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| Gazzetta n. 289 del 2005-12-13 |  | PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA |  | DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 28 novembre 2005 |  | Scioglimento  del  consiglio  comunale  di  Torretta  e  nomina della commissione straordinaria. |  | 
 |  | IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 
 Considerato  che  nel  comune  di  Torretta (Palermo), i cui organi elettivi  sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 26 maggio  2002,  sussistono  forme  di  ingerenza della criminalita' organizzata, rilevate dai competenti organi investigativi;
 Constatato  che tali ingerenze espongono l'amministrazione stessa a pressanti  condizionamenti,  compromettendo  la libera determinazione degli  organi  ed  il  buon  andamento  della  gestione del comune di Torretta;
 Rilevato,    altresi',    che   la   permeabilita'   dell'ente   ai condizionamenti  esterni  della criminalita' organizzata arreca grave pregiudizio  allo  stato  della  sicurezza  pubblica  e  determina lo svilimento   delle  istituzioni  e  la  perdita  di  prestigio  e  di credibilita' degli organi istituzionali;
 Ritenuto  che, al fine di rimuovere la causa del grave inquinamento e  deterioramento  dell'amministrazione comunale, si rende necessario far  luogo  allo  scioglimento  degli  organi  ordinari del comune di Torretta,  per  il  ripristino dei principi democratici e di liberta' collettiva;
 Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
 Vista  la  proposta  del Ministro dell'Interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
 Vista  la  deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione  del  24 novembre  2005,  alla  quale  e'  stato debitamente invitato il presidente della Regione siciliana;
 Decreta:
 
 Art. 1.
 Il  consiglio  comunale  di  Torretta  (Palermo)  e' sciolto per la durata di diciotto mesi.
 |  | Art. 2. La  gestione  del  comune  di  Torretta  (Palermo) e' affidata alla commissione straordinaria composta da:
 dott. Marcello Forestiere - prefetto;
 dott. Carmelo Marcello Musolino - viceprefetto aggiunto;
 dott. Carmelo La Paglia - direttore amministrativo contabile.
 |  | Art. 3. La  commissione  straordinaria  per la gestione dell'ente esercita, fino  all'insediamento  degli  organi  ordinari  a norma di legge, le attribuzioni  spettanti  al  consiglio  comunale,  alla  giunta ed al sindaco  nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche.
 Dato a Roma, 28 novembre 2005
 CIAMPI
 
 Berlusconi,  Presidente  del  Consiglio
 dei Ministri Pisanu, Ministro dell'interno Registrato alla Corte dei conti il 1° dicembre 2005
 
 Ministeri istituzionali - Interno, registro n. 13, foglio n. 214
 |  | Allegato Al Presidente della Repubblica
 
 Il comune di Torretta (Palermo), i cui organi elettivi sono stati rinnovati  nelle  consultazioni  amministrative  del  26 maggio 2002, presenta  forme  di ingerenze da parte della criminalita' organizzata che  compromettono  l'imparzialita'  della gestione e pregiudicano il buon  andamento dell'amministrazione ed il regolare funzionamento dei servizi.
 Sulla  base  di  un  rapporto  delle  forze  dell'ordine  nel quale venivano evidenziate possibili interferenze nella vita amministrativa dell'ente  da  parte  della  criminalita' organizzata, finalizzate al controllo  degli appalti pubblici ed alla gestione del territorio, il prefetto di Palermo ha disposto, con provvedimento in data 20 ottobre 2004,  l'accesso  presso il comune di Torretta, ai sensi dell'art. 1, 4° comma, del decreto-legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito, con modificazioni,  dalla  legge  12 ottobre  1982,  n. 726, e successive modificazioni ed integrazioni.
 Ad  una prima fase dell'attivita' ispettiva, in esito alla quale il prefetto   ha  relazionato  in  data  8 marzo  2005,  e'  seguito  un supplemento   d'indagine  le  cui  risultanze  sono  confluite  nella relazione in data 22 settembre 2005 del prefetto.
 Ad  attivita' di accesso conclusa e con l'evidente scopo di eludere il  provvedimento  di  rigore  che  avrebbe  potuto  farvi seguito, i componenti  della  giunta  comunale  si sono dimessi ed il sindaco ha provveduto a rinnovare la composizione dell'organo esecutivo.
