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| Gazzetta n. 66 del 21 marzo 2005 (vai al sommario) |  | MINISTERO DELLA SALUTE |  | COMUNICATO |  | Comunicato  relativo  alle  metodologie  diagnostiche per le malattie degli  equidi  riproduttori  maschi  ai  fini  della disciplina della riproduzione animale. |  | 
 |  |  |  | Agli Assessorati alla Sanita' delle regioni e province autonome Agli Istituti zooprofilattici sperimentali e p.c.: Al  Centro di referenza nazionale per le malattie degli equidi presso Istituto zooprofilattico sperimentale del Lazio e della Toscana
 L'attuale  normativa  vigente,  costituita  dall'O.M.  13 gennaio 1994,  relativa al piano nazionale di controllo dell'arterite equina, dal  decreto  4  dicembre  1976, relativo alla profilassi dell'anemia infettiva  degli equini e il decreto 19 luglio 2000, n. 403, recante: «Approvazione  del  nuovo  regolamento  di  esecuzione della legge 15 gennaio  1991,  n.  30,  concernente  disciplina  della  riproduzione animale»,  stabilisce  i  requisiti sanitari che gli equidi destinati alla riproduzione naturale o artificiale devono rispettare per essere autorizzati allo svolgimento di tali attivita'.
 Con  tali  provvedimenti  si  e'  inteso garantire, attraverso il controllo  delle  malattie della sfera riproduttiva, lo sviluppo e la tutela del patrimonio nazionale dei riproduttori.
 Al  fine  di  uniformare  e  di rendere piu' facilmente gestibili tecnicamente   le  operazioni  volte  al  controllo  sanitario  degli stalloni,  si ritiene necessario fornire precise indicazioni circa le metodologie  diagnostiche  e i protocolli d'intervento delle seguenti malattie nei produttori equini maschi.
 Si  confida  nella massima diffusione e si rappresenta l'urgenza, stante l'imminente inizio della stagione di monta equina.
 Roma, 14 marzo 2005 Il direttore generale della sanita' veterinaria e alimenti Narabelli
 |  |  |  | Metodi  diagnostici  per l'accertamento sierologico dell'infezione da virus della rinopolmonite equina negli equidi riproduttori maschi
 
 Con  il  termine  rinopolmonite  vengono  comprese  le  infezioni sostenute  dagli  herpesvirus equini tipo 1 (EHV-1) e tipo 4 (EHV-4); entrambi  responsabili  di  forme  di malattia a carico dell'apparato respiratorio, solo il primo di aborti e forme neurologiche.
 Il  riscontro di anticorpi specifici per i due virus e' frequente sia  per  la  diffusione  dell'infezione (con maggiori prevalenze nei confronti dell'EHV 4), sia per l'impiego di vaccini.
 Pertanto,  ai  fini  del rilascio dell'autorizzazione alla monta, risulta prioritario effettuare la verifica documentale, relativa alle eventuali  profilassi  immunizzanti,  e  condurre  un'accurata visita clinica   contestualmente   sia  sugli  stalloni,  sia  sui  soggetti sensibili  presenti  presso  le stazioni di monta/aziende dove questi siano mantenuti.
 Per  la  definizione  dello  stato  sanitario dei riproduttori si applicano i seguenti protocolli e linee direttrici: 1.   Visita  clinica,  verfica  delle  vaccinazioni  e  prelievo  dei
 campioni.
 
 Effettuare  in via preliminare la visita clinica dei riproduttori maschi e di eventuali altri soggetti presenti.
 Controllare  i passaporti degli stalloni e verificare se presente l'attestazione di avvenuta vaccinazione relativa all'anno in corso.
 In  assenza di sintomatologia clinica, da almeno quindici giorni, riconducibile  a  malattie  respiratorie,  di  aborti  e/o  di  forme neurologiche, anche negli altri animali eventualmente presenti presso la    stazione   di   monta/allevamento,   puo'   essere   rilasciata l'autorizzazione alla monta ai fini della presente infezione. In caso vi  siano soggetti con sintomatologia clinica, effettuare un prelievo di  sangue  agli  stalloni  ed a tutti gli animali presenti presso la stazione    di    monta/allevamento.   Indicare   nella   scheda   di accompagnamento   dei   campioni   eventuali   interventi   vaccinali effettuati   nell'anno   in   corso.   Ripetere  i  prelievi  fra  il quindicesimo   ed  il  trentesimo  giorno  dal  primo  controllo  per verificare l'eventuale presenza di sieroconversioni.
 Al  fine  di  poter  effettuare  una  comparazione  oggettiva dei risultati,  inviare i campioni di sangue dei due prelievi allo stesso laboratorio dell'Istituto Zooprofilattico, specificando il motivo del prelievo sulla scheda di accompagnamento.
 In  ogni  caso  i  prelievi  di  sangue  devono essere effettuati sterilmente.
 Riferimenti.
 
 Manual  of  Diagnostic  Tests and Vacines for Terrestrial Animals OIE 2004, Parte seconda, Sezione 2.5, Capitolo 2.5.7.
 2. Prova di sieroneutralizzazione (SN).
 
 Fra i diversi metodi diagnostici che possono essere impiegati per gli  accertamenti  sierologici  della  rinopolmonite  equina, solo la prova   di   sieroneutralizzazione,   eseguita   contestualmente  nei confronti  dell'EHV-  1 e dell'EHV-4, e' in grado di differenziare le infezioni  sostenute  dai  due  virus  e  di  rilevare la presenza di anticorpi  anche  a  distanza  di  lunghi  periodi  dall'infezione e, trattandosi   di  una  determinazione  quantitativa,  di  evidenziare sieroconversioni in caso di infezioni recenti.
 Principio.
 
