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| Gazzetta n. 46 del 24 febbraio 2006 (vai al sommario) |  | REGIONE SICILIA |  | DECRETO 16 gennaio 2006 |  | Vincolo  di  immodificabilita'  temporanea,  ai sensi dell'articolo 5 della  legge  regionale  n.  15/1991, dell'area contermine alla Torre Casalotto  e area archeologica di Santa Venera al Pozzo, in localita' Acicatena. |  | 
 |  |  |  | L'ASSESSORE PER I BENI CULTURALI AMBIENTALI E PER LA PUBBLICA ISTRUZIONE
 
 Visto lo statuto della Regione siciliana;
 Visto il decreto del Presidente della Repubblica 30 agosto 1975, n. 637,   recante  norme  di  attuazione  dello  statuto  della  Regione siciliana  in  materia di tutela del paesaggio, di antichita' e belle arti;
 Visto  il  testo  unico  delle leggi sull'ordinamento del Governo e dell'amministrazione  della  Regione siciliana, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 28 febbraio 1979, n. 70;
 Vista la legge regionale 1° agosto 1977, n. 80;
 Vista la legge regionale 7 novembre 1980, n. 116;
 Visto  il  decreto  legislativo  22 gennaio 2004, n. 42, recante il «Codice  dei  beni  culturali  e  del  paesaggio, che ha sostituito e abrogato  il testo unico approvato con decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490;
 Visto  il  regolamento di esecuzione della legge 29 giugno 1939, n. 1497, approvato con regio decreto 3 giugno 1940, n. 1357;
 Visto l'art. 5 della legge regionale 30 aprile 1991, n. 15;
 Visto l'art. 2 della legge regionale 15 maggio 2000, n. 15;
 Visto  il  parere  reso  dalla Presidenza della Regione siciliana - Ufficio  legislativo  e  legale  con nota protocollo n. 6826/87.11.05 dell'11 maggio  2005  sulla competenza all'imposizione dei vincoli di immodificabilita' temporanea e loro presupposti;
 Vista   la   circolare   protocollo  n.  4348  del  31 maggio  2005 dell'assessore   regionale   beni  culturali  ambientali  e  pubblica istruzione   sulla   competenza   all'imposizione   dei   vincoli  di immodificabilita' temporanea e loro presupposti;
 Considerato  che con D.D.S. n. 8073 del 29 ottobre 2003, pubblicato nella   Gazzetta   Ufficiale   della  Regione  siciliana  n.  55  del 19 dicembre   2003,   l'area  comprendente  «Porzioni  di  territorio contermini all'area archeologica di Santa Venera al Pozzo, alla Torre Casalotto,  al  Piano della Reitana e alla via dei Mulini», ricadente nel  territorio comunale di Aci Catena, e' stata sottoposta a vincolo paesaggistico,  ai  sensi  e  per gli effetti dell'art. 139 del testo unico n. 490/99;
 Vista  la  proposta  della  soprintendenza  per  i beni culturali e ambientali  di  Catania  trasmessa  con  nota  protocollo n. 8245 del 7 novembre   2005,   con   la   quale  detto  ufficio,  rinnovando  e riproponendo  quanto  gia'  rappresentato con note protocollo n. 8131 del  30 settembre  2002, 4008 del 18 novembre 2002, 1950 del 9 maggio 2003,  4580  del  5 novembre 2003, 3211 del 2 agosto 2004 e 11901 del 15 dicembre  2004  e  aderendo a specifica richiesta del dipartimento regionale  dei beni culturali e ambientali, giuste note protocollo n. 3480   del   30 ottobre   2002,   3968   del  3 dicembre  2002,  4182 dell'11 novembre  2003,  92  del  16 gennaio 2004, 2836 del 12 agosto 2004,  3937 del 6 dicembre 2004 e 2659 del 25 luglio 2005 ha proposto che  vengano adottate le misure di salvaguardia di cui al gia' citato art. 5 della legge regionale n. 15/91 per la zona comprendente l'area contermine  alla  «Torre  Casalotto»  e  l'area archeologica di Santa Venera  al  Pozzo  ricadente  nel  territorio  comunale di Acicatena, meglio  evidenziata  nella planimetria allegata al presente decreto e cosi'  delimitata:  partendo  dal punto di intersezione tra la strada comunale  Scalazza  Finocchio e il vertice nord-orientale della part. 175, il perimetro segue la strada comunale Scalazza Finocchio lungo i limiti delle partt. 175 e 82, comprese nel Foglio 8 e da qui prosegue fino  ad  incontrare  l'incrocio  tra  la  suddetta strada, la strada comunale Porta e la strada comunale Santa Venera al Pozzo.
