Gazzetta n. 266 del 2005-11-15
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 25 ottobre 2005
Affidamento della gestione del comune di Afragola ad una commissione straordinaria, ai sensi dell'articolo 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267.

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Visto il proprio decreto in data 8 luglio 2005, con il quale, ai sensi dell'art. 141, comma 1, lettera b), n. 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, il consiglio comunale di Afragola (Napoli) e' stato sciolto a causa delle dimissioni del sindaco;
Visto che il predetto comune e' gestito da un commissario straordinario nominato con il citato decreto;
Constatato che dall'esito di approfonditi accertamenti sono emersi collegamenti diretti ed indiretti tra ex componenti del consesso e la criminalita' organizzata locale;
Constatato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata ha arrecato grave pregiudizio agli interessi della comunita' amministrata limitandone il libero esercizio dei diritti costituzionalmente garantiti;
Ritenuto che, al fine di rimuovere la causa del grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale di Afragola, si rende necessario l'intervento dello Stato mediante un commissariamento di adeguata durata, mirato al ripristino dei principi democratici e di liberta' collettiva;
Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 21 ottobre 2005;
Decreta:
Art. 1.
La gestione del comune di Afragola (Napoli), il cui consiglio e' stato sciolto con il citato decreto, e' affidata, per la durata di diciotto mesi, alla commissione straordinaria composta da:
dott. Alfonso Noce, prefetto in quiescenza;
dott. Michele Mazza, viceprefetto;
dott. Raffaele Barbato, direttore amministrativo contabile.
Art. 2.
La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercita, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche.
Dato a Roma, addi' 25 ottobre 2005
CIAMPI
Berlusconi, Presidente del Consiglio
dei Ministri
Pisanu, Ministro dell'interno Registrato alla Corte dei conti il 31 ottobre 2005 Ministeri istituzionali - Interno, registro n. 12, foglio n. 278
Allegato
Al Presidente della Repubblica
Il consiglio comunale di Afragola (Napoli), rinnovato nelle consultazioni amministrative del 13 maggio 2001, e' stato sciolto con decreto del Presidente della Repubblica dell'8 luglio 2005 ai sensi dell'art. 141, comma 1, lettera b), n. 2, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, a seguito delle dimissioni rassegnate dal sindaco.
Anteriormente alle dimissioni che hanno determinato lo scioglimento, il prefetto di Napoli, a seguito di elementi informativi acquisiti dagli organi di polizia in ordine a presunti fenomeni di condizionamento e compromissione degli organi elettivi, su parere favorevole del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, ha disposto l'accesso, in data 22 aprile 2005, ai sensi dell'art. 1, comma 4, del decreto-legge n. 629/82, convertito con modificazioni dalla legge n. 726/82 ed integrato dalla legge n. 486/88.
Gli accertamenti svolti dalla commissione d'accesso, confluiti nella relazione commissariale conclusiva della procedura, cui si rinvia integralmente, avvalorano l'ipotesi della sussistenza di fattori di inquinamento dell'azione amministrativa dell'ente locale a causa dell'influenza della criminalita' organizzata fortemente radicata sul territorio, e pongono in risalto come, nel tempo, l'uso distorto della cosa pubblica si sia concretizzato nel favorire soggetti collegati direttamente o indirettamente con gli ambienti malavitosi.
L'ingerenza negli affari dell'ente e la strumentalizzazione delle scelte amministrative emergono dal coinvolgimento di alcuni amministratori locali negli ambienti della locale criminalita', avvalorato da una fitta rete di frequentazioni e parentele di pubblici amministratori e dipendenti con soggetti gravitanti nell'ambito della criminalita' organizzata ed, in materia di appalti pubblici, da una gestione amministrativa fortemente caratterizzata da irregolarita', incongruenze ed anomalie.
L'ente si caratterizza per la radicata presenza, sul suo territorio, di agguerrite e pervasive organizzazioni criminose, tant'e' che gia' nel 1999 aveva formato oggetto di accertamenti ispettivi da parte della prefettura, sfociati nello scioglimento dei propri organi elettivi. L'annullamento in sede giurisdizionale del provvedimento non consentiva alla compagine elettiva coinvolta di perseguire nella gestione dell'ente, essendo ormai compromesso il rapporto con il corpo elettorale,cosicche' lo scioglimento era, subito dopo il reinsediamento degli organi ordinari, provocato nuovamente con le dimissioni della maggioranza dei consiglieri.
In particolare, rilevano i pregiudizi emersi nei confronti del sindaco, destinatario di indagini per abusi d'ufficio connessi agli atti relativi alla realizzazione del nuovo ospedale, tenuto conto che della conseguente rivalutazione delle aree limitrofe venivano a beneficiare un congiunto dell'amministratore ed un esponente apicale del clan camorristico dominante. Inoltre, emergono pregiudizi per altri amministratori attualmente in carica, gia' facenti parte della precedente consiliatura, coinvolti nella vicenda di un atto transattivo tra l'ente e l'impresa all'epoca incaricata della gestione dei rifiuti.
