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| Gazzetta n. 58 del 11 marzo 2005 (vai al sommario) |  | MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE E FORESTALI |  | PROVVEDIMENTO 1 marzo 2005 |  | Iscrizione  della  denominazione  «Zafferano  di  San  Gimignano» nel registro  delle denominazioni di origine protette e delle indicazioni geografiche protette. |  | 
 |  |  |  | IL DIRETTORE GENERALE per la qualita' dei prodotti agroalimentari
 e la tutela del consumatore
 Visto  il  regolamento (CEE) n. 2081/92 del Consiglio del 14 luglio 1992  relativo  alla protezione delle indicazioni geografiche e delle denominazioni di origine dei prodotti agricoli e alimentari;
 Considerato che, con regolamento (CE) n. 205/2005 della Commissione del  4 febbraio  2005,  la denominazione «Zafferano di San Gimignano» riferita   alla   categoria  degli  altri  prodotti  dell'allegato  I (spezie),  e'  iscritta  quale  Denominazione di origine protetta nel registro  delle  denominazioni  di  origine protette (D.O.P.) e delle indicazioni  geografiche  protette  (I.G.P.)  previsto  dall'art.  6, paragrafo 3, del regolamento (CEE) n. 2081/92;
 Ritenuto  che  sussista  1'esigenza  di  pubblicare  nella Gazzetta Ufficiale  della  Repubblica italiana il disciplinare di produzione e la  scheda  riepilogativa  della  Denominazione  di  origine protetta «Zafferano di San Gimignano», affinche' le disposizioni contenute nei predetti  documenti siano accessibili per informazione erga omnes sul territorio italiano;
 Provvede alla pubblicazione degli allegati disciplinare di produzione e scheda riepilogativa  della  Denominazione di origine protetta «Zafferano di San  Gimignano»,  registrata in sede comunitaria con regolamento (CE) n. 205/2005 del 4 febbraio 2005.
 I  produttori  che  intendono  porre  in commercio la denominazione «Zafferano   di   San  Gimignano»  possono  utilizzare,  in  sede  di presentazione e designazione del prodotto, la menzione «Denominazione di  origine  protetta»  solo sulle produzioni conformi al Regolamento (CEE)  n.  2081/92  e  sono tenuti al rispetto di tutte le condizioni previste dalla normativa vigente in materia.
 Roma, 1° marzo 2005
 Il direttore generale: Abate
 |  |  |  | Disciplinare «Zafferano di San Gimignano» D.O.P. Art. 1.
 Denominazione
 La Denominazione di origine protetta «Zafferano di San Gimignano» e'  riservata esclusivamente al prodotto che risponde alle condizioni ed ai requisiti stabiliti nel presente disciplinare di produzione.
 Art. 2.
 Descrizione del prodotto
 Lo  «Zafferano  di  San  Gimignano»  e' costituito esclusivamente dalla  parte di colore rosso aranciato, sottoposta a tostatura, degli stimmi  dei  fiori  provenienti  dalla  coltivazione del bulbo-tubero «crocus  sativus L.»; pianta erbacea monocotiledone appartenente alla famiglia delle iridacee.
 Gli  stimmi si presentano in filamenti dilatati e sfrangiati alla sommita'.
 Dopo  la  tostatura,  il  loro  colore  vira  da  aranciato in un caratteristico    rosso    bordeaux.   Gli   stimmi   devono   essere commercializzati  integri  e rispondere alle seguenti caratteristiche chimiche,  secondo  la  norma  ISO  3632-1:1993  (metodo di test: ISO 3632-2: 1993, punto 13).
 Categoria:  I;  potere  colorante  espresso  in  lettura  diretta dell'assorbenza  di  crocina  a circa 440 nm su base secca: 190 min.; potere  amaricante  espresso  in  lettura  diretta dell'assorbenza di picrocrocina  a circa 257 nm su base secca: 70 min.; potere aromatico safranale  espresso in lettura diretta dell'assorbanza a circa 330 nm su base secca: da 20 a 50.
 Art. 3.
 Zona di produzione
 La  zona  di  produzione  dello  «Zafferano  di San Gimignano» e' rappresentata   esclusivamente  dal  territorio  del  comune  di  San Gimignano.
 Art. 4.