 La prova di sieroneutralizzazione e' impiegata per individuare la presenza in sieri di anticorpi capaci di neutralizzare l'infettivita' virale.  La  neutralizzazione  dell'attivita'  infettante  del  virus dell'arterite  virale  equina  si  evidenzia  attraverso l'assenza di effetto citopatico sul substrato cellulare sensibile impiegato.
 Reagenti, terreni e materiali.
 
 Terreno di crescita per il substrato cellulare.
 Soluzione antibiotata per terreno colturale.
 Siero fetale bovino.
 Micropiastre  sterili  a  96  pozzetti a fondo piatto per colture cellulari con coperchio.
 Materiali di riferimento.
 
 Antigeni  preparati  con gli stipiti di referenza EHV-1 ed EHV-4. Si  raccomanda  di  mantenere  le  aliquote  del  virus  titolato  in condizioni che ne consentano il mantenimento del titolo.
 Siero Positivo di Lavoro.
 Siero Negativo di Lavoro.
 Substrati biologici.
 
 Sospensioni  di  cellule RK 13 per l'EHV-l e di derma equino (ED) per  l'EHV-4,  in concentrazione tale da assicurare la presenza di un monostrato   confluente   entro  il  giorno  successivo  all'utilizzo (indicativamente 105' cellule/ml).
 Procedura.
 
 Al  fine di evitare contaminazioni crociate nel corso delle prove si raccomanda di eseguire le SN per EHV-l ed EHV-4 separatamente.
 Inattivare  i  sieri  in  esame ed i Sieri Positivi e Negativi di Lavoro in bagnomaria a 56° per 30 minuti.
 Preparare  il  terreno  di  coltura aggiungendo 1'1% di soluzione antibiotata per la diluizione dei sieri e dell'antigene.
 La  prova  si  effettua  in  2  repliche: per ogni siero eseguire diluizioni  scalari  in  base  2  partendo dalla diluizione 1/2 (dopo l'aggiunta  del  virus  diluizione  finale  1/4). Si opera impiegando volumi di 25 \mu l dei sieri e del diluente.
 Per  ogni  siero  effettuare  un  controllo della tossicita' alla diluizione minima saggiata, omettendo l'aggiunta del virus e portando a volume con 25 \mu 1 del diluente.
 Aggiunta dell'antigene e delle cellule.
 
 Preparare  le  sospensioni dei due diversi virus, impiegando come diluente il terreno per colture cellulari antibiotato, contenente 100 dosi infettanti tessuto coltura /25 \mu l (TCID50).
 Distribuire 25 \mu l delle sospensioni virali in ogni pozzetto ad eccezione  di quelli utilizzati per il controllo della tossicita' dei sieri.
 Le dosi infettanti del virus sono verificate mediante titolazione inversa  in  base  10,  fino  a  0  TCID50/25  \mu  l, partendo dalla concentrazione   d'uso   dell'antigene,  effettuando  almeno  quattro repliche per diluizione.
 Ricoprire  le  piastre ed agitare delicatamente per facilitare la miscelazione del siero e del virus.
 Incubare le micropiastre per un'ora a 37 °C in atmosfera umida al 5% di CO2.
 Terminata  l'incubazione,  distribuire 50 \mu l delle sospensioni di  cellule  contenente  siero  fetale  bovino  in  tutti i pozzetti, compresi quelli della piastra dei controlli. Agitare delicatamente ed incubare in termostato a 37 °C in atmosfera umida al 5% di CO2.
 La lettura dei controlli e dei sieri in esame si effettua dopo la quarta o la quinta giornata.
 Validita' dei risultati.
 
 Il test e' valido se:
 il  controllo  del  virus  presenta  un titolo da 30 a 300 dosi infettanti/25 \mu l;
 il  titolo  del Siero Positivo di Lavoro ricade nell'intervallo atteso rispetto al suo titolo noto.
 Lettura dei risultati.
 
 E'  considerata  positiva  la  diluizione  del  siero  in cui sia presente    una    riduzione   dell'effetto   citopatico   del   100% confrontandola  con  quella  dei pozzetti della piu' bassa diluizione del  controllo  delle  dosi infettanti del virus. Il titolo del Sieri Positivi  di  Lavoro e dei sieri in esame corrisponde alla diluizione piu'  alta in cui si ha ancora assenza totale dell'effetto citopatico in entrambe le repliche.
 Interpretazione dei risultati.
 
 Si e' in presenza di sieroconversione negli stalloni quando si ha un  aumento  del titolo di almeno log. 10 10'  1,2 tra i campioni del primo e del secondo prelievo ovvero anche solo in alcuni dei soggetti mantenuti   presso  gli  stessi  allevamenti  o  stazioni  di  monta, controllati in caso di riscontro di sintomatologia clinica riferibile a rinopolmonite. Metodi  diagnostici  per l'accertamento sierologico dell'infezione da virus  dell'anemia  infettiva  degli equini     L'immunodiffusione in gel  di  agar (AGID) ed i test immunoenzimatici (ELISA) sono i metodi di  attuale impiego per la diagnosi sierologica dell'anemia infettiva degli equidi.
 Tuttavia  questi  metodi  non sono in grado di rilevare anticorpi nelle prime settimane dell'infezione, o, piu' raramente, nel corso di malattia  in  forma acuta quando il virus in circolazione e' in grado di neutralizzare gli anticorpi presenti nel sangue.
 Sebbene  i  test  ELISA  siano  in  grado  di mettere in evidenza anticorpi  piu'  precocemente  ed  a  concentrazioni piu' basse, sono state   talvolta  osservate  delle  false  positivita'.  Pertanto  le positivita'  sierologiche in ELISA devono essere confermate per mezzo dell'AGID.  Quest'ultimo  metodo, che rileva principalmente anticorpi nei   confronti  della  proteina  virale  p26,  ha  il  vantaggio  di distinguere   fra   le  linee  di  precipitazione  quelle  specifiche (reazione di identita).
 Le  positivita'  sierobogiche  possono  anche  essere  confermate mediante tecnica di immunoblotting.
 Per la diagnosi sierologica si applicano le linee direttrici ed i metodi di seguito riportati:
 1. Prelievo dei campioni.
 