 La perimetrazione continua seguendo la strada comunale Santa Venera al  Pozzo  costeggiando  i  limiti delle partt. 496, 15+, 15, 473, A, 229,  194,  180,  36  nel  Foglio  9, fino all'incrocio tra la strada comunale Santa Venera al Pozzo e la strada comunale Mulini-Pescheria, quindi prosegue lungo quest'ultima strada costeggiando i limiti delle partt. 183,  82,  83;  qui incrocia la part. 230 della quale segue il limite orientale fino alla intersezione con la strada vicinale Mulini Sauri. Prosegue lungo la strada vicinale Mulini Sauri, costeggiando i limiti  delle  partt. 230,  109, 157, comprendendo anche il tratto di strada condiviso dalle particelle 109 e 157, quindi prosegue lungo le particelle  175,  53,  286,  105,  142, 108, 141, 107, 169 e 232 fino all'incrocio  con  la  strada vicinale Monte Vambolieri. Lasciando il Foglio 9  il  limite  dell'area da vincolare continua nel Foglio 12 e lungo  la  strada  vicinale  Monte  Vambolieri, costeggiando i limiti delle  partt. 1  e  456;  con  direzione  est-ovest prosegue lungo il limite  settentrionale  delle partt. 455 e 806, poi con direzione sud corre  lungo  il limite occidentale della stessa part. 806 e continua lungo  i limiti delle partt. 805 e 804, 801, 800, 799, 802, 654, 655, 110,  652, 673, 620, 721, 372, 373, 370, 368, 42, 44. Da qui riprende la  strada  vicinale  Monte  Vambolieri  che  percorre  con direzione sud-sud  est,  fiancheggiando i limiti delle partt. 44, 45, 776, 772, 773  e  765 quindi, con direzione est-ovest segue il limite inferiore della stessa part. 765, 766, 767.
 In  direzione sud, la perimetrazione continua lungo i confini delle partt. 275 e 713, 53 e 713, 183 e 713, 54 e 713; quindi, in direzione est  continua  lungo i confini delle partt. 54 e 713, 54 e 712, 178 e 712,  182  e  712,  182  e 714. Qui riprende la strada vicinale Monte Vambolieri  che  percorre  lungo  il limite orientale della part. 714 fino  ad  incontrare  e  seguire  il limite della part. 712, dove nel punto  di  incontro tra le partt. 712 e 72 prosegue in direzione nord nord-ovest lungo i limiti delle partt. 712 e 72, 716 e 72, 726 e 897. In  direzione  nord  nord-est, il limite continua tra le partt. 726 e 752, 725 e 814, 63 e 814, 725 e 933, 724 e 933, 724 e 826, 724 e 825, 195  e 59, 195 e 59+, 195 e 61, 195 e 59, 195 e 360, 195 e 358, 901 e 358,  901 e 307, 901 e 675, 901 e 365; e verso sud, tra le partt. 365 e  175,  345  e 119, e ancora, 119 e 193, 188 e 193, 193 e 916, 492 e 916,  492 e 918, 492 e 918+, di nuovo 492 e 918, 492 e 916, 19 e 916, 917  e  19,  percorrendo  il  limite superiore della part. 19 fino ad incontrare  la  Regia Trazzera Catania-Acicatena-Aci S. Lucia. Da qui il  perimetro continua percorrendo in direzione sud-nord la Trazzera, costeggiando i limiti occidentali delle partt. 917, 916, 915, 20, 19, 16,  862,  16,  107,  15,  111,  111+,  8+,  8,  7 e 9. Qui il limite interseca la Strada Vicinale Torre Casalotto e continua percorrendola toccando  i  limiti  delle  partt. 9, 225, 12, 130, 21, 110 e 112. In questo  punto  la  delimitazione  continua nel Foglio 9: in direzione nord   segue  la  strada  comunale  Reitana  Nuova  Torre  Casalotto, affiancando  i  limiti  delle  partt. 645,  646, 648, 219, 94. Qui la perimetrazione     continua     seguendo     la     Regia    Trazzera Catania-Acicatena-Aci  S.  Lucia  seguendo i limiti delle partt. 358, 357,  344,  369,  370, 371, 368, 302, 302+, 332, 333, 361, 363, 304 e 360.  Da  qui  attraversa  con  direzione  ovest  la  Regia  Trazzera Catania-Acicatena-Aci  S. Lucia  e  continua  lungo  i  limiti tra le partt. 547  e  117, 547 e 603, 547 e 604, 547 e 606, 548 e 606, 548 e 607,  548  e  125,  284 e 125, 284 e 283, 281 e 283, 594 e 283, 593 e 283,  593  e  125,  593 e 428, 593 e 384, 556 e 384, 385 e 384, 383 e 384,  383  e  163,  382  e  163,  386  e  163,  387 e 163, 610 e 163, attraversa  un  tratto della part. 162 e continua lungo il limite tra le  partt. 