vitale. I mastociti sensibilizzati dall'IgE liberano mediatori farmacologici, con  conseguente  reazione  infiammatoria acuta e sintomi quali asma, eczema o rinite.
 Coniugazione:  trasferimento  attivo  di  DNA  da  un ospite a un altro.
 Cosmide:  tipo  di vettore da clonazione che contiene un plasmide nel quale sono state inserite sequenze cos di un fago lambda.
 Patologia:  qualunque  alterazione strutturale o funzionale in un essere  umano, animale o vegetale immunocompetente che causa malattie o disturbi rilevabili.
 Espressione:   processo  di  produzione  di  trascritti  di  RNA, proteine e polipeptidi tramite le informazioni contenute nei geni dei MGM.  In  questa sede «espressione» corrisponde anche alla misura del livello  presunto  o  noto  di  espressione  del  materiale  genetico inserito.
 Mobilizzazione: trasferimento passivo da un ospite all'altro.
 Vettori a ridotta mobilizzazione: vettori con una o piu' funzioni di  trasferimento  difettose  che  difficilmente sono mobilizzati per l'intervento   di   altri  elementi  che  suppliscono  alle  funzioni mancanti.
 Patogenicita':  capacita'  di  un  microrganismo di provocare una patologia   tramite   infezione,   tossicita'  o  allergenicita'.  La patogenicita'  e' un attributo significativo sul piano tassonomico ed e' caratteristica di una specie.
 Plasmide:    pezzo   di   DNA   extracromosomico   autoreplicante riscontrato  in  molti  microrganismi,  che  generalmente  conferisce alcuni vantaggi evolutivi alle cellule ospiti.
 Microrganismo  ricevente o parentale: microrganismo che ha subito la modificazione genetica.
 Rizobatteri: batteri presenti nella rizosfera, ossia nel suolo ad immediato  contatto  con  le radici delle piante, che penetrano nelle radici  per  via  intracellulare o intercellulare. I rizobatteri sono spesso utilizzati per l'inoculazione di microbi/semi in agricoltura.
 Trasduzione:  l'incorporazione  di DNA batterico nelle particelle di un batteriofago e il loro trasferimento in un batterio ricevente.
 Trasformazione: captazione di DNA nudo da parte di una cellula.
 Vettore:  elemento che trasporta molecole di DNA o RNA ad esempio un  plasmide  o  un  batteriofago  nel quale puo' essere inserita una sequenza  di  materiale  genetico  per essere introdotta in una nuova cellula ospite dove verra' replicata e in alcuni casi espressa.
 Virulenza:  capacita' di produrre effetti nocivi. La capacita' di danneggiare  le specie ospiti puo' variare notevolmente tra i singoli ceppi di un microrganismo.
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