Gazzetta n. 40 del 18 febbraio 2003 (vai al sommario)
COMMISSARIO GOVERNATIVO PER L'EMERGENZA IDRICA IN SARDEGNA
ORDINANZA 30 settembre 2002
Attuazione ordinanza Ministro dell'interno - Delegato per il coordinamento della protezione civile, n. 3196 del 12 aprile 2002. Costituzione autorita' d'ambito - Approvazione piano d'ambito. (Ordinanza n. 321).

IL COMMISSARIO GOVERNATIVO

Vista l'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 2409 in data 28 giugno 1995 con la quale il Presidente della Giunta Regionale e' stato nominato, ai sensi dell'art. 5 della legge 24 febbraio 1992, n. 225, Commissario Governativo per l'emergenza idrica in Sardegna;

Vista l'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 2424 in data 24 febbraio 1996, con la quale sono state apportate modifiche ed integrazioni alla predetta ordinanza 2409/95;

Visto il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 13 dicembre 2001 con il quale e' stato prorogato, per ultimo, lo stato di emergenza idrica in Sardegna fino alla data del 31 dicembre 2003;

Vista l'Ordinanza del Ministro dell'Interno-Delegato per la Protezione Civile n. 3196 in data 12 aprile 2002;

Vista l'Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3243 del 29 settembre 2002;

Atteso che la suddetta ordinanza ministeriale n. 3196 stabilisce, al comma 1 dell'art. 13, che il Commissario Governativo provveda, entro il 31 dicembre 2002, alla costituzione dell'Autorita' d'Ambito ed all'approvazione del Piano d'Ambito, di cui all'art. 11 della legge 5 gennaio 1994, n. 36, nell'eventualita' in cui non vi provvedano gli Organi istituzionalmente e ordinariamente competenti;

Atteso che la costituzione dell'Autorita' d'Ambito e l'approvazione del Piano d'Ambito entro i tempi sopra indicati e', altresi', condizione indispensabile per l'utilizzo degli stanziamenti del secondo quadriennio del POR 2000/2006, finalizzati alla realizzazione di opere infrastrutturali idrico-fognario-depurativo, nonche' all'ottenimento di ulteriori risorse disposte dal QCS 2000-2006;

Atteso che, da un incontro per l'esame delle problematiche relative alle suddette attivita', tenutosi presso il Commissario Governativo in Cagliari - Villa Devoto, Via Oslavia in data 2 maggio 2002, al quale hanno preso parte la Presidenza della Giunta Regionale, l'Ufficio del Commissario Governativo, l'Assessorato Regionale della Programmazione - Centro Regionale di Programmazione, l'Assessorato Regionale della Difesa dell'Ambiente e l'Assessorato Regionale dei Lavori Pubblici, stante la verifica dello stato delle procedure in corso inerenti la costituzione dell'Autorita' d'Ambito nonche' la predisposizione e l'adozione del piano d'Ambito di cui alla legge n. 36 del 5 gennaio 1994, e' emerso che, in assenza dell'intervento acceleratorio e sostitutivo previsto dalla sopracitata Ordinanza Ministeriale n. 3196/2002, non sarebbe stato possibile il rispetto dei termini previsti per poter accedere alle risorse finanziarie comunitarie sopra indicate, determinandosi, cosi', l'impossibilita' della realizzazione di indispensabili infrastrutture per il governo complessivo delle risorse idriche;

Atteso che con Ordinanza Commissariale n. 286 del 2 maggio 2002, in relazione all'assoluta necessita' di garantire il rispetto dei tempi posti dall'Ordinanza n. 3196 citata anche accelerando le attivita' di Predisposizione del Piano d'Ambito, e' stato disposto: "le strutture regionali impegnate nello svolgimento delle attivita' volte alla predisposizione della proposta di Piano d'Ambito vengono individuate quali strutture a supporto delle funzioni del Commissario Governativo";

Atteso che la Giunta Regionale con la Deliberazione n. 14/13 del 7 maggio 2002 ha definito l'organigramma delle sopracitate strutture a supporto delle funzioni del Commissario Governativo, che risultano pertanto individuate nel Gruppo di Coordinamento, composto dalla Presidenza della Regione - Direzione Generale, dall'Ufficio del Commissario Governativo per l'Emergenza Idrica, dagli Assessorati Regionali dei Lavori Pubblici, della Difesa dell'Ambiente, dal Centro Regionale di Programmazione, nella societa' Hydrocontrol, nell'Ente Autonomo del Flumendosa e l'Ente Sardo Acquedotti e Fognature, in un Service esterno;

Atteso che con Ordinanza n. 289 del 28 maggio 2002 il Commissario Governativo ha indicato in quelle individuate dalla sopracitata DGR n. 14/13 le strutture a supporto del Commissario Governativo per la predisposizione della proposta di Piano d'Ambito;

Atteso che con la medesima Ordinanza ai sensi del comma 2 dell'art.13 dell'Ord. n. 3196, la societa' Sogesid S.p.a., societa' per azioni a totale capitale pubblico, e' stata incaricata, in qualita' di Service Esterno, di predisporre gli elaborati relativi al Piano d'Ambito entro e non oltre il 20 settembre 2002;

Atteso che le strutture regionali a supporto del Commissario Governativo quali indicate nella DGR 13/14 del 7 maggio 2002 hanno esercitato la necessaria azione di coordinamento nei confronti dei soggetti incaricati di provvedere alle attivita' e predisporre gli atti necessari per redigere il Piano d'Ambito;

Atteso che, secondo le previsioni di cui all'art. 4 della convenzione stipulata in data 26 giugno 2002 come ordinato dalla citata Ordinanza n. 289, la societa' Sogesid S.p.a., con nota prot. n. 004076 del 25 settembre 2002, ha formalmente consegnato l'elaborato del Piano d'Ambito, gia' anticipato in bozza per le opportune valutazioni al Comitato di Coordinamento e alle strutture di supporto, che costituisce oggetto di approvazione Commissariale ai sensi dell'Ordinanza Ministeriale n. 3196/2002 citata;

Ordina:
Art. 1.

1. Ai sensi e per gli effetti dell'art. 13 dell'Ordinanza del Ministro dell'Interno - Delegato per il coordinamento della Protezione Civile - n. 3196 in data 12 aprile 2002 il Commissario Governativo per l'emergenza idrica in Sardegna assume le funzioni di Autorita' d'Ambito che viene cosi' costituita.

2. Per lo svolgimento di dette funzioni il Commissario Governativo e' supportato dagli Assessori della Difesa dell'Ambiente e dei Lavori Pubblici che sono costituiti in Comitato unitamente al Commissario Governativo che lo presiede.

3. Il Commissario Governativo per l'espletamento delle funzioni di Autorita' d'Ambito si avvale delle strutture degli Assessorati Regionali dei Lavori Pubblici e della Difesa dell'Ambiente.
 
Art. 2.

E' approvato il Piano d'Ambito, di cui all'art. 11 della legge n. 36/1994, quale risultante dagli elaborati che si allegano alla presente Ordinanza per farne parte integrante e sostanziale.
 
Art. 3.

Con separata Ordinanza sono stabilite la forma, la modalita' e le procedure relative all'affidamento della gestione del Servizio ldrico Integrato.

E' fatto obbligo a chiunque spetti di osservare e di far osservare la presente ordinanza. La presente Ordinanza e' immediatamente esecutiva, ed e' pubblicata nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana, ai sensi dell'art. 5 della legge 24 febbraio 1992, n. 225, e nel Bollettino Ufficiale della Regione Sardegna, parte II.

Cagliari, 30 settembre 2002
Il Commissario Governativo
Presidente della Regione
PILI
 
----> Vedere Allegato da pag. 7 a pag. 102 del S.O. <----

----> Vedere Allegato da pag. 103 a pag. 200 del S.O. <----

----> Vedere Allegato da pag. 201 a pag. 283 del S.O. <----

----> Vedere Allegato da pag. 285 a pag. 374 del S.O. <----

----> Vedere Allegato da pag. 375 a pag. 462 del S.O. <----
 
----> Vedere immagine a pag. 13 del S.O. <----

REVISIONE 1

SOGESID s.p.a.

ELABORATO 1
DOCUMENTO DI SINTESI

1. PREMESSA

Scopo del presente documento e' quello di fornire in modo sintetico gli elementi nodali che caratterizzano la proposta di Piano e sui quali e' necessario sviluppare un confronto, che non sara' solamente tecnico, considerata l'importanza socio - economica delle questioni che si devono affrontare e la valenza complessiva che il riordino del settore dei servizi idrici ha per lo sviluppo dell'intera Regione.
Verranno esposti i principali elementi tecnici ed economici che condizionano le possibili scelte di pianificazione e le conseguenti azioni per l'attuazione, mettendo in evidenza, in particolare, le questioni sulle quali sono indispensabili valutazioni che vanno oltre lo specifico tecnico del settore ed investono problemi di carattere generale sui quali e' necessaria la mediazione politica.
Il documento, dopo avere precisato la natura e la affidabilita' dei dati disponibili, si sviluppa partendo dalla questione centrale costituita dalla situazione economica del settore servizio idrico integrato, per passare, attraverso l'esposizione delle cause dello stato di deficit, alle questioni tecniche di fondo: lo stato delle infrastrutture, la dipendenza dagli schemi multisettoriali e i conflitti d'uso, il rispetto delle scadenze del D.lgs 152/99.
Verra' messo in evidenza come problemi apparentemente disgiunti su piani diversi (economico, ambientale, aziendale) siano fortemente intrecciati in termini di causa ed effetto e richiedano, quindi, approcci integrati capaci di agire in piu' direzioni.
Una volta configurati i termini del problema, viene descritta la strategia generale che si propone di adottare la cui attuazione consente approcci operativi e conseguenti scelte che meritano opportune riflessioni e mediazioni prima di essere adottate.
Le analisi svolte e le ipotesi di soluzione che ne derivano, come meglio chiarito nel corso della esposizione, portano ad individuare, quale nodo principale che puo' condizionare la riuscita del Piano e di tutta l'azione di riforma del settore, quello del contenuto del piano degli investimenti infrastrutturali da realizzare nella prima fase e da finanziare anche con le risorse pubbliche, in primo luogo con quelle del QCS 2000 - 2006.
La condizione non derogabile e' che, a partire dal quadro delle esigenze generali - identificate prima ed indipendentemente dai vincoli economico - finanziari e tariffari cui e' sottoposto il Piano d'Ambito - si dovranno fare scelte rigorosamente coerenti rispetto agli obbiettivi strategici del Piano e che le fasi di ingegnerizzazione e cantieramento siano eseguite con criteri manageriali per rispettare tempi, costi e qualita'. Solo a queste condizioni si potranno conseguire i risultati di recupero di efficienza che sono posti alla base dell'equilibrio economico - finanziario della futura gestione.

2. LA BASE CONOSCITIVA DI RIFERIMENTO

La ricognizione prevista dall'art. 11 della legge n. 36/94 e propedeutica alla stesura del Piano d'Ambito e' stata effettuata dall'ESAF per quanto riguarda le opere e le gestioni del servizio idrico integrato, e da EAF per quanto riguarda le opere degli schemi c.d. "multisettoriali", su incarico della Regione Sardegna.
Se dal punto di vista della individuazione della consistenza fisica delle opere il risultato puo' dirsi sufficientemente conseguito, per quanto riguarda gli aspetti gestionali e contabili delle attivita' le informazioni desumibili dal data base consegnato risultavano alquanto carenti.
Sugli aspetti economici e gestionali e' stato sviluppato un successivo lavoro di approfondimento che ha consentito di ricostruire il quadro della situazione economica ed organizzativa delle gestioni attuali isolando le gestioni piu' significative (ESAF, Cagliari, Sassari e Govossai per una popolazione residente di circa 1.000.000 abitanti) per le quali si sono consultati i bilanci e altra documentazione ufficiale (per Cagliari si e' dovuto ricorrere in buona misura a valutazioni extra contabili). Per le residue gestioni in economia, che servono circa 130 comuni con una popolazione di circa 600.000 abitanti, si e' ricorso a valutazioni parametriche, che trovano pero' buona conferma nei dati parziali estratti dal data base.
In questo modo si e' pervenuti, comunque, ad una conoscenza degli aspetti gestionali sufficiente per le successive valutazioni, elaborazioni e scelte di pianificazione.

3. LA CONDIZIONE ECONOMICA DEL SERVIZIO IDRICO INTEGRATO IN SARDEGNA

Il quadro orientativo limitato alle sole gestioni correnti puo' essere cosi' schematizzato:

====================================================================
2001 --------------------------------------------------------------------
ESAF Cagliari* Sassari Govossai Altri** TOTALE
SII***
Sardegna -------------------------------------------------------------------- Ricavi da 67,71 14,31 10,02 5,06 25,77 103,65 vendita (Milioni di euro) (prodotti e servizi)

Costi 100,61 22,47 10,07 6,30 61,41 178,69 operativi (Milioni di euro)

Margine (32,90) (8,16) (0,05) (1,19) (35,64) (75,04) operativo (Milioni di euro)

Ab. residenti 689 167 121 88 617 1.681 (migliaia) --------------------------------------------------------------------

* dato parzialmente stimato ** stima parzialmente convalidata da dati pervenuti *** il totale non contiene i flussi interni al "Sistema Sardegna"
(ricavi/costi per 19,21 Milioni di euro)

Il sistema risulta fortemente sbilanciato per almeno 74,89 Milioni di euro gia' con la sola gestione corrente e con ulteriori riserve sull'entita' dei costi delle gestioni in economia, certamente sottostimata. I ricavi coprono solo il 58% dei costi operativi.

Analisi delle cause

Prima di passare a qualsiasi ipotesi di intervento e' stato necessario identificare le cause di un simile disavanzo.
L'analisi riferita alle singole fasi delle attivita', ha evidenziato parametri unitari sempre molto piu' elevati di quelle delle aziende operanti in condizioni similari a quelle in cui operano i Gestori in Sardegna.
Costi unitari di adduzione, di potabilizzazione, di distribuzione e di depurazione si collocano sempre su valori molto superiori a quelli derivanti da analisi di Benchmarking.
Solo l'incidenza dei costi di staff sul totale dei costi si colloca su valori estremamente bassi, rivelando una tipologia di Soggetti molto orientata ai lavori e poco alla gestione delle fasi di ingegneria e commerciale.
Ma il vero nodo economico risiede nella situazione dei bilanci idrici.
Per le attuali gestioni della Sardegna, la situazione risultante da dati d'esercizio 2001 per le reti di distribuzione e' la seguente:

ESAF Cagliari Sassari Govossai Altri Totale
comuni

Volume annuo 116 33 26 14 69 258 immesso (10alla sesta mc)

Volume annuo 43 21 9 5 26 104 contabilizzato (10alla sesta mc)

Perdite idriche 73 12 17 9 43 154 assolute (10alla sesta mc)

Perdite idriche % 63 36 65 64 63 60 (perdite assolute/ volume immesso)

Estensione rete 3,727 431 280 610 3.465 8.513 (km)

La perdita idrica "apparente" della sola fase di distribuzione, con riferimento ai dati del 2001 e' di 154 Mmc, pari al 60% del volume immesso (258,2 Mmc).
La suddetta perdita e' definita "apparente" in quanto effetto di due tipi di dispersioni: dispersioni "fisiche", e dispersioni "commerciali" per acqua consegnata ma non fatturata.
Alle suddette perdite fisiche sono da aggiungere le perdite nella fase di potabilizzazione ed adduzione, stimate, con riferimento ai dati ESAF pari all'8,3% del volume totale prelevato, corrispondente ad altri 24,7 Mmc.
Il bilancio idrico complessivo riferito ai dati del 2001 e' il seguente (escludendo i flussi interni al sistema):

- volumi acquistati da terzi 183,2 Mmc
(schemi del multisettoriale) - volume auto prodotto 114,3 Mmc - Totale volume prelevato 297,5 Mmc - Perdite in adduzione 24,7 Mmc (8,3%) - Volume ceduto ad utenze foranee 14,6 Mmc - Volume ceduto a reti gestite 258,2 Mmc - Perdite apparenti in distribuzione 154,5 Mmc (60%) - Volume fatturato 103,7 Mmc

Sono evidenti le pesanti conseguenze sul conto economico dei Gestori dei dati sopra esposti:

- perdita netta di risorse finanziarie per mancata fatturazione di
un servizio per il quale sono stati sopportati i costi; - generazione di costi di produzione (acquisto, potabilizzazione e
adduzione) su volumi notevolmente superiori a quelli
effettivamente necessari per rendere il servizio all'utente.

Le direttrici dell'intervento

Da quanto esposto appare chiara la direzione delle azioni da porre in essere: - lotta alle perdite commerciali attraverso la riorganizzazione dei
rapporti commerciali; - lotta alle perdite fisiche nella fase di distribuzione attraverso
il risanamento ed il riefficientamento delle reti urbane; - lotta alle perdite in adduzione attraverso la manutenzione
straordinaria e/o la sostituzione delle condotte foranee obsolete; - razionalizzazione delle infrastrutture, degli impianti e
dell'organizzazione per ridurre i costi unitari delle fasi che
presentano attualmente valori troppo elevati dai quelli medi del
settore.

4. I NODI INFRASTRUTTURALI: DIPENDENZA DAGLI SCHEMI MULTISETTORIALI E CONFLITTO D'USO PER LA RISORSA; ADEGUAMENTO DELLE INFRASTRUTTURE FOGNARIO DEPURATIVE AL D.LGS 152/99.

Scarsita' delle risorse primarie e conflitto d'uso.

Il tema della lotta alle perdite fisiche evidenziato in precedenza come strumento di risparmio sui costi si intreccia con il grave problema della scarsita' complessiva delle risorse idriche e del conflitto d'uso con i settori agricolo ed industriale.
Nell'ambito della proposta di Piano e' stato sviluppato uno studio mediante modello di simulazione, finalizzato a identificare le condizioni di conflitto per gli schemi idrici al servizio di piu' settori.
Tale condizione di conflitto viene esplicitata attraverso un coefficiente di soddisfacimento della domanda degli altri comparti (cui e' stato associato il livello di priorita' minore rispetto all'uso potabile in caso di carenza, come previsto dalla legge n. 36/94).
L'attuale livello di prelievo dalle risorse multisettoriali, quale deriva dai dati gestionali ottenuti nella redazione del Piano, e' di 183,2 Mmc (anno 2001) corrispondente al "volume di acqua acquistato da terzi".
Tale livello di prelievo e' congruente con la stima della domanda potabile dagli schemi multisettoriali eseguita nell'ambito dello studio richiamato, calcolata considerando consumi unitari pro capite netti tipici dell'uso potabile e perdite fisiche complessive (fase di adduzione e fase di distribuzione) pari al 40%.
Lo studio evidenzia la generale insufficienza degli schemi multisettoriali per soddisfare oltre alla domanda potabile, quella dei settori concorrenti, con i casi piu' acuti costituiti dagli schemi della Gallura, del Sulcis e del Cixerri che sono in grado di soddisfare quasi esclusivamente la domanda potabile.
In questo quadro si dimostra l'importanza che ha sull'equilibrio del sistema il risparmio massimo di risorsa da parte del settore potabile.
Fra gli obbiettivi del Piano quantificati, quello della riduzione delle perdite fisiche mira ad un risparmio di 50,7 Mmc/anno che porterebbe il prelievo dagli schemi multisettoriali da 183,2 a 132,5 Mmc/anno
E' appena il caso di ricordare che, agli attuali parametri unitari di costo di investimento per la produzione di nuova risorsa idrica (2,58 euro/mc/anno), sarebbero necessari circa 129,11 Milioni di euro per avere un equivalente volume in nuova risorsa (praticamente gran parte del Progetto obbiettivo reti verrebbe quasi interamente ripagato dal valore della risorsa recuperata).
Un altro contributo che il Piano potra' dare per non aggravare l'attuale deficit degli schemi multisettoriali e' legato al mantenimento in efficienza dell'attuale sistema di produzione locale, contrastando, quindi, la tendenza ad abbandonare le risorse locali minori.
Tale scelta e' spesso determinata da considerazioni tecnico - economiche basate anche sull'attuale costo unitario praticato per l'acqua grezza (0,082 euro/mc); tale prezzo non incorpora pero' interamente il valore dell'acqua che, almeno, andrebbe riferito al valore d'uso nei settori concorrenziali ai quali viene sottratta.
E' presumibile che, anche in accordo con le nuove Direttive Comunitarie in materia di acque, l'Autorita' di Bacino dovra' riconsiderare le modalita' con le quali si perviene alla determinazione del prezzo dell'acqua grezza.
In mancanza di decisioni in materia, le valutazioni economiche nell'ambito del Piano sono state eseguite con riferimento all'attuale prezzo dell'acqua grezza (0,082 euro/mc) avendo peraltro verificato che, eventuali incrementi fino al 150% del prezzo attuale, si rifletterebbero sulla tariffa di ambito con incidenze di pochi punti percentuali, peraltro decrescenti nel tempo in ragione dei minori volumi che si prevede di prelevare nel futuro.
In ogni caso un forte incentivo ad accrescere l'impegno del Gestore nella direzione del minore prelievo potrebbe essere costituito da una struttura tariffaria che preveda un prezzo base per i prelievi strettamente necessari ed un prezzo multiplo del primo per le quote di prelievo eccedenti la quota base.

Adeguamento delle infrastrutture fognario depurative alle disposizioni del D.lgs 152/99.

Il parco infrastrutturale del settore risulta inadeguato al servizio: esistono problemi di rispetto dei vincoli minimi normativi e necessita' piu' generali di modernizzazione ed adeguamenti tecnologici.
Il quadro delle esigenze quale risulta dal Piano Stralcio redatto dalla Regione e' molto vasto: da questo quadro devono essere estratti gli interventi da realizzare nella prima fase del piano strettamente necessari per raggiungere il rispetto delle condizioni normative.

5. LA STRUTTURA DEL PIANO

Il "Piano strategico" di Ambito, come delineato dai contenuti dell'articolo 11 comma 3, della legge n. 36/94, costituisce lo strumento di riferimento per procedere alle successive fasi di tipo contrattuale per la regolazione tecnica ed economica della gestione del servizio idrico integrato.
In esso, gli Enti locali associati nel Soggetto d'Ambito, fissano gli interventi e le modalita' gestionali che il futuro Soggetto Gestore dovra' porre in atto per conseguire i livelli di servizio generali prescritti dalle norme e quelli specifici che l'Ambito ritiene di aggiungere.
Il documento che viene proposto ha le caratteristiche vincolanti nelle scelte strategiche di fondo in merito al piano degli investimenti infrastrutturali e nella indicazione di alcune azioni integrative che fissano le linee di azione coerenti con gli interessi generali della collettivita'; lo strumento deve pero' essere flessibile nella individuazione delle possibili soluzioni operative e delle scelte tecnologiche ed organizzative, in modo da conseguire il giusto equilibrio fra la necessita' di fissare precisi indirizzi nella sequenza di interventi da realizzare, che rispondono ad esigenze di interesse pubblico generale, e quella di lasciare al Soggetto gestore (che dovra' avere spiccate caratteristiche manageriali) lo spazio per sfruttare, nell'interesse dell'efficienza e qualita' del servizio, le capacita' industriali, finanziarie ed organizzative di un Soggetto industriale.
I dati economici attuali del sistema mostrano una situazione molto grave di squilibrio economico: il sistema risulta fortemente sbilanciato per almeno 74,89 Milioni di euro, gia' con la sola gestione corrente.
A questa pesante condizione economica di partenza si aggiungono altri fattori negativi, quali la tendenza negativa dei dati idrologici degli ultimi anni che ha aggravato i conflitti d'uso della risorsa primaria con i settori concorrenti, in primo luogo con l'agricoltura, e la riduzione drastica delle quantita' di risorsa disponibile; le condizioni di limitata quantita' disponibile per i Gestori del servizio idropotabile hanno messo a nudo in modo molto traumatico le carenze della gestione e la inadeguatezza delle infrastrutture di distribuzione che, notoriamente, sono camuffate da immissioni di quantita' di risorsa superiori del 40 - 50% di quella effettivamente necessaria a soddisfare l'utenza.
L'altro fattore negativo e' costituito dallo stato delle infrastrutture che risulta inadeguato rispetto alle esigenze e che sconta un deficit di investimenti negli anni passati sia per l'innalzamento degli standard alle nuove imposizioni normative, sia per il mantenimento del livello di standard di efficienza attraverso i rinnovi e le manutenzioni straordinarie.
In definitiva oggi il settore dei servizi idrici, di fronte ai rigorosi vincoli comunitari recepiti dalla legislazione nazionale, che impongono la liberalizzazione dei servizi e la copertura dei relativi costi con le tariffe, si trova chiuso in un circolo vizioso in cui la inefficienza gestionale e lo stato delle infrastrutture determinano un risultato economico negativo della gestione ed un livello scadente della qualita' del servizio; il superamento di questa condizione comporta la necessita' di reperire ingenti risorse finanziarie necessarie per attuare gli investimenti sul capitale infrastrutturale e per pareggiare il deficit della gestione corrente. Anche utilizzando in modo efficiente le risorse pubbliche derivanti dal QCS 2000/2006 e delibere CIPE, la necessita' di pareggiare il deficit della gestione e di reperire la quota minima per il cofinanziamento richiesto dal QCS, rende ineluttabile un incremento delle tariffe.