611 e 192, 611 e 224, 657 e 224, 655 e 224, 658 e 650, 655 e  651,  654  e  650, 653 e 649, 653 e 216, 467 e 216, 409 e 216. Qui percorre    nuovamente    il    tracciato    della   Regia   Trazzera Catania-Acicatena  -  Aci  S. Lucia  che  segue lungo il limite della part.  90 in direzione nord nord-est, procedendo lungo i limiti delle partt. 92,  91, 83, 84 e 94. Da qui percorre un tratto della part. 19 e  continua  in  direzione est lungo i limiti tra le partt. 104 e 94, comprendendo  la  parte  di trazzera condivisa dalle particelle 104 e 94. Il perimetro continua tra le particelle 104 e 54, 179 e 54, 173 e 54,  93  e 95, 93 e 16, 107 e 16, 13 e 16, 80 e 16, 80 e 63, 80 e 73, 29 e 73 e per finire, tra le partt. 64 e 175. Qui la delimitazione si chiude  incontrando  la strada comunale Scalazza Finocchio da cui era partita;
 Considerato  che  la  proposta  di  vincolo di immodificabilita' si riferisce  a  una  porzione  di  territorio  del  comune di Acicatena compresa  in  un'area  che  si  estende  per  circa 3 Kmq, al margine sud-orientale  del  territorio  comunale,  confinante  a  nord con il comune  di Acireale e a sud con il comune di Acicastello, e comprende il   sito   archeologico   Santa  Venera  al  Pozzo  e  il  complesso architettonico  denominato  «Torre  Casalotto» che domina la spianata sottostante,  dove insistono altre emergenze e dal quale e' possibile estendere  lo  sguardo  sulle  pendici orientali dell'Etna sino ad un esteso tratto della linea di costa.
 Considerato   che   la  proposta  di  apposizione  del  vincolo  di immodificabilita',  ai  sensi  dell'art.  5  della legge regionale n. 15/91 e' stata formulata e ribadita con l'intento di:
 1)  conservare  intatto,  nelle  more  della  redazione del piano paesistico  dell'Ambito 13, il cui completamento e' previsto entro il 31 dicembre    2005,    il   livello   di   eccellenza   dei   valori panoramico-paesaggistici    e    culturali    dei    beni    presenti nell'archeologica  di Santa Venera al Pozzo e nell'area contermine al complesso  architettonico  della  «Torre  Casalotto», compresi in una zona  del  territorio  del comune di Acicatena dichiarata di notevole interesse  pubblico  con  D.D.S. del 29 ottobre 2003 pubblicato nella G.U.R.S.  n.  55 del 19 dicembre 2003, testimoniato tra l'altro dalle analisi  di  piano  gia' condotte e definite, che hanno consentito di individuare  un  comparto  territoriale  che  costituisce  unita'  di paesaggio  della quale va garantita. L'elevato livello della qualita' paesaggistica dell'area estesa circa 16 Kmq che dal centro abitato di Acicastello   percorre   il  tratto  di  costa  fino  a  Capo  Mulini estendendosi  verso  l'entroterra e comprende parte dei territori dei comuni   di   Acicastello,  Acireale,  Acicatena,  Aci  Sant'Antonio, Valverde  e  S. Gregorio,  e' stata individuata dal p.t.p. in itinere come    caratterizzata    da   caratteristiche   naturali   di   tipo geo-vulcanologico,  da  caratteri  storici,  e  valori  paesaggistici rilevanti e integri. Inquadramento geografico.
 L'area  in questione si colloca sulle pendici meridionali etnee, ed e'  rappresentata  nelle tavolette edite dall'I.G.M. Foglio 270 IV NE «Acireale» e Foglio 270 IV SE «Catania». Descrizione delle principali emergenze: Torre di Casalotto.
 Il  complesso  della  «Torre  di  Casalotto»  costituisce,  per  le stratificazioni  storiche  che  lo  caratterizzano, uno dei siti piu' interessanti del territorio delle «Aci». Infatti, nei vasti territori di   «Aci   antica»,   esistono   testimonianze   sulla  presenza  di arroccamenti  e  di  piccoli  borghi fortificati risalenti al periodo bizantino.   Probabilmente,  in  eta'  medievale  le  caratteristiche sopraelevate  del  sito,  in  posizione dominante rispetto alla valle della  Reitana  e  agli  altri  luoghi  eminenti  del  territorio, la vicinanza  a  numerose  sorgenti d'acqua, favorirono, tra le contrade Nizzeti  e  Olivo S. Mauro, l'edificazione di un luogo fortificato su un  preesistente  abitato  rupestre, di cui, oggi, deve ancora essere indagata la permanenza.