Con riferimento al personale emerge che la gran parte dei dipendenti comunali annovera pregiudizi in prevalenza per reati contro il patrimonio e la pubblica amministrazione.
Viene posto in evidenza come le numerose vicende amministrative presentano tutte, quale elemento comune, gravi e palesi profili di illegittimita', strumentali all'adozione di provvedimenti finali incidenti favorevolmente e direttamente nella sfera giuridica di esponenti della criminalita' organizzata e di soggetti ad essa contigui.
Infatti, ricorrono costantemente gli stessi nominativi quali soggetti beneficiari delle attivita' amministrative dell'ente in materia edilizia, come nell'ambito degli appalti di opere e servizi, delle autorizzazioni commerciali; tali nominativi risultano essere quelli del nucleo della famiglia criminale dominante e dei suoi affiliati. Per ognuna delle procedure amministrative esaminate sono in corso procedimenti penali.
Nel settore urbanistico emerge come l'inerzia dell'amministrazione nel procedere all'abbattimento dei molti manufatti abusivi, in quanto realizzati in carenza o in difformita' dei requisiti richiesti, abbia di fatto consentito agli interessati di ottenere la concessione in sanatoria.
Sintomatica appare anche la vicenda amministrativa del mercato ortofrutticolo, oggetto di un circostanziato esposto-denuncia da parte di una organizzazione sindacale di categoria, denunciante tra l'altro il versamento periodico di somme al clan dominante. Il diffuso livello di illegalita' che caratterizza la gestione della struttura emerge platealmente dalla circostanza del mancato pagamento dei canoni di posteggio; da ultimo, nonostante la mancata concessione, da parte del T.A.R., della sospensione della efficacia dell'atto determinativo delle tariffe, l'amministrazione, omettendo di dar corso alle procedure di riscossione coattiva, ma limitandosi a formulare meri inviti di rito all'adempimento, perpetuava la situazione di diffusa illegalita'. Cio', a prescindere dal fatto che la morosita' reiterata negli anni nel pagamento dei canoni di posteggio da parte dei conduttori degli stands e l'assenza di qualunque provvedimento di rigore da parte dell'amministrazione comunale hanno determinato un gravissimo danno all'erario comunale.
Inoltre, risultano disattesa la normativa sul commercio e del tutto assenti i controlli imposti dalla legge sul possesso dei requisiti morali e professionali richiesti per l'accesso all'attivita' commerciale e dalle disposizioni in materia sanitaria.
A seguito del suddetto esposto la procura della Repubblica presso il tribunale di Napoli ha instaurato procedimento penale.
Viene evidenziato come il comportamento inerte tenuto dall'ente, reiterato nel tempo, dimostra l'intenzione di voler conservare situazioni di privilegio monopolistico in capo agli operatori economici, suffragando il legittimo sospetto che le azioni ed ancor piu' le omissioni siano volte a favorire le ditte assegnatarie, alcune delle quali riconducibili direttamente od indirettamente ai potenti sodalizi criminali locali. In particolare, tra gli operatori commerciali risulta un'impresa individuale il cui titolare registra precedenti per associazione a delinquere ed usura.
Il servizio di guardiania notturna all'interno del mercato, formalmente affidato ad un istituto di vigilanza, risulta in effetti svolto da un pluri-pregiudicato con precedenti penali per omicidio, associazione di tipo mafioso, detenzione e porto abusivo di armi e munizioni, estorsione, concorso in sequestro di persona; si tratta di persona contigua al sodalizio criminale locale. E' evidente la connivenza dell'ente locale in tale situazione abusiva, perpetrata all'interno di una struttura di proprieta' e nel diretto controllo dell'amministrazione.
Dall'esame degli atti afferenti il settore degli appalti emerge costantemente la omissione della certificazione camerale antimafia; i contratti non definiscono esplicitamente la posizione di tutti i componenti delle societa', del legale rappresentante e del direttore tecnico. Emergono diffuse irregolarita' nelle procedure (interruzione della gara in sede di apertura delle offerte senza l'adozione di misure idonee a garantire la custodia degli atti, ribassi molto contenuti non in linea con quelli usuali, etc.). Per alcuni amministratori delle predette societa' sono state accertate frequentazioni con esponenti della malavita locale, ed in un caso la persona e' stata sottoposta a misura cautelare per delitti di mafia.
Numerose e gravi illegittimita' sono state riscontrate in ordine al servizio di raccolta rifiuti solidi urbani, svolto da una societa', individuata ed incaricata con deliberazione del commissario straordinario del 17 novembre 2000, successivamente svolto in regime di proroga su autorizzazione del commissario di Governo delegato per l'emergenza rifiuti. E' stato, infatti, verificato che, sebbene formalmente le societa', tutte controindicate ai fini antimafia, facenti capo al titolare della ditta che in passato ha gestito il servizio, non risultano piu' attualmente affidatarie dello stesso, tuttavia continuano a lucrare nell'ambito del servizio stesso concedendo in uso gli automezzi all'attuale societa' affidataria. Anche i locali adibiti ad uffici amministrativi della societa' affidataria risultano di proprieta' di soggetti contigui al clan dominante. Si soggiunge che la fornitura di mezzi meccanici alla suddetta societa' e' stata effettuata da ditte nella disponibilita' di soggetti molto vicini al predetto clan.