La strategia del Piano

Tale strategia, tenuto conto della grave situazione finanziaria di partenza, dei vincoli e opportunita' costituiti dalla concomitante fase di programmazione delle risorse finanziarie del Quadro Comunitario di Sostegno (QCS) 2000 - 2006, ed in coerenza con gli obbiettivi generali da conseguire con l'attuazione della legge n. 36/94 e delle leggi regionali di attuazione, puo' essere configurata nei seguenti termini: 1. aggredire immediatamente tutti i fattori di inefficienza per
recuperare il massimo di risorse finanziarie e creare le basi per
un sistema efficace di conoscenza e monitoraggio di tutti i
parametri fisici ed economici del sistema; 2. attuare nei primi 6 anni, contestualmente al periodo di
programmazione delle risorse finanziarie del QCS, un massiccio
programma di investimenti sostenuto dalle risorse pubbliche nel
rispetto dei vincoli del QCS per quanto riguarda la quota di
partecipazione privata, mirati ad elevare quanto piu' possibile
(compatibilmente con il vincolo tariffario) lo stock di capitale
infrastrutturale; 3. proseguire nella fase successiva nell'adeguamento infrastrutturale
previa una attenta valutazione degli effetti conseguiti nella
prima fase ed il rigoroso riscontro delle effettive necessita'
ulteriori, utilizzando la base informativa che si sara' potuto
costruire durante i primi sei anni attraverso il sistema di
monitoraggio e controllo realizzato nella stessa prima fase,
privilegiando soprattutto gli investimenti di mantenimento dello
standard infrastrutturale.

Tale approccio ha lo scopo di rendere minimo, e comunque compatibile con i vincoli posti dal Metodo normalizzato per la determinazione della tariffa di riferimento di cui al D.M. 1 agosto 1996, l'impatto sulla tariffa degli investimenti necessari a riportare il livello del capitale infrastrutturale alle condizioni necessarie per svolgere il servizio nel rispetto dei vincoli normativi comunitari e degli obbiettivi di servizio assunti, utilizzando, come leve per scardinare l'attuale circolo vizioso: - il recupero di efficienza insito nella nuova organizzazione dei
servizi; - le risorse pubbliche, ed in particolare quelle comunitarie del QCS
2000 - 2006; - l'incremento della tariffa.

L'utilizzo dei tre strumenti deve essere contestuale: non sarebbe, possibile, infatti, operare singolarmente su una delle leve, sia per motivi economici, sia per motivi sociali sia per le regole che sottendono la utilizzazione delle risorse comunitarie.
Per quanto riguarda gli investimenti, le risorse finanziarie provengono in misura preponderante dal QCS 2000 - 2006. Secondo gli indirizzi di programmazione relativi all'asse I "Risorse naturali" del QCS per le regioni dell'Obiettivo 1 (2000 - 2006) approvato il 2 agosto 2000, la seconda fase del programma relativo all'asse I (le risorse finanziarie destinate alla prima fase sono state impegnate con l'Accordo di Programma quadro gia' stipulato) si sviluppera' "nel quadriennio 2003 - 2006 e dovra' finanziare i Piani d'Ambito territoriale affidati per l'attuazione e cofinanziati dai Soggetti gestori o comunque approvati dalla costituita Autorita' d'Ambito."
In relazione a cio', nei primi sei anni del Piano, oltre a realizzare l'equilibrio economico della gestione corrente, dovranno essere reperite le risorse finanziarie provenienti da tariffa per assicurare la quota minima di cofinanziamento prescritto, pari ad almeno il 30% dei fondi pubblici da utilizzare.
Di fronte a questo complesso di fattori, e' evidente, pertanto, l'impossibilita' a mantenere costante l'attuale livello tariffario; dovranno essere utilizzate, nei primi anni, le possibilita' di incremento tariffario consentiti dal "Metodo normalizzato per la definizione delle componenti di costo e la determinazione della tariffa di riferimento del servizio idrico integrato" di cui al D.M. del Ministro dei LL.PP. del 1 agosto 1996.
In relazione a cio' la proposta di Piano, che abbraccera' un arco temporale complessivamente riferito alla durata dell'affidamento presentera' caratteristiche diversificate con riferimento a due distinti orizzonti temporali come di seguito indicato: 1. la fase dei primi 6 anni, caratterizzata dalla realizzazione di un
massiccio piano di investimenti infrastrutturali sostenuto dalle
risorse pubbliche, nella quale gli interventi da realizzare
possono essere definiti in termini puntuali in quanto si tratta di
programmare risorse pubbliche; tali interventi saranno mirati,
essenzialmente, al rispetto dei vincoli normativi ed al recupero
dell'efficienza tecnica ed economico - finanziaria; 2. la seconda fase, dal settimo anno in poi (nella nostra ipotesi per
ulteriori 20 anni), nella quale gli investimenti, pur tenendo
conto delle esigenze complessivamente gia' individuate nei piani
generali di settore presentati da ESAF con la ricognizione,
vengono individuati in termini quantitativi e tipologici anche
suddivisi per settore, essendo piu' opportuno non vincolare le
scelte piu' operative e tecnologiche che scaturiranno dai
risultati delle attivita' della prima fase, tanto piu' che le
carenze conoscitive che oggi il settore presenta consigliano di
predisporre uno strumento di pianificazione flessibile, che possa
essere adattato durante lo sviluppo delle attivita', e che i
criteri adottati per definire e dimensionare le scelte progettuali
indicate nei piani generali formulati da ESAF non sono coerenti
con la filosofia "industriale" del Piano e con i rigidi vincoli
economici e finanziari. Questa impostazione risponde anche alla esigenza di comporre le due
tendenze contrastanti: quella del Soggetto d'Ambito (portatore
degli interessi pubblici generali), di fissare vincoli stringenti
al Soggetto gestore in merito agli interventi da realizzare, e
quella di lasciare al Soggetto gestore gli spazi imprenditoriali e
manageriali che gli competono, avuto riguardo del fatto che ad
esso verranno imposti precisi impegni di recupero di efficienza
come di seguito meglio specificato e che tali risultati dipendono
in modo decisivo dalla efficiente utilizzazione delle risorse
finanziarie disponibili. In definitiva il Piano d'Ambito che verra' prodotto, oltre che
rispondere ai requisiti ed obbiettivi previsti dalla legge n.
36/94 deve assolvere anche allo scopo di strumento di
programmazione delle risorse pubbliche aggiuntive derivanti dal
POR e dalle Delibere CIPE, in quanto tali risorse vengono inserite
in un contesto organico di azioni coordinate definite nel Piano
d'ambito che devono portare il servizio ai livelli desiderati
utilizzando anche risorse finanziarie derivanti dalla tariffa
(cofinanziamento del gestore prescritto dal QCS). E' evidente che questa scelta di pianificazione dovra' trovare
attuazione attraverso una adeguata e coerente struttura
contrattuale nella convenzione di affidamento della gestione, la
quale deve prevedere, dopo la prima fase, - che potrebbe a sua
volta essere suddivisa in due sub periodi tenuto conto che nel
primo triennio si potranno gia' avere informazioni e dati
sufficienti a meglio calibrare gli investimenti del secondo sub
periodo - opportune clausole di revisione ed integrazione degli
impegni in funzione dei risultati e una procedura di approvazione
degli investimenti infrastrutturali articolata secondo piani
attuativi (triennali con verifica annuale) proposti dal Gestore
supportati da documentazione progettuale idonea (progetti
preliminari) che dovranno essere approvati dal Soggetto d'Ambito.

L'attuazione della strategia: I progetti obbiettivo e le azioni
integrative

L'approccio strategico definito nel paragrafo precedente puo' essere
attuato attraverso due principali strumenti: il piano degli
interventi infrastrutturali e l'insieme di azioni di tipo
manageriale che diano al complesso delle attivita' in atto, una
forma organizzativa ed operativa tipica di un soggetto
industriale. Anche in questo caso sarebbe estremamente diseconomico agire in modo
separato sui due fronti: appare evidente che agendo solo sulla
fase organizzativa, in assenza di investimenti sulle
infrastrutture, si avrebbero risultati solo marginali sicuramente
insufficienti allo scopo, essendo le inefficienze del sistema
determinate in quota prevalente dallo stato di funzionalita' del
patrimonio infrastrutturale e, di converso, molte delle condizioni
di organizzazione non soddisfacente sono imposte proprio dalle
carenze delle infrastrutture. Da queste considerazioni si devono trarre due conclusioni che devono
guidare tutte le successive fasi decisionali del Soggetto
Autorita' d'Ambito:

A. indipendentemente dalle scelte sulle modalita' con la quale sara'
individuato il Soggetto Gestore, la massima efficacia
nell'utilizzo delle risorse per gli investimenti sara' ottenuta se
i suddetti investimenti saranno realizzati con approccio
industriale coerente con il processo di trasformazione
dell'attuale assetto; B. le possibilita' che siano conseguiti gli obbiettivi strategici di
tutto il Piano sono legate a doppio filo alla coerenza delle
scelte inerenti il piano degli interventi infrastrutturali (in
particolare per la quota di investimenti da realizzare nei primi
sei anni) con i suddetti obbiettivi.

Nella identificazione degli interventi infrastrutturali dovranno trovare composizione le diverse categorie di priorita' derivanti dalle criticita' del sistema con il vincolo degli effetti economico -finanziari e della compatibilita' con l'esigenza di rispettare il tasso di incremento consentito per le tariffe.
Nella elaborazione del Piano d'Ambito, anche attraverso una fase iterativa per successive approssimazioni, si perviene a definire il mix ottimale di investimenti infrastrutturali capace di produrre effetti sulle criticita' ambientali piu' gravi per il rispetto delle scadenze fissate dalla Direttiva Comunitaria, e di produrre anche quei risultati economici indispensabili per potere disporre delle risorse integrative a quelle pubbliche e a quelle derivanti dagli incrementi tariffari nei limiti fissati dal Metodo Normalizzato, per cofinanziare il piano di interventi.

La composizione delle esigenze generali con le strategie del Piano

Nella formulazione del programma degli interventi infrastrutturali, ed in particolare per quelli rientranti nella prima fase del Piano, e' stato perseguito lo scopo di realizzare la composizione fra le esigenze generali rappresentate dai programmi presentati con la ricognizione e gli obbiettivi di carattere industriale e di servizio che il Piano deve conseguire e che trovano la loro esplicitazione all'interno di specifiche linee di intervento, come in seguito specificato.
Al riguardo e' opportuno sottolineare che la questione assume connotati diversi per i due comparti ma aventi equivalente livello di gravita', sia pure su piani differenti, legata al fatto che entrambi i settori presentano alcune gravissime criticita' da affrontare nel breve termine.
Per entrambi i settori la criticita' gestionale di base consiste nel grave squilibrio economico della gestione corrente che deve essere assorbito nel piu' breve tempo possibile, pena la impossibilita' di sviluppare qualunque altro tipo di azione.
Inoltre, specificatamente per il settore idropotabile, siamo di fronte alla criticita' determinata dalla forte dipendenza dal sistema di produzione multisettoriale e dal prelievo delle risorse dall'ambiente, che si scontra con la scarsezza di risorsa strutturale del settore; tale condizione di frizione latente, in concomitanza con le frequenti crisi determinate dai lunghi periodi di siccita' assume il carattere di vera e propria emergenza e determina conflitti con gli utilizzatori concorrenti, ed in particolare con il settore agricolo.
Per il settore fognario depurativo l'emergenza e' legata alla necessita' di rispettare le condizioni minime imposte dalla Direttiva Comunitaria 271/91 e dal Decreto legislativo n. 152/99; pertanto devono essere realizzate entro il 2005 (quindi entro la prima fase del Piano) le opere di collettamento e di depurazione che consentano di rispettare le suddette condizioni.
Come si vede le due macro esigenze infrastrutturali e quella economica, seppure diverse per natura non possono che essere affrontate parallelamente perche' inscindibili: senza recupero economico non ci sarebbero margini per liberare quote di tariffa per cofinanziare gli investimenti con conseguenti ritardi nel conseguimento delle condizioni di legge.
Pertanto, nella identificazione del programma degli interventi infrastrutturali, per la determinazione della tariffa secondo le procedure del Metodo Normalizzato, saranno inseriti nella prima fase (primi sei anni) gli investimenti per le infrastrutture fognario - depurative limitatamente alla quota riferita al rispetto delle condizioni di legge, rimandando alla seconda fase quelli residui previsti dal Piano Stralcio e riferiti al conseguimento degli obbiettivi piu' generali dello stesso Piano.
Parallelamente e fino alla determinazione del massimo livello di investimenti nella prima fase consentito dal vincolo dell'equilibrio economico - finanziario, avuto riguardo degli apporti di finanziamento pubblico del QCS, dovranno essere inseriti gli investimenti sul settore idropotabile mirati ad aggredire lo squilibrio economico della gestione e limitare le necessita' di prelievi eccessivi dall'ambiente.

Definizione dei progetti obbiettivo.

Quando si opera attraverso lo strumento della programmazione per progetti, e' necessario definire in modo chiaro la correlazione fra obbiettivi e scelte progettuali, tenuto anche conto del fatto che il livello di definizione progettuale al momento della fase di pianificazione, puo' non essere spinto fino alla formalizzazione in elaborati quali "progetto preliminare" o livelli superiori di progettazione.
Risulta utile una forma di definizione delle proposte di investimento organizzata per insiemi omogenei riferiti a specifici obbiettivi che sono collegati alla rimozione delle singole criticita' individuate con la ricognizione; detti insiemi di interventi verranno considerati globalmente e definiti "Progetti Obbiettivo" (P.O.).
Tali insiemi di interventi saranno individuati come sommatoria di singoli progetti formalizzati nei vari livelli di progettazione previste dalla attuale normativa e, in carenza di progettualita' cosi' definita, definiti anche come misure, che - seppure non formalizzate in elaborati progettuali che ne fissano puntualmente la localizzazione - siano chiaramente identificate mediante schede dalle quali risultino in termini quantitativi gli elementi caratteristici fondamentali quali: - il quadro delle esigenze finanziarie; - gli scopi specifici e gli effetti attesi; - la coerenza con gli obbiettivi generali del Piano e specifici del
Progetto Obbiettivo;

Il Piano che si e' elaborato realizza la programmazione delle risorse finanziarie attraverso le c.d. "Schede Intervento" che sono appunto le schede identificative del P.O. e sono riportate in appendice al Capitolo VI; tali schede costituiscono lo strumento che inizialmente l'Autorita' preposta avra' per filtrare le proposte formalizzate in termini progettuali (almeno come progetto preliminare) che saranno avanzate dal Soggetto Gestore cui sara' opportuno demandare, in mancanza di elementi gia' predeterminati, la definizione in termini progettuali delle proposte.
In definitiva, il P.O. viene composto individuando nell'ambito delle esigenze generali quegli interventi che concorrono anche al conseguimento degli obbiettivi dello stesso P.O.

Le macro criticita' cui si riferiscono i Progetti Obbiettivo

Le macro criticita' che affliggono il settore in Sardegna, per quanto riguarda gli aspetti legati alla qualita' del servizio, non sono molto diverse da quelle delle altre realta' meridionali e sono qui di seguito sinteticamente definite: - scarsa efficienza delle reti di distribuzione e del connesso
sistema commerciale che e' una delle cause principali del disavanzo
economico della gestione; - necessita' di adeguare il sistema fognario depurativo alle
prescrizioni della Direttiva Comunitaria 91/271 e al D.lgs 152/99
entro il 31.12.2005; - carenza e scarsa qualita' ed affidabilita' delle risorse locali e
conseguente elevata dipendenza dell'approvvigionamento idropotabile
da schemi intersettoriali con usi plurimi concorrenziali; - esistenza di schemi di approvvigionamento a scopi multipli
caratterizzati da situazioni di scarsita' della risorsa e
fragilita' del relativo sistema di approvvigionamento che va ormai
frequentemente in crisi a causa del mutamento, in corso, dei
parametri statistici con cui si presentano gli eventi idrologici
estremi in termini di scarsita' di apporti; in queste aree si
determinano percio' frequentemente vere e proprie condizioni
riferibili alle "aree a rischio di crisi idrica"; - mancata esecuzione negli anni passati dei necessari investimenti
per il mantenimento degli standard del capitale infrastrutturale i
cui effetti sono piu' gravi, oltre che sulle reti di distribuzione,
sulla parte elettromeccanica ed elettrica degli impianti di
sollevamento e che, per gli impianti di potabilizzazione presenta
una ulteriore problematica legata alla necessita' di adattare gli
schemi di processo per potere rispettare limiti piu' restrittivi
per alcuni composti chimici, che si possono creare a seguito del
processo di potabilizzazione, fissati dal decreto legislativo 2
febbraio 2001 n. 31 sulla qualita' delle acque destinate al consumo
umano; - debolezza degli schemi di approvvigionamento di alcune aree a
vocazione turistica che portano a condizioni di strozzatura del
servizio proprio durante il periodo di maggiori presenze; mancata
copertura da parte del servizio di acquedotto, del 100% della
popolazione, che assume rilevanza economica particolare nelle aree
a vocazione turistica anche in relazione alle caratteristiche di
dispersione territoriale degli insediamenti; - necessita' di completare il programma degli interventi del settore
acquedottistico; - necessita' di completare il programma degli interventi del settore
fognario depurativo (Piano stralcio).

Alla rimozione dei suddetti elementi di criticita' vengono destinati altrettanti "Progetti Obbiettivo" che vengono di seguito identificati con la numerazione da 1 a 8; i progetti Obbiettivo dal n. 1 al n. 6 sono quelli da realizzare durante la prima fase e saranno cofinanziati con le risorse del QCS 2000 - 2006; i Progetti Obbiettivo n. 7 e n. 8 saranno realizzati durante la seconda fase del Piano.
Appare opportuno prevedere che gli interventi che andranno a costituire i suddetti programmi di completamento (P.O. n. 7 e P.O. n. 8) siano oggetto di verifica da effettuare alla luce delle informazioni che saranno state acquisite durante la prima fase anche in relazione al sistema di monitoraggio e controllo di gestione che il Soggetto gestore sara' tenuto a fornire all'Autorita' d'Ambito.
Tale prescrizione deve essere inserita nell'ambito dello strumento contrattuale (convenzione di affidamento della gestione) che l'Autorita' d'Ambito dovra' definire prima di procedere all'affidamento stesso.

I "Progetti Obbiettivo"

Per la rimozione di ciascuna delle criticita' indicate in precedenza, viene individuato un Progetto Obbiettivo; le opere che vengono previste all'interno di ciascuno di questi P.O. determinano effetti sul sistema tali da concorrere alla eliminazione della criticita'; il complesso dei vari P.O. presenta, inoltre, effetti sinergici aggiuntivi, anche con le azioni integrative, il cui risultato complessivo e' la realizzazione della strategia generale del Piano.
Qui di seguito, per ciascun P.O., viene fornita la scheda descrittiva degli elementi che hanno costituito la base per la valutazione degli interventi che vi possono essere compresi e dei relativi effetti attesi.

Progetto Obbiettivo n. 1: Efficientamento delle reti di distribuzione e riorganizzazione dei rapporti commerciali.

Il primo fattore di criticita' consiste nella scarsa efficienza delle reti di distribuzione cui sono collegate diverse conseguenze: - sul piano economico (dispersioni commerciali); - sul piano ambientale (perdite fisiche che portano, a parita' di
soddisfacimento dell'utente finale, a prelievi eccessivi rispetto a
quelli effettivamente necessari dal sistema ambientale, con
ulteriori problemi derivanti dai conflitti d'uso con l'agricoltura; - sul piano della qualita' del servizio (pressioni inadeguate, turni
di erogazione, inquinamenti, ecc.).

Alla rimozione di questo fattore di criticita' nella proposta di Piano viene dedicato uno specifico "Progetto Obbiettivo" che viene denominato: Progetto Obbiettivo n. 1.
Le attivita' ed investimenti previsti nel P.O. n. 1 consentiranno di passare da una rete fuori controllo tecnico e commerciale, ad una rete che consente al gestore di fornire il servizio richiesto e di controllare efficacemente le utenze rendendo difficili furti ed irregolarita'.
Gli obbiettivi che si conseguono sono quindi quelli di ridurre le perdite fisiche per cui, a parita' di livello di soddisfacimento dell'utente finale, si puo' limitare il prelievo di risorsa dall'ambiente, e di ridurre le perdite commerciali in quanto tutti gli utilizzatori di risorsa saranno costretti a pagare.
Inoltre si realizza il miglioramento qualitativo del servizio attraverso il controllo del cielo piezometrico e dei rapporti commerciali in quanto la mappatura informatizzata delle tubazioni e delle diramazioni di utenza, con l'aggancio alla banca dati utenze consente di attivare servizi commerciali mediante call center (preventivazione, contratti, reclami, ecc.).
Nell'ambito di questo P.O. saranno riconoscibili livelli diversificati di priorita' territoriale che saranno legati alla dimensione demografica del comune (grandi quantitativi in gioco) ed all'appartenenza del comune stesso a schemi di approvvigionamento plurisettoriali con maggiore livello di criticita'.
Una prima indicazione quantitativa degli obbiettivi di miglioramento attesi per questo P.O. e' quella di seguito indicata.