 Origine del prodotto
 Molteplici  testimonianze  attestano nel tempo a partire dal sec. XIII  l'origine  del prodotto a San Gimignano. Al riguardo ricordiamo una  delibera del Consiglio della Comunita' del 1228 che autorizza il rimborso  di  un pranzo effettuato dal Podesta' Gregorio e costituito da «uno chapone, una gallina et quatuor fercolis carnium porchi et in ovis  et  pipere  et croco». La qualita' e rinomanza che fin dal 1200 ebbe  lo  zafferano  di  San Gimignano e' documentata non solo da una significativa  esportazione  del prodotto verso altre piazze italiane (Pisa  1238,  Genova  1291), ma anche dalla inedita direzione assunta dalla  corrente  di  traffico  verso  i  Paesi  orientali  e africani (Alessandria  d'Egitto,  Tunisi,  Damietta,  Acri,  Tripoli ed Aleppo negli anni dal 1221 al 1247). I guadagni che derivavano dal commercio dello  zafferano  erano  talmente  elevati  da fare la fortuna di non poche casate, alcune delle quali - come si ricava da numerose fonti - decisero  di  impiegarli  anche nella costruzione delle famose torri, tuttora motivo di orgoglio della citta'. In molti documenti medievali della   citta',   lo   zafferano   e'   menzionato   nei   contratti. Particolarmente   diffuso   nelle   campagne  era  il  contratto  che consisteva  nel  pagare  anticipatamente  in  contanti un determinato quantitativo  di zafferano da consegnarsi al raccolto, «ad novellum». Per  la  sua  versatilita', veniva impiegato anche come sostituto del denaro:  e' indicativo al riguardo che nel 1228 il Comune fece fronte alle  spese  per  l'assedio  del  castello  della  Nera  con un mutuo contratto in denaro e in zafferano. Spesso il croco compare anche nei donativi: nel 1241, ad esempio, ne vennero inviate dalla Comunita' 25 libbre all'imperatore Federico II accampato nelle vicinanze.
 Sono  storicamente  legate  al  commercio  del  prodotto anche le rigide  regole  emanate  dal  Comune  per  garantirne  il  peso  e la qualita'.  La  correttezza  delle operazioni di pesatura era affidata all'Arte  dei  Medici  e  Speziali,  i  quali provvedevano anche alla taratura  delle  bilance.  Una  testimonianza  di  tale  attivita' si rinviene ancora oggi attraverso la permanenza in citta' di un cognome come Pesalgruoghi o Pesalgruoci.
 Numerosi  sono  i  riferimenti  all'impiego  dello zafferano come colorante nella fabbricazione dei tessuti. I testi sangimignanesi dei secoli  XIII  e  XIV  tramandano  anche  il  nome  delle famiglie che praticavano  quest'arte e riportano le pene severissime comminate nei confronti degli adulteratori del prodotto.
 I  documenti della locale Spezieria di S. Fina ci illustrano come lo  zafferano  fosse  una  componente importante nella farmacopea dei secoli  XIV-XVII  e  come  entrasse  nella  preparazione  di liquori, unguenti, purganti, sciroppi, digestivi, infusi e decotti.
 E'  provato  anche  il  suo  uso nella pittura, in particolare in quella senese e fiorentina.
 Sulla  coltivazione  del croco a San Gimignano lungo il corso dei secoli  la  documentazione  e'  straordinariamente  ricca,  tanto  da consentire  perfino  la  ricostruzione  dell'ubicazione  dei  terreni interessati.
 Come  meglio  specificato  al  successivo  art. 6, il prodotto e' fortemente  intriso  della storia cittadina: le fonti assicurano, fin dal  200,  il suo utilizzo, oltre che in cucina, anche nella tintura, nella  medicina  e  nella pittura. Riferimento di leggi e regolamenti comunali,  viene,  inoltre, menzionato in antichi documenti medievali di   carattere   finanziario   o  contrattuale.  Oggi  lo  zafferano, nonostante  non  abbia piu' l'importanza di un tempo, viene impiegato in campo gastronomico e farmaceutico.
 La  sua  origine viene attualmente attestata dalla permanenza nel territorio  di  pratiche  produttive  nel solco della tradizione, che contribuiscono  a  salvaguardare  l'elevata  qualita'  del  prodotto, dimostrata  da una copiosa e plurisecolare documentazione nonche' dal suo inserimento nella fascia superiore della scala qualitativa di cui alla   norma   ISO  3632-1:1993.  Tali  pratiche  sono  integralmente riportate nel presente disciplinare.
