| 
| Gazzetta n. 263 del 2005-11-11 |  | PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA |  | DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 25 ottobre 2005 |  | Scioglimento  del  Consiglio  comunale  di  Tufino,  e  nomina  della commissione straordinaria. |  | 
 |  | IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA Considerato  che  nel  comune  di  Tufino  (Napoli),  i  cui organi elettivi  sono stati rinnovati nelle consultazioni amministrative del 13 maggio  2001,  sussistono  forme  di  ingerenza della criminalita' organizzata, rilevate dai competenti organi investigativi,
 Constatato  che tali ingerenze espongono l'amministrazione stessa a pressanti  condizionamenti,  compromettendo  la libera determinazione degli organi ed il buon andamento della gestione comunale di Tufino;
 Rilevato,    altresi',    che   la   permeabilita'   dell'ente   ai condizionamenti  esterni  della criminalita' organizzata arreca grave pregiudizio  allo  stato  della  sicurezza  pubblica  e  determina lo svilimento   delle  istituzioni  e  la  perdita  di  prestigio  e  di credibilita' degli organi istituzionali;
 Ritenuto  che, al fine di rimuovere la causa del grave inquinamento e  deterioramento  dell'amministrazione comunale, si rende necessario far  luogo  allo  scioglimento  degli  organi  ordinari del comune di Tufino,  per  il  ripristino  dei  principi democratici e di liberta' collettiva;
 Visto l'art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267;
 Vista  la  proposta  del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
 Vista  la  deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 21 ottobre 2005;
 Decreta:
 Art. 1.
 Il  consiglio  comunale di Tufino (Napoli) e' sciolto per la durata di diciotto mesi.
 |  | Art. 2. La  gestione  del  comune  di  Tufino  (Napoli)  e'  affidata  alla commissione straordinaria composta da:
 dott. Vincenzo Madonna - prefetto;
 dott. Valerio Valenti - viceprefetto;
 dott. Pietro Tescione - funzionario amministrativo contabile.
 |  | Art. 3. La  commissione  straordinaria  per la gestione dell'ente esercita, fino  all'insediamento  degli  organi  ordinari  a norma di legge, le attribuzioni  spettanti  al  consiglio  comunale,  alla  giunta ed al sindaco  nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche.
 Dato a Roma, addi' 25 ottobre 2005
 CIAMPI
 Berlusconi,  Presidente  del  Consiglio
 dei Ministri
 Pisanu, Ministro dell'interno Registrato alla Corte dei conti il 31 ottobre 2005 Ministeri istituzionali, registro n. 12 Interno, foglio n. 277
 |  | Allegato Al Presidente della Repubblica
 Il  comune  di  Tufino (Napoli), i cui organi elettivi sono stati rinnovati  nelle  consultazioni  amministrative  del  13 maggio 2001, presenta  forme  di ingerenza da parte della criminalita' organizzata che  compromettono  l'imparzialita'  della gestione e pregiudicano il buon  andamento dell'amministrazione ed il regolare funzionamento dei servizi.
 A  seguito  di  esposti  presentati  alla  prefettura  -  ufficio territoriale  del  Governo di Napoli da alcuni consiglieri, nei quali si  denunciava che la gestione amministrativa del comune di fatto era condotta,  da  alcuni amministratori locali, peraltro, ritenuti dalle forze  dell'ordine  vicini anche all'ambiente mafioso, in un clima di intimidazione  e  prevaricazione  e sulla base di logiche prettamente clientelari,   il  prefetto,  sentito  il  comitato  provinciale  per l'ordine   e   la  sicurezza  pubblica,  al  fine  di  verificare  se l'attivita'  amministrativa  dell'ente  fosse soggetta ad influenze e condizionamenti  esterni riconducibili ad ambienti della criminalita' organizzata,  ha  disposto,  il  19 giugno  2003,  l'accesso ai sensi dell'art. 1, comma 4, del decreto-legge n. 629/1982, convertito nella legge n. 726/1982 e successive modificazioni ed integrazioni, per gli accertamenti di rito.