====================================================================
Effetto atteso Quantificazione -------------------------------------------------------------------- Riduzione delle perdite fisiche Dal 30% al 15% per le perdite nella fase di distribuzione e fisiche delle perdite commerciali Dal 30% al 15% per le perdite
commerciali

Minore prelievo di risorsa a regime 38,7 Mmc/anno

Incremento, a regime, del volume 38,7 Mmc/anno fatturato

Durata della fase di transizione 3 anni per incremento volumi
da fatturare;
6 anni per riduzione perdite
fisiche

Progetto Obbiettivo n. 2: adeguamento, entro il 31.12.2005, del sistema fognario depurativo alle prescrizioni della Direttiva Comunitaria 91/271 e al D.lgs 152/99

Il quadro normativo in materia di tutela delle acque si basa sulla Direttiva Comunitaria n. 91/271 e sul Decreto Legislativo n. 152/99 come modificato ed integrato dal Decreto legislativo n. 258/2000 che recepisce la sopra richiamata Direttiva Comunitaria.
Con la legge n. 388 del 20 dicembre 2000 - art. 141, comma 4 - "per l'adempimento degli obblighi comunitari in materia di fognatura, collettamento e depurazione di cui agli articoli 27, 31 e 32 del decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152, e successive modificazioni" e' stata prevista la realizzazione di un programma di interventi urgenti, a stralcio di quelli previsti dal Piano d'Ambito mirati al rispetto della normativa vigente da parte dei Soggetti d'Ambito, o, in loro mancanza, da parte delle Province.
Sulla base dello studio effettuato da ESAF per conto dell'Assessorato della Difesa dell'Ambiente di adeguamento del Piano regionale di risanamento delle acque (PRRA) alla direttiva comunitaria n. 271/91 ed al decreto legislativo n. 152/99, "rivisitato" l'Assessorato alla Difesa dell'Ambiente ha prodotto il "Piano stralcio" che prevede n. 341 schemi per il collettamento e depurazione di acque reflue urbane e/o domestiche per circa 5 milioni di A.E. totali.
Il P.O. n. 2 e' costituito dagli interventi previsti dal suddetto programma limitatamente a quelli che rispondono alla esigenza del rispetto delle scadenze fissate dalla legge, escludendo, quindi, le opere (o la quota di opere tecnicamente scorporabile) che non siano direttamente finalizzate allo scopo suddetto.
Gli interventi (o quote di interventi) previsti nel programma stralcio ma non inseriti nel P.O. n. 2 saranno comunque inseriti nel del P.O. n. 8., avuto riguardo dell'esigenza di rivisitazione resa opportuna dal nuovo quadro conoscitivo acquisito dopo i primi sei anni, per essere realizzati nella seconda fase del Piano d'ambito.
Gli obbiettivi attesi da questo P.O. sono il rispetto dei limiti di qualita' delle acque depurate imposti dal D.lgs 152/99, la riorganizzazione degli schemi depurativi con la eliminazione di impianti obsoleti di piccolissima taglia e la creazione di condizioni favorevoli per il riutilizzo delle acque depurate, principalmente in agricoltura. Oltre a questi obbiettivi di tipo ambientale il progetto consente di riportare verso valori piu' vicini a quelli medi del settore, il costo unitario del trattamento, oggi posizionato su un livello molto superiore (17,46 euro/A.E.); naturalmente dovranno essere associate azioni sul piano dell'organizzazione e dell'uso di piu' moderne tecnologie attraverso le quali si puntera' a conseguire un recupero del 20% di efficienza nei primi sei anni e del 25% a regime.

Progetto Obbiettivo n. 3: Monitoraggio, recupero tutela ed utilizzo di tutte le fonti sotterranee significative dal punto di vista tecnico - economico.

Una delle principali criticita' del sistema idropotabile della Sardegna e' la forte dipendenza per l'approvvigionamento dagli schemi di produzione della risorsa a scopi multisettoriali, con conseguente situazione di conflitto con gli utilizzatori concorrenti, principalmente con l'agricoltura.
Tale condizione di dipendenza deriva dalla struttura idrogeologica della regione che non presenta, se non in pochi casi limitati, acquiferi sotterranei di potenza tale da assicurare i quantitativi necessari al soddisfacimento della domanda locale di acqua per uso potabile.
L'evoluzione dei consumi potabili ha indotto i gestori, via via nel tempo, ad abbandonare le originarie risorse locali che divenivano sempre meno affidabili per qualita' e quantita' e a cercare soluzioni di approvvigionamento da fonti superficiali considerate nel complesso piu' affidabili, in linea, peraltro, con le raccomandazioni riportate al punto 5.6 dell'allegato al DPCM del 4 marzo 1996 "Disposizioni in materia di risorse idriche" emanato ai sensi dell'art. 4 della legge n. 36/94.
La forte pressione della domanda potabile sugli schemi di approvvigionamento per usi plurimi che ne e' seguita e il drastico mutamento dei parametri idrologici registrato negli ultimi 20 anni, hanno determinato una situazione di forte conflitto fra i vari utilizzatori della risorsa primaria che diventa drammatico negli anni particolarmente siccitosi.
Alla luce di queste constatazioni e tenuto conto che lo stesso allegato al DPCM prima citato al punto 5.4. individua nella interconnessione la strategia per il conseguimento di adeguata flessibilita' ed affidabilita' dei sistemi di approvvigionamento, la tendenza alla sostituzione delle fonti locali sotterranee con quelle superficiali da schemi ad uso plurimo deve essere modificata nel senso di ricercare, nei limiti consentiti da un corretto rapporto costi/benefici, la doppia connessione, ovvero, realizzare e mantenere in efficienza il collegamento al centro di domanda sia delle fonti locali disponibili sia della risorsa superficiale.
In questo modo si possono sfruttare al meglio le diverse caratteristiche idrologiche dei due tipi di fonte, soprattutto nelle annate particolarmente siccitose.
Poiche' l'alternativa all'uso spinto delle risorse locali sotterranee e' costituita dalla sottrazione di risorsa agli usi concorrenziali ovvero dalla necessita' di massicci investimenti sul sistema plurisettoriale per incrementarne la produzione, le considerazioni economiche in merito all'utilizzo di certe fonti locali nell'ambito della definizione degli interventi da inserire nel P.O. n. 3 saranno fatte considerando quale costo di confronto alternativo non quello dell'acqua superficiale come determinato dall'attuale livello tariffario (il valore medio ponderato del costo di acquisto dell'acqua da terzi e' stato stimato pari a 0,082 euro/mc), bensi' con riferimento ad un valore dell'acqua determinato in rapporto alla mancata produzione di reddito per l'uso concorrenziale (per il settore agricolo) o dal costo di produzione dei volumi marginali dagli schemi plurisettoriali quale risulta dai notevoli investimenti infrastrutturali richiesti per incrementare la disponibilita' idrica del sistema Sardegna.
In entrambi i casi si tratta di costi ben superiori al costo di 0,082 euro/mc di acquisto dell'acqua all'ingrosso stimato nella ricognizione; ne segue la necessita' di prevedere nell'ambito del Piano una specifica linea di investimenti mirati a realizzare la massimizzazione dell'uso delle risorse locali sotterranee, preferibilmente in associazione con le fonti superficiali, attraverso attivita' di censimento monitoraggio e controllo ed investimenti in opere di protezione, captazione, collegamento ai centri di domanda e trattamento di potabilizzazione, che troveranno la loro composizione nel P.O. n. 3.
L'obbiettivo quantitativo di questo P.O. e' quello di mantenere l'uso di risorse locali sotterranee all'attuale livello di circa 97,3 Mmc/anno di cui circa 70 Mmc per i soli schemi acquedottistici alimentati anche da risorse del sistema plurisettoriale e 27,3 Mmc per gli schemi alimentati interamente da risorse locali, mentre non appare al momento attuabile il raggiungimento dell'obbiettivo di utilizzare la massima disponibilita' di risorsa sotterranea potenziale cui si fa cenno nei documenti EAF sull'argomento (114 Mmc/anno).

Progetto Obbiettivo n. 4: Interventi sulle aree ad elevato indice di rischio di crisi idrica

La simulazione sugli effetti di conflitto d'uso derivanti dalla pressione della domanda idrica sugli schemi di produzione primaria mette in evidenza i diversi gradi di rischio di crisi idrica cui sono sottoposti gli schemi acquedottistici attuali alimentati dai vari schemi di produzione per usi plurimi.
Vi sono infatti schemi che dipendono a vario grado da fonti superficiali a loro volta gravati da altri centri di domanda; vi sono poi, anche schemi acquedottistici che dipendono unicamente da fonti superficiali poco produttive e non connesse ad altri schemi; in questi casi, in occasione di annate particolarmente siccitose, si puo' arrivare, non solo all'annullamento della possibilita' di alimentare gli altri settori, ma addirittura fino alla necessita' di pesanti restrizioni al settore potabile.
Al riguardo, e' da sottolineare che il settore potabile attualmente presenta livelli di inefficienza nella fase di distribuzione le cui conseguenze finiscono con il gravare indirettamente sugli altri settori concorrenziali.
Da questo punto di vista l'urgente attuazione del P.O. n. 1 costituirebbe elemento di grande importanza nella gestione dei difficili rapporti fra il settore idropotabile ed i settori che utilizzano in conflitto le risorse idriche.
Dall'analisi di queste situazioni potranno scaturire ipotesi di investimenti in infrastrutture che possano ridurre questo indice di criticita', sia con interventi interni al settore idropotabile sia con interventi sul sistema di produzione ad uso plurimo, purche' i relativi effetti siano, per la gran parte, a beneficio del settore idropotabile che se ne fa carico nel piano.
Questi interventi troveranno composizione nella linea strategica di investimenti configurata con il P.O. n. 4.
Per quanto riguarda gli interventi interni al settore idropotabile avranno priorita' quelli che realizzano connessioni fra schemi o che sostituiscono condotte di adduzione esterna che provocano elevate perdite.
Sempre all'interno del P.O. n. 4 potranno essere inseriti ulteriori interventi sul sistema multisettoriale i cui effetti sul sistema idropotabile sono indiretti ma che trovano giustificazione nella coerenza del quadro complessivo degli obbiettivi del P.O. n. 4.
Per tutti gli interventi sul sistema plurisettoriale e' necessario, pero', procedere in via prioritaria alla redazione del Piano Stralcio di Bacino per le risorse idriche, che appare lo strumento indispensabile a dare coerenza complessiva agli interventi in questo settore, anche a quelli che influenzano direttamente il settore idropotabile.
Per tutti gli interventi sul sistema plurisettoriale la copertura finanziaria sara' a carico della Regione e non dovra' gravare sul monte di risorse pubbliche destinate ad essere programmate per il cofinanziamento del Piano d'Ambito. Queste opere ed i relativi finanziamenti non saranno affidati al Gestore del servizio idrico integrato, ma saranno realizzate direttamente dalla Regione attraverso gli strumenti di cui dispone.

Progetto Obbiettivo n. 5: Rinnovo, adeguamento e messa a norma delle parti elettriche ed elettromeccaniche degli impianti.

La ricognizione ha evidenziato lo scarso livello di manutenzione dell'intero stock di capitale infrastrutturale, dovuto ai bassi livelli di investimento in interventi di mantenimento. Tale fenomeno riguarda indistintamente tutte le tipologie di opere ma assume valenza piu' grave per quelle opere di tipo impiantistico soggette a rapido degrado in caso di mancanza di manutenzione.
Per quanto riguarda piu' specificatamente gli impianti di potabilizzazione, oltre al generale fabbisogno di manutenzione straordinaria ed adeguamento normativo degli impianti elettrici, si rende necessario pianificare interventi di adeguamento del ciclo di trattamento per assicurarsi che all'uscita dell'impianto non restino residui dei composti chimici che si possono creare con l'uso dei reagenti durante il processo, che non risultino in linea con i nuovi limiti fissati dal Decreto legislativo 2 febbraio 2001 n. 31. Le soluzioni tecniche per assicurare il risultato sono diverse e comunque legate alla qualita' dell'acqua in arrivo ad al preesistente ciclo di trattamento e possono comportare solo piccoli aggiustamenti o completa modifica degli schemi di processo. In ogni caso bisogna prevedere le necessarie risorse finanziarie per realizzare questi interventi.
Pertanto viene configurato il P.O. n. 5 con lo scopo di individuare una linea strategica di interventi in questo settore con conseguente allocazione delle necessarie risorse finanziarie che saranno dimensionate in rapporto allo stato degli impianti quale risulta dalla ricognizione.

Progetto Obbiettivo n. 6: Adeguamento degli schemi acquedottistici al servizio di aree a vocazione turistica e copertura del 100% del servizio di acquedotto con riferimento specifico agli insediamenti turistici.

Uno degli obbiettivi di servizio fissati dal Piano d'Ambito e' il conseguimento della copertura del 100% della popolazione con il servizio di acquedotto.
La particolare vocazione turistica della Sardegna ed il peso economico e di immagine che il settore riveste, portano a considerare prioritario il conseguimento del suddetto livello del 100% gia' nella prima fase del piano, almeno per la domanda stagionale turistica.
Alcuni schemi acquedottistici al servizio delle aree a maggiore vocazione turistica sono oggi insufficienti proprio per la forte dinamica demografica ed insediativa che ha interessato queste aree.
Per ottenere quindi l'obbiettivo di realizzare un servizio adeguato a queste aree e raggiungere la quota piu' elevata possibile di insediamenti con il servizio di acquedotto, dovranno essere realizzati nei primi sei anni investimenti per l'adeguamento degli schemi di approvvigionamento esterno e per il collegamento alle reti di centri abitati oggi non serviti ovvero per il potenziamento di collegamenti esistenti che costituiscono elemento di strozzatura quando la domanda aumenta per effetto delle presenze turistiche.
L'insieme di questi interventi trova composizione organica nella linea strategica sottesa dal P.O. n. 6 con le relative risorse finanziarie.

Progetto Obbiettivo n. 7: Attuazione del programma di interventi indicato nel PRGA.

Si tratta degli interventi previsti per l'attuazione delle previsioni del PRGA che saranno realizzati nella seconda fase (dal settimo anno in poi) e previa verifica delle effettive necessita'; l'ATO potra' autorizzare detti interventi, nella configurazione tecnica proposta dal Gestore anche in relazione alle informazioni che avra' ricevuto nel corso dei primi sei anni della gestione, nell'ambito della gestione del contratto di affidamento.

Progetto Obbiettivo n. 8: Attuazione degli interventi del "Piano stralcio" non inseriti nel P.O. n. 2.

Anche in questo caso si tratta di completare il quadro degli interventi previsti nel "Piano stralcio" che non sono stati inseriti nella prima fase con il P.O. n. 2; questi interventi saranno realizzati nella seconda fase (dal settimo anno in poi) e previa verifica delle effettive necessita' e della congruita' delle scelte tecnologiche; l'ATO potra' autorizzare detti interventi, nella configurazione tecnica proposta dal Gestore anche in relazione alle informazioni che avra' ricevuto nel corso dei primi sei anni della gestione, nell'ambito della gestione del contratto di affidamento.
Come effetto sinergico dei P.O. n. 4, 5, 6 e 7 si potra' realizzare una riduzione delle perdite di adduzione, tale riduzione e' stata valutata pari a 12 Mmc/anno a regime.
Gli effetti complessivi dell'insieme del P.O. sul versante del risparmio di risorsa saranno pari a 50,1 Mmc/anno pari ad un'incidenza del 16,8% sul totale oggi prelevato (297,5 Mmc).

Azioni integrative

Il conseguimento degli obbiettivi del Piano passa anche attraverso una serie di azioni integrative agli investimenti infrastrutturali, il cui scopo e' quello di armonizzare gli effetti dei singoli investimenti in un contesto organizzativo coerente con gli stessi obbiettivi che ci si e' dati nella individuazione degli investimenti.
Uno delle criticita' piu' gravi che deve essere rimossa, anche in vista di una gestione dinamica del rapporto di concessione fra l'Autorita' d'Ambito ed il Soggetto gestore, e' quello della corretta ed accessibile informazione su tutti gli aspetti tecnici, economici ed ambientali dell'attivita'.
Solo se viene eliminata la asimmetria delle informazioni l'Autorita' d'Ambito sara' in grado di esercitare la propria funzione nell' interesse del cittadino utente.
Per questo motivo, una delle azioni integrative che deve essere prescritta al Soggetto Gestore (che dovra' trovare esplicitazione nella convenzione di affidamento del servizio) e' quella di implementare immediatamente un sistema informativo e controllo di gestione.
Sempre nella convenzione di affidamento dovranno essere prescritte altre azioni che il Gestore deve porre in essere e che hanno carattere di interesse generale, quali le campagne per la limitazione dei consumi, la diffusione delle informazioni all'utente (carta dei servizi, ecc.)

Sistema informativo e controllo di gestione.

Sara' opportuno introdurre un sistema di informazione che renda disponibili e facilmente accessibili i dati su risorse, fabbisogni e consumi relativi ai diversi usi nonche' i parametri fondamentali del servizio idrico integrato per valutare e monitorare la qualita' del servizio e l'efficacia, efficienza ed economicita' della gestione. Il monitoraggio della gestione potra' essere completato con un Piano di gestione articolato per processi e relativi centri di costo che confluisca in un sistema informativo aziendale per la contabilita' industriale.

Risparmio idrico.

In assenza di restrizioni idriche, il consumo pro capite in Sardegna si attesta su valori fuori scala, derivanti sia dalla presenza di perdite fisiche sulle condotte di adduzione e sulle reti di distribuzione, sia da poca o nulla attenzione al risparmio.
L'obiettivo e' garantire dotazioni pro capite in linea con le consuetudini di consumo dei Paesi Europei e comunque compatibili con le risorse disponibili. Questo e' possibile, congiuntamente agli obiettivi sopra descritti, operando sulla leva della struttura tariffaria (tariffe alte per fasce di consumo elevate) ed attuando azioni di sensibilizzazione al risparmio idrico (introduzione di tecnologie water-saving, campagne di comunicazione nelle scuole, attraverso i mass media ecc.) e con una politica tariffaria volta a disincentivare gli sprechi.

Qualita' del servizio.

E' la conseguenza del raggiungimento degli obiettivi sopra indicati insieme alla predisposizione di un modello organizzativo orientato al miglioramento della qualita' dei servizi forniti e del rapporto tra utenti e fornitori (DPCM 29 aprile 1999).

Effetti fisici ed effetti sulle componenti del conto economico del Piano di investimenti.

Il risultato delle azioni congiunte, investimenti infrastrutturali ed azioni integrative, sara' quello di migliorare la produttivita' del sistema e di offrire una sufficiente qualita' del servizio in linea con gli obbiettivi imposti dagli strumenti normativi di riferimento (DPCM 29.04.99 "Schema generale di riferimento per la predisposizione della carta del servizio idrico integrato") richiamati nei precedenti capitoli di questa relazione.
Si e' assunto, come criterio generale, che, a seguito degli investimenti e delle correlate azioni organizzative e gestionali debbano essere conseguiti alcuni specifici obbiettivi di recupero di efficienza sui parametri che presentano valori troppo lontani da quelli accettabili per una gestione corretta in relazione agli stessi parametri rilevati per aziende industriali del settore in Italia, secondo una fissata dinamica temporale.
Nella tabella n. 1 allegata sono sintetizzati i dati relativi agli obbiettivi quantificabili che sono associati al piano di investimenti ed alle azioni integrative e collaterali i cui parametri di misura varieranno nell'arco del tempo a seguito dei risultati degli investimenti; non sono riportati i parametri utilizzati nella determinazione dei costi operativi per i quali non e' prevista una variazione nel tempo.
Nella stessa tabella sono riportati i valori di partenza, quali risultano dall'analisi del sistema, i valori obbiettivo a regime, il numero di anni del periodo transitorio, gli aspetti quantitativi, gli investimenti infrastrutturali che concorrono a determinare le variazioni del parametro e le azioni integrative che necessitano per realizzare compiutamente lo scopo.

6. PIANO ECONOMICO - FINANZIARIO E SVILUPPO TARIFFARIO.

Le esigenze da soddisfare nella identificazione dell'assetto economico-finanziario del Piano sono: - Assorbire, nel piu' breve tempo possibile il disavanzo della
gestione corrente; - Limitare quanto piu' possibile l'inevitabile incremento tariffario
e comunque da mantenere entro i limiti prescritti dal Metodo
Normalizzato per la determinazione delle tariffe d'Ambito; - Creare le condizioni per ricavare nei primi sei anni (periodo
programmazione POR) le risorse finanziarie provenienti da tariffa
per assicurare il livello di cofinanziamento prescritto dai
Regolamenti CE per questo tipo di opere (quota privata minima del
30%); - Pervenire ad un piano economico - finanziario effettivamente
"praticabile" o, come comunemente detto, "Bancabile". - Utilizzare nel modo piu' efficace possibile per gli scopi del piano
le risorse pubbliche disponibili per il settore idrico (POR,
Delibere CIPE).

Il risultato cui si e' pervenuti, dopo avere valutato ed escluso perche' non praticabili in quanto non sostenibili sia sul piano sociale (aumenti tariffari eccessivi) che sul piano dell'equilibrio economico finanziario del Gestore Unico, compone in modo equilibrato le varie esigenze: esso comporta un incremento della tariffa sempre entro i limiti fissati dal Metodo Normalizzato (+ 24% nei primi sei anni e + 53% come massimo al ventiduesimo anno) ed investimenti complessivi pari a 774,69 Milioni di euro nei primi sei anni di cui 542,28 Milioni di euro derivanti dalle risorse pubbliche disponibili (POR e parte delle delibere CIPE) e 232,41 Milioni di euro a carico del Gestore potendosi cosi' rispettare il vincolo del 30% a carico del privato posto dal QCS.
Al riguardo va precisato che nei primi sei anni gli incrementi di tariffa sono essenzialmente condizionati dalla necessita' di pareggiare il disavanzo della gestione corrente; infatti la quota di tariffa del sesto anno che dipende dagli investimenti previsti a carico del Gestore nei primi sei anni e' pari a 0,19 euro su un totale di 1,24 euro.
Il massiccio piano di investimenti che si prevede e' strettamente indispensabile per conseguire gli obbiettivi di recupero di efficienza economica e risparmio idrico che stanno alla base della strategia del Piano.
Il rispetto del trend di recupero verra' imposto al futuro Gestore con riferimento a specifici parametri di efficienza effettivamente misurabili attraverso il controllo di gestione che gli sara' altresi' imposto, e che sono: le perdite fisiche, le perdite commerciali, i costi unitari di alcune importanti fasi dell'attivita', che sono riepilogati nella tabella 1 allegata.
Per raggiungere questi obbiettivi, secondo una prefissata cadenza temporale variabile fra 3 e 10 anni, il Gestore avra' a disposizione un congruo volume di investimenti da realizzare nei primi sei anni, opportunamente orientato sulle varie criticita' ed organizzati in "Progetti Obbiettivo", come riportato nella tabella 2 allegata.
La suddetta tabella evidenzia l'ammontare delle risorse finanziarie destinate a ciascuno dei sei progetti obbiettivo individuati e le fonti di copertura; la tabella evidenzia, inoltre, il volume di investimenti nel periodo settimo - ventiseiesimo anno a carico del Gestore riferiti al raggiungimento degli standard ed al mantenimento degli standard per i servizi acquedotto e fognario depurativo e che sono contemplati nei progetti obbiettivo n. 7 e 8. Tali investimenti ammontano a 846,11 Milioni di euro e sono inseriti nel piano economico - finanziario.
Il volume complessivo di investimenti previsti nella presente proposta di Piano ammonta, quindi complessivamente a 1643,88 Milioni euro corrispondenti ad un parametro per abitante residente di 1,08 migliaia di euro/abitante, ovvero a 39,51 euro/abitante x anno.
La quota di investimenti a carico del gestore discende dal piano economico - finanziario e modello tariffario sviluppato a partire dalla situazione attuale e avuto conto dei recuperi di efficienza fissati come obbiettivo del gestore.
Gli elementi significativi di queste elaborazioni sono di seguito riepilogati:

Tariffa media ponderata della gestione 1 euro/mc
attuale:

Tariffa d'Ambito applicata al primo anno: 1,07 euro/mc

Incremento tariffario primo anno: 7,5% (entro il limite
consentito dal Metodo)

Tariffa massima al ventiduesimo anno: 1,53 euro/mc

Incremento percentuale tariffa finale: 53%

Volume di investimenti a carico del 232,41 Milioni di euro
gestore nei primi sei anni:

Volume investimenti (primo - ventiseiesimo 1.078 Milioni di euro
anno) a carico del Gestore:

Volume investimenti dei primi sei anni: 774,685 Milioni di euro

Volume complessivo degli investimenti 1.620,821 Milioni di
(pubblici e da tariffa): euro

Parametro unitario investimenti 1,03 migliaia di
per abitante: euro/abitante

Parametro unitario investimenti 39,51 euro/abitante
per abitante e per anno: anno

7. ATTUAZIONE DEL PIANO

La concreta realizzabilita' delle previsioni del piano dovra' essere assicurata attraverso gli opportuni strumenti contrattuali che saraimo attivati fra l'Autorita' d'Ambito ed il Soggetto Gestore.