 Quando  fra  gli  equidi  mantenuti fossero presenti soggetti con febbre  o  sintomatologia clinica riconducibile a malattie infettive, il  prelievo  di  sangue  dovra'  essere ripetuto trascorsi almeno 20 giorni dal primo prelievo.
 2. Prova di immunodiffusione in gel di agar.
 
 Principio del metodo.
 L'AGID  e'  basata sulla diffusione contemporanea dell'antigene e degli  anticorpi  del siero in esame, uno verso l'altro nel substrato impiegato.   In   presenza   di  anticorpi  si  forma  una  linea  di precipitazione  tra i pozzetti dell'antigene e del siero. La linea e' ritenuta  specifica  ed e' definita come linea di identita' quando si presenta  continua  con  la  linea di precipitazione che si forma tra l'antigene ed il siero positivo di controllo.
 I   campioni  di  sangue  prelevati  nelle  prime  2-3  settimane dall'infezione possono risultare negativi al test.
 Riferimenti.
 
 Manual  of  Diagnostic  Tests and Vacines for Terrestrial Animals OIE 2004, Parte seconda, Sezione 2.5, Capitolo 2.5.4.
 Reagenti, terreni e materiali.
 
 Piastre petri di diametro da 100 mm.
 Tampone fosfato (PBS) pH 7,2.
 Agar   Noble   disciolto   in   tampone   borato*   pH  8,6  alla concentrazione dell'1%.
 Acqua distillata.
 * Formula Tampone borato:
 NaOH 2 gr;
 H3BO3 9 gr;
 H2O distillata portare a volume di 1000 ml.
 Stampo  punzone con una rosetta da 7 pozzetti di cui uno centrale e  6 periferici del diametro di 5,3 mm. La distanza tra i pozzetti e' di 2,4 mm.
 Materiali di riferimento.
 
 Antigene preparato con virus ceppo Wyoming (American Type Culture Collection VR - 778).
 L'antigene puo' essere prodotto a partire da un'estratto di milza di  equidi  con  infezione  acuta o da colture di tessuto. Allo scopo possono  essere  impiegate  cellule  di  rene fetale equino, di derma equino e di timo canino.
 Possono  essere inoltre impiegate proteine ricombinanti, espresse in batteri o baculovirus, di antigeni del capside.
 Siero positivo di lavoro.
 I  materiali  di  riferimento,  prima  del  loro utilizzo, devono essere approvati dal Centro di Referenza per l'Anemia Infettiva degli Equini.
 Procedura.
 
 Distribuire 15 ml di terreno agar Noble in piastre petri poste su un piano livellato.
 Dopo  solidificazione  punzonare  tramite stampo l'agar per avere una  serie  di  rosette  di  pozzetti per piastra. Aspirare l'agar da ciascun pozzetto.
 Distribuire, fino a riempimento dei pozzetti:
 a) l'antigene nel pozzetto centrale;
 b) il  siero  positivo  di  lavoro  in  tre pozzetti periferici alternati;
 c) i sieri in esame nei rimanenti pozzetti.
 Incubare per 24 - 48 ore a temperatura ambiente in camera umida.
 Lettura della reazione.
 
 La  lettura  si effettua successivamente alla quarantottesima ora d'incubazione  impiegando una lampada a luce incidente. Verificare la formazione  delle  linee  di  precipitazione tra i pozzetti del siero positivo di lavoro e dell'antigene.
 Il  siero in esame e' considerato positivo quando forma una linea di   precipitazione   che   presenta   identita'   con  la  linea  di precipitazione tra l'Antigene ed il Siero Positivo di Lavoro o quando ne determina 1'incurvamento.
 I sieri con alti titoli di anticorpi precipitanti possono formare linee  di  precipitazione piu' spesse che tendono a far dissolvere la linea  formata  fra i pozzetti contenenti i materiali di riferimento, anche  fino  a  circa  la  meta' della posizione normale, e tendono a scomparire con il tempo. Per confermare la positivita' di tali sieri, gli  stessi  devono essere nuovamente esaminati, previa diluizione di 1/2  e  1/4 in soluzione di Tampone fosfato. In caso di formazione di una linea d'identita' si devono considerare come positivi.
 Un  siero  e'  considerato  negativo  quando  non forma una linea d'identita'   con   l'Antigene   e   non   induce   l'incurvamento  o l'interruzione  della  linea  di  precipitazione tra l'Antigene ed il Siero Positivo di Lavoro.
 Gli equidi che abbiano contratto recentemente l'infezione possono non  fornire  una  reazione  positiva  al  test  di AGID. E' pertanto necessario effettuare un nuovo controllo a distanza di 2 settimane.
 3. Prove immunoenzimatiche.
 