Nel corso degli accertamenti ispettivi e' stata pure esaminata la vicenda relativa al lodo arbitrale che, sebbene abbia gia' formato oggetto di determinazioni dell'amministrazione al tempo interessata dal precedente scioglimento per mafia, continua ancor oggi ad assumere aspetti significativi. La questione riguarda la stipula di un atto transattivo tra l'amministrazione comunale all'epoca in carica ed il titolare della ditta beneficiaria del servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani.
L'attualita' del rilievo risiede nella circostanza che in merito alla transazione, eseguita dall'attuale amministrazione per l'importo pari al 50% del dovuto, l'ente non ha fatto presente ai giudici arbitrali la sussistenza di un procedimento penale inerente alla carenza di elementi giustificativi della pretesa creditoria, con rinvio a giudizio di amministratori locali e del titolare della ditta. Anche la decisione arbitrale sulla cessione degli automezzi dal comune alla ditta, peraltro avvenuta in esecuzione degli atti deliberativi del commissario straordinario, non e' stata contestata dall'ente il quale ha deliberato l'impugnazione del lodo arbitrale solo a seguito dell'insediamento della commissione d'accesso.
Ulteriori ingerenze della criminalita' organizzata sono state accertate con riferimento al servizio di guardiania in un complesso sportivo di proprieta' comunale. In particolare, e' emerso che detto servizio, svolto di fatto da congiunti di un pluri-pregiudicato, contiguo alle organizzazioni malavitose locali, non risulta autorizzato.
Altri profili di illegittimita' sono stati riscontrati nelle vicende procedurali relative alle lottizzazioni convenzionali di alcuni terreni, profili collegati alla mancata preventiva approvazione da parte della provincia, di un piano particolareggiato. Tale circostanza ha inficiato gravemente la legittimita' delle concessioni edilizie successivamente rilasciate ed i cui destinatari sono societa', alcune delle quali collegate al clan dominante. In merito a tale vicenda pende procedimento penale presso la procura della Repubblica di Napoli.
Il complesso degli elementi emersi dall'accesso manifesta che la capacita' di penetrazione dell'attivita' criminosa ha favorito il consolidarsi di un sistema di connivenze e di interferenze di fattori esterni al quadro degli interessi locali, riconducibili alla criminalita' organizzata, che, di fatto, priva la comunita' delle fondamentali garanzie democratiche e crea precarie condizioni di funzionalita' dell'ente.
Il delineato clima di grave condizionamento e degrado in cui versa il comune di Afragola la cui capacita' volitiva risulta assoggettata alla influenza dei locali sodalizi criminali, l'inosservanza del principio di legalita' nella gestione dell'ente e l'uso distorto delle pubbliche funzioni hanno compromesso le legittime aspettative della popolazione ad essere garantita nella fruizione dei diritti fondamentali, minando la fiducia dei cittadini nella legge e nelle istituzioni; ne sono riprova i numerosi esposti attraverso i quali vengono auspicati interventi incisivi a tutela del principio di legalita'.
Pertanto, il prefetto di Napoli, con relazione del 4 agosto 2005, che si intende integralmente richiamata, ha proposto l'applicazione della misura di rigore prevista dall'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, in ordine alla quale il Comitato Provinciale per l'Ordine e la sicurezza pubblica in data 4 agosto 2005, ha espresso parere favorevole.
La descritta condizione esige un intervento risolutore da parte dello Stato, mirato a rimuovere i legami tra l'ente locale e la criminalita' organizzata che arrecano grave e perdurante pregiudizio per lo stato generale dell'ordine e della sicurezza pubblica.
Per le suesposte considerazioni si ritiene necessario provvedere, con urgenza, ad eliminare ogni ulteriore motivo di deterioramento e di inquinamento della vita amministrativa e democratica dell'ente, mediante provvedimenti incisivi a salvaguardia degli interessi della comunita' locale.
La valutazione della situazione in concreto riscontrata, in relazione alla presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.
Rilevato che, per le caratteristiche che lo configurano, il provvedimento dissolutorio previsto dall'art. 143 del citato decreto legislativo puo' intervenire finanche quando sia gia' stato disposto provvedimento per altra causa, differenziandosene per funzioni ed effetti, si formula rituale proposta per l'adozione della misura di rigore nei confronti del comune di Afragola (Napoli) con conseguente affidamento per la durata di diciotto mesi della gestione dell'ente ad una commissione straordinaria cui, in virtu' dei successivi articoli 144 e 145, sono attribuite specifiche competenze e metodologie di intervento finalizzate a garantire nel tempo la rispondenza dell'azione amministrativa alle esigenze della collettivita'.
Roma, 20 ottobre 2005
Il Ministro dell'interno: Pisanu