Nell'ambito di tali strumenti dovranno essere inserite: - le procedure di verifica dei parametri significativi, e dello stato
di avanzamento degli obbiettivi; - le procedure per la formulazione ed approvazione dei piani
operativi annuali di esecuzione degli interventi, in coerenza con
gli obbiettivi specifici dei Progetti Obbiettivo; - le procedure di verifica dei risultati economici conseguiti e di
revisione della tariffa secondo una modalita' gia' attuata da altre
Autorita' d'Ambito e definita "ciclo di revisione della tariffa"; -
tutti gli obblighi di tipo organizzativo e gestionale operativo
inerenti l'attuazione delle c.d. "azioni integrative".

----> Vedere da pag. 43 a pag. 47 del S.O. <----

REVISIONE 1

SOGESID s.p.a.

ELABORATO 2
RELAZIONE GENERALE E SCHEDE DI INTERVENTO
(PRIMA PARTE)

CAPITOLO I
INQUADRAMENTO GENERALE: OBIETTIVI E STRUTTURA DEL PIANO
1. INQUADRAMENTO NORMATIVO DI RIFERIMENTO

Il Presidente della Regione Sardegna, Commissario Delegato ai sensi dell'Ordinanza del Ministro dell'Interno n. 3196 del 12.4.02, art. 13, provvede, entro il 31.12.2002, alla costituzione dell'Autorita' d'ambito ed all'approvazione del piano tecnico finanziario di cui all'art. 11 della Legge 36/1994.

Il Presidente della Regione Sardegna con propria Ordinanza Commissariale n. 286 del 2.5.02 ha disposto le risorse tecniche e finanziarie per la redazione della Proposta di Piano d'Ambito.

1.1 Leggi e disposizioni nazionali
- Il Piano d'Ambito, le sue finalita', i suoi contenuti, nonche' le attivita' ad esso propedeutiche sono contenute nell'art. 11, comma 3 della Legge 5 gennaio 1994, n. 36 "Disposizioni in materia di risorse idriche", che giova qui riportare nella sua interezza:
"Ai fini della definizione dei contenuti della convenzione di cui
al comma 2, i comuni e le province operano la ricognizione delle
opere di adduzione, di distribuzione, di fognatura e di
depurazione esistenti e definiscono le procedure e le modalita',
anche su base pluriennale, per assicurare il conseguimento degli
obiettivi assicurati dalla presente legge. A tal fine
predispongono, sulla base dei criteri e degli indirizzi fissati
dalle regioni, un programma degli interventi necessari
accompagnato da un piano finanziario e dal connesso modello
gestionale ed organizzativo. Il piano finanziario indica, in
particolare, le risorse disponibili, quelle da reperire nonche' i
proventi da tariffa, come definiti dall'art. 13, per il periodo
considerato".
- Come disciplinato nell'art. 4 della L. 36/94 sulle Competenze dello Stato, il D.P.C.M. 4 marzo 1996 ha definito: a) le direttive generali e di settore per il censimento delle risorse
idriche, per la disciplina dell'economia idrica; b) le metodologie generali per la programmazione della razionale
utilizzazione delle risorse idriche e le linee della
programmazione degli usi plurimi delle risorse idriche; c) i criteri e gli indirizzi per la programmazione dei trasferimenti
di acqua per il consumo umano di cui all'art. 17; d) le metodologie ed i criteri generali per la revisione e
l'aggiornamento del piano regolatore generale degli acquedotti, e
successive varianti, di cui alla legge 4 febbraio 1963, n. 129, e
successive modificazioni, da effettuarsi su scala di bacino salvo
quanto previsto all'art. 17; e) le direttive ed i parametri tecnici per la individuazione delle
aree a rischio di crisi idrica con finalita' di prevenzione delle
emergenze idriche; f) i criteri per la gestione del servizio idrico integrato,
costituito dall'insieme dei servizi pubblici di captazione,
adduzione e distribuzione di acqua, ad usi civili, di fognatura e
depurazione delle acque reflue; g) i livelli minimi dei servizi che devono essere garantiti in
ciascun ambito territoriale ottimale di cui all'art. 8, comma 1,
nonche' i criteri e gli indirizzi per la gestione dei servizi di
approvvigionamento, di captazione e di accumulo per usi diversi da
quello potabile.

- Istruzioni per l'organizzazione uniforme di dati e informazioni e delineazione del percorso metodologico per la redazione dei piani d'ambito ai fini della gestione del servizio idrico integrato sono contenute nell'allegato (recante lo stesso titolo) alla nota n. 929 del 21/12/98 del Comitato per la Vigilanza sull'uso delle Risorse Idriche.

1.2 Leggi e disposizioni Regione Sardegna

Il recepimento della L. n. 36/94 da parte della Regione Sardegna e' avvenuto attraverso la legge regionale 17.10.1997, n. 29 "Istituzione del servizio Idrico Integrato, individuazione e organizzazione degli ambiti territoriali ottimali in attuazione della Legge 5.1.1994, n. 36", modificata successivamente con la Legge Regionale 7.5.1999, n. 15, che prevede l'istituzione di un solo ambito territoriale per l'intera Regione.
In materia di tutela delle acque dall'inquinamento, la Regione Sardegna ha inoltre dato una prima attuazione al D.Lgs 152/99 con la LR 19 Luglio 2000 n. 14 recante: "Attuazione del decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152, sulla tutela delle acque dall'inquinamento, modifica alle leggi regionali 21 settembre 1993, n. 46 e 29 luglio 1998, n. 23 e disposizioni varie".
A questo punto e' utile calare l'inquadramento normativo nelle singole fasi della predisposizione del Piano d'Ambito.

1.3 Ricognizione

- E' stata effettuata dall'ESAF e dall'EAF, ai sensi della Deliberazione Regionale n. 14/13 del 7.5.02.
- Con riferimento alle gestioni esistenti, relativamente al bilancio idrico di ciascuna gestione analizzata, la normativa d'interesse e' essenzialmente il D.M. 8 gennaio 1997, n. 99 "Regolamento sui criteri e sul metodo in base ai quali valutare le perdite degli acquedotti e delle fognature".

1.4 Livelli di servizio

- Sono stati definiti, in ottemperanza ai criteri di cui al citato D.P.C.M. 4 marzo 1996, All. 8, e del D.P.C.M. 29 aprile 1999" Schema generale di riferimento per la predisposizione della carta del servizio idrico integrato".
- Con particolare riguardo alla qualita' del prodotto, le norme di riferimento sono, per l'acqua potabile, il D.P.R. 24 maggio 1988, n. 236 "Attuazione della direttiva CEE n. 80/778 concernente la qualita' delle acque destinate al consumo umano, ai sensi dell'art. 15 della L. 16 aprile 1987, n. 183" che verra' sostituito a decorrere dal 25 dicembre 2003 dal D.Lgs 2 febbraio 2001 n. 31 "Attuazione della direttiva CEE n. 98/83/CE", e, per lo scarico delle acque reflue urbane, il decreto legislativo 11 maggio 1999, n. 152 "Disposizioni sulla tutela delle acque dall'inquinamento e recepimento della direttiva 91/271/CEE concernente il trattamento delle acque reflue urbane e della direttiva 91/676/CEE relativa alla protezione delle acque dall'inquinamento provocato dai nitrati provenienti da fonti agricole", come modificato ed integrato dal decreto legislativo 258/00.
- Il DPR 854/82 indirizza la dotazione, per le derivazioni, di contatori a norma.

1.5 Aree critiche e programma degli interventi

- A seconda dell'estensione delle singole aree critiche, ci si attiene:
- a quanto previsto dall'art. 17 della L. 36/94, nel caso di
trasferimenti della risorsa da regione diversa da quella di
appartenenza dell'Ambito;
- alla legge 18 maggio 1989, n. 183 "Norme per il riassetto
organizzativo e funzionale della difesa del suolo", ove il livello
di indagine sia quello del bacino idrografico.

- Quanto agli obblighi ed agli obiettivi, ci si riferisce in particolare a quelli derivanti da:
- D.P.R 236/88
- D.Lgs. 152/99
- D.P.C.M. 4 marzo 1996
- L. 36/94 (con evidenza per gli artt. 5 e 6, come modificati
dal decreto legislativo n. 152/99, sul risparmio idrico e sul
riutilizzo delle acque reflue).

1.6 Pianificazione d'Ambito

- Per i progetti d'intervento, il riferimento eventuale all'aspetto dell'approfondimento tecnico della progettazione rimanda alla legge 11 febbraio 1994 n. 109 "Legge quadro in materia di lavori pubblici" e D.L.vo 20.8.02 n. 190, mentre quello sugli ammortamenti al D.M. 31 dicembre 1988, n. 17 "Ammortamenti, tabelle per imprese...".
- Per la tariffa, le linee guida sono fornite dal D.M. 1 agosto 1996 "Metodo normalizzato per la definizione delle componenti di costo e la determinazione della tariffa di riferimento del servizio idrico integrato", e, quanto all'articolazione per utenze e fasce di consumo, dai provvedimenti CIP 45 e 46 del 1974 e del 1975 e dall'art. 13, comma 7 della L. 36/94, nonche' dalla Del. CIPE 4.4.01 n. 52 che al punto 1.3 prevede l'eliminazione dalle tariffe dei minimi garantiti.

2. LINEE DI POLITICA DEL PIANO E STRATEGIA

2.1 Premessa

L'articolo 11 della legge 5 gennaio 1994 n. 36, affida all'Ambito Territoriale Ottimale l'incombenza di provvedere all'affidamento della gestione del servizio idrico integrato mediante una sequenza di operazioni precisamente delineate.
L'articolo si compone di tre commi e precisamente: - il primo comma stabilisce che la gestione venga affidata mediante
una convenzione secondo uno schema predisposto dalla Regione; - il secondo comma enumera le caratteristiche contrattuali e i
termini impegnativi che devono essere compresi nella convenzione di
gestione; - il terzo comma descrive le operazioni che l'Ambito deve compiere
per essere in grado di predisporre in ogni sua parte la convenzione
suddetta.

L'insieme delle fasi indicate nel suddetto comma terzo, ognuna vincolante per l'altra, delineano un disegno di pianificazione che l'Ambito e' tenuto a varare al fine di pervenire a un corretto rapporto contrattuale con il Soggetto Gestore.
Punti cardine del percorso delineato dall'art. 11, comma 3, e ripreso dalla Circolare n. 929 del 21.12.98 del Comitato per la Vigilanza sull'uso delle Risorse Idriche, sono: a) la ricognizione delle opere esistenti; b) il programma degli interventi; c) il piano finanziario; d) il modello gestionale ed organizzativo; e) la definizione delle risorse disponibili e dei proventi da
tariffa.

L'insieme dei suddetti elementi concorre a definire un "piano strategico" che l'Ambito deve darsi per avere cognizione del problema e prospettive ragionate e motivate di soluzione sulla base delle quali poter costruire la base contrattuale per la definizione degli obblighi che intercorrono fra il Soggetto Autorita' d'Ambito e il Gestore del SII e che saranno compresi nella convenzione fra Ambito e Gestore.
La chiave che caratterizza il disegno complessivo dell'Ambito e' il programma degli interventi il cui scopo e' quello di integrare - mediante il ricorso agli investimenti correlati - le strutture fisiche per renderle idonee allo svolgimento dei compiti gestionali secondo gli impegni assunti.
Il "piano strategico" di Ambito, come delineato dai contenuti dell'articolo 11 comma 3, costituisce lo strumento di regolazione tecnica ed economica della gestione del servizio idrico integrato.
Nella prassi attuativa della legge n. 36/94 il suddetto strumento viene definito con il termine "Piano d'Ambito", (e cosi' lo definiremo nel seguito della relazione) anche se la sua natura e' quella di una base di riferimento e di supporto per la convenzione di gestione e non deve essere confusa con gli ordinari strumenti di pianificazione di settore.
Questo procedimento trova applicazione attraverso due momenti distinti, indipendentemente da quella che sara' la procedura con la quale si perverra' alla scelta del Soggetto Gestore: - una prima formulazione da parte del Soggetto d'Ambito che
costituisce una sorta di base di riferimento per il confronto con
il Soggetto industriale cui sara' affidato il servizio; - la formulazione definitiva che scaturisce dal confronto (sia esso
derivante da un procedimento concorsuale, sia che si tratti di un
contratto di servizio per affidamento diretto) con il Soggetto
Gestore e che diventa vincolo contrattuale per il periodo
dell'affidamento.

Pertanto nello sviluppo delle fasi che portano all'affidamento della gestione si dovranno considerare due distinti documenti: a) il primo e' costituito dal Piano d'Ambito redatto dal Soggetto
Autorita' d'Ambito nel quale viene fornito il quadro tecnico ed
organizzativo della attuale situazione del SII nel territorio di
competenza, vengono fissati i livelli di servizio da conseguire ed
individuate le linee di azione e gli interventi infrastrutturali e
gestionali attraverso i quali si prevede di conseguire gli
obbiettivi prefissati, in un quadro di compatibilita' economico -
finanziaria nel rispetto dei vincoli del Metodo Normalizzato; b) il secondo discendera' dal primo ed e' la conseguenza della
definizione dei rapporti contrattuali con il Soggetto Gestore
(quali che siano le procedure attraverso le quali si perviene alla
individuazione del Soggetto stesso); detto secondo documento, che
puo' modificare in parte il Piano d'Ambito, costituisce il vero e
proprio Piano industriale della gestione ed assume vincolo
contrattuale nell'ambito della Convenzione di gestione prevista
dall'art. 11 comma 1 della legge n. 36/94.

Nei documento di cui al punto a) assumono carattere prevalente e vincolante le valutazioni sullo stato degli impianti e delle gestioni, (notizie che il futuro gestore deve avere) le linee di indirizzo strategico, gli obbiettivi ed i livelli di servizio che si intendono perseguire, il piano degli interventi strutturali da realizzare nella prima fase anche in rapporto alla opportunita' di sfruttare le risorse del POR 2000/2006 seconda fase.
Il documento di cui al punto b) dovra' costituire lo sviluppo esecutivo degli impegni contrattuali inerenti la gestione in termini di livelli di servizio opportunamente definiti da indicatori fisici o gestionali da conseguire secondo una precisa scansione temporale, nonche' da vincoli precisi circa i criteri di monitoraggio e controllo delle attivita' del Gestore, i livelli di investimento da attuate su aree o per settori prefissati, con un modello organizzativo dichiarato e verificabile.
La presente "proposta di Piano d'Ambito" costituisce il documento di cui al punto a) ed e' stata redatta secondo le linee guida indicate dalla Regione e in linea con le "Istruzioni per l'organizzazione uniforme di dati e informazioni e delineazione del percorso metodologico per la redazione dei piani d'ambito ai fini della gestione del servizio idrico integrato contenute nell'allegato alla nota n. 929 del 21/12/98 del Comitato per la Vigilanza sull'uso delle Risorse Idriche; il piano economico finanziario e lo sviluppo tariffario e' stato elaborato nel rispetto dei vincoli fissati dal "Metodo Normalizzato".

2.2 Contenuti ed articolazione del Piano

L'attivita' di pianificazione prevede un percorso che considera in prima analisi la rivisitazione dettagliata di tutte le fasi propedeutiche alla stesura del piano stesso. Per tali fasi verranno riportate le metodologie, le ipotesi di base assunte, i risultati intermedi.
Si riportano di seguito le attivita', i contenuti e l'articolazione della proposta di Piano d'Ambito.
Lo schema logico seguito nella elaborazione della proposta e' deducibile dal Diagramma delle Fasi riportato a pag. 9.
Da esso appare come, partendo dall'accertamento dello stato delle opere e delle infrastrutture riferibili al servizio idrico integrato e dallo stato attuale dei livelli di servizio (Ricognizione), si giunge, attraverso la definizione dei livelli di servizio obiettivo specifici dell'ATO di che trattasi, prima alla focalizzazione delle criticita', poi alla identificazione degli interventi da programmare.
Questi ultimi si sostanziano in due elementi essenziali del Piano d'Ambito vero e proprio, e cioe':
1) il Piano degli Investimenti
2) il Piano Gestionale
Il primo consiste essenzialmente nella descrizione degli interventi programmati per ciascuna area critica e per ciascun segmento del S.I.I. e nella loro migliore definizione possibile con i dati disponibili in termini di obiettivi, effetti attesi, livelli di priorita', previsioni temporali e di costo.
Il secondo presenta le linee guida generali del modello organizzativo e gestionale, che riguardano l'organizzazione sul territorio (struttura centrale, centri di esercizio, articolazione dei servizi, punti di contatto con gli utenti), le attivita' necessarie con le rispettive funzioni ed i relativi parametri di produttivita', il dimensionamento dell'organico, una stima dei costi operativi, avuto riguardo ai costi di riferimento calcolati secondo il Metodo normalizzato.
A tal punto i due strumenti citati verranno fatti confluire nel piano economico-finanziario, costruito sulla base dei costi d'investimento e dei costi operativi preventivamente determinati, inserendo anche gli ammortamenti e la remunerazione dei capitale investito, nonche' i ricavi dovuti ai proventi tariffari, corrispettivi dei servizi.
Si perviene quindi al calcolo della Tariffa Reale Media che viene confrontata, da un lato con la tariffa media ponderata delle gestioni esistenti e, dall'altro, con i vincoli presenti nel Metodo Normalizzato. E' cosi' possibile presentare, in conclusione, lo sviluppo temporale della tariffa durante tutto l'arco del Piano d'Ambito.

----> Vedere pag. 65 del S.O. <----

Occorre individuare, per prima cosa, lo scenario di riferimento posto a base dell'attivita' di elaborazione del Piano d'Ambito.
Il punto di partenza sono, come gia' detto, i dati e le elaborazioni ottenute in sede di ricognizione.
Vengono, quindi, descritti gli indirizzi generali d'intervento dell'Autorita' d'Ambito (AA), come scaturenti dagli obblighi imposti dalla normativa vigente e dalla volonta' politica, pianificatoria e programmatica dell'AA, che tenga conto delle specificita' locali, fissandone gli obiettivi, le relative unita' di misura, e le scadenze.
Una volta fissati i livelli di servizio richiesti, si procede alla determinazione della domanda della risorsa idrica, globale e secondo le diverse caratteristiche dell'utenza, tenendo anche conto della possibilita' di riutilizzo delle acque reflue urbane trattate; per tali elaborazioni si fa riferimento ai documenti di pianificazione esistenti ed in fase di aggiornamento, quale il N.P.R.G.A. Nello stesso tempo viene determinata la domanda relativamente alla fognatura e depurazione.
Dall'esame del bilancio idrico complessivo, cioe' del confronto tra lo stato attuale dell'offerta dei servizi e l'evoluzione della domanda in tutti i settori, si passa quindi all'individuazione degli obiettivi specifici degli interventi sulle aree critiche evidenziate in precedenza, per l'adeguamento dei servizi ai livelli, quantitativi e qualitativi, richiesti.
Le attivita' pianificatorie previste comprendono una prima sezione volta alla "definizione ed analisi dello stato di fatto" in termini di: - aggiornamenti, approfondimenti ed acquisizione di dati ed
informazioni necessarie per la pianificazione e non ancora
disponibili. - inquadramento di ambito ed evoluzione della domanda; - analisi dello stato attuale dei servizi e delle infrastrutture
esistenti; - analisi dei costi e ricavi delle gestioni esistenti.

Una seconda sezione e' rivolta alla: - definizione delle criticita' e degli obiettivi di Piano; - elaborazione del piano degli interventi.

Le elaborazioni conclusive comprendono: - il piano finanziario; - la tariffa reale media.

2.3 Strategia del piano e strumenti attuativi

In Sardegna il settore idrico sconta una situazione di partenza assai deficitaria, come viene confermato dagli esiti della ricognizione, sia sul piano dell'assetto organizzativo e gestionale che su quello della adeguatezza delle infrastrutture, peraltro in una situazione di modifiche in senso negativo dei cicli idrologici che hanno aggravato i conflitti d'uso della risorsa primaria con i settori concorrenti, in primo luogo con l'agricoltura.
Il disavanzo della gestione operativa appare assai grave e lo stato delle infrastrutture risulta inadeguato rispetto alle esigenze a causa di un deficit di investimenti sia per l'innalzamento degli standard alle nuove esigenze sia per il mantenimento del livello di efficienza attraverso i rinnovi e le manutenzioni straordinarie; tale deficit di investimenti e' stato causato da carenze finanziarie derivanti da tariffe non adeguate; dalla inefficienza del sistema gestionale, dai ritardi nell'applicazione di direttive comunitarie, dalla interruzione di flussi di finanziamenti pubblici a fondo perduto assicurati dall'Intervento Straordinario.
In definitiva oggi il settore dei servizi idrici, di fronte ai rigorosi vincoli comunitari recepiti dalla legislazione nazionale, che impongono la liberalizzazione dei servizi e la copertura dei relativi costi con le tariffe, si trova chiuso in un circolo vizioso in cui la inefficienza gestionale e lo stato delle infrastrutture determinano un risultato scadente in termini economico finanziari e di qualita' del servizio e con questa scarsa qualita' e' insostenibile l'attuazione degli incrementi tariffari indispensabili per recuperare le ingenti risorse finanziarie necessarie per attuare gli investimenti sul capitale infrastrutturale.

La strategia del Piano

Il primo problema che si impone nell'impostazione della proposta di Piano d'Ambito e' quello di definire una strategia complessiva di approccio al problema, che consenta all'ATO Sardegna di superare l'attuale stato di criticita' del servizio Idrico Integrato attraverso l'interruzione dell'attuale spirale negativa e l'innesco, di contro, di un processo virtuoso di investimenti, miglioramento della qualita', adeguamento delle tariffe per il conseguimento dell'equilibrio economico - finanziario imposto dalla riforma introdotta con la legge n. 36/94.
Tale strategia, tenuto conto della grave situazione finanziaria di partenza (come meglio descritta nei relativi capitoli del presente documento) e dei vincoli di contesto inerenti la fase di programmazione delle risorse finanziarie del Quadro Comunitario di Sostegno (QCS) 2000 - 2006, ed in coerenza con gli obbiettivi generali da conseguire con l'attuazione della legge n. 36/94 e delle leggi regionali di attuazione, puo' essere configurata nei seguenti termini: a) aggredire immediatamente tutti i fattori di inefficienza per
recuperare il massimo di risorse finanziarie e creare le basi per
un sistema efficace di conoscenza e monitoraggio di tutti i
parametri fisici ed economici del sistema; b) attuare nei primi anni contestualmente al periodo di
programmazione delle risorse finanziarie del QCS, un massiccio
programma di investimenti mirati ad elevare quanto piu' possibile
(compatibilmente con il vincolo tariffario) lo stock di capitale
infrastrutturale; c) proseguire nella fase successiva nell'adeguamento infrastrutturale
previa una attenta valutazione degli effetti conseguiti nella
prima fase ed il rigoroso riscontro delle effettive necessita'
ulteriori in rapporto alle informazioni derivanti dal sistema di
monitoraggio e controllo realizzato nella stessa prima fase,
privilegiando soprattutto gli investimenti di mantenimento.