 Il   sito,  infatti,  faceva  parte  delle  pertinenze  dell'antica «Jachium»,  assegnate nell'XI secolo dai normanni all'abate Ansgerio, vescovo  della  Diocesi  di  Catania.  Dal 1640, dopo alterne vicende storiche  che videro il formarsi di diversi casali, questo territorio appartenne   ai   Principi   Riggio   di   Campofiorito;   nel  corso dell'ottocento,  infine  dopo  la separazione di diversi comuni, gran parte  delle  proprieta'  Riggio  furono  acquisite  dal  Marchese di Casalotto.
 L'attuale  sito  denominato  «Torre di Casalotto», si presenta come area  ricca  di  testimonianze  archeologiche ed importante emergenza architettonica.
 Tale  struttura  risulta  costituita  da una cinta muraria di forma allungata  che segue l'orografia del luogo, all'interno si dispongono diversi corpi di fabbrica che si attestano attorno alla piccola torre a  pianta triangolare, che ne costituisce il fulcro. Le strutture dei vari  corpi di fabbrica sono ascrivibili all'impianto di una masseria ottocentesca  destinata  ad  attivita'  produttiva  vinicola  data la presenza  di un palmento e di altri spazi di tipo produttivo. Si puo' ipotizzare,  quindi,  che  nel corso del XIX secolo sono avvenute, in questo  complesso,  delle  trasformazioni legate all'uso agricolo dei territori   circostanti.   Tuttavia,   la   presenza   di   strutture preesistenti,  differenziate  sia  nell'orientamento planimetrico sia nella tessitura muraria, contribuiscono all'individuazione di un sito altamente stratificato dal punto di vista antropico. Area archeologica di S. Venera al Pozzo.
 E'   ubicata   a  pochi  chilometri  dal  mare,  nella  parte  piu' settentrionale dell'area oggetto della presente proposta.
 Comprende:
 un  area  demaniale  nella  quale  si trovano la piccola e antica Chiesa dedicata a Santa Venera;
 i resti di un complesso termale di eta' romana;
 la  sorgente  delle  acque  che  alimenta  il  centro  termale di Acireale.
 La  Chiesa  Madre,  che da' il nome alla contrada, e' molto antica. L'esistenza  di  un  culto  bizantino  attende  conferme da ulteriori indagini  archeologiche,  mentre  e'  certa  la  notizia circa il suo periodo  di fondazione che risale al secolo XIV ad opera della regina Eleonora.
 Del complesso termale antico, conosciuto grazie alle numerose fonti documentarie  a partire dal XVII secolo, il nucleo piu' significativo continua ad essere costituito da due ambienti con copertura a botte.
 Sin dal Medioevo la sorgente delle acque termali fu legata al culto di Santa Venera.
 Il  luogo, importante meta di pellegrini, accolse nel XV secolo una fiera  franca  che  contribui'  al  risorgere  economico di una terra impoverita anche da gravi calamita' naturali.
 Nel  1781 il Principe di Biscari descrisse i rispettabili avanzi di un  magnifico  bagno,  che assai celebre e salutare dovette essere ai suoi tempi.
 Nelle  due sale voltate, comunicanti tra loro, si osservano i resti delle  camere  poste  al  di  sotto  dei  pavimenti  (ipocausto)  ove circolava  l'aria  calda  che  risaliva  lungo  i muri in condotti di terracotta.
 Il  calore  giungeva  dal condotto collegato ad un forno alimentato dall'esterno.
 Si  rivelano  preziose  le notizie delle scoperte da lui effettuate nel  1819  e  nel  1872 di un portico munito di scale, di sculture in marmo e di un grande mosaico raffigurante Pegaso.
 Agli   inizi   del  XX  secolo  Salvatore  Raccuglia,  condividendo l'ipotesi  dello  studioso  tedesco  Adolf  Holm  della ubicazione di Xiphonia  sul  promontorio  di  Augusta,  piuttosto  che a Capomulini preciso'  che  Akis - Acium, e' riferito nelle fonti antiche soltanto come il nome di un fiume della Sicilia, fluente alle falde dell'Etna, legato al mito del pastorello Aci e della ninfa Galatea.
 A  seguito  di  ulteriori  scavi, nelle aree circostanti le antiche terme,  e'  stato individuato un primo nucleo abitativo relativo alla mansio  di  Acium,  citata nell'«Itinerarium Antonini lungo la strada che da Messina conduceva a Catania.
 E'  stato  parzialmente messo in luce un edificio costruito nel III secolo a.C. sulle rovine di un piu' antico abitato. All'inizio del IV secolo  d.C.  si impianto' nell'area un'officina per la produzione di vasellame  d'uso  comune  e  di  laterizi, della quale rimangono, ben conservate, due fornaci del tipo verticale.
 Lo stabilimento industriale rimase attivo sino alla prima meta' del V secolo d.C.