 L'origine  dello  «Zafferano  di  San  Gimignano»  e'  garantita, inoltre, da un sistema di tracciabilita' fondato sulla iscrizione dei produttori  e  dei  terreni  interessati in un apposito elenco tenuto dall'organismo di controllo di cui all'art. 7.
 Art. 5.
 Metodo di ottenimento del prodotto 5.1. Metodo di coltivazione e raccolta.
 La  selezione  dei  bulbo-tuberi  per  l'impianto  avviene con la eliminazione  di  quelli che presentano tracce di marciume, macchie o tagli.
 L'impianto viene eseguito sui terreni sabbiosi o sabbioso-limosi, che  costituiscono la tessitura del territorio di San Gimignano, dopo aver  eliminato  le  tuniche  esterne  e i residui radicali del bulbo tubero madre, tra l'inizio di agosto e la meta' di settembre.
 La concimazione utilizzata e' organica.
 I fiori vengono raccolti a mano nelle prime ore mattutine, quando sono ancora chiusi, nel periodo compreso tra l'inizio di ottobre e la fine di novembre. 5.2. Metodo di lavorazione.
 I  fiori  raccolti  vengono  portati in locali chiusi, dove viene effettuata,  nell'arco  della  stessa  giornata  della  raccolta,  la «mondatura» o «sfioritura», operazione manuale con la quale si separa la   parte  di  colore  rosso  aranciato  degli  stimmi  evitando  di asportarne  quella  di  colore  bianco-gialliccio.  Si procede quindi all'essiccamento, che deve sempre avvenire a temperatura inferiore ai 50°  centigradi.  Gli  stimmi  vengono  disposti  su  reticelle  o in setacci, normalmente di acciaio inox, in prossimita' di brace ardente ottenuta  da  legname  di  bosco  (in particolare  leccio o quercia), avendo  cura  di  rigirarli  continuamente  in  modo da assicurare la uniformita' del processo. Sono ammessi altri sistemi di essiccamento, come quello solare o in forni elettrici. 5.3. Metodo di conservazione.
 La   conservazione   avviene   in   recipienti  di  vetro  chiusi ermeticamente,  nei  quali  gli  stimmi vengono immessi entro i primi cinque  minuti  dal  termine  dell'essiccamento. Tali recipienti sono tenuti in locali freschi e asciutti e al riparo dalla luce.
 Art. 6.
 Elementi che comprovano il legame con l'ambiente
 Il   clima   di  tipo  subarido,  che  caratterizza  la  zona  di produzione,  in  particolare  per  la  deficienza  idrica nel periodo estivo,  influisce  positivamente,  come  attestato dalla letteratura scientifica in materia, sulla coltivazione della pianta.
 Particolarmente  adatti  risultano  anche i fattori morfologici e pedologici, consistenti rispettivamente nella struttura collinare del territorio  e  nella specifica tessitura sabbiosa e limosa del suolo, che impediscono i ristagni di umidita'.
 Alla  indubbia  vocazione  della  zona  corrisponde un legame del prodotto  con  il  territorio  basato  su  di  una  serie  di fattori economici, sociali e produttivi, anche di antica tradizione.
 In  cucina  lo zafferano era molto ricercato, non solo per il suo aroma  ma  anche  come colorante. Nel «libro della cocina» di Anonimo Toscano  del  secolo  XIV  si  nota  come  esso venisse utilizzato in abbondanza.   Anche   nei   secoli  successivi,  esso  ha  costituito l'ingrediente   fondamentale   di   piatti  come  «i  pestelli»,  «la peverata»,  «l'agliata»,  «la porrata». E' rimasto l'uso di inserirlo nell'impasto di alcuni formaggi.
 Attualmente  lo  «Zafferano  di  San Gimignano» e' oggetto di una significativa    riscoperta    sia   sul   piano   gastronomico   che farmacologico.  Nel  territorio  gli  usi  nella produzione come pure nella  lavorazione  sono  quelli consolidati dalla tradizione secondo metodi  leali  e costanti. Molte operazioni vengono ancora eseguite a mano come nel Medioevo: la selezione dei bulbi, la raccolta dei fiori nelle  prime  ore  mattutine,  la mondatura, l'essiccazione presso il fuoco.
 Il   prodotto   e'   presente  nella  ristorazione  e  in  alcune specialita'  locali,  anche  in connessione con altri prodotti tipici sangimignanesi,  come  il  pane  con la vernaccia e lo zafferano e la schiacciata con lo zafferano.