Tale approccio ha lo scopo di rendere minimo, e comunque compatibile con i vincoli posti dal Metodo normalizzato per la determinazione della tariffa di riferimento di cui al D.M. 1 agosto 1996, l'impatto sulla tariffa degli investimenti necessari a riportare il livello del capitale infrastrutturale ad un limite compatibile con il rispetto dei vincoli normativi comunitari e con gli obbiettivi di servizio assunti, utilizzando, quali leve finanziarie, oltre all'incremento della tariffa, il recupero di efficienza insito nella nuova organizzazione dei servizi e le risorse comunitarie del POR.
Infatti, secondo gli indirizzi di programmazione relativi all'asse I "Risorse naturali" del QCS per le regioni dell'Obiettivo 1 (2000 - 2006) approvato il 2 agosto 2000, la seconda fase del programma relativo all'asse I si sviluppera' "nel quadriennio 2003 - 2006 e dovra' finanziare i Piani d'Ambito territoriale affidati per l'attuazione e cofinanziati dai Soggetti gestori o comunque approvati dalla costituita Autorita' d'Ambito."
In relazione a cio' la proposta di Piano, che abbraccera' un arco temporale complessivamente riferito alla durata dell'affidamento, presentera' caratteristiche diversificate con riferimento a due distinti orizzonti temporali come di seguito indicato: A. la prima fase (6 anni) caratterizzata dalla realizzazione di un
massiccio piano di investimenti infrastrutturali nella quale gli
interventi da realizzare vengono definiti in termini piu'
puntuali; tali interventi saranno mirati, essenzialmente, al
rispetto dei vincoli normativi ed al recupero dell'efficienza
economico - finanziaria; B. la seconda fase, dal settimo anno in poi, nella quale gli
investimenti vengono individuati in termini quantitativi e
tipologici, essendo piu' opportuno non vincolare le scelte piu'
operative e tecnologiche che scaturiranno dai risultati delle
attivita' della prima fase, tanto piu' che le carenze conoscitive
che oggi il settore presenta consigliano di predispone uno
strumento di pianificazione flessibile, che possa essere adattato
durante lo sviluppo delle attivita'.

Questa impostazione risponde anche alla esigenza di comporre le due tendenze contrastanti prima indicate: quella del Soggetto d'Ambito (portatore degli interessi pubblici generali) di fissare vincoli stringenti al Soggetto Gestore in merito agli interventi da realizzare, e quella di lasciare al Soggetto Gestore gli spazi imprenditoriali e manageriali che gli competono.
Appare logico che in tema di investimenti il Soggetto d'Ambito debba porre le proprie indicazioni in modo piu' preciso proprio nella prima fase nella quale il Soggetto Gestore utilizzera', oltre ai proventi da tariffa, i fondi pubblici a fondo perduto del QCS, mentre nella seconda fase in cui le risorse finanziarie per gli investimenti deriveranno dalle risorse della gestione industriale, le scelte tecnologiche ed operative saranno subordinate alla verifica degli esiti di quanto e' stato posto in essere alla luce del sistema informativo nel frattempo realizzato (conoscenza fisica di tutte le parti del sistema, dati operativi e gestionali, risultati ottenuti) e portato a conoscenza del Soggetto d'Ambito che potra' quindi, a ragion veduta, approvare le proposte tecnico - operative del Soggetto gestore.
In definitiva la presente proposta di Piano d'Ambito, oltre che rispondere ai requisiti ed obbiettivi previsti dalla legge n. 36/94 assolve anche allo scopo di strumento di programmazione delle risorse pubbliche aggiuntive derivanti dal POR seconda fase, in quanto tali risorse vengono inserite in un contesto organico di azioni coordinate definite nel Piano d'Ambito che devono portare il servizio ai livelli desiderati utilizzando anche risorse finanziarie derivanti dalla tariffa (cofinanziamento del gestore prescritto dal QCS).
E' evidente che questa scelta di pianificazione comporta una adeguata e coerente struttura contrattuale nella convenzione di affidamento della gestione, la quale deve prevedere, dopo la prima fase, - che potrebbe a sua volta essere suddivisa in due sub periodi tenuto conto che nel primo triennio si potranno gia' avere informazioni e dati sufficienti a meglio calibrare gli investimenti del secondo sub periodo - opportune clausole di revisione ed integrazione degli impegni in funzione dei risultati e una procedura di approvazione degli investimenti infrastrutturali articolata secondo piani attuativi (triennali con verifica annuale) proposti dal Gestore supportati da documentazione progettuale idonea (progetti preliminari) che dovranno essere approvati dal Soggetto d'Ambito.

L'attuazione della strategia

L'approccio strategico definito nel paragrafo precedente pone come elemento critico fondamentale per tutto il Piano d'Ambito, il piano degli interventi infrastrutturali ed in particolare, la quota di investimenti da realizzare nella prima fase fortemente sostenuti dall'intervento di risorse pubbliche.
Nella identificazione di questi si e' cercato di trovare la composizione le diverse categorie di priorita' derivanti dalle criticita' del sistema con il vincolo degli effetti economico - finanziari e della compatibilita' con le prescrizioni tariffarie.
Al solo fine di schematizzare il problema (che nella realta' si presenta in maniera molto piu' complessa) si e' dovuto considerare investimenti i cui effetti sono estremamente importanti ai fini della qualita' ambientale e della risorsa (zone di tutela delle fonti, depurazione degli scarichi in corpi idrici importanti) che, pero', non producono miglioramenti del quadro economico - finanziario, mentre altri investimenti (riorganizzazione delle utenze, misurazione dei consumi, eliminazione delle dispersioni) che hanno immediati effetti sul quadro finanziario potrebbero non avere equivalente importanza dal punto di vista ambientale e degli interessi generali del territorio.
Nella elaborazione del Piano d'Ambito, anche attraverso una fase iterativa per successive approssimazioni e operando in collegamento con le strutture regionali competenti, si e' cercato di definire il mix ottimale di investimenti infrastrutturali capace di produrre effetti sulle criticita' ambientali piu' gravi per il rispetto delle scadenze fissate dalla Direttiva Comunitaria, e di produrre anche quei risultati economici indispensabili per potere disporre delle risorse integrative a quelle pubbliche e a quelle derivanti dagli incrementi tariffari nei limiti fissati dal Metodo Normalizzato, per attuare il piano di interventi.

Il piano degli interventi: Progetti Obbiettivo

Le proposte di investimento sono state organizzate per insiemi omogenei riferiti a specifici obbiettivi che sono collegati alla rimozione delle varie criticita' individuate con la ricognizione; detti insiemi di interventi verranno considerati globalmente e definiti "Progetti Obbiettivo" (P.O.).
Tali insiemi di interventi sono individuati a partire dalle indicazioni fornite in sede di ricognizione tenendo altresi' presente che dal punto di vista progettuale dovranno essere operate a cura del Soggetto che dovra' realizzare il Piano, le scelte tecnologiche piu' rigorosamente riferite al disegno di Piano, ai vincoli finanziari, e agli obbiettivi di miglioramento dei parametri imposti.
Ciascun Progetto Obbiettivo comprende percio' l'insieme degli interventi mirati alla rimozione della criticita' generale identificata da realizzarsi in un arco di tempo prefissato e con uno stanziamento complessivo determinato a partire dagli elementi delle proposte esistenti con i criteri esposti nel capitolo VI. In base agli elementi di dettaglio conosciuti per le singole realta' territoriali, all'interno del Progetto Obbiettivo sono stati individuati tipologie di interventi o i singoli interventi come riportato nelle "Schede Interventi" consegnate in appendice al capitolo VI.

2.4 Elementi di contesto che influiscono sui contenuti della proposta di Piano

La presente proposta di Piano d'Ambito potra' essere oggetto di revisioni ed ampliamenti in relazione ad eventuali modifiche e/o approfondimenti di alcune condizioni al contorno che prescindono dallo stato attuale sia delle disposizioni legislative sia del grado di conoscenza del sistema idrico.
In particolare, si fa riferimento alla revisione del Metodo Normalizzato in fase avanzata di studio, ed alla consistenza ed attendibilita' dei dati derivanti dalla ricognizione realizzata da ESAF, il cui approfondimento potrebbe portare ad analisi di maggior dettaglio del quadro tecnico-gestionale attuale.
Fermo restando che per una proposta di Piano redatto dall'Autorita' d'Ambito, il livello delle informazioni su cui si basa la presente proposta risulta sufficiente, eventuali approfondimenti potranno essere utili per definire i documenti necessari alle successive fasi previste per arrivare all'affidamento del S.I.I. al nuovo Gestore.

3. DESCRIZIONE DELLE ATTIVITA' PROPEDEUTICHE

3.1 Premessa

L'attivita' principale dell'Autorita' d'Ambito, propedeutica alla predisposizione del Piano ed alla definizione delle procedure e delle modalita', anche su base pluriennale, per assicurare il conseguimento degli obiettivi previsti dalla L. 36/94, e' rappresentata dalla ricognizione delle opere di adduzione, di distribuzione, di fognatura e di depurazione esistenti (art. 11, comma 3 della stessa legge).
Ancora, il D.P.C.M. 4 marzo 1996, nell'All. 3 "Metodologie generali per la programmazione della razionale utilizzazione delle risorse idriche con particolare riferimento agli usi plurimi (art. 4, comma 1, lett. B) della L. 5 gennaio 1994, n. 36", riporta, tra l'altro, quanto segue:
"La razionale utilizzazione delle risorse idriche richiede che i relativi elaborati di pianificazione, rappresentando nella materia lo strumento di sintesi globale, siano disegnati sulla base dei seguenti presupposti: - conoscenza completa del sistema fisico da gestire; - valutazione del patrimonio idrico di riferimento, inteso come
insieme delle risorse idriche, superficiali e sotterranee, riferito
ad un bacino d'utenza plurima; - analisi delle infrastrutture di prelievo, captazione, adduzione e
distribuzione esistenti, ivi compresa l'analisi finanziaria ed
economica delle eventuali alternative di intervento e gestione; - valutazione dei fabbisogni soddisfatti e di quelli caratterizzati
da carenze idriche, costanti nel tempo o periodiche; - messa a punto di un modello preliminare di gestione delle risorse
idriche; - conoscenza delle interrelazioni esistenti con gli obiettivi di
altri programmi di settore e con la pianificazione territoriale di
ogni livello; ..."

L'ultimo punto estende le considerazioni fatte sino all'inquadramento del Piano d'Ambito nel contesto della pianificazione sovraordinata, come il Piano Regolatore Generale degli Acquedotti, il Piano Regionale di Risanamento delle Acque, il Piano di Bacino, i Piani territoriali e settoriali.
A livello nazionale, all'aggiornamento del P.R.G.A. per ciascun ATO individuato, d'intesa con gli enti locali ricadenti negli stessi ambiti e riuniti nella forma di cooperazione previste dalla L. 36/94, provvedono le Regioni, tenuto conto della ricognizione e del programma d'interventi di cui all'art. 11, comma 3 della stessa legge, vale a dire del Piano d'Ambito.
Tale disposizione e' ancora contenuta nel D.P.C.M. 4 marzo 1996, all'art. 3.
Per la Regione Sardegna la ricognizione delle opere ed una prima indicazione delle necessita' infrastrutturali e' stata sviluppata dall'ESAF e, relativamente agli usi multisettoriali, dall'EAF.

3.2 Ricognizione ESAF - Opere, gestioni e progetti settore idropotabile e fognario-depurativo

La situazione attuale dei servizi e delle infrastrutture esistenti sia nel settore acquedottistico che fognario-depurativo e' stata identificata mediante un'attivita' ricognitiva effettuata da E.S.A.F. nel corso degli ultimi anni, e comunque aggiornata a partire dall'agosto 2001, presso tutti i soggetti gestori dei servizi idrici.

Il servizio di acquedotto

Le notizie che concernono tale servizio sono riferite alle fonti di approvvigionamento, agli impianti di potabilizzazione, alle reti acquedottistiche foranee, alle reti di distribuzione interne (entrambe le reti intese nella piu' ampia accezione di infrastrutture corredate di serbatoi di linea e di compenso, partitori, sollevamenti, ecc.).
L'ESAF ha provveduto, inoltre, a georeferenziare i tracciati dei vari schemi acquedottistici, non riportati nelle cartografie ufficiali ormai obsolete. Frutto di questo lavoro sono gli elaborati grafici (planimetrie in scala 1:50.000) che riproducono tutta la rete foranea acquedottistica idropotabile dell'Isola, le tabelle associate che ne sintetizzano gli elementi numerici salienti e che vanno consultate contestualmente con la rappresentazione schematica del relativo acquedotto che ne fornisce la chiave di lettura, le schede riepilogative complessive che riproducono gli sviluppi delle varie condotte per materiale e per diametro.
I dati sono stati raccolti con riguardo alla suddivisione del territorio regionale operata dai 49 schemi idrici definiti nel P.R.G.A. vigente, e sono contenuti negli elaborati di seguito illustrati. Per ogni schema (ovvero per raggruppamenti di schemi contigui) vengono fornite le seguenti elaborazioni grafiche e tabellari: - planimetria schematica, in cui sono riportati i centri serviti, le
fonti di approvvigionamento, gli impianti di potabilizzazione e
sollevamento presenti lungo linea, la suddivisione delle tratte di
condotte adduttrici (con un colore diverso a distinguere acquedotti
principali, locali e di altri schemi diversi da quelli in esame)
l'indicazione di eventuali apporti e/o cessioni della risorsa; - tabelle collegate alla planimetria schematica contenenti, per
ciascun tratto di condotta, diametro nominale, materiale, portata
erogata e stato di conservazione, nonche' potenzialita' degli
impianti di sollevamento lungo linea; - tabella riepilogativa delle fonti di alimentazione suddivisa per
tipo (pozzo, sorgente, invaso) e riportante numero, denominazione,
portata;

In particolare, oltre che i dati di consistenza e di giudizio di funzionalita' delle diverse infrastrutture, sono stati raccolti i parametri che compaiono nell'elaborazione del modello tariffario, come previsto dal D.M. 01.08.1996.
Infine e' stato condotto, presso ciascun gestore, un monitoraggio dei dati economico-gestionali, l'indicazione sintetica dei principali problemi, inconvenienti, disfunzioni e carenze concernenti il servizio idrico integrato, nonche' i dati relativi ai progetti disponibili.
L'ESAF ha infine predisposto un programma di interventi nel settore acquedottistico, allegando per ciascuno schema un'indicazione delle esigenze finanziarie.

Il servizio fognario-depurativo

L'indagine sulle reti fognarie e' stata effettuata per singolo abitato, valutando per ciascuno di questi: - tipologia della rete fognaria (mista o nera); - estensione chilometrica della rete, dedotta sulla base della
cartografia planimetrica; - percentuale di copertura, stimata sulla base di indagini di
copertura del servizio; - stato di consistenza e funzionalita' della rete, basato sulle
valutazioni gestionali che riportano il numero di disservizi, la
capacita' di deflusso, ecc; - situazione gestionale, individuando il gestore di ogni singola
rete.

Le risultanze dell'indagine sono riportate, aggregate per agglomerato, nelle tabelle tematiche specifiche. Per ciascun agglomerato e' stata riportata l'estensione in chilometri della rete fognaria esistente, la percentuale di copertura e la tipologia della rete esistente (nera o mista), il giudizio sull'efficienza del sistema.
L'indagine sulle strutture di collettamento e' stata limitata all'analisi dei sistemi consortili esistenti.
L'indagine sugli impianti di depurazione esistenti e' stata finalizzata alla raccolta dei seguenti dati: - la tipologia dell'impianto, individuando per ciascun impianto
presente nell'agglomerato le sezioni di trattamento presenti
raggruppate per tipologia: - pretrattamenti (almeno una delle fasi di grigliatura, dissabbiatura
e disoleatura); - trattamenti primari (decantazione o simili); - trattamenti biologici (a biomassa adesa o sospesa); - chiarificazione secondaria; - disinfezione; - trattamenti terziari (denitrificazione e defosfatazione); - affinamento (chiariflocculazione, filtrazione); - trattamento fanghi, con l'individuazione della stabilizzazione e
della tipologia di disidratazione dei fanghi (disidratazione
meccanica o letti di essiccamento).

L'indagine ha permesso peraltro di individuare come per numerosi impianti sia ormai difficoltoso reperire gli originari dati progettuali, che, quando posseduti, sono riferiti al raggiungimento dei valori tabellari della L. 319/76.
Per ciascun impianto sono stati quindi tabellati gli attuali valori di carico organico (in COD e in BOD5), riportando un giudizio sintetico di valutazione sulle strutture impiantistiche e schema di trattamento, sulla funzionalita', intesa come capacita' di raggiungere adeguati rendimenti depurativi e di mantenere nel tempo tali rendimenti, in assenza di rendimenti adeguati nell'abbattimento del carico organico. Sono inoltre state fornite indicazioni in merito all'individuazione del fabbisogno di infrastrutture fognarie, di collettamento e di depurazione.

3.3 Ricognizione EAF - Opere, gestioni e progetti usi multisettoriali

In ossequio alla classificazione introdotta dal Decreto Min. LL.PP. 08.01.1997 n. 99, concernente i criteri da seguire per la valutazione delle perdite dagli acquedotti e dalle fognature, la ricognizione delle opere multisettoriali e' stata guidata dall'obiettivo di individuare l'insieme delle infrastrutture di "produzione" e "adduzione" della risorsa idrica.
Individuate quindi le fonti come origine dei sistemi di trasporto, questi venivano a terminare nel punto in cui il loro utilizzo fosse al servizio di una sola utenza particolare.
Non e' stata trattata la parte delle opere di distribuzione idrica irrigua, per la quale si rimanda alla ricognizione svolta dall'Istituto Nazionale di Economia Agraria, ne' la parte di distribuzione idrica potabile e quella fognario-depurativa in quanto oggetto di altra azione ricognitiva svolta a cura dell'ESAF. In questa sede solo gli impianti di depurazione sono stati esaminati, col fine unico di riportarne le caratteristiche infrastrutturali, quali potenziali produzioni di risorsa idrica rigenerata.
La ricognizione ha interessato tanto le opere esistenti quanto quelle in fase di realizzazione.

Soggetti detentori delle informazioni

Le informazioni, nella maggioranza dei casi, sono state reperite presso le amministrazioni concessionarie o proprietarie delle opere. Solo in alcuni casi si e' registrata l'impossibilita' di interloquire con alcuni di questi soggetti, casi nei quali, per le sole opere di trasporto, si e' proceduto all'individuazione per via indiretta delle caratteristiche e dei tracciati delle opere.

Qualita' delle informazioni

In generale per le opere di trasporto la ricognizione e' stata basata sull'esame degli elaborati progettuali o dai disegni di contabilita' messi a disposizione, integrando talvolta con le informazioni reperibili dagli schemi funzionali del PRGA per la Sardegna - Revisione 1997.
Circa le opere puntuali, quali primariamente centrali di sollevamento e centrali idroelettriche, si e' provveduto ad inoltrare alle amministrazioni interessate opportune "form" da compilarsi con le informazioni necessarie.
Per quanto concerne invece le opere di produzione e captazione della risorsa idrica, dighe e traverse fondamentalmente, si e' fatto riferimento alle informazioni disponibili presso lo stesso EAF e reperibili nei diversi strumenti di pianificazione da esso redatti.

Base cartografica

Le informazioni reperite, per le reti di trasporto in particolare, presentavano scale differenti a seconda della natura e della qualita' degli elaborati ottenuti. Tutte sono state riportate su una base cartografica 1:50.000 che costituisce anche il supporto del Sistema Informativo Geografico.

Elementi costituenti il Sistema Informativo Geografico

Le informazioni raccolte sono state archiviate su due differenti supporti:
- il Sistema Informativo Geografico (GIS);
- il Data Base delle informazioni.

Il Sistema Informativo Geografico e' stato implementato in ambiente ArcView-ArcMap su base cartografica IGM 1:50.000.
Il tracciamento delle opere di trasporto e' stato effettuato su supporto cartografico della Carta Tecnica Regionale 1:10.000 e poi importato in ambiente GIS.
Il Sistema Informativo e' stato organizzato con temi differenti per ognuno degli elementi significativi presi in esame. Precisamente:
- opere di trasporto;
- partitori;
- centrali di sollevamento;
- centrali idroelettriche;
- prese;
- impianti di potabilizzazione;
- impianti di depurazione;
- dighe;
- sbarramenti minori.

Di tutti gli elementi individuati sono riportate solo le informazioni relative al posizionamento geografico e la loro denominazione.
Tutte le altre informazioni sono state archiviate nel Data Base delle informazioni esterno, implementato in ambiente Microsoft Access.

3.4 Approfondimenti effettuati dalla SOGESID

Ai fini dell'elaborazione della proposta di Piano d'Ambito la Sogesid ha provveduto ad integrare i dati rispetto a quelli forniti dall'ESAF.
Gli approfondimenti hanno riguardato essenzialmente i dati gestionali, stante la particolare carenza di informazioni su questo argomento, e data la criticita' dello stesso ai fini delle scelte di Piano e della validita' delle previsioni economiche e finanziarie. Per il dettaglio si rimanda al successivo Capitolo IV - Analisi organizzativa delle gestioni esistenti.
Inoltre sono stati incontrati direttamente in varie occasioni i responsabili delle gestioni delle citta' con maggiore popolazione (Cagliari, Sassari, Nuoro, Oristano, Carbonia, Iglesias, Olbia, Alghero) con i quali sono stati verificati dati delle ricognizioni e discusse le situazioni di particolare criticita' e le iniziative in atto.
Per quanto riguarda i contenuti delle proposte progettuali esistenti si sono svolti specifici approfondimenti con i competenti Assessorati Regionali, sulla base dei quali e' stato possibile predispone le schede-intervento oggetto della proposta di Piano.

4. LA STRUTTURA DEL PIANO

La presente proposta di Piano d'Ambito si articola nei seguenti documenti:
- Documento di sintesi;
- Relazione generale e schede intervento;
- Allegati; 1. Risultati attivita' propedeutiche ESAF (Ricognizione e Piano degli
Investimenti); 2. Risultati attivita' propedeutiche EAF (Ricognizione e Piano degli
Investimenti);
- Il Documento di sintesi evidenzia i principali contenuti della Proposta;
- La Relazione generale, costituita dal presente documento contiene tutte le risultanze del lavoro svolto e le schede identificative degli interventi;
- Gli Allegati contengono tutti i dati raccolti nel corso delle ricognizioni effettuate da ESAF ed EAF.

La struttura della Proposta di Piano d'Ambito vero e proprio e' chiaramente deducibile dal precedente Paragrafo 2.