 Fra  i  diversi test ELISA messi a punto, e' raccomandabile l'uso di  metodi  che  prevedano l'impiego della proteina capsidica p26 per l'elevato  grado  di  conservazione antigenica della stessa nei virus circolanti.
 Gli  esiti  positivi  in ELISA devono essere controllati mediante AGID o immunoblotting.
 I    sieri   che   abbiano   fornito   risultati   di   difficile interpretazione,  nonche'  tutti quelli risultati positivi alle prove d'immunodiffusione  ed  immunoenzimatica  devono  essere  inviati  al Centro  di  Riferimento  per  l'Anemia  Infettiva degli Equini per la conferma diagnostica. Metodi   diagnostici   per  l'accertamento  dell'infezione  da  virus
 dell'arterite virale negli equidi riproduttori maschi
 
 Per  gli  accertamenti  sierologici  e virologici si applicano le linee direttrici ed i metodi di seguito riportati: A. Accertamenti sierologici. 1. Prelievo dei campioni.
 Effettuare il prelievo di sangue sterilmente.
 Qualora  fra  i  riproduttori  o fra gli equidi mantenuti assieme fossero   presenti  soggetti  con  febbre  o  sintomatologia  clinica riconducibile  a  malattie  infettive,  il  prelievo di sangue dovra' essere effettuato trascorsi 15 giorni dall'ultimo caso di malattia.
 Riferimenti.
 
 Manual  of  Diagnostic  Tests and Vacines for Terrestrial Animals OIE 2004, Parte seconda, Sezione 2.5, Capitolo 2.5.10.
 2. Prova di sieroneutralizzazione.
 
 Principio.
 La prova di sieroneutralizzazione e' impiegata per individuare la presenza in sieri di anticorpi capaci di neutralizzare l'infettivita' virale.  La  neutralizzazione  dell'attivita'  infettante  del  virus dell'arterite  virale  equina  si  evidenzia  attraverso l'assenza di effetto citopatico sul substrato cellulare sensibile impiegato.
 Reagenti, terreni e materiali.
 
 Terreno di crescita per il substrato cellulare.
 Complemento di cavia.
 Soluzione antibiotata per terreno colturale.
 Siero fetale bovino.
 Micropiastre  sterili  a  96  pozzetti a fondo piatto per colture cellulari con coperchio.
 Materiali di riferimento.
 
 Antigene  preparato  con  lo  stipite  di  referenza  CVL-Bucyrus (Weybridge).  Si  raccomanda  di  mantenere  le  aliquote  del  virus titolato in condizioni che ne consentano il mantenimento del titolo.
 Siero Positivo di Lavoro.
 Siero Positivo di Lavoro a basso titolo.
 Siero Negativo di Lavoro.
 Substrati biologici.
 
 Sospensione  di  cellule RK 13 in concentrazione (indicativamente 105  cellule/ml)  tale  da  assicurare  la  presenza di un monostrato confluente entro il giorno successivo al loro utilizzo.
 Procedura.
 
 Inattivare  i sieri in esame ed i Sieri di Lavoro in bagnomaria a 56° per 30 minuti.
 Preparare  il  terreno  di  coltura aggiungendo 1'1% di soluzione antibiotata per la diluizione dei sieri e dell'antigene.
 La  prova  si  effettua  in  2  repliche: per ogni siero eseguire diluizioni  scalari  in  base  2  partendo dalla diluizione 1/2 (dopo l'aggiunta  del  virus  diluizione  finale  1/4). Si opera impiegando volumi di 25 \mu l dei sieri e del diluente.
 Per  ogni  siero  effettuare  un  controllo della tossicita' alla diluizione minima saggiata, omettendo l'aggiunta del virus e portando a volume con 25 \mu l del diluente.
 Aggiunta dell'antigene e delle cellule.
 
 Preparare la sospensione del virus contenente da 100 a 300/25 \mu l dosi infettanti tessutocoltura (TCID50) impiegando come diluente il terreno  per  colture cellulari antibiotato contenente complemento di cavia alla concentrazione finale del 10%.
 Distribuire  25  \mu  l della soluzione contenente la sospensione virale  in  ogni  pozzetto  ad  eccezione di quelli utilizzati per il controllo della tossicita' dei sieri.
 Le dosi infettanti del virus sono verificate mediante titolazione inversa  in  base  10,  fino  a  0  TCID50/25  \mu  l, partendo dalla concentrazione   d'uso   dell'antigene,  effettuando  almeno  quattro repliche   per   diluizione.   Ricoprire   le   piastre   ed  agitare delicatamente per facilitare la miscelazione del siero e del virus.
 Incubare le micropiastre per un'ora a 37 °C in atmosfera umida al 5% di CO2.
 Verificare,  dopo  una  notte  d'incubazione,  il controllo delle cellule e di citotossicita' dei sieri in esame.
 Terminata  l'incubazione, distribuire 100 \mu l della sospensione di  cellule  contenente  siero  fetale  bovino  in  tutti i pozzetti, compresi quelli della piastra dei controlli. Agitare delicatamente ed incubare in termostato, a 37 °C in atmosfera umida al 5% di CO2.
 La  lettura dei controlli e dei sieri in esame e' effettuata dopo la seconda o la terza giornata.
 Validita' dei risultati.
 
 Il test e' valido se:
 il  controllo  del  virus  presenta  un titolo da 30 a 300 dosi infettanti/25 \mu l;
 i  titoli dei Sieri Positivi di Lavoro ricadono nell'intervallo di 0,3 log.10 rispetto ai titoli noti.
 Lettura dei risultati.
 