 Da  anni, nel periodo autunnale, in occasione delle operazioni di mondatura del croco, si svolge a San Gimignano una festa «giallo come l'oro», che ha lo scopo di richiamare l'attenzione del pubblico sugli aspetti culturali legati al consumo del prodotto.
 Art. 7.
 Controlli
 I  controlli  sulla conformita' del prodotto al disciplinare sono svolti  da  un  organismo conforme a quanto previsto dall'art. 10 del regolamento CEE 2081/92.
 Art. 8.
 Confezionamento ed etichettatura
 Il  prodotto  viene  confezionato  a  mano  e  posto in commercio lasciando  gli  stimmi  come  tali,  ossia  in  fili.  La confezione, contenente  il  prodotto  di  peso  variabile  da 10 centigrammi ad 1 grammo,  avviene  in bustine o in contenitori di materiale idoneo per alimenti.
 La  confezione reca obbligatoriamente in etichetta a caratteri di stampa  chiari  e  leggibili,  oltre al simbolo grafico comunitario e relativa  menzione  (in conformita' alle prescrizioni del regolamento CE   1726/98   e   successive   modificazioni)  e  alle  informazioni corrispondenti   ai   requisiti   di  legge,  le  seguenti  ulteriori indicazioni:
 «Zafferano di San Gimignano» intraducibile, seguita, per esteso o  in  sigla  (DOP),  dalla espressione traducibile «Denominazione di origine  protetta».  Tali indicazioni vanno riportate in caratteri di dimensione almeno doppia rispetto agli altri;
 il   nome,   la   ragione   sociale,  l'indirizzo  dell'azienda produttrice e confezionatrice.
 E'   vietata   l'aggiunta   di   qualsiasi   qualificazione   non espressamente prevista.
 E'  tuttavia  consentito  l'utilizzo  di indicazioni che facciano riferimento  a marchi privati, purche' questi non abbiano significato laudativo   o  siano  tali  da  trarre  in  inganno  il  consumatore, dell'indicazione del nome dell'azienda coltivatrice, nonche' di altri riferimenti  veritieri  e  documentabili  che  siano consentiti dalla normativa  comunitaria,  nazionale  o  regionale  e  che non siano in contrasto con le finalita' e i contenuti del presente disciplinare.
 Art. 9.
 Utilizzo della denominazione geografica
 protetta per i prodotti derivati
 I  prodotti  per  la  cui elaborazione e' utilizzata come materia prima  lo  «Zafferano  di  San  Gimignano»  DOP,  anche  a seguito di processi  di elaborazione e di trasformazione, possono essere immessi al   consumo   in   confezioni   recanti   il   riferimento  a  detta denominazione, senza l'apposizione del logo comunitario, a condizione che:
 lo  «Zafferano  di  San  Gimignano» DOP, certificato come tale, costituisca  il  componente esclusivo della categoria merceologica di appartenenza;
 gli  utilizzatori  dello «Zafferano di San Gimignano» DOP siano autorizzati  dai  titolari  del  diritto  di proprieta' intellettuale conferito  dalla  registrazione della denominazione «Zafferano di San Gimignano»  DOP  riuniti  in  consorzio  incaricato  alla  tutela dal Ministero  delle  politiche agricole e forestali. Lo stesso Consorzio incaricato  provvedera' anche ad iscriverli in appositi registri ed a vigilare sul corretto uso della denominazione protetta.
 In  assenza  del  consorzio  di  tutela  incaricato  le  predette funzioni  saranno  svolte  dal  MIPAF  in  quanto autorita' nazionale preposta all'attuazione del regolamento (CEE) 2081/92.
 Art. 10.
 L o g o
 Il  logo  del  prodotto,  consistente  come da riproduzione sotto riportata,   in  una  figura  rappresentante  una  silouette  di  San Gimignano  con  campitura  oro  e  un fiore di croco decentrato sulla sinistra  con  petali in primo piano campiti in colore bianco e lilla (pantone  258).  I  tre  stimmi  dello zafferano sono in colore rosso (pantone  180). Nella parte inferiore compare la scritta «ZAFFERANO», ottenuta  con  carattere  dearjoe in nero sovrapposta al fondo oro e, nello spazio sottostante, la scritta «DI SAN GIMIGNANO», ottenuta con carattere  dj murphic full sempre di colore nero, su fondo bianco. Il logo ha una dimensione di mm 36 sia in altezza che in larghezza.
 Il   logo   si   potra'  adattare  proporzionalmente  alle  varie declinazioni di utilizzo.