 Gli  accertamenti  svolti tanto dai competenti organi investigativi quanto   dalla   commissione  d'accesso,  confluiti  nella  relazione commissariale    conclusiva    dell'accesso    e   nella   successiva integrazione, cui si rinvia integralmente, avvalorano l'ipotesi della sussistenza  di  fattori  di  inquinamento dell'azione amministrativa dell'ente   locale   a   causa   dell'influenza   della  criminalita' organizzata,  profondamente  radicata  nel  territorio,  e pongono in risalto  come,  nel  tempo, l'uso distorto della cosa pubblica si sia concretizzato   nel   favorire   soggetti  collegati  direttamente  o indirettamente con gli ambienti malavitosi.
 L'ingerenza  negli  affari dell'ente e la strumentalizzazione delle scelte  amministrative  risultano  favorite  da  una  fitta  rete  di parentele,  affinita',  rapporti  e  frequentazioni che legano alcuni amministratori  locali  a  personaggi  appartenenti alla criminalita' organizzata o ad essa contigui.
 Indagini  investigative  hanno,  tra  l'altro,  evidenziato che non sarebbe  stato  scevro  da  pressioni esterne il collocamento, in una strategica carica di governo, di un amministratore compiacente.
 Anche tra gli impiegati in servizio presso il comune in qualita' di dipendenti di ruolo o di lavoratori socialmente utili o contrattisti, sono  stati  registrati  rapporti  di  parentela  e  di affinita' con soggetti   appartenenti   o   comunque   vicini   alla   criminalita' organizzata.
 Come ampiamente esposto nelle relazioni commissariali, i settori in cui emerge segnatamente l'utilizzo della pubblica amministrazione per personali  tornaconti  affaristici sono quelli relativi ad appalti di opere  pubbliche  e  di pubblici servizi, le cui procedure sono state caratterizzate   da   profili   di  illegittimita'  che  denotano  il condizionamento  e  l'ingerenza  della criminalita' organizzata nelle scelte dell'ente locale.
 Le    irregolarita'    procedurali    riscontrate    nell'attivita' contrattuale  del comune, quali l'errata applicazione della normativa in materia di criteri di aggiudicazione, l'inadeguata pubblicita' del bando, l'ammissione di offerte oltre il termine, l'interruzione dello svolgimento  delle  operazioni  di  gara  senza che venisse attestata l'avvenuta  adozione  di  tutte  le  misure necessarie a garantire la segretezza  delle  offerte,  sostanziando  violazione dei principi di trasparenza,   correttezza  e  concorrenza,  hanno  indotto  l'organo ispettivo  ad  ipotizzare, tenuto conto dell'identita' di buona parte dei  soggetti  beneficiari  delle aggiudicazioni, che le stesse siano strumentali  al perseguimento di fini illeciti e che rappresentino la parte  «emersa»  di  un disegno organico finalizzato al precostituito obiettivo di dirottare le pubbliche risorse finanziarie verso imprese selezionate,  in  massima parte locali, contigue ad esponenti mafiosi ovvero in rapporti di cointeressenza con amministratori comunali.
 A  conferma  di  cio',  la  commissione  ha  rilevato,  nella quasi totalita'  dei  casi  nei  quali  l'ente ha proceduto all'affidamento tramite  trattativa  privata,  che,  a  fronte  di  un invito rivolto dall'amministrazione  ad  un  numero  gia' peraltro molto limitato di concorrenti,  l'appalto  e'  stato aggiudicato all'unica ditta che ha risposto all'invito, con ribassi peraltro irrisori, e in mancanza dei presupposti  di  legge.  In  tale  contesto e' stato accertato che il servizio  di  assistenza  domiciliare  e' stato affidato ad una ditta presso  la  quale  risultano impiegati soggetti legati da rapporto di coniugio  con  pregiudicati, di cui uno per associazione a delinquere di  stampo mafioso, imparentati con un esponente di spicco di un clan mafioso.  Due  forniture  sono inoltre state affidate ad una ditta il cui  titolare  e'  legato  da  parentela ad un pericoloso latitante e personaggio  di  spicco di «cosa nostra», ed ha rapporti di affinita' con un consigliere comunale che, nel tempo intercorrente fra il primo ed   il   secondo   affidamento,  e'  passato  dall'opposizione  allo schieramento di maggioranza.