 Nel  settore nord ovest dell'area archeologica si conserva parte di un  edificio  di eta' greca costruito nel IV secolo a.C. a ridosso di un  corso  d'acqua,  oggi  asciutto,  il  cui letto di scorrimento e' definito da grandi massi lavici.
 All'interno,  addossato  alla parete orientale della casa, e' stato rinvenuto in posto un pithos a corpo ovoidale.
 L'acqua  del torrente veniva convogliata all'interno dell'edificio, nel pithos, attraverso una tubazione di terracotta in parte incassata nel muro della casa.
 Dai  materiali recuperati si ricava che l'edificio fu usato fino ai primi  decenni del III secolo A.C. Recentemente e' stato allestito un piccolo  antiquarium  all'interno  di  una  casa,  degli inizi del XX secolo, un tempo a servizio del fondo agricolo circostante.
 Per  le  sue  caratteristiche  essa  costituisce  un tipico esempio dell'architettura rurale di queste zone.
 I  reperti  archeologici  sono  esposti in successione cronologica, dalla  preistoria al medioevo e per contesto di provenienza: «la casa del pathos», «l'abitato romano», «lo stabilimento industriale».
 Provvisoriamente  e' stata qui allestita anche una sezione botanica («il giardino delle mele d'oro») che sara' ampliata e dotata anche di un laboratorio didattico. La via dei Mulini.
 In  prossimita'  dell'area  archeologica  di  S. Venera al Pozzo si snoda,  circondata da limoneti, la «via dei Mulini», che dalla Piazza della Reitana giunge fino a Capo Mulini.
 Lungo  questo  percorso  insistono  diciassette  Mulini,  in  parte abbandonati,  alcuni  distrutti  dall'incuria  altri  trasformati  da interventi recenti.
 Questi  costituiscono  una  importante  testimonianza storica delle attivita'  dell'uomo  svolta a partire dal XIV secolo fino alla meta' circa del XX secolo.
 Questi  mulini sono collegati tra loro da una via d'acqua, la «Saia Mastra»  che  dal primo mulino, denominato «Spezzacoddu» in localita' Reitana, giunge all'ultimo situato a Capo Mulini.
 Queste  strutture  vennero  utilizzate  per  la  lavorazione  della canapa, del lino, dei lupini oltre che per la concia delle pelli.
 La  forza  motrice  necessaria  all'azione  dei Mulini, veniva loro conferita  dalle  copiose acque sorgive che sgorgano in questa area e che  furono opportunamente canalizzate. L'antico percorso della saia, lungo il quale erano collocati anche alcuni abbeveratoi e lavatoi, si e'  conservata  integra  fino  alla fine del XIX secolo, come risulta dalla cartografia catastale ottocentesca.
 Lungo  lo  stesso  itinerario  si  incontra  il «Fondaco», cioe' un fabbricato che veniva usato come deposito e costituiva anche luogo di sosta notturna e ristoro per viandanti e animali; l'edificio mantiene intatta  la  sua  struttura anche se sono visibili i segni del tempo. Nella  stessa  area, in Piazza della Pescheria, a partire dal 1422 si svolgeva  la  Fiera  Franca in onore di Santa Venera. La Fiera Franca era  un mercato a cui partecipavano una moltitudine di forestieri per vendere  le loro merci, dalla seta al lino, dalla canapa alle derrate alimentari  e  al  bestiame.  Tale  fiera fu istituita per privilegio concesso da Alfonso il Magnanimo e confermato nel 1531 da Carlo V. Aspetti vegetazionali e uso del suolo.
 La   porzione   di   territorio  in  questione  e'  caratterizzata, prevalentemente,  da aree antropizzate e/o modificate dall'uomo e per una  minor  parte  da  vegetazione  spontanea  appartenente  al Piano Mediterraneo Basale.
 Nella  porzione territoriale in cui sono diffuse le colture agrarie si  e'  insediata  una  vegetazione infestante, a carattere nitrofilo (Chenopodietea),    di   due   diversi   tipi:   estivo-autunnale   e invernale-primaverile.
 La  vegetazione estivo-autunnale, caratterizzata dalla presenza del Cyperus  rotundus  e  di  altre specie fra cui quelle appartenenti ai generi  Amaranthus  e Setaria, e' da riferire all'Amarantho-Cyperetum rotondi degli Eragrostietalia.
 Nella   vegetazione   invernale-primaverile,   meno  termofila,  si distingue il Fumario-Stellarietum neglectae.