 Gli  accertamenti  svolti  dalla commissione d'accesso, confluiti nella  relazione  commissariale  conclusiva  della  procedura e nella successiva    relazione    integrativa,   alle   quali   si   rinvia, nell'avvalorare   l'ipotesi   della   sussistenza   di   fattori   di inquinamento  dell'azione  amministrativa  dell'ente  locale  a causa dell'influenza della criminalita' organizzata fortemente radicata nel territorio,  pongono in risalto come, nel tempo, l'uso distorto della cosa  pubblica  si  sia concretizzato nel favorire soggetti collegati direttamente o indirettamente con gli ambienti malavitosi.
 L'ingerenza negli affari dell'ente e la strumentalizzazione delle scelte   amministrative   emergono   dal   coinvolgimento  di  alcuni amministratori  negli  ambienti della locale criminalita', avvalorato da  una  fitta  rete  di  frequentazioni,  intercorrenti tra costoro, dipendenti   dell'ente   e   soggetti  gravitanti  nell'ambito  della delinquenza  organizzata,  nonche'  da  una  gestione  amministrativa fortemente  caratterizzata da irregolarita', incongruenze ed anomalie nei  settori  dell'erogazione  dei  benefici economici, del controllo sull'attivita'  edilizia,  del  rilascio delle relative concessioni e della esecuzione dei lavori pubblici.
 Dalle  risultanze  dell'accesso  ispettivo sono emerse situazioni che,  oltre  a  comprovare  le  anomale  interferenze nella attivita' amministrativa dell'ente, non consentono di escludere che il processo di libera formazione della volonta' degli amministratori possa subire nel tempo ulteriori alterazioni, con conseguente compromissione della trasparenza, della funzionalita' e della imparzialita' dell'attivita' amministrativa.
 L'altissimo  numero di esposti anonimi e le numerose richieste di audizione  pervenute  alla  commissione  di accesso anche da parte di esponenti   della   maggioranza,   vengono   inoltre  considerate  un indicativo  segnale  del  clima  di  condizionamento  in  cui vive la societa' civile di Tufino.
 Gli  accertamenti  condotti e le testimonianze raccolte nel corso dell'attivita'  di  accesso  pongono  in luce che l'organo di vertice dell'amministrazione   e  un  dipendente  comunale  ne  monopolizzano l'attivita'  amministrativa,  orientandola a loro piacimento, secondo logiche prettamente clientelari.
 In   particolare,   la  commissione  riferisce  che  il  predetto dipendente  viene  unanimemente  definito:  «importante referente del sindaco»,  suo fervente sostenitore nelle campagne elettorali, «molto vicino  a  clan  camorristici  presenti  nella  zona»,  e in grado di orientare  a  suo  piacimento  le scelte amministrative a causa della «forte influenza che il predetto ha nei confronti del sindaco», e per questo, nel contempo, temuto, ma anche obbligato punto di riferimento per gli abitanti di Tufino che sono indotti a rivolgersi a lui per la risoluzione di qualsiasi problema.
 Il  dipendente  in  questione  risulta  frequentare pregiudicati, alcuni  dei  quali  affiliati al clan camorristico egemone nei comuni limitrofi,  ed ha a carico numerosi precedenti penali; risulta essere stato  piu' volte denunciato per minacce, ingiurie, oltraggio, truffa aggravata ai danni dello Stato e ai danni del comune di Tufino.
 E'  emerso  che,  in  occasione  dell'arresto  dello  stesso  per assenteismo,  l'amministrazione non solo si sia limitata ad applicare al  dipendente,  la  lieve  sanzione  disciplinare di sospensione dal lavoro  e  dalla  retribuzione  per dieci giorni, ma ha, subito dopo, provveduto  a  conferirgli l'incarico di assistente presso il comando di  polizia  municipale. Viene precisato, al riguardo, che anche dopo questa collocazione lo stesso ha continuato a disertare l'ufficio e a gestire nelle ore di lavoro l'agenzia di assicurazione ubicata a poca distanza  dalla  sede  di  lavoro,  intestata alla sua convivente. Di questa  stessa agenzia si avvale fra l'altro il comune per la stipula delle polizze assicurative.
 Inoltre anche un altro dipendente e' stato tratto recentemente in arresto  in quanto ritenuto responsabile dei reati di truffa ai danni dello Stato e falsita' ideologica.