 
 ---->  Vedere logo di pag. 35  <----
 
 REGOLAMENTO (CEE) N. 2081/92 DEL CONSIGLIO
 DOMANDA DI REGISTRAZIONE: ART. 5
 DOP (X) IGP ( ) N.
 Nazionale del fascicolo: 8/2003 1. Servizio competente dello Stato membro.
 Nome:  Ministero delle politiche agricole e forestali, indirizzo: via   XX Settembre  n.  20  -  00187  Roma,  tel.  06/4819968  -  fax 06/42013126, e-mail: qtc3@politicheagricole.it 2. Associazione richiedente.
 2.1.  Nome:  Comitato promotore per riconoscimento DOP «Zafferano di San Gimignano».
 2.2.  Indirizzo: via Delle Fonti n. 3/A - San Gimignano (Siena) - tel. 0577950232.
 2.3. Composizione: produttori/trasformatori (x) altro ( ). 3.  Tipo  di prodotto: classe 1.8 - Altri prodotti dell'allegato II - Spezie. 4. Descrizione  del  disciplinare:  (sintesi  dei  requisiti  di  cui all'art. 4, par. 2).
 4.1. Nome: «Zafferano di San Gimignano».
 4.2. Descrizione del prodotto: lo «Zafferano di San Gimignano» e' prodotto  mediante  tostatura  della  parte di colore rosso aranciato degli  stimmi  fiorali  del  bulbo-tubero «crocus sativus L.», pianta erbacea monocotiledone appartenente alla famiglia delle iridacee.
 Gli  stimmi si presentano in filamenti dilatati e sfrangiati alla sommita'.
 Dopo  la  tostatura,  il  loro  colore  vira  da  aranciato in un caratteristico    rosso    bordeaux.   Gli   stimmi   devono   essere commercializzati  integri  e rispondere alle seguenti caratteristiche chimiche,  secondo  la  norma  ISO  3632-1:1993  (metodo di test: ISO 3632-2: 1993, punto 13).
 Categoria:  I;  potere  colorante  espresso  in  lettura  diretta dell'assorbenza  di  crocina  a  circa 440 nm su base secca: 190 min; potere  amaricante  espresso  in  lettura  diretta dell'assorbenza di picrocrocina  a  circa 257 nm su base secca: 70 min; potere aromatico safranale  espresso in lettura diretta dell'assorbanza a circa 330 nm su base secca: da 20 a 50.
 4.3. Zona geografica.
 La  zona  di  produzione  dello  «Zafferano  di San Gimignano» e' rappresentata   esclusivamente  dal  territorio  del  comune  di  San Gimignano (Siena).
 4.4. Prova dell'origine.
 Molteplici  testimonianze  attestano  a  partire  dal  sec. XIII, l'origine  del  prodotto a San Gimignano. La qualita' e rinomanza che fin  dal  1200  ebbe lo zafferano di San Gimignano e' documentata non solo  da  una  significativa  esportazione  del  prodotto verso altre piazze  italiane  (Pisa  1238,  Genova  1291), ma anche dalla inedita direzione  assunta dalla corrente di traffico verso i Paesi orientali e  africani (Alessandria d'Egitto, Tunisi, Damietta, Acri, Tripoli ed Aleppo  negli  anni  dal 1221 al 1247). I guadagni che derivavano dal commercio  dello  zafferano erano talmente elevati da fare la fortuna di  non poche casate, alcune delle quali - come si ricava da numerose fonti  -  decisero di impiegarli anche nella costruzione delle famose torri,  tuttora  motivo di orgoglio della citta'. Spesso lo zafferano compare  anche nei donativi: nel 1241, ad esempio, ne vennero inviate dalla  comunita' 25 libbre all'imperatore Federico II accampato nelle vicinanze.
 La  documentazione  storica sulla coltivazione del croco (termine volgare  di  cocus  sativus)  a  San Gimignano, e' straordinariamente ricca,  tanto  da consentire perfino la ricostruzione dell'ubicazione dei  terreni  interessati.  Varie  fonti  assicurano,  fin  dal  200, l'utilizzo  dello zafferano oltre che in cucina, anche nella tintura, nella  medicina  e  nella  pittura.  Esso viene menzionato in antichi documenti  medievali  di  carattere finanziario o contrattuale, cosi' come nelle leggi e nei regolamenti comunali.