CAPITOLO II
INQUADRAMENTO DI AMBITO, RACCORDO CON GLI STRUMENTI SOVRAORDINATI
DI PIANIFICAZIONE, BILANCIO DOMANDA/OFFERTA PLURISETTORIALE

1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE

1.1 Geologia e geomorfologia

La Sardegna e' la seconda isola del Mediterraneo con una superficie di circa 24.090 kmq, compresi gli isolotti costieri.
Emerge in una posizione centrale del bacino del Mediterraneo a circa 180 km dalla penisola italiana e a 178 km dall'Africa, compresa tra i 41 gradi 15'42" di latitudine nord (Capo Falcone) a settentrione, i 38 gradi 51'52" di latitudine nord (Capo Teulada) a meridione, gli 8 gradi 8'10" di longitudine est da Greenwich (Capo dell'Argentiera) ad occidente ed i 9 gradi 50'8" di longitudine est da Greenwich (Capo Comino) ad est.
In Sardegna sono evidenti i resti di formazioni dell'era primaria, sorte insieme alla meseta della penisola iberica ed alle hyeres della Provenza, terre che esistevano nel mediterraneo occidentale molto tempo prima che emergessero gli Appennini e le Alpi. La zona piu' antica della Sardegna e' rappresentata dalla parte sud- occidentale, ovvero l'attuale Sulcis Iglesiente le cui rocce appartengono ai periodi cambrico e silurico, con formazioni arenarie, scisti argillosi, dolomie insorte da 600 a 400 milioni di anni fa. Durante il carbonifero, ossia circa 300 milioni d'anni fa, un grande corrugamento determino' l'ascesa di grandi masse magmatiche e granitiche che forma la struttura della Sardegna, infatti l'impalcatura dell'isola e' granitica. Ulteriori trasformazioni si ebbero dopo le formazioni sedimentarie orizzontali, mentre si producevano depositi marini e litoranei. Infine con il corrugamento alpino accompagnato da grandi attivita' vulcaniche, si genero' il distacco dell'isola dal continente. Con le emersioni del Quaternario le varie masse piu' antiche si saldarono tra loro mentre si verificava il distacco dalla Corsica ottenendo cosi' l'assetto attuale.
Data la complessa storia geologica, l'isola ha varie e complesse caratteristiche morfologiche; essa e' costituita da pianure di sedimenti, detti localmente Campidani, da altopiani a diversa altezza e da rilievi che piu' che l'aspetto di catene, hanno quello di massicci, corrispondenti alle isole piu' antiche da cui la Sardegna e' derivata. Le pianure sono di natura alluvionale, formatesi cioe' attraverso l'erosione dei rilievi da parte delle acque che hanno provocato una sedimentazione sul fondo, spesso riempiendo i canali marini. Le principali sono quelle del Campidano e della Nurra. Il complesso montuoso piu' importante e' il massiccio del Gennargentu si estende nella parte centro-orientale dell'isola, dalla Barbagia all'Ogliastra, affacciato sul mare Tirreno e comprende la quota piu' elevata della Sardegna, la Punta La Marmora di 1.834 metri s.l.m.
Complessivamente, la Sardegna e' prevalentemente collinosa (circa il 68% del territorio), mentre la montagna ne occupa il 18,4% e la pianura il 13,6%. L'altitudine media e' di 334 m s.l.m.

1.2 Idrografia

La rete idrografica sarda e' formata da quattro fiumi maggiori, Tirso, Flumendosa, Coghinas e Flumini Mannu che defluiscono ai quattro litorali dell'isola per una superficie complessiva di 9.963 kmq e da numerosi altri corsi d'acqua secondari.
Il Tirso e' il maggiore fiume sardo, infatti ha una lunghezza di circa 160 km mentre l'ampiezza di bacino e' di circa 3.375 kmq e sbocca nel golfo di Oristano. Il Tirso nasce nell'altopiano granitico di Budduso', ad oltre 900 m di quota.
Nella costa settentrionale della Sardegna si versa il fiume Coghinas che ha una lunghezza di 115 km. e bacino di 2.476 kmq, il secondo, per estensione, in Sardegna.
Il Flumendosa ha origine nel vasto massiccio del Gennargentu sfociando nella costa sud orientale con lunghezza dell'asta principale di 122 km e superficie del bacino di 1.826 kmq.
Il Flumini Mannu e' il quarto fiume della Sardegna per ampiezza di bacino con lunghezza dell'asta principale di circa 86 km.
Il Flumini Mannu, scende con molti rami sorgentiferi dall'altipiano calcareo del Sarcidano e, costituitosi in un unico corso sbocca nella piana del Campidano sfociando in prossimita' di Cagliari.

1.3 Aspetti climatici e regime pluviometrico

Il clima nell'isola e' di tipo mediterraneo temperato, ed e' caratterizzato dalla presenza di forti venti di maestrale particolarmente frequenti dall'autunno alla primavera. La distribuzione spaziale della temperatura e' connessa all'orografia della Sardegna.
Analizzando le variazioni delle distribuzioni medie mensili di tale parametro si evidenzia la presenza di due stagioni climatiche tipiche delle regioni mediterranee. Si nota infatti che nella stagione invernale l'effetto dominante e' quello dovuto al mare, con conseguente continentalita' delle zone interne. Nella stagione estiva prevale l'effetto stabilizzante delle aree anticicloniche. Sia la temperatura massima che quella minima sono distribuita omogeneamente su tutto il territorio, con una tendenza all'aumento nelle zone interne.
La temperatura media annua registra valori alquanto elevati, oscillanti circa tra i 18 gradi C di Cagliari, 17 gradi C di Sassari e 10,5 gradi C del massiccio del Limbara. Nella Stagione fredda ovvero dicembre, gennaio e febbraio le temperature medie dell'inverno sono attorno a 7 gradi C, con qualche grado in meno per l'interno a seconda anche dall'elevazione dei territori. Durante la primavera, che corrisponde ai mesi di marzo, aprile e maggio, si registrano temperature medie attorno ai 13-14 gradi C, con momentanee e sporadiche perturbazioni provocate da irruzioni di aria fredda, si passa rapidamente, nei primi giorni di giugno, alla stagione estiva. In questo mese la temperatura media tocca 21,5 gradi C a Sassari, 24,5 gradi C a Nuoro, 21 gradi C ad Olbia e 23 gradi C a Cagliari. Nelle zone elevate del nord, come a Tempio Pausania o nel Gennargentu si registrano medie di 18,9 gradi e 19 gradi C. I mesi piu' caldi, luglio e agosto, registrano medie di circa 25 gradi C nella Sardegna meridionale, mentre in alcune localita' degli altopiani dell'interno si toccano punte massime di 40-42 gradi C., ma nel complesso l'influenza mitigatrice del mare e' notevole in quasi tutta l'isola e le estati sono di solito meno calde, per esempio, delle zone continentali sub-appenniniche.
Per cio' che riguarda il regime pluviometrico, in Sardegna e' possibile distinguere due periodi: il cosiddetto semestre umido che va da ottobre a marzo caratterizzato da precipitazioni abbondanti, e il semestre asciutto che comprende i restanti mesi, in cui, tranne i mesi di aprile e maggio nei quali si possono avere delle discrete piogge, si ha una quasi totale assenza di precipitazioni. Vi e' inoltre una sensibile variabilita' spaziale delle piogge. Sulla base dei valori medi registrati su periodi estesi si possono individuare quattro zone a maggiore piovosita': la prima a ridosso del Gennargentu in cui si registrano circa 1000 mm di pioggia annui. Le altre zone sono individuabili nella parte centrale della Gallura a ridosso del Limbara, nell'altopiano di Campeda e nell'Iglesiente. In tali zone si registrano valori medi annui di precipitazione di circa 800 mm. Valori decisamente piu' bassi, intorno ai 500-600 mm si evidenziano nelle pianure del Campidano e della Nurra. Si nota comunque che le fluttuazioni nei valori di precipitazione sono piu' marcate nella costa orientale.
Come verra' piu' estesamente illustrato nei successivi paragrafi, i valori medi di precipitazione hanno subito una riduzione notevole negli ultimi quindici anni.
In particolare, sulla base dei dati disponibili nello Studio dell'Idrologia Superficiale della Sardegna (SISS), nella seguente tabella sono riportati i valori medi di precipitazione nel 54-ennio 1922-75 e nei successivi 17 anni 1976-92.

----> Vedere pag. 85 del S.O. <----

Per quanto riguarda l'umidita' relativa nella regione si rileva che quella minima nei mesi invernali oscilla tra 45 e 65% e diminuisce da Ovest a Est, fatta eccezione per il massiccio del Gennargentu. Cio' dipende dalla configurazione orografica dell'isola che pone la costa orientale sottovento rispetto ai flussi dominanti. L'umidita' relativa massima fornisce valori prossimi a quelli di saturazione; durante tutto l'arco dell'anno si hanno infatti valori compresi tra 80 e 100%.

1.4 Aspetti demografici

L'Ambito Territoriale Ottimale Sardegna e' costituito da 377 comuni ripartiti nelle quattro province della regione Sardegna:

Sassari 7.250 kmq (la piu' grande d'Italia) Nuoro 7.044 kmq Cagliari 6.895 kmq Oristano 2.631 kmq Il capoluogo regionale e' Cagliari.

I 377 comuni sono cosi' ripartiti fra le province: Cagliari 109 Nuoro 100 Sassari 90 Oristano 78

La popolazione residente e fluttuante al censimento ISTAT '98 e' risultata di poco inferiore ai tre milioni di abitanti, cosi' distribuiti:
Abitanti
---------------------
Residenti 1.654.649
Fluttuanti 1.227.338
Totale 2.881.987
---------------------

----> Vedere pag. 86 del S.O. <----
Relativamente ai soli abitanti residenti, l'Ambito e' caratterizzato da una densita' abitativa estremamente bassa, con un valore medio riferito a tutto il territorio pari a 68 ab/kmq. Nei seguente grafico e' riportato il numero di comuni in funzione della densita' abitativa; si nota che la maggior parte di essi ha una densita' abitativa inferiore ai 50 ab/kmq.

----> Vedere pag. 87 del S.O. <----

La bassa densita' demografica e' diretta conseguenza delle dimensioni medie dei centri abitati della Sardegna. Come si vede dal grafico successivo, i comuni sono in prevalenza di piccole dimensioni; l'83% ha popolazione inferiore ai 5000 abitanti.
Ancora si evidenzia che i comuni che superano i 10.000 abitanti residenti sono 29 e che soltanto Cagliari e Sassari superano i 100.000 abitanti residenti.
In realta' circa un quarto della popolazione sarda vive nella vasta conurbazione di Cagliari, cosicche' la densita' di popolazione reale (esclusa anche l'altra citta' maggiore, Sassari) e' all'incirca di 40 abitanti per chilometro quadrato.
In Appendice 1 si riporta la Tabella 1 complessiva dei comuni costituenti l'ATO ed i dati di popolazione residente e fluttuante al 1998 per ciascun comune.

----> Vedere pag. 88 del S.O. <----

La rappresentazione in figura e' soltanto indicativa in quanto, in realta', molti comuni hanno proprie frazioni o nuclei di cui occorrerebbe tenere conto in maniera autonoma per risalire ad una piu' corretta ripartizione della popolazione residente in funzione dell'altezza.
Il territorio e' suddiviso (non amministrativamente) in numerose subregioni (per esempio Sarcidano, Sulcis, Nurra, Campidano, ecc.) che sovente vengono richiamate nell'attribuzione delle denominazioni ai differenti schemi acquedottistici che alimentano i vari centri dell'Isola.

2 RISORSE IDRICHE

Allo stato attuale l'approvvigionamento idrico alle varie utenze in Sardegna e' ottenuto principalmente tramite le acque superficiali, mentre sono minori i volumi utilizzati derivanti da acque sotterranee e sono ancora modeste le utilizzazioni di acque non convenzionali (acque reflue, acque salmastre).
Sulla base delle valutazioni contenute nell'Accordo di Programma Quadro (APQ, 2000) che tengono conto delle serie idrologiche particolarmente critiche di questi ultimi anni, il volume complessivo attualmente utilizzabile dalle risorse idriche superficiali e' pari a 729 Mmc all'anno.
Per le risorse sotterranee, non considerando i prelievi per uso locale e valutando quindi essenzialmente i soli prelievi per usi acquedottistici, in (APQ, 2000)sono state stimate pari a 73 Mmc/anno.
Il volume complessivo disponibile, somma delle risorse superficiali e sotterranee viene pertanto stimato 690 Mmc all'anno. Sottraendo le perdite lungo le opere di adduzione (10%), il volume disponibile alle utenze, secondo le stime contenute in (APQ, 2000) si riduce pertanto a 621 Mmc.
In definitiva, secondo le stime in (APQ, 2000), si e' praticamente dimezzato il volume disponibile secondo la stima del Piano Acque regionale (PA, 1987), pari a 1200 Mmc/anno. E' ben noto che tale piano fu predisposto a meta' degli anni '80 sulla base delle serie idrologiche che si estendevano fino al 1975 mentre le elaborazioni contenute in (APQ, 2000) fanno riferimento alla revisione dello Studio dell'Idrologia Superficiale della Sardegna (SISS, 1997) che ha esteso la base dati fino al 1992. Sempre in (APQ, 2000 per i grandi bacini del Tirso e del Medio Flumendosa sono stati resi disponibili i dati registrati fino al 1995 e al 2000, rispettivamente. Da tali ultimi dati e' risultato che nei due bacini imbriferi i deflussi si sono ridotti del 55% rispetto ai valori in (PA, 1987).
L'analisi contenuta in (APQ, 2000) evidenzia la carenza strutturale del sistema di approvvigionamento e quantifica la gravita' della crisi idrica riscontrata in questi ultimi anni, peraltro destinata ad ulteriormente accentuarsi sulla base dei dati piu' recenti ed in particolare dell'anno idrologico in corso. I volumi medi erogati per uso potabile negli ultimi anni siccitosi, sono risultati i seguenti: da risorse superficiali 221,5 Mmc/anno; da risorse sotterranee 72,4 Mmc/anno.
La grave situazione idrica incombente sulla Sardegna, con precipitazioni scarse ed elevati valori di evaporazione e' pertanto causa di numerose restrizioni nell'ambito delle erogazioni, particolarmente quella irrigua, e conferma la necessita' di ricorrere all'uso di risorse locali, e ove necessario e possibile, a quelle non convenzionali. Gli interventi programmati in (APQ, 2000) per superare l'emergenza idrica prevedono l'integrazione nel sistema esistente, basato essenzialmente sulle acque superficiali, con il riutilizzo di acque reflue e la costruzione di dissalatori che consentano l'utilizzo delle acque salmastre.
Per cio' che riguarda le risorse sotterranee c'e' da precisare che la stima delle reali potenzialita' degli acquiferi non sia stata fino ad oggi acquisita in modo soddisfacente. Come sara' piu' estesamente illustrato di seguito, nella presente Proposta di Piano d'Ambito per la stima delle potenzialita' d'uso della risorsa sotterranea si e' fatto riferimento all'archivio sui dati di esercizio predisposto dall'EAF e dall'ESAF e reso disponibile nell'ambito delle indagini conoscitive realizzate per il Piano.
Pur consapevoli che attualmente non esiste un patrimonio informativo sufficientemente esteso, nella predisposizione della Proposta di Piano d'Ambito si e' ritenuto che dovesse essere evidenziata, nelle situazioni che lo consentono, la necessita' di recupero delle risorse sotterranee locali, contrastando quindi la tendenza che frequentemente porta alla sostituzione delle fonti locali con fonti superficiali invasate, perche' ritenute piu' affidabili. Questa linea e' stata particolarmente perseguita nell'ambito degli schemi multisettoriali per i quali si sono frequentemente evidenziate drammatiche carenze nell'approvvigionamento delle domande competitive con il potabile, in particolare per il settore irriguo.
Nei paragrafi che seguono verranno illustrati i criteri che hanno portato alla definizione delle potenzialita' delle risorse idriche superficiali e sotterranee. Gli elementi sono in larga parte estratti dalle elaborazioni contenute nelle Relazione dell'EAF sulle Risorse Superficiali e nella Relazione dell'EAF sulle acque sotterranee (v. Allegato 2).

2.1 Valutazione delle risorse idriche superficiali
Come precisato nel paragrafo precedente, per la stima delle risorse idriche superficiali, ed in particolare nella predisposizione della base idrologica utilizzata nel modello di simulazione degli schemi multisettoriali, si e' fatto riferimento alle valutazioni contenute nella Relazione predisposta dall'EAF, della quale di seguito si forniscono gli elementi essenziali.

2.1.1 Analisi degli afflussi
Preliminarmente l'EAF ha predisposto una base dati delle altezze di pioggia registrate in 52 stazioni pluviografiche (stazioni di base), distribuite in modo sufficientemente uniforme sull'intera regione, per il periodo da Gennaio 1993 a Luglio 2002. Tali dati, sommati a quelli osservati nelle stesse stazioni nel periodo 1922-1992 e riportati nel piu' recente Studio dell'Idrologia Superficiale della Sardegna (SISS, 1996), consentono di analizzare gli ultimi 80 anni di piogge in Sardegna.
Si e' stati, pertanto, in grado di acquisire i dati anche degli ultimi anni idrologici, particolarmente siccitosi e quindi vincolanti per le analisi in corso.

Le elaborazioni dell'EAF, sulla stazionarieta' della pioggia annua (per anno idrologico ottobre-settembre) del periodo dal 1922-1923 al 1974-1975 (53 anni) e del periodo dal 1986-1987 al 2001-2002, evidenziano una significativa differenza e da esse appare evidente che il parametro media delle altezze di pioggia non puo' piu' essere considerato stazionario.
In particolare, per ciascuna delle stazioni di base si e' proceduto ad individuare la struttura del "kernel" della variabile statistica, evidenziando la sua evoluzione nel corso del periodo osservato. Si e' utilizzato un kernel quadratico (o di Epanechikov) con lambda rispettivamente pari a 0.2 e 0.06. L'ampiezza di banda e' lambda x n, quindi, nel primo caso, vale per l'intera serie esaminata, 0.2*80=16 anni. La procedura e' simile ad una media mobile di +/- 16 ritardi.
Ma, poiche' i pesi tendono a ridursi con l'aumentare della distanza temporale dall'istante interessato, l'estensione dell'intervallo e' sostanzialmente inferiore a quella della corrispondente media mobile convenzionale. Un test di stazionarieta', basato sulla distribuzione della variabile t di Student, ha evidenziato che per 32 su 52 stazioni esiste una significativa differenza al livello di confidenza del 5% e per 25 su 52 al livello del 1%.

Da tali analisi preliminari e' apparso evidente che il parametro media delle altezze di pioggia non puo' piu' essere considerato stazionario nella predisposizione della base dati idrologica per le analisi dei sistemi idrici della Sardegna che facciano riferimento alle serie osservate.
Questo risultato viene confermato considerando i valori di altezza di pioggia ragguagliata calcolata sulla intera isola, ovvero calcolata sui bacini idrografici principali del Tirso, del Flumendosa, e del Coghinas. Di seguito sono forniti gli andamenti grafici delle serie storiche per tali grandezze, estratti dall'allegato fornito dall'EAF.

Si evidenzia dai grafici che, in effetti, fino al 1975 non sussistevano indizi di una non stazionarieta' della media. Le fluttuazioni, infatti, risultavano contenute in una banda di variabilita' climatica ammissibile. Peraltro, anche a giustificazione di quanto precedentemente esposto, si ribadisce che le serie delle grandezze idrologiche dal 1922 al 1975 hanno costituito la base su cui sono stati impostati gli schemi idrici del Piano Acque Sardegna (PA, 1987) e, quindi, tale confronto appare interessante anche per verificare e rapportare le stime delle potenzialita' di erogazione delle principali infrastrutture di invaso previste nel (PA, 1987).

----> Vedere pag. 93 e pag. 94 del S.O. <----

Dalle elaborazioni EAF si evince che le altezze di pioggia annue nell'isola hanno subito una contrazione tra i due periodi del 18% come valor medio sull'intera isola, del 20% sul Flumendosa, del 17% sul Tirso e del 13% sul Coghinas. L'analisi dei coefficienti di riduzione dei singoli pluviometri evidenziano che la riduzione delle altezze di pioggia annue si incrementa spostandosi da ovest ad est, da nord a sud, con l'aumentare della quota sul livello del mare e con l'aumentare della distanza dalla costa.

Le elaborazioni EAF confermano valutazioni ormai riportate in numerose pubblicazioni; in particolare in "Rainfall over the Central-Western Mediterranean basin in the period 1951-1995. Part I: precipitation trends", (E. Piervitali et al., 1998) si documentano le seguenti variazioni nelle piogge annue nel Mediterraneo Centro-Occidentale nel periodo 1951-1995, valutando un trend lineare in detto periodo.

====================================================
deltaP deltaP TREND
(mm) (%) (mm/anno) ---------------------------------------------------- Intero Bacino -142 -20,7 -3,2 Fascia settendrionale -107 -13,3 -2,4 Fascia centrale -148 -20,3 -3,3 Fascia Meridionale -157 -26,5 -3,5

Applicando la medesima metodologia sui dati eleborati in questo studio per il periodo 1951-2002 l'EAF ha prodotto il seguente prospetto.

====================================================
deltaP deltaP TREND
(mm) (%) (mm/anno) ---------------------------------------------------- Sardegna -173 -23,6 -3.5 Coghinas -104 -13,3 -2,1 Tirso -185 -22,1 -3,7 Flumendosa -269 -28,2 -5,4

Viene, quindi, confermato anche in Sardegna il trend presente sull'intero Mediterraneo Occidentale. Pur con una sostanziale coerenza complessiva, in Sardegna emerge una situazione ancora piu' critica nell'area idrografica del Flumendosa e meno critica in quella del Coghinas.