 Nelle  aree abbandonate, dove le pratiche colturali sono carenti e' presente   una  vegetazione  sinantropica  a  carattere  nitrofilo  - ruderale.  Gli  aggruppamenti che la costituiscono hanno un corteggio flogistico  molto  variabile  in  relazione  al variare dell'influsso antropico.  Gli  aspetti  meglio  strutturati,  presenti  nel periodo invernale  -  primaverile,  sono da riferire in gran parte all'ordine Brometalia rubenti-tectori, in cui si possono differenziare comunita' caratterizzate  da  specie  come  Hordeum leporinum, Lavatera cretica Sysimbrium  officinale,  Chrysanthemum  coronarium o comunita' in cui sono ben rappresentate:
 Galactites  tormentosa,  Bellardia  trixago, Echium plantagineum. Tali  aspetti  di  vegetazione  sono molto diffusi nel territorio, ai margini delle colture. La vegetazione del periodo estivo - autunnale, in  cui  sono  rappresentate  specie  come  Chenopodium album, Conyza bonariensis,    Ecballium    elaterium,   difficilmente   riesce   ad organizzarsi in modo gregario.
 In  questo  territorio  la  vegetazione  naturale  e' costituita da arbusteti,  tra  i  quali  la macchia ad Euphorbia arborea (Euphorbia dendroides)  rappresenta  lo  stadio  piu'  avanzato. Si tratta di un aggruppamento  riferito all'Oleo-Ceratonion presente ai margini delle colture  e  delle  aree  urbanizzate,  e'  localizzato  sui substrati rocciosi  e  nelle  zone piu' assolate, che e' tipico dell'area della Timpa  di Acireale. Insieme a tale vegetazione si trova il Ficodindia (Opunzia ficus - indica).
 Tra gli altri frammenti di macchia dell'Oleo - Cetatonion, presenti in   modo   sparso,   sono   stati   rilevati  quelli  caratterizzati dall'Alaterno  (Rhamnus alaternus) dalla Ginestra spinosa (Calicotome infesta)  o dall'Anagiride (Anagyris fetida). Si tratta di aspetti di degradazione  di  quella  foresta  o macchia - foresta, probabilmente dominata  dal  Lentisco  (Pistacia  lentiscus),  un  tempo ampiamente diffusa nelle basse pendici etnee.
 La  vegetazione  boschiva e' presente in aree limitate, localizzate ai  margini  delle  colture,  delle  aree  urbanizzate  e  sui vecchi substrati  lavici  ed e' dominata dalla Roverella (Quercus pubescens) ed   altre  querce  caducifoglie  termofile.  Tali  macchie  boschive rappresentano  una  importante emergenza naturalistica e un pregevole esempio  della  originaria  vegetazione  delle  bassi  pendici  etnee degradanti verso il mare. Aspetti geologici.
 La  porzione  di territorio del basso versante sud-orientale etneo, della  quale le aree in questione occupano la parte centro-orientale, e'  caratterizzata,  dal  punto  di  vista  geo-vulcanologico, da una grande  varieta'  di  aspetti  direttamente  collegati alla copertura lavica  piu' o meno recente, all'esistenza di scarpate (timpe) piu' o meno   pronunciate   dovute   alla   tettonica   regionale  e  locale (sollevamento   bradisismico)   ed   infine   ai  particolari  motivi morfologici assunti dalla fascia costiera.
 Nell'area  sono  rappresentati, unico caso dell'intero comprensorio etneo,  gli  elementi  attraverso  i  quali  e'  possibile,  in  modo evidente, ricostruire le prime fasi dell'evoluzione geo-vulcanologica dell'Etna.  Infatti  sono  individuabili:  il  basamento sedimentario pre-etneo,  le  unita'  vulcano-stratigrafiche  piu' antiche e quelle piu' recenti. Partendo dai terreni piu' antichi troviamo:
 colate  laviche  e piroclastiti recenti (Olocene da circa 1.800 a 15.000 anni);
 tufiti  del  basso  versante  sud-orientale (Pleistocene da circa 50.000 a 100.000 anni);
 lave, piroclastiti e tufiti dei centri eruttivi antichi (Calanna, e Trifoglietto) (Pleistocene circa 100.000 a 300.000 anni);
 argille  marnose azzurre (Pleistocene inf. Medio da circa 300.000 a 1.500.000 anni).
 Il  basamento,  di natura sedimentaria, e' costituito dalle argille marnose azzurre riferibili al Pleistocene inferiore - medio.
 L'affioramento  argilloso  piu'  esteso ed interessante, rispetto a tutto  il  comprensorio  etneo,  e'  proprio  quello  che si rinviene nell'area   in   esame.   In  alcuni  punti  si  notano  dei  livelli centimetrici  di  materiale vulcanico in seno alle argille. Di fatto, durante  la  deposizione delle argille esistevano nell'entroterra dei modesti  centri  eruttivi  subaerei  dalla  cui attivita' hanno avuto origine tali prodotti piroclastici.