 Esistono  numerosissime  fonti  testimoniali  che  dimostrano  la tradizionale  coltivazione dello zafferano a S. Gimignano. Tra queste la nutrita bibliografia di cui si riportano alcuni testi:
 A.   Petino:   «Lo  zafferano  nell'economia  del  Medioevo»  - pag. 172;
 D. Abulafia: «Crociati e zafferano»;
 E. Fiumi: «Storia economica e sociale di S. Gimignano»;
 V.  R.  Ciasca: L'arte dei medici e degli speziali nella storia del commercio fiorentino dei sec. XII e XV.
 Oggi  lo  zafferano,  nonostante non abbia piu' la grande valenza finanziaria  di  un  tempo, mantiene una notevole importanza in campo gastronomico e farmaceutico.
 L'origine  dello  «Zafferano di San Gimignano» sara' garantita da un  sistema di tracciabilita' fondato sulla iscrizione dei produttori e dei terreni interessati in un apposito elenco tenuto dall'organismo di controllo di cui all'art. 10 del regolamento CEE 2081/92.
 4.5. Metodo di ottenimento.
 La  selezione  dei  bulbo-tuberi  per  l'impianto  avviene con la eliminazione  di  quelli che presentano tracce di marciume, macchie o tagli.
 L'impianto viene eseguito sui terreni sabbiosi o sabbioso-limosi, che  costituiscono la tessitura del territorio di San Gimignano, dopo aver  eliminato  le  tuniche  esterne  e i residui radicali del bulbo tubero madre, tra l'inizio di agosto e la meta' di settembre.
 La concimazione utilizzata e' organica.
 I fiori vengono raccolti a mano nelle prime ore mattutine, quando sono ancora chiusi, nel periodo compreso tra l'inizio di ottobre e la fine di novembre.
 I  fiori  raccolti  vengono  portati in locali chiusi, dove viene effettuata,  nell'arco  della  stessa  giornata  della  raccolta,  la «mondatura» o «sfioritura», operazione manuale con la quale si separa la   parte  di  colore  rosso  aranciato  degli  stimmi  evitando  di asportarne quella di colore bianco-gialliccio.
 La   conservazione   avviene   in   recipienti  di  vetro  chiusi ermeticamente;  nei  quali  gli  stimmi vengono immessi entro i primi cinque  minuti  dal  termine  dell'essiccamento. Tali recipienti sono tenuti in locali freschi e asciutti e al riparo dalla luce.
 Si  procede  quindi  all'essiccamento, che deve sempre avvenire a temperatura  inferiore ai 50° centigradi. Gli stimmi vengono disposti su   reticelle   o  in  setacci,  normalmente  di  acciaio  inox,  in prossimita'  di  brace  ardente  ottenuta da legname di bosco, avendo cura  di rigirarli continuamente in modo da assicurare la uniformita' del processo. Sono ammessi altri sistemi di essiccamento, come quello solare o in forni elettrici.
 4.6. Legame.
 Il   clima   di  tipo  subarido,  che  caratterizza  la  zona  di produzione,  in  particolare  per  la  deficienza  idrica nel periodo estivo,  influisce  positivamente,  come  attestato dalla letteratura scientifica in materia, sulla coltivazione della pianta.
 Particolarmente  adatti  risultano  anche i fattori morfologici e pedologici, consistenti rispettivamente nella struttura collinare del territorio  e  nella specifica tessitura sabbiosa e limosa del suolo, che  impediscono  i  ristagni  di  umidita'.  Il  territorio  di  San Gimignano  presenta  le  condizioni  favorevoli alla produzione dello zafferano,  quali  terreni permeabili, ben drenati e sani ed un clima con piovosita' media annua non elevata ma a distribuzione tipicamente invernale  con periodo estivo siccitoso. L'aspetto geomorfologico del territorio e' caratterizzato dalla presenza quasi uniforme di colline con altimetria compresa tra i 170 m e i 624 m, dai profili ondulati e versanti  a  debole o moderata pendenza, con erosione superficiale di debole  entita'. La frequenza areale dei fondovalle e' molto limitata in  rapporto  alla estensione del paesaggio collinare. Nel territorio di  San  Gimignano  non  sono presenti corsi d'acqua di rilievo ed il reticolo idrografico e' scarso e con disposizione irregolare.