 E'  considerata  positiva  la  diluizione  del  siero  in cui sia presente    una    riduzione   dell'effetto   citopatico   del   100% confrontandola  con  quella  dei pozzetti della piu' bassa diluizione del  controllo  delle dosi infettanti del virus. Il titolo finale del siero e' calcolato con il metodo di Spearman/Karber.
 Quando  a  causa  di  neutralizzazione  parziale o in presenza di tossicita'  del siero si renda difficile stabilire se un campione sia negativo alle diluizioni piu' basse, il problema puo' essere superato riesaminado    il   campione   risultato   tossico   effettuando   la sieroneutralizzazione  su monostrato confluente di RK-13 allestito il girono  precedente.  In  alternativa,  l'effetto  tossico puo' essere ridotto  o  eliminato  adsorbendo  per  un  ora  a  37 °C il siero da esaminare con un numero di cellule in numero almeno doppio rispetto a quello  previsto  per  la  prova di sieroneutralizzazione. Al termine dell'incubazione  far precipitare le cellule mediante centrifugazione e  riesaminare  il  campione  come da procedura. Nel caso persistesse l'effetto   citotossico  successivamente  ai  trattamenti  descritti, richiedere  la  ripetizione dei prelievo del campione ed inviarlo per la  conferma diagnostica, unitamente al primo, al Centro di Referenza Nazionale per le Malattie Equini.
 Interpretazione dei risultati.
 
 Uno   stallone   e'   considerato   positivo   se   al   test  di sieroneutralizzazione  viene riscontrato un titolo uguale o superiore a  1/4.  Gli  stalloni  siero  positivi  devono  essere sottoposti al prelievo di sperma per poter escludere l'eliminazione del virus. B.   Isolamento  ed  identificazione  del  virus dell'arterite virale
 equina in tessutocoltura e ricerca del genoma virale mediante PCR.
 
 1. Prelievo dei campioni di sperma.
 Il  prelievo  di  sperma  deve  essere effettuato mediante vagine artificiali  a  fondo  cieco  ed  impiegando materiali monouso per la raccolta.
 Al  fine  di  poter  escludere  lo stato di eliminatore del virus negli stalloni sieropositivi devono essere effettuati tre prelievi di sperma  ad  intervalli di almeno 10 giorni. In caso di negativita', i controlli dovranno comunque essere ripetuti anche l'anno successivo.
 Per  evitare  l'inattivazione  del  virus eventualmente presente, controllare  che  la  temperatura  della  camera interna della vagina artificiale  non  sia  superiore a 40 °C ed assicurarsi che non siano stati  impiegati antisettici o disinfettanti per la cura o la pulizia dei genitali esterni prima dell'effettuazione del prelievo.
 Ai  fini  dell'isolamento  virale  i campioni devono contenere la frazione  ricca  di  sperma  cui  il virus e' associato negli animali portatori ed eliminatori.
 I   campioni   di  sperma  devono  essere  mantenuti  refrigerati immediatamente  dopo  il  prelievo e devono essere consegnati al piu' presto   al   laboratorio.  Quando  non  fosse  possibile  effettuare tempestivamente la consegna, conservare i campioni a temperatura \leq -- 20 °C.
 2. Verifica dell'idoneita' del campione in laboratorio.
 
 Prima  di  procedere alla preparazione del campione verificare al microscopio    la    presenza/assenza    di    spermatozoi.    Quando all'osservazione  gli spermatozoi siano assenti o rari il campione e' da  ritenersi  non idoneo; richiedere quindi al Veterinario Ufficiale la ripetizione del prelievo.
 In  attesa  dell'esecuzione  delle prove i campioni devono essere mantenuti congelati a temperatura \leq -- 20 °C.
 3. Isolamento del virus in tessutocoltura.
 
 L'isolamento  in  tessutocoltura  e'  il  metodo ufficiale per la definizione  dello  stato  di  eliminatore  di  virus  degli stalloni sieropositivi.
 Substrati biologici.
 
 Cellule  renali  di  coniglio in linea continua RK-13 (clone ATCC CCL-37).  Si  raccomanda  l'uso di cellule a basso numero di passaggi poiche'  l'eta' della linea cellulare risulta essere critica rispetto alla sensibilita' della stessa all'infezione.
 Reagenti, terreni e materiali.
 
 Terreno per colture cellulari a diversa composizione in relazione al  tipo  di  sistema  di  coltivazione  impiegato (sistema chiuso in fiasche o in piastre in atmosfera al 5% di CO2).
 Soluzione di antibiotici per colture cellulari.
 Siero fetale bovino.
 Carbossimetilcellulosa a media densita'.
 Fiasche per colture cellulari o piastre a fondo piatto a pozzetti multipli.
 Preparazione del campione.
 
 Prima   di   procedere  all'inoculazione  su  colture  cellulari, sottoporre  il  campione  di  sperma  a  tre cicli di trattamento con ultrasuoni  di  15 secondi, procedendo quindi a centrifugare a 4° C a 1000 g per 10 minuti per precipitare la frazione cellulare.
 Procedura.
 