 La  natura  eterogenea di questi livelli di materiale vulcanico, la loro  limitata  estensione e la loro giacitura in lembi non continui, sono  un  chiaro indizio che si e' in presenza di un'area piu' o meno intensamente  rimaneggiata. E' da tenere in conto che l'area e' stata ed  e'  ancora sede di un rilevante sollevamento ed e' interessata da numerosi  disturbi  tettonici.  La presenza di piccole pomici a basso peso  specifico fa dedurre che la loro deposizione sia avvenuta in un ambiente  che  doveva  essere  o  un  mare  estremamente sottile (una spiaggia) o un ambiente subacqueo continentale (palude o laguna).
 Le  prime  manifestazioni  vulcaniche  hanno  avuto  in  prevalenza carattere   submarino   e   gli  affioramenti  piu'  interessanti  si rinvengono  nell'area  in  esame.  Si  tratta  di intrusioni a debole profondita'  e/o effusioni avvenute in mare poco profondo, quando era ancora  in atto la deposizione delle argille. Le varie facies, dovute sia   alla   genesi   che  ad  ambienti  di  efflusso  diversi,  sono rappresentate   da   lave   colonnari,   pillow   -   lave  e  brecce ialoclastitiche.
 Queste  facies  sono  tipiche di effusioni sub marine in un mare da relativamente profondo a poco profondo.
 La  facies  caratterizzata  da brecce esplosive, blocchi ossidati e micropillows  e'  tipica  di  ambienti intermedi subacquei e subaerei quindi  di  ambiente  costiero  o di mare molto sottile e il punto di emissione  doveva  trovarsi nei pressi dell'abitato di Ficarazzi e ad est dello stesso.
 L'unita'  vulcano  -  stratigrafica  immediatamente  sovrastante le argille  e'  rappresentata  da vulcaniti (lave, tufiti, piroclastiti) che  sembra abbiano avuto origine dai primi modesti centri eruttivi a carattere  prevalentemente  centrale.  Si  ritiene  che questi centri dovevano  essere  ubicati  in  posizione alquanto periferica rispetto all'attuale centro eruttivo. Nell'area in studio tali affioramenti si rinvengono  in  banchi  piu' o meno fortemente dislocati e degradati, poggianti sopra le argille pleistoceniche.
 Gli  affioramenti  di cui sopra sono stati ricoperti dalle correnti laviche attribuibili al Mongibello recente.
 Intercalati  alle  lave  si  riscontrano  dei  banchi  piu'  o meno compatti  di  tufiti  di  colore  grigio-scuro. In alcuni casi queste tufiti poggiano direttamente sopra le argille pleistoceniche.
 Le  tufiti  presentano una granulometria molto variabile, talora si notano   inglobati   anche   blocchi  lavici  di  grandi  dimensioni; localmente sono state riscontrate impronte di fossili vegetali e piu' raramente  macrofaune  marine.  Con  molta  probabilita' si tratta di depositi  alluvionali  in  zone  lagunari o paludose in vicinanza del mare.
 Alla  fine dell'attivita' dei suddetti centri eruttivi, si e' avuto uno   spostamento   verso  NW  dell'attivita'  eruttiva  a  carattere centrale, con la formazione di un altro edificio vulcanico denominato «Mongibello»  nel  quale  e' stato possibile riconoscere due distinti periodi di attivita', Mongibello antico e recente.
 Nell'area  in questione affiorano i prodotti effusivi riferibili al Mongibello recente.
 Secondo  datazioni  eseguite  su reperti carboniosi l'attivita' del Mongibello   recente   sarebbe   iniziata  circa  3000  anni  fa  con manifestazioni  a  carattere prevalentemente effusive come dimostrano gli affioramenti essenzialmente lavici presenti.
 Le  lave  recenti storiche affioranti nell'area sono il prodotto di sistemi eruttivi ancora ben conservati.
 Esse  sono  rappresentate  dalle  cosiddette lave della Gazzena che sembra  abbiano avuto origine da due conetti ubicati dentro l'abitato di Trecastagni e siano giunte in mare formando il promontorio di Capo Mulini e da quelle scaturite dal cono di Monte Serra vicino al centro abitato di Viagrande.
 Dal   punto   di  vista  tettonico  questo  versante  dell'Etna  e' interessato  da  alcune fra le piu' importanti direttrici a carattere regionale.
 La  direttrice  nord-sud e' quella che assume particolare interesse lungo  la  fascia  costiera  rappresentata  da  un vistoso sistema di faglie  a  gradinata  con  rigetto  verso est che digrada piu' o meno dolcemente  verso  il  mare  per  culminare  con l'alta falesia della «Timpa» di Acireale.
 Questo sistema sembra continuare anche in mare.
 Un  sistema  di  faglie  con  orientazione prevalentemente nord-sud interessa le zone di Torre Casalotto e di Santa Venera al Pozzo.