 Anche  le  procedure  di  aggiudicazione  tramite  pubblico incanto presentano  diverse  anomalie. L'appalto di maggiore importo esperito dall'amministrazione per la costruzione di alloggi popolari e' stato, peraltro,  aggiudicato ad una ditta nonostante questa andasse esclusa per  avere  proposto un ribasso pari alla soglia di anomalia. Pur non presentando  tale  ditta  aspetti  di controindicazione antimafia, le forze  dell'ordine  hanno accertato che per le opere di sbancamento e movimento   terra   effettuate  nel  relativo  cantiere,  sono  stati utilizzati   automezzi  riconducibili  a  pregiudicati  mafiosi  e  a soggetti  legati  da vincoli di parentela ad esponenti mafiosi. Anche la  gara  per  l'aggiudicazione  di  lavori  di  illuminazione di una localita'  del  comune,  appare caratterizzata da diverse anomalie in quanto  tutte  le  ditte  che avevano presentato l'offerta sono state escluse  con  motivazioni  che  l'organo  ispettivo  non  ha ritenuto fondate,  per  cui  la  gara e' stata aggiudicata all'unica ditta non esclusa.  Ulteriori  verifiche  hanno consentito altresi' di appurare che la realizzazione dell'opera non risponde ad un pubblico interesse ma  appare  piuttosto  volta  ad  avvantaggiare determinati soggetti, visto  che  la  localita'  interessata dall'intervento e' scarsamente popolata  e  vi  sono  situate  abitazioni  estive  e manufatti nella disponibilita'  di  soggetti  affiliati  a clan mafiosi o contigui ad essi.
 L'attivita'  di accesso ha evidenziato, inoltre, che l'assegnazione di  lavori  tramite la procedura di somma urgenza e' avvenuta a quasi esclusivo  vantaggio  di  ditte  riconducibili ad amministratori e in assenza  dei  presupposti  di  legge,  visto che l'amministrazione e' sistematicamente intervenuta solo a distanza di tempo dal verificarsi dell'evento,  rinunciando  a procedure che avrebbero potuto garantire maggiore concorrenzialita' ed un contenimento della spesa.
 Appare  indicativa  di  grave  carenza  nella  cura degli interessi pubblici,  anche  l'attivita' contrattuale posta in essere dal comune per    assicurare   l'approvvigionamento   idrico   nel   territorio. L'amministrazione   ha,   infatti,  da  anni  stipulato  a  tal  fine convenzioni  di breve durata con una societa' proprietaria di pozzo e impianti  di  sollevamento  dell'acqua,  fra  i  cui  soci  figurano, attualmente,  i  nipoti  di  un  capo  mafia  della  zona  e  il  cui rappresentante legale e' imparentato con il nipote di un esponente di spicco della malavita organizzata, detenuto per associazione mafiosa. La   commissione   ha   ipotizzato   che   l'ente   abbia   con  essa intenzionalmente  e  sistematicamente  stipulato  contratti  di breve durata,  nonostante  il  fabbisogno  idrico  del comune non avesse il carattere  della  eccezionalita', al solo fine di contenere il valore del  contratto  entro  la  soglia per la quale la normativa antimafia prevede  la  validita'  del  certificato  camerale.  Cosi'  operando, l'amministrazione   e'   riuscita   ad  evitare  di  richiedere  alla prefettura  le  informative  antimafia  prescritte  per  contratti di maggiore  valore,  che  avrebbero  potuto  evidenziare  infiltrazioni mafiose  nella predetta societa' ed interdire la stipula di contratti con essa.
 Forniscono  uno  spaccato  dei  condizionamenti esterni ai quali e' risultata  soggetta  la  gestione  dell'ente, le gravi illegittimita' riscontrate dall'organo ispettivo nelle procedure per la selezione di volontari  per  il  servizio  civile, che hanno costituito oggetto di apposita     informativa    all'autorita'    giudiziaria.    Illecite determinazioni  nella  fase  di  valutazione dei candidati avrebbero, infatti,  consentito l'assunzione fra l'altro della nipote di un noto boss della criminalita' organizzata. Anche l'esame delle procedure di aggiudicazione delle borse di lavoro in materia sanitaria ha messo in luce   illeciti   nella   formazione  della  graduatoria  diretti  ad avvantaggiare  soggetti in collegamento con indiziati di appartenenza alla mafia, di cui e' stata resa edotta l'autorita' giudiziaria.