 Per l'isolamento impiegare un monostrato di cellule confluenti di eta'  compresa  fra  3  e 5 giorni. Indipendentemente dal supporto di crescita  impiegato,  il  rapporto  tra  superficie del monostrato da infettare   e  volume  di  materiale  da  inoculare  deve  essere  di 2,5cm2/0,1 ml.
 Effettuare  diluizioni  loganitmiche  in base 10 del sopranatante del  campione  di  sperma da 10-1'  a 10-3'  in terreno di coltura di mantenimento contenente antibiotici e siero fetale bovino al 2%.
 Inoculare,  in  almeno  2  repliche,  le  tessutocolture  con  le diluizioni del campione effettuate in precedenza.
 Allestire  contemporaneamente  controlli della prova, seguendo lo stesso  procedimento,  utilizzando  campioni  di sperma positivi o un ceppo virale di controllo a titolo noto.
 Chiudere  le  fiasche o coprire le piastre a pozzetti multipli e, con  movimento  circolare,  distribuire  l'inoculum  omogeneamente su tutta la superficie.
 Incubare  a  37  °C  per un'ora in sistema chiuso od in atmosfera umida al 5% di CO2 rispettivamente le fiasche o le piastre a pozzetti multipli.
 Dopo l'incubazione coprire la superficie dei supporti di crescita con  una  soluzione di cabossimetilcellulosa allo 0,75% in terreno di coltura   contenente   la   soluzione  antibiotata,  senza  rimuovere l'inoculo.
 Porre  le  colture  ad incubare a 37 °C. Osservare al microscopio per  la  presenza  di effetto citopatico che di norma, in presenza di virus, compare tra la seconda e la sesta giornata.
 Al  5°  -  7°  giorno, in assenza di evidente effetto citopatico, inoculare  nuovi  monostrati  cellulari  con  il  sopranatante  delle colture senza danneggiare.
 Addizionare  le  diluizioni del campione (da 10-1'  a 10-3' ) con polietilene  glicole in modo da ottenere una concentrazione finale di quest'ultimo  al 10%, lasciando per una notte a + 4 °C e sottoponendo a leggera agitazione.
 Centrifugare a 2000 g per 30 minuti ed eliminare il sopranatante.
 Risospendere  il  precipitato in un volume pari ad un decimo di i monostrati.
 Dopo aver asportato il sopranatante colorare i monostrati con una soluzione  di  cristalvioletto  contenente  formalina  tamponata alla concentrazione  dello  0,1  %  per mettere in evidenza la presenza di eventuali placche.
 I  campioni  che  comportano  delle difficolta' diagnostiche sono inviati  al  Centro  di  Referenza  Nazionale  per  le Malattie degli Equini.
 Alcuni  campioni  di  sperma  possono  risultare  tossici  per il substrato  cellulare  specie  alle diluizioni piu' basse saggiate. In tali  casi  procedere  al  trattamento  dei  campioni  di  sperma con polietilene  glicole  con peso molecolare 6000, prima di inoculare il substrato  cellulare,  secondo  le  modalita'  di  seguito riportate: quello   delle   diluizioni   originarie   in  terreno  colturale  di mantenimento, ed omogeneizzare.
 Sottoporre  a  centrifugazione  l'omogeneizzato  a  2000 g per 30 minuti,  ed  impiegare  il  sopranatante per l'esecuzione della prova secondo le modalita' sopra descritte.
 Qualora   i   campioni   dovessero  risultare  citotossici  anche successivamente   al   trattamento,  richiedere  la  ripetizione  del prelievo.
 Identificazione e caratterizzazione del virus.
 
 Considerato  che  nei  campioni di sperma possono essere presenti anche  altri  agenti virali, qualsiasi isolato deve essere sottoposto ad identificazione.
 L'identificazione   dei  virus  isolati  deve  essere  effettuata mediante  test  di  neutralizzazione,  o  mediante immunofluorescenza impiegando sieri monospecifici o anticorpi monoclonali.
 In ogni caso, ogni virus isolato deve essere inviato al Centro di Referenza  Nazionale  per  le  Malattie  degli Equini per la conferma dell'identificazione  e  per  l'esecuzione  di ulteriori prove per di caratterizzazione.
 Interpretazione dei risultati.
 
 Uno    stallone   riproduttore   sieropositivo   e'   considerato eliminatore  quando il virus, isolato da almeno uno dei tre prelievi, e' identificato come virus dell'arterite virale equina. C.  Ricerca del genoma virale mediante trascrizione inversa-nestedpcr
 (RT-NPCR).
 
 L'isolamento del virus e' ancora oggi l'unico test riconosciuto a livello internazionale per gli scambi di equidi; pertanto altri test, quali  quelli  che prevedono la ricerca dell'acido nucleico virale da campioni   di   sperma,  possono  essere  unicamente  impiegati  come eventuali  prove  di  supporto  o  collaterali  per lo svolgimento di indagini  o  ricerche.  E opportuno  sottolineare  che il rilevamento dell'acido  nucleico  virale mediante RT-PCR, non essendo in grado di distinguere  virus  infettante  da  virus non infettante e particelle virali   incomplete,   non   puo'   dare   indicazioni  relativamente all'effettiva  capacita'  di  diffondere  l'infezione da parte di uno stallone  o  di un campione di sperma, fattore considerato di estrema importanza  ai  fini degli scambi degli equidi e/o del seme. Tuttavia occorre anche considerare che la PCR, a differenza dell'isolamento su colture  cellulari,  permette  di  rilevare  un'eventuale positivita' anche  in  campioni  non  prelevati  o conservati correttamente, dove l'infettivita' del virus puo' essere compromessa.
 La   sensibilita'   della   RT-nPCR   puo'   essere  notevolmente influenzata  dalla selezione degli oligonucleotidi da impiegare nella prova.  Pertanto la scelta dovra' essere rivolta a quelli in grado di riconoscere  le  regioni  del  genoma  virale  per  le quali e' stata accertato  il  maggior  grado di conservazione. Fra queste sono state individuate  quelle  codificanti  la proteina nucleocapsidica N e una delle proteine (M) dell'envelope virale.
 Procedura.
 