 Ritenuto  pertanto  che  la zona in oggetto e' caratterizzata dalla presenza di emergenze di natura geologica e morfologica, archeologica e  architettonica,  nonche'  da  rilevanti  connotazioni di carattere ambientale e paesistico;
 Ritenuto  che,  per  quanto  sopra  espresso,  occorre,  cosi' come richiesto dalla Soprintendenza BB.CC.AA. di Catania con nota prot. n. 8245  del  7 novembre  2005  e con le altre da essa richiamate, porre rimedio  al rischio di interventi indiscriminati idonei ad alterare i connotati  salienti  della  zona  comprendente l'area contermine alla Torre  Casalotto  e l'area archeologica di Santa Venera al Pozzo, che va salvaguardata, inibendo eventuali attivita' che possano modificare l'aspetto  dei  luoghi di singolare pubblico interesse paesaggistico, mediante   la   dichiarazione  di  immodificabilita'  temporanea,  in applicazione dell'art. 5 della legge regionale n. 15/1991;
 Considerato che l'apposizione di un termine finale al provvedimento di  vincolo  come  sopra  descritto  e'  imposto,  ferma  restando la condizione   risolutiva   dell'approvazione  del  Piano  territoriale paesistico  dell'area  suddetta, dal disposto dell'art. 2 della legge 19 novembre  1968,  n.  1187  e  dell'art.  1  della  legge regionale 5 novembre  1973,  n.  38,  applicabili  analogicamente  nel  caso di specie;
 Ritenuto  che  alla  dichiarazione  di immodificabilita' temporanea interessante  il  territorio suddetto, debba far seguito l'emanazione di  una  adeguata  e  definitiva  disciplina di uso del territorio da dettarsi  ai  sensi  dell'art. 143 del decreto legislativo n. 42/2004 mediante la redazione del Piano territoriale paesistico - Ambito 13 - Area del cono vulcanico etneo, e comunque non oltre il termine di due anni dalla data di pubblicazione del presente decreto nella G.U.R.S.;
 Decreta:
 Art. 1.
 Al  fine  di garantire le migliori condizioni di tutela, ai sensi e per  gli effetti dell'art. 5 della legge regionale 30 aprile 1991, n. 15,  fino all'approvazione del Piano territoriale paesistico - Ambito 13 - Area del cono vulcanico etneo e comunque non oltre il termine di due  anni  dalla  data  di  pubblicazione  del presente decreto nella Gazzetta   Ufficiale   della   Regione  siciliana,  e'  vietata  ogni modificazione  dell'assetto  del  territorio, nonche' qualsiasi opera edilizia,  con esclusione degli interventi di manutenzione ordinaria, straordinaria,  di  consolidamento statico, di restauro conservativo, che non alterino lo stato dei luoghi e l'aspetto esteriore della zona comprendente   «l'area  contermine  alla  Torre  Casalotto  e  l'area archeologica  di  Santa  Venera  al  Pozzo», ricadente nel territorio comunale  di  Acicatena,  come  descritta  e delimitata in premessa e nella  planimetria  allegata  al  presente decreto di cui forma parte integrante e sostanziale.
 |  |  |  | Art. 2. Il presente decreto sara' pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Regione siciliana, unitamente alle planimetrie, di cui sopra e' cenno ai  sensi  degli  articoli 140,  comma 3,  del decreto legislativo n. 42/2004 e art. 12 del regio decreto n. 1357/40.
 Una  copia  della  G.U.R.S.  contenente  il presente decreto, sara' trasmessa  entro  il termine di mesi uno dalla sua pubblicazione, per il  tramite  della competente soprintendenza, al comune di Acicatena, perche'  venga  affissa  per tre mesi naturali e consecutivi all'albo pretorio del comune stesso.
 Altra  copia  della  Gazzetta,  assieme alle planimetrie della zona vincolata,  sara' contemporaneamente depositata presso gli uffici del comune di Acicatena, ove gli interessati potranno prenderne visione.
 La  soprintendenza competente comunichera' a questo dipartimento la data dell'effettiva affissione del numero della Gazzetta sopra citata all'albo del comune di Acicatena.
 |  |  |  | Art. 3. Avverso  il  presente  decreto  e'  ammesso ricorso giurisdizionale innanzi  al  T.A.R. entro sessanta giorni dalla data di pubblicazione del presente decreto nella G.U.R.S., nonche' ricorso straordinario al presidente  della  regione  entro  centoventi  giorni  dalla  data di pubblicazione del presente decreto nella G.U.R.S.
 Palermo, 16 gennaio 2006
 L'assessore: Pagano
 |  |  |  | Allegato 
 ----> Vedere Planimetria a pag. 86 della G.U. <----
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