 In  ordine  alla  figura  del  capo  dell'amministrazione,  nella relazione d'accesso vengono riportate le dichiarazioni rilasciate dal vicesindaco,  da due ex assessori e da un consigliere di maggioranza, che  descrivono  l'amministratore come accentratore e arbitrariamente autoritario,  «in  grado  anche  di  porre  in  essere ritorsioni nei confronti  di chi e' in disaccordo con lui». Lamentano, infatti, che, non  solo  viene  negata alla opposizione ogni forma di controllo, ma che  ad  assessori  e consiglieri della maggioranza viene imposta una adesione  acritica  agli  atti  deliberativi gia' stilati in assoluta mancanza di collegialita'.
 Dagli  accertamenti  condotti  e'  risultato  che  il  sindaco ha diversi   precedenti   di   polizia   per   gravi  ipotesi  di  reato assolutamente incompatibili con il ruolo istituzionale rivestito.
 E'  stato  altresi'  appurato  che  un  consigliere  di minoranza frequenta  pregiudicati  della zona, alcuni dei quali affiliati ad un clan  camorristico,  e  che ha acconsentito ad assumere uno di questi soggetti presso la propria azienda, per fargli ottenere i benefici di giustizia richiesti.
 In ordine all'attivita' amministrativa posta in essere dall'ente, che  negli  esposti  viene indicata come esclusivamente preordinata a favorire  parenti  e  sostenitori  di  amministratori  attraverso  la pratica  del  voto di scambio, e a vessare gli avversari politici, la commissione  ha  riferito  che l'ente ha erogato benefici economici a vario titolo a ben diciannove soggetti pregiudicati, alcuni dei quali titolari di attivita' economiche di un certo rilievo.
 Fra  questi figurano due soggetti parenti di affiliati a sodalizi camorristici;  la  vedova  di  un  affiliato  ucciso in un agguato di stampo  mafioso,  nella  cui abitazione e' stato tratto in arresto un appartenente   ad   una  cosca  criminosa  di  Napoli;  soggetti  con gravissimi  precedenti  per  sequestro  di persona a scopo di rapina, tentato omicidio di un appartenente alla Polizia di Stato, detenzione e  porto  illegale di armi, violenza carnale e sottrazione di minore, concorso in omicidio volontario, favoreggiamento della prostituzione; il fratello di un socio della ditta che svolge per l'ente il servizio di  vigilanza che risulta imputato per il reato di cui al 416-bis del codice penale.
 Inoltre,  viene evidenziato che l'ente non espleta l'attivita' di controllo   su   tutta  l'attivita'  edilizia  posta  in  essere  sul territorio,  ma solo su segnalazioni, e quindi in maniera occasionale e  potenzialmente  strumentale,  mentre tutte le concessioni edilizie risultano  essere state rilasciate senza la preventiva verifica della conformita' degli interventi edilizi proposti alle norme urbanistiche e di edilizia generale e locale.
 Al  riguardo  viene indicata come sintomatica la vicenda relativa alla  concessione  rilasciata  al  figlio  del  sindaco per lavori di ristrutturazione  edilizia  ed  adeguamento  igienico sanitario di un fabbricato  che non risulta corredata dei necessari elaborati tecnici ne'  della  valutazione  di  conformita' dei lavori alle prescrizioni imposte  agli  interventi  edilizi  nella  zona interessata dal piano regolatore generale.
 Anche   per  gli  insediamenti  produttivi  sono  state  rilevate assegnazioni in aperta violazione delle norme urbanistiche.
 Anche  i  lavori  per  la realizzazione della nuova casa comunale sono  stati  affidati  ad una ditta riconducibile ad un congiunto del segretario  della commissione di gara e con un sistema di appalto che la  legge  prescrive per lavori di importo inferiore. La consegna dei lavori  e'  stata  inoltre  effettuata  prima  dell'approvazione  del progetto  esecutivo.  Alla  stessa  ditta  e'  stata  successivamente affidata,  con  costi  particolarmente  onerosi  per  l'ente e con la motivazione   della   somma   urgenza,  anche  la  pulizia  dell'area antistante  il  cantiere,  che  a  detta  di  diversi  testimoni  non presentava effettive esigenze di intervento. Per questi ultimi lavori non  risulta  formalizzato  alcun contratto ne' redatti il verbale di somma  urgenza  e la perizia giustificativa degli interventi. Inoltre tre  dipendenti  della  ditta hanno precedenti di polizia e di questi uno ha precedenti per associazione mafiosa.