 Protocollo per l'esecuzione della RT-nPCR.
 Vengono   di  seguito  riportati  i  protocolli  consigliati  per l'estrazione  dell'RNA  virale e le sequenze degli oligonucleotidi da impiegare.
 La  metodica  deve  essere  eseguita adottando opportune misure e buone  pratiche  di laboratorio finalizzate alla riduzione dei rischi di contaminazione tra campioni e da prodotti di PCR.
 Estrazione dell'RNA da campioni di sperma:
 
 In due tubi trasferire rispettivamente 150\mu l di supernatante tal  quale,  ottenuto dalla sonicazione e centrifugazione del seme ai fini dell'isolamento virale su colture cellulari, e i 150\mu l di una diluizione  1/10  in  acqua  a  grado  reagente  sterile trattata con dietilpirocarbonato (H20 -DEPC);
 Aggiungere 400\mu l di tiocianato di guanidinio (GuSCN) 6M;
 Incubare a temperatura ambiente per 10 minuti;
 Aggiungere   225\mu  l  di  NaCl  5M  sterile,  400  \mu  l  di cloroformio (CHC13) saturo con H2O -DEPC ed agitare vigorosamente;
 Incubare in ghiaccio per 10 minuti;
 Centrifugare a 13000g a 4 °C per 10 minuti;
 Ripetere,  se  necessario,  l'estrazione  con  CHC13 saturo con H2O-DEPC fino ad ottenere un'interfase pulita;
 Trasferire la fase acquosa (circa 600 \mu l) in un nuovo tubo e aggiungere 1 \mu l di glicogeno 20 \mu g/\mu l;
 Aggiungere  360 \mu l di etanolo al 95%, conservato a -- 20 °C. Incubare a --20° C;
 fino al giorno successivo;
 Centrifugare a 13000g a 4 °C per 30 minuti;
 Eliminare  il supernatante e aggiungere 1 ml di etanolo al 70%, conservato a -- 20 °C;
 Centrifugare a 13000g a 4 °C per 15 minuti;
 Eliminare il supernatante e lasciare asciugare il precipitato;
 Risospendere il precipitato in 50\mu l di H2O-DEPC;
 Impiegare  l'RNA  estratto  per  la  reazione  di  trascrizione inversa.
 Possono   essere   in  alternativa  utilizzati  altri  metodi  di estrazione   purche'   ne   sia   stata   preliminarmente  verificata l'efficienza in comparazione al metodo descritto.
 Oligonucleotidi impiegati per l'esecuzione della RT-nPCR
 
 ---->   Vedere Tabella a pag. 62 della G.U.  <----
 
 Temperature di annealing:
 PCR-1: 57 °C per i primi 5 cicli di amplificazione; 52 °C per i successivi;
 PCR-2: 55 °C per i primi 5 cicli di amplificazione; 50 °C per i successivi.
 Nel  caso  in  cui un campione dovesse risultare positivo al test della   RT-nPCR  e  negativo  all'isolamento  su  colture  cellulari, richiedere  al  Veterinario  Ufficiale la ripetizione del prelievo ed inviare al Centro di Referenza Nazionale per le Malattie degli Equini i campioni per la conferma diagnostica. Metodo  diagnostico  per la ricerca di Taylorella equigenitalis negli equidi  riproduttori  maschi      Il metodo ufficiale di prova per la ricerca   di   T.  equigenitalis,  agente  eziologico  della  Metrite Contagiosa   Equina   (CEM),   riconosciuto   ai  fini  degli  scambi internazionali  e'  l'esame  colturale,  non  essendo stati descritti metodi   sierologici  validi  in  grado  di  definire  lo  status  di positivita' nei soggetti infetti/portatori.
 Il  microrganismo,  al  di  fuori  dell'apparato  genitale  degli Equidi,  e'  particolarmente  sensibile  alle condizioni ambientali e risulta  inoltre  di  difficile  coltivazione.  E'  necessaria quindi l'adozione  di  particolari  precauzioni  nelle fasi di prelievo e di trasporto dei campioni da sottoporre ad accertamenti.
 Riferimenti.
 
 Manual  of  Diagnostic  Tests and Vacines for Terrestrial Animals OIE 2004, Parte Seconda, Sezione 2.5, Capitolo 2.5.1
 Per il prelievo dei campioni e gli accertamenti microbiologici si applicano  le  seguenti  linee  direttrici  ed  il  metodo di seguito riportati: 1. Prelievo dei campioni.
 All'inizio  della  stagione  di  monta, tutti gli stalloni devono essere  sottoposti a ricerca di T. equigenitalis, attraverso prelievo di  singoli  tamponi  con terreno di trasporto tipo Amies con carbone attivo  (necessario  per  l'adsorbimento  di prodotti del metabolismo batterico), da:
 uretra,  fossa  uretrale, prepuzio. Tale prelievo va ripetuto a distanza di non meno di 7 giorni;
 i   tamponi   debbono   essere   conservati  in  condizione  di refrigerazione e debbono essere inviati agli Istituti Zooprofilattici Sperimentali entro le 24-48 ore dal momento prelievo;
 i  tamponi pervenuti in laboratorio senza terreno di trasporto, o con terreno privo di carbone attivo, o dopo le 48 ore dal prelievo, non sono idonei per l'esame colturale per T. equigenitalis.
 Al momento del prelievo, il Veterinario Ufficiale deve accertarsi che  non  siano  stati  effettuati  trattamenti  locali dell'apparato genitale con disinfettanti o chemioantibiotici, o che siano trascorsi almeno  21 giorni  dall'ultimo  trattamento. E' necessario sospendere terapie  con chemioantibiotici di qualsiasi genere, per via generale, almeno 7 giorni prima di iniziare i prelievi genitali per CEM.
 2. Ricerca di Taylorella equigenitalis.
 