 L'indagine  pedologica  del  territorio evidenzia una sostanziale conformazione del suolo di tipo sabbioso o sabbioso-limoso con scarse presenze   d'argilla,   ben  sviluppato,  generalmente  fertile,  con discreta  permeabilita',  caratterizzato  da  alta  porosita', ottimo drenaggio  e conseguente elevata capacita' di aria del terreno. Anche dal punto di vista climatico, il territorio di San Gimignano presenta una  situazione  favorevole  alla  coltivazione  dello zafferano, con valori  massimi  di  precipitazione  in autunno e primavera, e valori minimi  nella  stagione  estiva.  In  base  al valore dell'escursione termica  annua  il  clima  della zona di San Gimignano viene definito clima   sublitoraneo/continentale.   L'insieme   di   questi  fattori contribuisce  a  far  si'  che  il territorio di San Gimignano sia un ambiente  ottimale per la coltivazione dello zafferano, che in questo contesto   pedoclimatico   particolare  ha  trovato  il  suo  habitat naturale, acquistando in tal modo una sua peculiarita'.
 Alla  indubbia  vocazione  della  zona  corrisponde un legame del prodotto  con  il  territorio  basato  su  di  una  serie  di fattori economici,  sociali  e  produttivi, anche di antica tradizione. A San Gimignano  la  coltivazione  dello zafferano ha una lunga tradizione, documentata fin dal 1200.
 A  partire  dalla  raccolta  dei  fiori fino alla selezione degli stimmi  e  alla  loro  essiccazione, ogni operazione e', ancora oggi, manuale senza alcun ausilio tecnico.
 Cosi'  anche  la  «mondatura»  o  «sfioritura»  viene con estrema perizia  compiuta  a  mano;  mentre l'indicazione del punto ideale di tostatura  e'  effettuato ad occhio in base all'esperienza, acquisita negli anni, degli operatori piu' anziani.
 In  molti  documenti  medievali  della  citta',  lo  zafferano e' menzionato  nei contratti. Particolarmente diffuso nelle campagne era il contratto che consisteva nel pagare anticipatamente in contanti un determinato quantitativo di zafferano da consegnarsi al raccolto, «ad novellum».  Per  la  sua  versatilita',  veniva  impiegato anche come sostituto del denaro.
 Sono  storicamente  legate  al  commercio  del  prodotto anche le rigide  regole  emanate  dal  comune  per  garantirne  il  peso  e la qualita'.
 La correttezza delle operazioni di pesatura era affidata all'arte dei medici e speziali, i quali provvedevano anche alla taratura delle bilance.  Una testimonianza di tale attivita' si rinviene ancora oggi attraverso  la permanenza in citta' di un cognome come Pesalgruoghi o Pesalgruoci.
 Attualmente  lo  «Zafferano  di  San Gimignano» e' oggetto di una significativa    riscoperta    sia   sul   piano   gastronomico   che farmacologico.  Nel  territorio  gli  usi  nella produzione come pure nella  lavorazione  sono  quelli consolidati dalla tradizione secondo metodi  leali  e costanti. Molte operazioni vengono ancora eseguite a mano come nel Medioevo: la selezione dei bulbi, la raccolta dei fiori nelle  prime  ore  mattutine,  la mondatura, l'essiccazione presso il fuoco.
 Il   prodotto   e'   presente  nella  ristorazione  e  in  alcune specialita'  locali,  anche  in connessione con altri prodotti tipici sangimignanesi,  come  il  pane con la vernaccia e lo zafferano, e la schiacciata  con  lo  zafferano.  Dalla consultazione di alcuni testi come ad esempio il «libro della cocina» di Anonimo Toscano del secolo XIV  si  nota  come  l'importanza  in cucina dello zafferano sia oggi ridimensionata  rispetto  al passato. Infatti lo zafferano costituiva l'ingrediente   fondamentale   di   piatti  come  «i  pestelli»,  «la peverata»,  «l'agliata»,  «la porrata» cosi' come di alcuni formaggi. Questa   disattenzione  a  carico  dello  zafferano  e'  da  imputare soprattutto  ad  uno  stravolgimento  del  costume  che  negli ultimi decenni   ha   penalizzato   non  poco  le  pratiche  ed  i  prodotti tradizionali.  Oggi  per  fortuna  si  assiste  ad  una inversione di tendenza   che   da   vita   a   tutta  una  serie  di  iniziative  e manifestazioni.  Da  anni,  nel periodo autunnale, in occasione delle operazioni  di  mondatura  del  croco,  si svolge a San Gimignano una festa «giallo come l'oro», che ha lo scopo di richiamare l'attenzione del pubblico sugli aspetti culturali legati al consumo del prodotto.