 Nel  settore  degli  appalti  numerosi lavori sono stati affidati direttamente  con  la  motivazione  della  somma  urgenza, nonostante mancassero,  in  alcuni  casi, i presupposti di legge e, in altri, la perizia giustificativa degli interventi e l'attestazione del possesso dei requisiti di ordine generale o tecnico-organizzativi in capo alle ditte  affidatarie.  L'ente  ha altresi' approvato per diversi lavori pubblici  la  perizia  di  variante  e  suppletiva  in  mancanza  dei presupposti normativi di ammissibilita'.
 Inoltre   l'amministrazione   ha  fatto  massiccio  ricorso  alle assunzioni  a tempo determinato, incorrendo, fra l'altro, anche nelle procedure  concorsuali,  in numerose violazioni di norme legislative, regolamentari  e  contrattuali  al  fine di assicurarsi la piu' ampia liberta' di scelta del soggetto da assumere.
 Viene,   altresi',   rilevato   il   rischio  che  la  situazione determinatasi  nel  comune  per  effetto  delle  arbitrarieta' che ne connotano  la  gestione possa indurre ripercussioni sullo stato della sicurezza   pubblica,   risultando   compromesso   il  diritto  della collettivita'   locale   allo   svolgimento  democratico  della  vita amministrativa.
 A tali conclusioni e' pervenuto anche il comitato provinciale per l'ordine  e  la  sicurezza pubblica, nelle sedute del 4 agosto 2004 e del 22 maggio 2005.
 Il  complesso degli elementi emersi dall'accesso manifesta che la capacita'  di  penetrazione  dell'attivita'  criminosa ha favorito il consolidarsi di un sistema di connivenze e di interferenze di fattori esterni   al   quadro  degli  interessi  locali,  riconducibili  alla criminalita'  organizzata,  che,  di  fatto, priva la comunita' delle fondamentali  garanzie  democratiche  e  crea  precarie condizioni di funzionalita' dell'ente.
 Il  delineato  clima  di  grave  condizionamento e degrado in cui versa   il  comune  di  Tufino  la  cui  capacita'  volitiva  risulta assoggettata   alla   influenza   dei   locali   sodalizi  criminali, l'inosservanza  del principio di legalita' nella gestione dell'ente e l'uso   distorto   delle  pubbliche  funzioni  hanno  compromesso  le legittime  aspettative  della  popolazione  ad essere garantita nella fruizione  dei diritti fondamentali, minando la fiducia dei cittadini nella  legge  e nelle istituzioni; ne sono riprova i numerosi esposti attraverso i quali vengono auspicati interventi incisivi a tutela del principio di legalita'.
 Pertanto, il prefetto di Napoli, con relazioni del 10 agosto 2004 e  del  20 maggio 2005, che si intendono integralmente richiamate, ha proposto l'applicazione della misura di rigore prevista dall'art. 143 del  decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, in ordine alla quale il  comitato  provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, nelle sedute  del  4 agosto  2004  e del 22 maggio 2005, ha espresso parere favorevole.
 La  descritta  condizione esige un intervento risolutore da parte dello  Stato,  mirato  a  rimuovere  i  legami tra l'ente locale e la criminalita'  organizzata che arrecano grave e perdurante pregiudizio per lo stato generale dell'ordine e della sicurezza pubblica.
 Per le suesposte considerazioni si ritiene necessario provvedere, con  urgenza,  ad eliminare ogni ulteriore motivo di deterioramento e di  inquinamento  della  vita amministrativa e democratica dell'ente, mediante  provvedimenti incisivi a salvaguardia degli interessi della comunita' locale.
 La  valutazione  della  situazione  in  concreto  riscontrata, in relazione  alla  presenza ed all'estensione dell'influenza criminale, rende  necessario  che  la  durata  della  gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.
 Ritenuto,   per  quanto  esposto,  che  ricorrano  le  condizioni indicate  nel citato art. 143 del decreto legislativo 18 agosto 2000, n.  267,  che  legittimano  lo scioglimento del consiglio comunale di Tufino  (Napoli),  si  formula  rituale proposta per l'adozione della misura di rigore.
 Roma, 20 ottobre 2005
 Il Ministro dell'interno: Pisanu
 |  |  |