 Terreno di Coltura.
 E'  necessario  utilizzare  per l'esame colturale chocolate agar, costituito  da  una  base  nutritiva  con  controllo  di Qualita' che garantisca la crescita1' di T. equigenitalis: CEMO Agar.
 Composizione:
 Peptone di soia g 5;
 Idrolisato enzimatico di caseina g 15;
 Sodio cloruro g 5;
 L-cistina g 0,3;
 Sodio solfito g 0,2;
 Agar A g 12
 pH 7,3 \pm 0,2 a 25 °C; ----- 1' Ad esempio C.E.M.O. Agar, Mast Diagnostics, UK.
 Preparazione.
 
 Pesare  37,5  g  di  base  nutritiva  e  versare  in  una beuta e sospendere in 1 litro di acqua distillata.
 Riscaldare fino a completo scioglimento.
 Sterilizzare in autoclave a 121 °C per 15 minuti.
 Raffreddare a 50 °C.
 Aggiungere sterilmente sangue equino per avere una concentrazione finale del 5%.
 Mescolare  accuratamente  e riscaldare il terreno ad 80 °C per 10 minuti agitando occasionalmente fino a quando non raggiunge un colore bruno cioccolato.
 Raffreddare  a 50 °C ed aggiungere sterilmente trimethoprim 0,001 g/l, clindamicina 0,005 g/l ed amfotericina B 0,005 g/l.
 Distribuire il terreno in piastre sterili.
 Controlli di Qualita'.
 
 Controllo    positivo:   si   effettua   utilizzando   Taylorella equigenitalis (ATCC 35865) esito: crescita.
 Controllo  negativo:  assenza  di  crescita  di microorganismi su terreno non inoculato.
 Procedura.
 
 Seminare il tampone per strisciamento su CEMO agar.
 Incubare  la  piastra  di  CEMO  agar  in  termostato a 37 °C con atmosfera  al  5-10%  CO2.  In  alternativa,  incubare  in  giara con apposito  CO2 generating kit in analoghe condizioni di percentuale di CO2  e  di  temperatura. In tal caso, per verificare le condizioni di microaerofilia,  e' necessario incubare in giara anche una piastra di CEMO con il controllo positivo.
 Lasciare   in   incubazione   almeno  48  h  prima  di  procedere giornalmente  ad  una  lettura  preliminare  fino al decimo giorno di incubazione in cui si effettua una lettura definitiva.
 Lettura.
 
 Valutare  la  presenza  su  CEMO  agar di colonie riferibili a T. equigenitalis.
 Le  colonie  di T. equigenitalis si rendono visibili su CEMO agar solo dopo 48 h, sono puntiformi, di diametro fino a 2-3 mm, lisce con margini arrotondati, acquose, opache e di colore giallo-grigiastro.
 Identificazione.
 
 Esame microscopico.
 T.  equigenitalis  si  presenta come un batterio Gram negativo di piccole  dimensioni,  di  forma  bacillare  o  coccobacillare, spesso pleomorfo  (talvolta  fino  a  6  \mu  m di lunghezza) e puo' esibire colorazione bipolare.
 Test biochimici.
 
 Sottoporre  le  colonie  sospette per le suddette caratteristiche colturali e di crescita ai test di catalasi, ossidasi, fosfatasi.
 Test della catalasi: T. equigenitalis e' catalasi positivo.
 Test dell'ossidasi: T. equigenitalis e' ossidasi positivo.
 Test  della  fosfatasi  alcalina:  T.  equigenitalis e' fosfatasi positivo.
 Test della fosfatasi alcalina:
 
 prelevare  0,5  ml  di  soluzione  tampone  Tris (pH 8) con una pipetta Pasteur sterile e versare in una provetta sterile con tappo a vite.  Prelevare  con  un'ansa  sterile una o piu' colonie sospette e sospenderle  nella  soluzione  tampone  Tris.  Prelevare  0.5  ml  di soluzione  di  p-nitrofenilfosfato  disodico  1 mg/ml con una pipetta Pasteur  sterile e versarla nella sospensione. Incubare a 37 °C per 2 ore.
 Lettura e conferma dei risultati.
 
 La formazione di colore giallo indica la positivita' della prova. T. equigenitalis e' fosfatasi positivo.
 Se  il profilo (condizioni di crescita, morfologia macroscopica e microscopica,  test  biochimici) e' compatibile con T. equigenitalis, e'  necessario  confermare  l'identificazione  presuntiva  attraverso identificazione sierologica con anticorpi policlonali specifici.
 Il  microorganismo  isolato  sara'  inviato  per  conferma  e per un'ulteriore  caratterizzazione al Centro di Referenza delle Malattie degli Equini.
 Interpretazione dei risultati.
 
 L'esito  dell'esame  colturale deve essere espresso in termini di presenza/assenza  oppure  di  risultato inconclusivo (per presenza di flora  contaminante  a  livello tale da impedire il rilevamento di T. equigenitalis  nel  campione  esaminato).  In tal caso, e' necessario effettuare un nuovo prelievo.
 Ai  fini  dell'autorizzazione  alla  riproduzione,  ogni stallone risultato  positivo  al  controllo  ufficiale  per  CEM  deve  essere trattato  con  chemioantibiotici per via generale e con disinfettanti locali  e  deve  risultare  negativo  ad  un  successivo  prelievo da effettuarsi non prima di 21 giorni dall'ultimo trattamento.
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