 4.7. Struttura di controllo.
 Nome: Agroqualita'.
 Indirizzo: via Montebello, 8 - Roma.
 4.8. Etichettatura e confezionamento.
 Il  prodotto  viene  confezionato  a  mano  e  posto in commercio lasciando  gli  stimmi  come  tali,  ossia  in  fili.  La confezione, contenente  il  prodotto  di  peso  variabile  da 10 centigrammi ad 1 grammo,  avviene  in bustine o in contenitori di materiale idoneo per alimenti.
 La  confezione reca obbligatoriamente in etichetta a caratteri di stampa  chiari  e  leggibili,  oltre al simbolo grafico comunitario e relativa  menzione e alle informazioni corrispondenti ai requisiti di legge, le seguenti ulteriori indicazioni:
 «Zafferano di San Gimignano» intraducibile, seguita, per esteso o  in  sigla  (DOP),  dalla espressione traducibile «Denominazione di origine  protetta».  Tali indicazioni vanno riportate in caratteri di dimensione almeno doppia rispetto agli altri;
 il   nome,   la   ragione   sociale   l'indirizzo  dell'azienda produttrice e confezionatrice.
 E'   vietata   l'aggiunta   di   qualsiasi   qualificazione   non espressamente prevista.
 E'  tuttavia  consentito  l'utilizzo  di indicazioni che facciano riferimento  a marchi privati, purche' questi non abbiano significato laudativo   o  siano  tali  da  trarre  in  inganno  il  consumatore, dell'indicazione del nome dell'azienda coltivatrice, nonche' di altri riferimenti  veritieri  e  documentabili  che  siano consentiti dalla normativa  comunitaria,  nazionale  o  regionale  e  che non siano in contrasto con le finalita' e i contenuti del presente disciplinare.
 I  prodotti  per  la  cui elaborazione e' utilizzata come materia prima  lo  «Zafferano  di  San  Gimignano»  DOP,  anche  a seguito di processi  di elaborazione e di trasformazione, possono essere immessi al   consumo   in   confezioni   recanti   il   riferimento  a  detta denominazione, senza l'apposizione del logo comunitario, a condizione che:
 lo  «Zafferano  di  San  Gimignano» DOP, certificato come tale, costituisca  il  componente esclusivo della categoria merceologica di appartenenza;
 gli  utilizzatori  dello «Zafferano di San Gimignano» DOP siano autorizzati  dai  titolari  del  diritto  di proprieta' intellettuale conferito  dalla  registrazione della denominazione «Zafferano di San Gimignano»  DOP  riuniti  in  consorzio  incaricato  alla  tutela dal Ministero  delle  politiche agricole e forestali. Lo stesso consorzio incaricato  provvedera' anche ad iscriverli in appositi registri ed a vigilare  sul  corretto  uso della denominazione protetta. In assenza del  consorzio  di  tutela  incaricato  le  predette funzioni saranno svolte   dal   MIPAF   in   quanto   autorita'   nazionale   preposta all'attuazione del regolamento (CEE) 2081/92.
 L'utilizzazione  non esclusiva dello «Zafferano di San Gimignano» DOP,  consente  soltanto  il  suo  riferimento,  secondo la normativa vigente, tra gli ingredienti del prodotto che lo contiene o in cui e' trasformato o elaborato.
 Il  logo  del  prodotto,  consistente  come da riproduzione sotto riportata,   in  una  figura  rappresentante  una  silouette  di  San Gimignano  con  campitura  oro  e  un fiore di croco decentrato sulla sinistra  con  petali in primo piano campiti in colore bianco e lilla (pantone  258).  I  tre  stimmi  dello zafferano sono in colore rosso (pantone  180). Nella parte inferiore compare la scritta «ZAFFERANO», ottenuta  con  carattere  dearjoe in nero sovrapposta al fondo oro e, nello spazio sottostante, la scritta «DI SAN GIMIGNANO», ottenuta con carattere  dj murphic full sempre di colore nero, su fondo bianco. Il logo ha una dimensione di mm 36 sia in altezza che in larghezza.
 Il   logo   si   potra'  adattare  proporzionalmente  alle  varie declinazioni di utilizzo.
 
 ---->  Vedere logo di pag. 37  <----
 
 4.9. Condizioni nazionali.
 Parte riservata alla commissione
 N. CE:
 Data di ricevimento del fascicolo completo alla CE:
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