2.1.2 Analisi della trasformazione afflussi-deflussi

Il bilancio idrologico complessivo risultante dalla prima stesura dello Studio dell'Idrologia Superficiale della Sardegna (SISS, 1981), che ha riguardato la ricostruzione delle grandezze idrologiche nei periodo 1922-1975 per una superficie complessiva dei bacini idrografici di 17.993 Kmq nell'intera isola, risultava il seguente:
Afflussi 779,3 mm
Perdite 522,9 mm
Deflussi 256,4 mm
Coefficiente di deflusso 0,33

Successivamente, il data-base idrologico e' stato aggiornato fino al 1992 (SISS, 1996). Nelle elaborazioni EAF e' stato ricostruito, in modo sintetico, il legame tra le precipitazioni (afflussi) e le portate nei corsi d'acqua (deflussi) osservato nei corsi d'acqua dell'isola (v. Figura). Tale legame risulta anche interpretato da una funzione analitica del tipo:

----> Vedere pag. 96 del S.O. <----

Nella relazione EAF si e' quindi proceduto, utilizzando le relazioni analitiche, alla valutazione dei principali parametri del bilancio idrico nei sotto-periodi considerati. I risultati sono sintetizzati nella tabella 2.3:

===================================================================
Valori Sardegna Coghinas Tirso Flumendosa
dimensionali
in mm ------------------------------------------------------------------- 1922-23 Afflussi 779,3 766,2 799,7 871,6 1974-75 Deflussi 256,4 266,4 244,4 427,8
Perdite 522,9 499,7 555,3 443,8
A Coefficiente
di deflusso 0,33 0,35 0,31 0,49

1986-87 Afflussi 639,0 669,2 666,1 700,6 2001-02 Deflussi 121,7 164,4 122,9 214,4
Perdite 517,3 478,6 543,2 486,2
B Coefficiente
di deflusso 0,19 0,25 0,18 0,31

Rapporto Afflussi 0,820 0,873 0,833 0,804
Deflussi 0,475 0,617 0,503 0,501
Perdite 0,989 0,958 0,978 1,096
B/A Coefficiente
di deflusso 0,579 0,707 0,604 0,623
Tabella 2.3

La contrazione minima si registra nel Coghinas, con una riduzione nelle precipitazioni medie di quasi il 13% ed una contrazione dei deflussi di circa il 38%. La situazione piu' critica si ha sul Flumendosa, con riduzioni rispettivamente del 20% e di oltre il 50%.
Sull'intera isola il fenomeno e' rappresentato dai seguenti parametri: riduzione delle precipitazioni del 18% e dei deflussi del 52-53%.
In una seconda fase, si e' considerato non il bilancio globale, ma le relazioni esistenti tra i valori annui degli afflussi e dei deflussi, utilizzando a tal fine semplici modelli di regressione lineare multipla.
I risultati ottenuti nelle elaborazioni EAF sono i seguenti:

===================================================================
Valori Coghinas a Tirso a Flumendosa
dimensionali Muzzone S. chiara a Monte
in mm Scrocca ------------------------------------------------------------------- 1922-23 Afflussi 766,2 799,7 871,6 1974-75 Deflussi 266,4 244,4 427,8
Perdite 499,7 555,3 443,8
A Coefficiente
di deflusso 0,35 0,31 0,49

1986-87 Afflussi 669,2 666,1 700,6 2001-02 Deflussi 190,6 132,1 195,8
Perdite 478,6 534,0 504,8
B Coefficiente
di deflusso 0,28 0,20 0,28

Rapporto Afflussi 0,873 0,833 0,804
Deflussi 0,715 0,541 0,458
Perdite 0,958 0,962 1,137
B/A Coefficiente
di deflusso 0,819 0,649 0,569
Tabella 2.4

Si conferma anche in queste elaborazioni che la contrazione minima vale nel Coghinas con una riduzione nelle precipitazioni medie di quasi il 13% ed una contrazione dei deflussi di quasi il 29% (a fronte di un 38% valutato sui valori medi). La situazione piu' critica si ha sul Flumendosa con riduzioni rispettivamente del 20% e di oltre il 54% (a fronte del 50% valutato sui valori medi).
In definitiva le analisi effettuate confermano la significativa riduzione dei deflussi che avviene in misura decisamente superiore rispetto a quella riscontrata sugli afflussi.
L'EAF ha inoltre voluto evidenziare che il problema piu' rilevante in termini di processo di pianificazione non e' tanto determinato dalla riduzione degli apporti naturali ai sistemi idrici, che una volta valutata costituisce uno dei vari elementi da prendere in esame nella modellazione, quanto che tale parametro di riduzione appare connesso ad un alto grado di incertezza, trasferendo, in modo amplificato, detta incertezza agli scenari decisionali.
In definitiva, nelle elaborazioni EAF per la predisposizione di un data-base dei deflussi superficiali da prendere in esame nei modelli di simulazione, si e' assunto di considerare una riduzione dei deflussi uniforme sull'intero territorio regionale, in misura pari al 55% della media del periodo storico di 53 anni 1922-23 / 1974-75.
Il valore della media delle serie di deflusso utilizzate nella modellazione risultera' pertanto pari al 45% di quello storico osservato nel periodo 1922-23 / 1974-75.
Tale assunzione sulla media, oltre ad essere giustificato dalle analisi statistiche precedentemente illustrate, deriva inoltre dall'esigenza di considerare parametri cautelativi nella valutazione delle risorse e dal fatto che l'evoluzione climatica complessiva, rispetto al passato, non mostra di aver raggiunto una condizione di nuova stabilita'.
Un altro parametro statistico considerato nelle elaborazioni EAF e' stato il valore dello scarto quadratico medio delle serie temporali dei deflussi. Una prima analisi e' stata sviluppata sull'andamento del coefficiente di variazione per le serie storiche delle altezze di pioggia alle 52 stazioni pluviometriche studiate. Queste analisi hanno mostrato l'assenza di un legame significativo tra le altezze di pioggia ed il coefficiente di variazione. Quindi si puo' ragionevolmente ipotizzare che al variare della media lo scarto vari della medesima percentuale, lasciando il coefficiente di variazione costante.
Avendo adottato una relazione afflussi-deflussi su base annua di tipo lineare, ad una riduzione della media delle precipitazioni del 20% corrisponde una riduzione dello scarto della medesima variabile sempre del 20% (coefficiente di variazione costante). D'altra parte, una riduzione del 20% dello scarto della variabile di input (gli afflussi) in un modello lineare porta ad una identica riduzione percentuale sullo scarto della variabile di output (i deflussi).
In definitiva, nelle generazioni delle serie di deflusso prodotte dall'EAF per ciascuna delle sezioni di interesse (SISS, 1996) nell'intera isola si sono assunti quali nuovi parametri statistici i seguenti valori:
media = 0,45 x la media del periodo 1922-23 / 1974-75
scarto = 0,80 x lo scarto del periodo 1922-23 / 1974-75

2.1.3 Ricostruzione delle serie di deflusso alle sezioni di interesse

La ricostruzione e' stata effettuata per tutte le sezioni (SISS, 1996) utilizzando il passo temporale mensile. Obiettivo della ricostruzione e' ovviamente quello della utilizzazione delle serie nell'ambito della simulazione dei sistemi idrici di utilizzazione della risorsa. Pertanto le serie di deflusso devono essere sufficientemente estese, come numero di anni, e tali da consentire di rappresentare adeguatamente i processi di regolazione dei grandi serbatoi artificiali. Questi serbatoi evidenziano, in taluni casi, coefficienti di utilizzazione che determinano trasferimenti interperiodali che si protraggono per diversi anni. L'estensione complessiva del periodo critico si amplifica, inoltre, via via che aumenta il livello di interconnessione fra i principali sistemi idrici dell'isola.
In relazione a cio', nelle elaborazioni EAF, non e' apparso adeguato utilizzare come base di simulazione la serie dei deflussi mensili del periodo relativo agli ultimi 16 anni a partire dal 1986. L'esigenza dello studio e' stato quello di individuare procedure operative per la definizione della base dati. D'altra parte, la complessita' dei sistemi idrici e, quindi, il notevole numero di sezioni di interesse, l'ampia estensione territoriale dei bacini idrografici connessi a tali sezioni, impongono di rispettare la struttura di correlazione spaziale naturale delle serie dati di deflusso nei bacini idrografici dell'isola.
Sulla base di tali considerazioni, nello studio EAF si e' adottata la procedura di generazione seguente: - la base dati su cui si opera e' rappresentata dalle serie storiche
dei deflussi ai bacini totali delle sezioni di interesse
ricostruiti per tutto il territorio regionale nell'ambito dello
studio dell'Idrologia Superficiale della Sardegna (SISS, 1996) per
il 53ennio 1922-23 / 1974-75, in cui i parametri statistici
fondamentali mostrano un sufficiente grado di stazionarieta'. Si
considerano le serie storiche dei deflussi mensili alla sezione di
interesse parziale (in relazione alla configurazione delle
infrastrutture presenti nella simulazione); - determinazione, con il metodo dei momenti, dei parametri della
distribuzione lognormale calibrata sui valori di deflusso annuo;
conseguentemente vengono valutati i valori della media e dello
scarto della serie storica dei deflussi in tutte le sezioni di
interesse; - valutazione dei frattili delle distribuzione probabilistiche
corrispondenti ai singoli valori annui nelle serie dei deflussi
osservate; - determinazione con il metodo dei momenti dei nuovi parametri della
distribuzione lognormale imponendo una media pari al 45% della
media storica ed uno scarto pari al 80% del valore storico; - antitrasformazione della serie dei frattili calcolati in precedenza
in una nuova serie di deflussi caratterizzata da una media ed uno
scarto corrispondenti alle assunzioni adottate; - per ogni anno idrologico si calcola il coefficiente dato dal
rapporto tra il nuovo valore di deflusso ed il valore di deflusso
della serie originale. Tale coefficiente viene poi moltiplicato per
tutti i valori mensili del singolo anno idrologico della serie
originale per ottenere la serie completa dei deflussi ricostruiti,
con passo temporale mensile, con le caratteristiche richieste .sp,
In definitiva, la tecnica proposta determina un rescaling delle serie originali e, a differenza delle generazioni tipo montecarlo, la sequenza dei frattili viene generata non in modo casuale ma con riferimento alla sequenza riscontrata nelle serie osservate. Un aspetto da sottolineare e' quello che la procedura adottata conserva, per le serie ricostruite alle varie sezioni di interesse, la struttura di correlazione spaziale e temporale delle serie originali.

2.2 Valutazione delle risorse idriche sotterranee

E' stato precisato precedentemente che nell'ambito del PdA per la stima delle risorse idriche sotterranee, ed in particolare nella predisposizione della base utilizzata nel modello di simulazione degli schemi multi-settoriali, si e' fatto riferimento alle valutazioni contenute nella Relazione predisposta dall'EAF, incaricato di procedere insieme all'ESAF allo svolgimento delle attivita' ricognitive e preparatorie per la stesura del Piano d'Ambito Regionale. Tale relazione e' fornita in Allegato 2.
E' da osservare preliminarmente che nella predisposizione del (Piano Acque, 1987) il quadro complessivo dell'approvvigionamento idrico in Sardegna veniva assicurato in assoluta prevalenza dalle risorse superficiali, invasate e regolate in serbatoi artificiali, mentre l'elevata entita' della evapotraspirazione e la prevalente impermeabilita' dei terreni davano luogo negli acquiferi sotterranei a risorse non comparabili con i deflussi superficiali.
Questo quadro risultava tuttavia dalla elevata disponibilita' stimata per la risorsa superficiale che, come piu' volte detto in precedenza, e' stata notevolmente ridimensionata in questi ultimi 15 anni. Peraltro, anche nel (PA, 1987), si era del parere che una stima delle reali potenzialita' degli acquiferi non fosse stata completamente acquisita.
Questo tipo di risorse solo recentemente ha iniziato ad avere la giusta considerazione, ma ancora oggi non esiste un patrimonio informativo sufficientemente esteso.
Sulla base delle informazioni fornite dagli Enti regionali di gestione delle acque, riportate in Allegato 2, si desume un'erogabilita' potenziale annua per gli usi civici e potabili di circa 3.621 l/s, pari a circa 114 Mmc/anno.
Il dato non rende conto del volume effettivamente erogato ma rappresenta la massima potenzialita' di erogazione delle fonti sotterranee in condizioni di sfruttamento continuativo alla massima portata di erogazione.
Le principali opere di captazione per uso idropotabile attualmente esistenti interessano sorgenti, falde idriche profonde o superficiali e deflussi subalvei con portate utili maggiori o uguali a 15 l/s, che forniscono complessivamente circa 3.138 l/s pari a circa 98 Mmc.
Dato che si attesta su valori molto prossimi ai dati gestionali rilevati nel corso della ricognizione come riportato al capitolo III.
Per quanto attiene gli usi irrigui, sulla base delle osservazioni dirette contenute in Allegato 2, risulta che la portata complessiva ammonterebbe annualmente a circa 1784 l/s di acque sotterranee corrispondenti ad un'erogabilita' potenziale complessiva annua di circa 56 Mmc.
E' opportuno precisare che l'utilizzazione di acque sotterranee per irrigazione non e' generalmente praticata dai Consorzi di Bonifica. La gestione delle acque sotterranee a fini irrigui e' in massima parte privata, in mano ad aziende e singoli agricoltori.
Per quanto attiene infine gli usi industriali la portata complessiva ammonterebbe annualmente a circa 2039 l/s di acque sotterranee corrispondenti ad un'erogabilita' potenziale complessiva annua di circa 64 Mmc per anno.

2.3 Risorse idriche alternative: acque reflue; dissalazione

Nel presente Piano resta confermato il criterio di base adottato nella pianificazione regionale gia' a partire dal PA (1987) che prospetta il riuso in termini pressoche' generalizzati delle acque reflue di tipo civile. Questa scelta strategica e' finalizzata sia alla tutela dei corpi idrici attualmente ricettori degli scarichi, sia in relazione alla possibilita' di poter considerare ulteriori risorse idriche nel bilancio complessivo di pianificazione intersettoriale dell'uso della risorsa.
Si osserva tuttavia che, considerati gli scopi del Piano d'Ambito richiamati in premessa, nella predisposizione degli schemi di utilizzazione multi-settoriale si sono considerate solo quelle fonti di risorsa che allo stato attuale risultassero effettivamente fruibili dai centri di domanda.
In particolare si e' ovviamente considerata la riutilizzazione del refluo depurato dall'impianto di Is Arenas che con la sua immissione nel lago del Simbirizzi determina un volume annuo di risorsa fruibile per l'uso irriguo per complessivi 22 Mmc/anno. Questo apporto, come sara' illustrato nel seguito, consente un innalzamento della possibilita' di irrigazione particolarmente nel Campidano meridionale direttamente connesso col Simbirizzi.
Sulla base degli scenari a breve termine esaminati nel multisettoriale, non si e' presa quindi in considerazione la possibilita' di riutilizzo del refluo della citta' di Sassari, sul quale esistono solo studi preliminari sul loro possibile convogliamento verso il Cuga, cosi' come si e' ritenuto potessero essere trascurati alcuni riutilizzi del refluo che intervengono su scala locale.
Con riferimento ai reflui di origine industriale, concordemente con quanto ipotizzato nel PA (1987) si e' previsto, per quanto possibile, il riciclo interno escludendo, per ovvii motivi il riutilizzo verso altri centri di domanda.
Relativamente alla dissalazione si e' utilizzato il criterio di evincere dalla distribuzione finale del bilancio domanda-risorsa quelle situazioni che giustificano il ricorso al processo di dissalazione che, ancor oggi comporta elevati oneri di produzione ed impatto ambientale da valutare con particolare attenzione. In definitiva si e' ritenuto di fornire preliminarmente il risultato delle riduzioni nelle erogazioni che deve sopportare il comparto irriguo sulla base delle domande considerate prioritarie rispetto ad esso. La mappatura del coefficiente di riduzione consentira' di entrare nel merito di quegli schemi che necessitano di importanti integrazioni e modifiche strutturali per i quali la possibilita' del ricorso alla dissalazione sara' esaminata e confrontata, da un punto di vista tecnico-economico ed ambientale, con le possibili alternative strutturali degli schemi.

3 IL QUADRO DELLA DOMANDA

3.1 La domanda potabile

Il Piano Acquedotti in corso di aggiornamento da parte dell'ESAF definisce il quadro della domanda potabile attuale e futura con orizzonte temporale all'anno 2041 attraverso l'attribuzione di dotazioni medie per abitante diverse in funzione della tipologia di abitante (residente o fluttuante) e delle fasce di popolazione dei diversi centri abitati:
fasce demografiche dotazione media (l/ab x g) ------------------------------------------------------------------- fino a 5.000 ab 235 ------------------------------------------------------------------- da 5.001 a 10.000 ab 280 ------------------------------------------------------------------- da 10.001 a 50.000 ab 325 ------------------------------------------------------------------- da 50.001 a 100.000 ab 418 ------------------------------------------------------------------- oltre 100.000 ab 455 ------------------------------------------------------------------- nuclei e case sparse 200 ------------------------------------------------------------------- fluttuanti 500 -------------------------------------------------------------------

Si rimanda al P.R.G.A. per le giustificazioni e le spiegazioni in merito a detti parametri, i quali hanno carattere meramente progettuale e di dimensionamento delle nuove opere, ovvero di verifica delle esistenti.
L'applicazione di detti parametri alla popolazione attuale e a quella prevista al 2041 portano ad una domanda complessiva pari a:

domanda attuale (Mmc/anno) domanda futura (Mmc/anno) -------------------------------------------------------------------
315 368

Peraltro, da quanto E.S.A.F. ha potuto rilevare, come riportato in Allegato 1, si puo' ritenere che il consumo pro capite per usi domestici in Sardegna si attesti all'incirca sui 175 l/ab x giorno.
A partire da tale contesto, e basandosi su analoghe esperienze in campo nazionale si e' stimata la domanda potabile considerando un consumo domestico di base per abitante pari 170 l/ab x giorno piu' una quota aggiuntiva che risulta funzione della dimensione del centro di attribuzione della domanda.
La quota aggiuntiva rende conto dei consumi aggiuntivi "attratti" nel centro abitato ed e' compresa tra i 60 ed i 140 l/abitante per giorno. Ai fluttuanti si e' associata una dotazione di 300 l/ab x giorno estesa per 60 giorni nell'arco dell'anno.
fasce demografiche dotazione media (l/ab x g) ------------------------------------------------------------------- fino a 5.000 ab 230 ------------------------------------------------------------------- da 5.001 a 10.000 ab 250 ------------------------------------------------------------------- da 10.001 a 50.000 ab 270 ------------------------------------------------------------------- da 50.001 a 100.000 ab 290 ------------------------------------------------------------------- oltre 100.000 ab 310 ------------------------------------------------------------------- nuclei e case sparse 300 -------------------------------------------------------------------

Si e' inoltre valutato che il livello di perdite fisiche attuali sia complessivamente pari a circa il 40% del volume immesso, complessive di circa un 10% di perdite nelle reti di adduzione e di circa un 30% nelle reti di distribuzione.
Infine si e' stimato in via cautelativa, nella logica di non sovrastimare il fatturato derivante dalla vendita dell'acqua, di considerare costante la popolazione negli anni di attivita' del soggetto gestore.
Il volume complessivo derivante dai calcoli assunti porta ad un valore di domanda per uso potabile in Sardegna pari a complessivi 297 Mmc/anno; valore inferiore a quello derivante dalle dotazioni ESAF al lordo delle perdite.
Come sara' evidenziato nel seguito, tale dato trova conferma nei dati di tipo gestionale rilevati nel corso della ricognizione, riportati al capitolo III.
Supponendo una riduzione del livello delle perdite idriche fisiche dall'attuale 40% al 20%, assunto come obiettivo di Piano il dato di domanda complessiva scende al valore di circa 223. Mmc/anno.
Tale valore nella ipotesi assunta di popolazione costante nel corso degli anni rappresenta il valore futuro di domanda potabile in Sardegna.
Lo scenario di domanda potabile qui assunto, al fine di evidenziare il conflitto d'uso della risorsa fra i diversi settori di utilizzo, varia da un valore attuale di circa 297 Mmc/anno ad un valore finale di circa 223 Mmc/anno corrispondente ad una drastica diminuzione dei volumi in gioco.

3.2 La domanda industriale

La definizione del quadro di domanda industriale e' stata condotta sulla base del documento posto a base della proposta APQ(2000) nel quale si e' previsto, pur non negando la possibilita' di un ulteriore sviluppo del settore industriale, di mantenere le ipotesi di fabbisogno anche di medio e lungo termine su valori significativamente contenuti.
La domanda attuale e' stata valutata sulla base delle richieste esposte dagli Enti gestori delle risorse in occasione delle riunioni, finalizzate al riparto delle risorse disponibili negli invasi, nell'ambito delle istruttorie dell'Ufficio dell'Emergenza Idrica.
Il valore complessivo della domanda industriale in Sardegna sulla base delle considerazioni esposte e' pari a circa 63Mmc/anno.
Nella definizione della richiesta lorda e' stata introdotta una quota di perdite lungo la rete di adduzione pari al 5% dei volumi richiesti.

3.3 La domanda irrigua

Per la definizione della domanda irrigua si sono considerate le superfici attualmente attrezzate con un impianto di distribuzione distrettuale, valutando i parametri fondamentali del fabbisogno in linea con le ipotesi assunte nel gia' citato documento predisposto per l'APQ (2000).
In particolare il fabbisogno medio annuo per ettaro effettivamente irrigato viene posto pari a 6000 mc, mentre la riduzione per la parzializzazione irrigua rispetto alla superficie attrezzata e' assunta pari al 26%.
Questi valori sono stati assunti per tutti i distretti in generale, con alcune eccezioni:
nel comprensorio dell'Oristanese dove si e' ridotta la parzializzazione al 20%, per tener conto della particolare intensita' irrigua di alcuni distretti. In altri distretti, invece, si e' assunto un fabbisogno unitario di 12000 mc ad ettaro, in considerazione della presenza della coltura del riso.
Nel distretto irriguo di Chilivani si e' assunta un parzializzazione pari al 50%.
Per quel che riguarda l'individuazione delle superfici attrezzate le informazioni di base sono state estratte dal documento "Quadro di riferimento per lo studio ed il monitoraggio dello stato dell'irrigazione in Sardegna" elaborato dall'INEA nell'ambito del
 
Programma Operativo Multiregionale - Ampliamento e adeguamento della disponibilta' e dei sistemi di adduzione e di distribuzione delle risorse idriche nelle Regioni dell'Obiettivo 1 Reg (CEE) n. 2081/93 - QCS 1994/99.
Il valore complessivo della domanda irrigua in Sardegna sulla base delle considerazioni esposte e' pari a circa 764 Mmc/anno.
Nella definizione della richiesta lorda e' stata introdotta una quota di perdite lungo la rete di adduzione pari al 5% dei volumi richiesti.

3.4 La domanda ambientale

In merito alla domanda ambientale si e' tenuto conto dell'esigenza di prevedere il rilascio dalle opere di sbarramento o derivazione del Deflusso Minimo Vitale (DMV) che costituisce la minima quantita' di acqua che deve essere presente in un fiume, per garantire la sopravvivenza e la conservazione dell'ecosistema fluviale, assicurando le condizioni necessarie per un normale svolgimento dei processi biologici vitali degli organismi acquatici.
Il DMV e' quindi una portata che varia in funzione delle caratteristiche del corso d'acqua e delle caratteristiche biologiche dell'ecosistema interessato.
Nelle more dell'approfondimento tecnico e scientifico sull'argomento e, quindi, dell'emanazione di una normativa specifica per la Sardegna che tenga conto delle caratteristiche fisiche naturali dei bacini sardi, si sono adottati i parametri definiti, anch'essi in attesa di ulteriori valutazioni, dal Piano Idrologico del Tago, contenente tutte le disposizioni normative per la gestione di quel bacino idrografico al quale puo' essere fatto puntuale riferimento in quanto, a livello europeo, risulta certamente caratterizzato dalla piu' alta similitudine con i bacini idrografici dell'isola.
Tale Piano, approvato dal Governo Spagnolo mediante Decreto n. 1664 del 24 luglio prevede, all'art. 116, comma 3. punto b, di garantire un rilascio costante durante l'anno di una portata pari al 50% della portata media di lungo periodo dei mesi estivi.
Pertanto, nel quadro complessivo di domanda, si e' considerata, a valle degli sbarramenti che determinano serbatoi di regolazione, una portata continua rilasciata come DMV pari al 50% dell'afflusso naturale alla sezione di sbarramento valutata come media dei tre mesi di Luglio, Agosto e Settembre risultante dalle serie idrologiche considerate nelle simulazioni.
Il valore complessivo della domanda ambientale in Sardegna sulla base delle considerazioni esposte e' pari a circa 48 Mmc/anno

4 SIMULAZIONE DELLE CONDIZIONI DI INTERFERENZA DEL SETTORE POTABILE SUGLI SCHEMI MULTISETTORIALI

4.1 Gli schemi multisettoriali

L'analisi del bilancio di domanda-offerta nel multi-settoriale e' stato suddiviso considerando in tutta l'isola 10 schemi indipendenti. Questa suddivisione nasce in parte dalla necessita' di non rendere eccessivamente oneroso, da un punto di vista computazionale, lo sviluppo del modello di simulazione, dall'altro recepisce una reale suddivisione che, pur con qualche semplificazione, e' possibile adottare negli schemi idrici della Sardegna. Gli schemi sono sintetizzati nelle figure che sono consegnate nell'Allegato B in Appendice 3.
A titolo di esempio, nella figura che segue e' riportato lo schema multisettoriale del Flumendosa-Campidano.