 Nel  settore  urbanistico, l'attivita' di accesso ha evidenziato un diffuso   e   frequente   ricorso   a  procedure  autorizzative  poco rispondenti  a  criteri  di  legalita'  e  trasparenza,  che appaiono finalizzate  ad agevolare comunque le iniziative del privato in campo edilizio  a  discapito del fine pubblico della tutela del territorio. E'  stato  difatti  accertato un sistematico ricorso all'istituto del silenzio-assenso  grazie al quale l'ufficio tecnico comunale si e' di fatto  astenuto  dal  porre  in  essere una attenta valutazione della sussistenza   dei  presupposti  per  il  rilascio  delle  concessioni edilizie richieste ed il privato ha acquisito il diritto di avviare i lavori  per  la  realizzazione  di  immobili  che  si  sono  rivelati tipologicamente  diversi  da  quelli legittimamente autorizzabili. In altre   circostanze,   invece,  l'amministrazione  ha  accelerato  le procedure  di  propria  competenza  con  il  presumibile  intento  di favorire  soggetti  collegati  alla criminalita' organizzata. Cio' e' stato riscontrato nella procedura relativa all'approvazione del piano di  lottizzazione  della porzione di territorio sito in una localita' del  comune  ove  insiste  la  proprieta'  di  persona in rapporti di stretta  affinita'  con  un indiziato di appartenere alla consorteria mafiosa,  e  nel  conseguente  rilascio  di  una concessione edilizia finalizzata   ad  un  intervento  di  notevole  rilevanza  economica. Immediatamente   dopo,  infatti,  che  la  polizia  municipale  aveva accertato,  sul terreno oggetto della lottizzazione, la realizzazione di opere e manufatti finalizzati all'urbanizzazione non supportati da concessione  edilizia,  con singolare tempismo il comune ha trasmesso il  piano  di  lottizzazione,  per  i provvedimenti di competenza, al competente   assessorato   regionale   e,   nei  mesi  immediatamente successivi, addirittura un giorno dopo la presentazione della istanza di  concessione  edilizia  in  sanatoria  da parte degli interessati, l'amministrazione   ha   adottato  il  provvedimento  concessorio  in sanatoria.  Anche  relativamente  a  tale  vicenda e' stata inoltrata all'autorita' giudiziaria informativa di reato.
 Il  complesso degli elementi emersi dagli accertamenti giudiziari e dalle  procedure  di  accesso mostra che la capacita' di penetrazione dell'organizzazione  criminosa  ha  favorito  il  consolidarsi  di un sistema  di  connivenze  e  di  interferenze  esterne al quadro degli interessi pubblici locali che, di fatto, priva quella comunita' delle fondamentali  garanzie democratiche e rende precarie le condizioni di funzionalita' dell'ente.
 Il  delineato clima di grave condizionamento e degrado in cui versa il  comune  di  Torretta,  la cui capacita' di determinazione risulta assoggettata  alle  scelte  della  locale  organizzazione  criminale, l'inosservanza  del principio di legalita' nella gestione dell'ente e l'uso   distorto   delle  pubbliche  funzioni  hanno  compromesso  le legittime  aspettative  della  popolazione  ad essere garantita nella fruizione  dei diritti fondamentali, minando la fiducia nella legge e nelle  istituzioni  dei  cittadini, che esprimono il loro dissenso in numerosi esposti.
 Pertanto, il prefetto di Palermo, con relazioni dell'8 marzo 2005 e del  22 settembre 2005, che si intendono integralmente richiamate, ha proposto l'applicazione della misura di rigore prevista dall'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.
 La  descritta  condizione  esige  un intervento risolutore da parte dello  Stato,  mirato  a  rimuovere  i  legami tra l'ente locale e la criminalita'  organizzata che arrecano grave e perdurante pregiudizio per lo stato generale dell'ordine e della sicurezza pubblica.
 Per  le  suesposte considerazioni si ritiene necessario provvedere, con  urgenza,  ad eliminare ogni ulteriore motivo di deterioramento e di  inquinamento  della  vita amministrativa e democratica dell'ente, mediante  provvedimenti incisivi a salvaguardia degli interessi della comunita' locale.
 La   valutazione  della  situazione  in  concreto  riscontrata,  in relazione  alla  presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, rende  necessario  che  la  durata  della  gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.
 Ritenuto,  per quanto esposto, che ricorrano le condizioni indicate nel  citato  art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, che  legittimano  lo  scioglimento del consiglio comunale di Torretta (Palermo), si formula rituale proposta per l'adozione della misura di rigore.
 Roma, 23 novembre 2005
 Il Ministro dell'interno: Pisanu
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