----> Vedere pag. 108 del S.O. <----

Negli schemi la simbologia evidenzia chiaramente i serbatoi, ai quali e' stata attribuita una codifica che antepone la sigla S al codice numerico; le traverse con sigla iniziale T; i centri di domanda, con sigla iniziale D e le confluenze, con sigla iniziale C.
I dieci schemi sono elencati di seguito:
- Flumendosa - Campidano
- Tirso
- Nord - Occidentale
- Orientale - Alto Flumendosa
- Cedrino
- Gallura
- Posada
- Leni
- Cixerri
- Sulcis

L'ipotesi di indipendenza degli schemi non risulta ovviamente completamente verificata in particolare per i seguenti elementi: - Interazione tra lo schema Flumendosa - Campidano e lo schema
Orientale - Alto Flumendosa; - Interazione tra lo schema Flumendosa - Campidano e lo schema
Sulcis; - Interazione tra lo schema Flumendosa - Campidano e lo schema Tirso
(nella configurazione che esamina il trasferimento
Tirso-Campidano); - Trasferimento idrico dall'invaso di Sos Canales allo Schema
Nord-Occidentale

Queste interazioni non sono state comunque ignorate; si e' pervenuti ad una loro schematizzazione che determina prelievi o immissioni puntuali predefinite nei nodi di interazione.
Come e' ben noto, l'approvvigionamento idrico in Sardegna e' caratterizzato da una elevata interconnessione tra gli schemi di distribuzione della risorsa per i diversi usi.
Con riferimento all'uso potabile, seppure esistano schemi acquedottistici PRGA che sono approvvigionati da risorse sotterranee e non hanno interconnessione con schemi che prevedano usi alternativi e competitivi della risorsa, la situazione piu' frequente e' quella che vede l'uso potabile competitivo con gli altri usi e gli schemi di approvvigionamento ed adduzione fortemente interconnessi.
In particolare, dalla relazione EAF sulle risorse sotterranee si evince che, sul totale dei 49 schemi del PRGA, nel 1997 quelli che utilizzavano esclusivamente acque sotterranee erano 19.
Nelle elaborazioni qui effettuate, gli schemi potabili PRGA che non risultano connessi con gli schemi multi-settoriali sono di seguito elencati:
Schemi potabili indipendenti dagli schemi multi-settoriali ===================================================================
N. SCHEMA NPRGA NOME SCHEMA DA NPRGA -------------------------------------------------------------------
8 Florinas
16 Bortigali
17 S. Antioco
18 Sennariolo
19 S. Lussurgiu
20 Bau Pirastu
22 Milis-Narbolia-Seneghe
23 Oristano
24 Paulilatino
27 Mandrainas
29 Gairo
30 Seulo-Sadali
31 Tirso
33 Laconi
36 Marina di Arbus
41 Fluminimannu
42 Buggerru

Gli schemi potabili PRGA che risultano invece connessi con gli schemi multi-settoriali sono, conseguentemente quelli forniti nella tabella data nella pagina seguente.

=================================================================
N. SCHEMA NPRGA NOME SCHEMA DA NPRGA -----------------------------------------------------------------
1 Vignola
2 Liscia
3 Casteldoria
3 Casteldoria
4 Perfugas
5 Pattada
6 Porto Torres - Sorso - Sassari
7 Bidighinzu
9 Alghero-Cuga
10 Goceano
11 Siniscola
12 Temo
13 Cedrino
13 Cedrino
14 Govossai
15 Luzzanas
21 Flumineddu
25 Barbagia Mandrolisai
26 Bacu Turbina
28 Ogliastra
32 Sarcidano
34 Nurallao - Nuragus
35 Gerrei
37 Santu Miali
38 Villacidro
39 Sud Orientale
40 Campidano
43 Burcei
44 Iglesias
45 Sulcis Nord
46 Cagliari
47 Sud Occidentale
48 Sud Occidentale
49 Sulcis Sud

Schemi potabili PRGA connessi con gli schemi multi-settoriali

4.2 Gli scenari di domanda adottati nella simulazione

Al fine di fornire un utile strumento di confronto rispetto alla domanda definita nel precedente paragrafo sono stati presi in considerazione quattro possibili scenari di domanda per uso civile da adottare nella simulazione: - Scenario 0: corrisponde allo scenario utilizzato come confronto
anche nel documento posto a base della proposta di APQ(2000). I
fabbisogni dei singoli schemi acquedottistici sono calcolati con
riferimento a quanto prelevato dai potabilizzatori in anni senza
restrizioni per crisi idrica. I fabbisogni individuati per il
potabile negli schemi multi-settoriali sono stati quindi depurati
della quota oggi a carico delle risorse sotterranee ed evidenziate
solo le richieste da risorse superficiali. - Scenario 1: corrisponde, sulla base delle dotazioni adottate, ad
una situazione di riduzione delle perdite ad un livello pari al
20%. Rappresenta la situazione di riduzione delle perdite che il
Piano si e' prefissato. - Scenario 2: considera la domanda derivante dalla applicazione delle
dotazioni di PRGA con l'attuale livello demografico cui si sommano
perdite fisiche pari al 40% del volume immesso. Rappresenta una
situazione di uso incontrollato della risorsa. - Scenario 3: corrisponde alla domanda adottata. Rappresenta la
situazione degli attuali consumi e degli attuali livelli di perdita
idrica.

Per la definizione dello scenario 0 si e' fatto riferimento alle richieste degli impianti di potabilizzazione, e quindi sono stati associati a ciascun centro di domanda gli impianti caratterizzati dalle richieste annue complessive.
Per la definizione degli scenari 1, 2 e 3 si e' dovuto far riferimento agli schemi PRGA, e in taluni casi a parte degli schemi, che risultano connessi al multi-settoriale evidenziando, di questi, le relative risorse sotterranee che risultano ovviamente sottrattive nei confronti della valutazione delle richieste dallo schema multi-settoriale che gestisce la risorsa superficiale.
Sinteticamente la Tabella 2.5 riporta le interazioni tra schemi PRGA e schemi multi-settoriali.

Tabella 2.5: Interazione tra schemi multi-settoriali e schemi PRGA =================================================================== SCHEMA MULTISETTORIALE N. SCHEMA NOME SCHEMA DA NPRGA
NPRGA ------------------------------------------------------------------- FLUMENDOSA-CAMPIDANO 21 Flumineddu
32 Sarcidano
34 Nurallao - Nuragus
35 Gerrei
37 Santu Miali
39 Sud Orientale
40 Campidano
43 Burcei
45 Sulcis Nord
46 Cagliari
47 Sud Occidentale
48 Sud Occidentale
49 Sulcis Sud ------------------------------------------------------------------- TIRSO 13 Cedrino
14 Govossai
25 Barbagia Mandrolisai ------------------------------------------------------------------- NORD OCCIDENTALE 3 Casteldoria
4 Perfugas
5 Pattada
6 Porto Torres
Sorso - Sassari
7 Bidighinzu
9 Alghero-Cuga
10 Goceano
12 Temo
15 Luzzanas
14 Govossai ------------------------------------------------------------------- ORIENTALE 21 Flumineddu
26 Bacu Turbina
28 Ogliastra ------------------------------------------------------------------- CEDRINO 13 Cedrino ------------------------------------------------------------------- GALLURA 1 Vignola
2 Liscia
3 Casteldoria ------------------------------------------------------------------- POSADA 11 Siniscola ------------------------------------------------------------------- LENI 37 Santu Miali
38 Villacidro ------------------------------------------------------------------- CIXERRI 44 Iglesias ------------------------------------------------------------------- SULCIS 45 Sulcis Nord -------------------------------------------------------------------

La definizione puntuale della domanda per i singoli centri abitati che ricadono nei centri di domanda del multi-settoriale e' dato nelle tabelle contenute nell'Allegato D in Appendice 3 per i tre scenari di domanda precedentemente illustrati.
Nell'Allegato in questione sono evidenziati, per ciascun centro abitato, il numero di residenti, fluttuanti, la richiesta totale annua conseguente, le eventuali risorse sotterranee di riferimento. Per le principali risorse sotterranee, il cui uso non sia solo locale, l'attribuzione e' effettuata complessivamente al centro di domanda multi-settoriale. Il bilancio domanda - offerta viene quindi effettuato sul singolo centro abitato, per le risorse locali mentre avviene complessivamente sul centro di domanda multi- settoriale per le risorse principali. Queste operazioni sono evidenziate nelle tabelle riportate in Appendice 3.
La sintesi di queste operazioni di stima del quadro della domanda potabile ha portato alla definizione delle Tabelle 2.6, 2.7 e 2.8 date di seguito. In queste tabelle sono sintetizzati per centro di domanda, per schema e complessivamente per l'intera isola i fabbisogni potabili nei quattro scenari.

----> Vedere da pag. 115 a pag. 117 del S.O. <----

Come si evince dalle tabelle 2.6, 2.7 e 2.8 lo scenario 3 corrisponde ad un dato di volume utilizzato per uso civile a carico delle fonti superficiali di circa 194 Mmc/anno, molto prossimo al dato gestionale rilevato nel corso della ricognizione, riportato al capitolo III.
Cio' significa che la rappresentazione dei livelli di consumo e di quelli delle perdite fisiche determinati con i parametri sopra definiti sono rappresentativi dell'attuale livello di domanda per uso civile in Sardegna.
Peraltro si evidenzia che lo scenario 1 porterebbe ad un risparmio di risorsa da destinare ad altri usi pari a 66 Mmc/anno corrispondente alla riduzione delle perdite al 20% del volume immesso.
Lo scenario 2 derivante dalla applicazione delle dotazioni ESAF allo stato attuale rappresenta una situazione di consumi sovradimensionata rispetto al dato gestionale.
Pertanto, nelle simulazioni effettuate sui sistemi multi - settoriali si fara' riferimento allo Scenario 0, adottato come scenario di confronto, ed allo Scenario 3, adottato come scenario di riferimento del Piano, e i risultati saranno forniti limitatamente a questi due scenari.

4.3 Il modello di simulazione

Nello sviluppo della modellazione si e' assunta la schematizzazione del multi-settoriale nei 10 schemi dati precedentemente concordati con l'EAF che ha anche fornito la base dati idrologica per la valutazione delle risorse superficiali, i vincoli capacitativi sugli invasi e sui trasferimenti.
Per la simulazione del funzionamento degli schemi e' stato utilizzato il pacchetto software SIMFLU predisposto dal CRIFOR (Centro di Ricerca e Formazione sulle Reti) del DIT (Dipartimento di Ingegneria del Territorio) dell'Universita' di Cagliari, di cui si allega approfondita descrizione in Appendice 2.
L'assetto della domanda considerato negli schemi multi-settoriali deriva dalle assunzioni fatte precedentemente sui criteri adottati nelle diverse tipologie d'uso e per i due scenari presi in considerazione.
Nell'Allegato C in Appendice 3 sono sintetizzati i valori di domanda ai quali si e' pervenuti per ciascun centro di domanda all'interno dei diversi schemi.
Per semplicita' di esposizione il grado di impatto determinato dall'uso idropotabile della risorsa sugli usi competitivi si legge attraverso l'introduzione di un coefficiente di riduzione del soddisfacimento della domanda irrigua.
In effetti, come si vedra' piu' in dettaglio nel seguito, nella procedura di simulazione, una volta introdotto il vincolo sulla priorita' di soddisfacimento della domanda ed il vincolo di invaso minimo sui serbatoi, l'elemento da determinare diventa appunto il valore massimo del coefficiente di riduzione sulla richiesta irrigua che puo' essere assunto in un sistema deficitario di risorsa.
Il valore della richiesta annua in milioni di mc di ciascun centro di domanda sara' comunque riproposto nelle tabelle di sintesi dei risultati, ad evidenziare la differenza con l'erogazione netta, ed il valore del coefficiente di riduzione associato all'irriguo sara' esaminato per evidenziare gli schemi, ed eventualmente i sotto- schemi, che risultano piu' critici nei confronti del bilancio domanda - offerta.

4.4 Analisi della distribuzione del coefficiente di riduzione sulle domande

L'analisi del coefficiente di riduzione fornisce l'indicazione sul livello di criticita' nell'approvvigionamento dei sistemi. Con riferimento allo Scenario 0, dai tabulati contenuti nell'Allegato F (Appendice 3) si possono fare le seguenti osservazioni: - Lo Schema Flumendosa-Campidano vede associato un coefficiente di
soddisfacimento delle richieste pari a 0.48 per l'irriguo. Il
potabile ha sempre associato un coefficiente unitario.
All'idroelettrico Alto Flumendosa sono associati deficit medi pari
a circa 60 Mmc/anno su una domanda teorica di produzione che
richiederebbe 90 Mmc/anno. Ulteriori analisi per questo sistema
saranno effettuate nel prossimo paragrafo quando si esamineranno le
possibilita' di erogazione derivanti dalle integrazioni conseguenti
ad opere di prossima realizzazione. - Lo Schema Tirso mostra un deficit per il potabile che, sulla base
delle serie idrologiche assunte, evidenzia un deficit medio intorno
al 84% del fabbisogno. L'irriguo si attesta su un coefficiente di
soddisfacimento delle richieste pari al 66%. - La simulazione per lo Schema Nord Occidentale consente di
soddisfare senza deficit tutte le utenze potabili mentre i
coefficienti di soddisfacimento delle richieste per l'irriguo
impongono notevoli riduzioni; sono infatti pari a 0.46 - Lo Schema Orientale vede soddisfatte integralmente e senza deficit
le utenze potabili ed industriali ed un coefficiente di
soddisfacimento delle richieste pari a 0.74 sull'utenza irrigua. - Lo Schema Cedrino garantisce l'utenza potabile e ha un coefficiente
di soddisfacimento delle richieste circa unitario (0.92)
sull'irriguo. - Lo Schema Gallura mostra una situazione decisamente deficitaria;
viene garantito il soddisfacimento per il potabile e l'industriale
ma il modello indica per il settore irriguo un coefficiente di
soddisfacimento delle richieste pari a 0.08. - Lo Schema Posada vede assicurato il soddisfacimento della domanda
potabile mentre sulla domanda irrigua e' applicato il coefficiente
di soddisfacimento delle richieste di 0.34. - Nello Schema Leni, ugualmente viene assicurato il potabile, mentre
si ha un soddisfacimento delle richieste pari a 0.40 dell'irriguo. - Lo Schema Cixerri, pur assicurando il soddisfacimento del potabile
ed industriale, ha una erogazione estremamente ridotta verso
l'irriguo: il coefficiente di soddisfacimento delle richieste e'
pari a 0.08. - Lo Schema Sulcis vede il potabile soddisfatto integralmente con un
coefficiente di soddisfacimento delle richieste sull'irriguo pari a
0.09.

Le analisi precedenti evidenziano una situazione di generale insufficienza degli schemi multisettoriali per soddisfare oltre alla domanda potabile, quella dei settori concorrenti, con i casi piu' acuti costituiti dagli schemi della Gallura, del Sulcis e del Cixerri che sono in grado di soddisfare quasi esclusivamente la domanda potabile.
Si ritiene peraltro che la stima dei fabbisogni teorici dell'utenza irrigua utilizzati nelle simulazioni possa essere oggetto di ulteriori analisi al fine di poter pervenire a possibili limitazioni nelle richieste irrigue.
La situazione appare particolarmente grave nello Schema della Gallura nel quale, allo stato attuale non e' possibile assicurare neppure il completo soddisfacimento dell'utenza potabile.
Una ulteriore analisi col modello di simulazione e' stata effettuata in relazione alla configurazione negli schemi multisettoriali anche con la realizzazione delle opere attualmente in corso di realizzazione o gia' finanziate e di prossima realizzazione. In particolare sono state inserite le seguenti opere: - Realizzazione del collegamento tra il Basso Flumendosa - Traversa
di S'Isca Rena - ed il medio Flumendosa - Invaso del Mulargia, con
una portata massima convogliabile di 5 mc/s. - Realizzazione del collegamento tra lo Schema Tirso e lo Schema
Flumendosa-Campidano. Questo e' stato schematizzato con
l'immissione nell'invaso di Sa Forada dei volumi annui
differenziati per verificare le conseguenze di tali immissioni
sull'intero sistema. La simulazione ha individuato il volume annuo
che si ha la possibilita' di immettere nel Flumendosa senza
determinare deficit sul Tirso. Tale volume e' risultato pari a
circa 18 Mmc. - Innalzamento della capacita' di invaso della Diga Cantoniera Tirso
a 740 Mmc. - Innalzamento della capacita' di invaso della diga sul Liscia a
105.13 Mmc. - Realizzazione della connessione delle traverse di Badu Crabolu e di
Cumone all'invaso del Temo a Roccadoria con una capacita' di
trasferimento di 5 mc/s. - Aumento della capacita' di trasferimento dal Coghinas verso le
utenze potabili ed irriguo (Nurra) senza vincolo mensile.

La simulazione e' stata effettuata per il solo Scenario 3, assunto nel Piano come scenario di riferimento. I risultati sono schematizzati nella Tabella 2.9 e sono forniti in Appendice 3 -Allegato F. In particolare si osserva che: - Per lo Schema Flumendosa - Campidano anche senza considerare il
trasferimento dal Tirso il coefficiente di soddisfacimento delle
richieste sull'irriguo si innalza a 0.58. Nelle simulazioni sono
stati considerati i trasferimenti dal Basso Flumendosa. - Per lo Schema Tirso l'innalzamento della capacita' di Cantoniera
Tirso consente di sostenere il soddisfacimento pressoche' totale
delle domande irrigue (0.98). - Per lo Schema Nord Occidentale la realizzazione del collegamento
delle traverse e l'aumento della capacita' di trasferimento dal
Coghinas consente di sollevare il coefficiente di soddisfacimento
delle richieste sull'irriguo al valore 0.77. - Lo Schema Orientale vede soddisfatte integralmente e senza deficit
le utenze potabili ed industriali ed un coefficiente di
soddisfacimento delle richieste pari a 0.83 sull'utenza irrigua. - Lo Schema Cedrino garantisce l'utenza potabile e ha un coefficiente
di soddisfacimento delle richieste circa unitario (0.96)
sull'irriguo. - Per lo Schema Gallura l'innalzamento della capacita' dell'invaso
consente di attribuire all'irriguo una aliquota pari al 45% del suo
fabbisogno totale. - Lo Schema Posada vede assicurato il soddisfacimento della domanda
potabile mentre sulla domanda irrigua e' applicato il coefficiente
di soddisfacimento delle richieste di 0.42. - Nello Schema Leni, ugualmente viene assicurato il potabile, mentre
il soddisfacimento delle richieste dell'irriguo passa a 0.21 a
causa del maggior peso dell'utenza potabile rispetto allo scenario
0. - Lo Schema Cixerri nello Scenario attuale, pur assicurando il
soddisfacimento del potabile ed industriale, ha una erogazione
estremamente ridotta verso l'irriguo: il coefficiente di
soddisfacimento delle richieste e' pari a 0.15. - Lo Schema Sulcis vede il potabile soddisfatto integralmente con un
coefficiente di soddisfacimento delle richieste sull'irriguo pari a
0.28.

La realizzazione delle nuove opere e la diminuzione della domanda civile portano ad una diminuzione generalizzata, rispetto alla precedente simulazione, del livello di deficit del sistema irriguo scelto quale indicatore del grado di conflitto tra i diversi usi.
Peraltro come si evince dai dati sopra riportati il livello del conflitto e' tale da richiedere interventi ed azioni mirati ad alleggerire il peso del sistema idropotabile sui sistemi concorrenziali.
La Tabella 2.9 mostra il grado di interferenza fra il settore potabile e gli altri settori concorrenti.
Al fine di meglio rappresentare il grado di conflitto fra i diversi usi e' necessario analizzare nelle tabelle seguenti non solo il valore del livello di soddisfacimento medio del settore irriguo ma anche il rapporto tra valore medio del deficit e la richiesta idropotabile.
Tali parametri forniscono utili indicazioni sulla vulnerabilita' e sulla resilienza dei sistemi idrici con riferimento agli usi civili.
Infatti i maggiori rischi per le utenze idropotabili derivano dalla possibilita' che, sulla base di assegnazioni ai diversi settori, nei primi anni del periodo di regolazione dello schema idraulico, superiori alle possibilita' di erogazione del sistema, si debbano poi concentrare sul settore civile pesanti restrizioni per recuperare i volumi anticipatamente erogati.
Laddove il grado di conflitto e' maggiore si rendono necessari interventi di miglioramento generale dell'efficienza dello schema multisettoriale che possano apportare immediati benefici a tutti i settori.

----> Vedere pag. 122 del S.O. <----

4.5 Conclusioni

In definitiva si deve sottolineare che il sistema di approvvigionamento idrico regionale, sulla base delle verifiche effettuate mediante il modello di simulazione precedentemente descritto, non e' in grado di garantire le idroesigenze complessive per gli usi civili e per quelli produttivi (agricoltura e industria) della regione.
Si ricorda, inoltre, che i bilanci idrici riportati sono stati formulati sulla base di una serie di ipotesi che solo nei prossimi anni potranno essere verificate: - lo scenario idrologico e' stato ipotizzato analogo a quello medio
degli ultimi 16 anni. Non esistono tuttavia indicazioni specifiche
che il trend negativo delle precipitazioni si sia interrotto e che
le variabili in gioco abbiano raggiunto un nuovo livello di
stazionarieta' nei parametri statistici. Resta un significativo
grado di incertezza nelle previsioni adottate; - le idroesigenze dei diversi settori sono state valutate in modo
conservativo ed ipotizzando un primo ma significativo abbattimento
dei prelievi attuali. Per il settore civile si e' gia' detto dei
risparmi ipotizzati. Per quello irriguo si sottolinea che, pur
conservando una struttura degli ordinamenti colturali attuali, si
e' adottato un fabbisogno unitario per ettaro irrigato ridotto di
un terzo rispetto alle attuali richieste. Anche tale ipotesi resta
da verificare in relazione all'effettiva possibilita' di conseguire
tali risparmi nel breve periodo.

Nonostante l'importante riduzione dei fabbisogni, rimane un deficit medio annuo residuo di circa 238 milioni di mc, che sommati ai rilasci ambientali, portano ad un valore di deficit complessivo di circa 286, nello scenario, che si dovrebbe realizzare fra qualche anno, di completamento delle opere gia' finanziate.
Risulta quindi necessario provvedere alla individuazione delle azioni da intraprendere al fine di diminuire il peso derivante dall'uso della risorsa da parte del settore civile nei confronti dei settori concorrenziali.
A tale riguardo si evidenzia che la ricognizione effettuata da EAF, riportata in allegato 2, ha portato ad individuare le opere infrastrutturali previste a vario titolo nella programmazione regionale e nazionale di settore: - documento di base adottato quale proposta per la definizione del
citato A.P.Q. (2000) - D.G.R. 36/48 del 23.10.2001 - Legge Obiettivo: Programma Sistemi Idrici

A partire da tali documenti EAF ha predisposto un quadro di interventi,riportato in allegato 2, ritenuti possibili al fine di conseguire l'equilibrio del bilancio idrico a livello regionale cosi' da minimizzare i fattori di criticita' del servizio idropotabile.
Tale documentazione rappresenta comunque uno scenario possibile, fermo restando che la scelta delle piu' puntuali strategie di intervento sui sistemi idrici multisettoriali e' affidata a piani gerarchicamente superiori al Piano d'Ambito e specificatamente al Piano Stralcio di bacino di Gestione delle Risorse Idriche.

CAPITOLO II

APPENDICE 1

DATI DEMOGRAFICI

Tabella 1: Dati Demografici - ISTAT 1998

==================================================================== Comune Istat Abitanti Abitanti
Residenti Fluttuanti -------------------------------------------------------------------- Abbasanta 95001 2798 120 Aggius 90001 1731 80 Aglientu 90062 1071 12946 Aidomaggiore 95002 577 0 Ala' Dei Sardi 90002 1967 0 Albagiara 95003 288 0 Ales 95004 1691 0 Alghero 90003 40594 45219 Allai 95005 448 0 Anela 90004 875 0 Arborea 95006 3943 1437 Arbus 92001 7338 14947 Ardara 90005 857 0 Ardauli 95007 1222 0 Aritzo 91001 1548 960 Armungia 92002 633 0 Arzachena 90006 10406 83791 Arzana 91002 2792 194 Assemini 92003 23109 274 Assolo 95008 515 0 Asuni 95009 461 0 Atzara 91003 1351 0 Austis 91004 997 28 Badesi 90081 1838 30345 Ballao 92004 1039 0 Banari 90007 697 0 Baradili 95010 108 0 Baratili San Pietro 95011 1281 0 Baressa 95012 888 0 Barisardo 91005 4017 9954 Barrali 92005 1066 0 Barumini 92006 1453 150 Bauladu 95013 697 12 Baunei 91006 4006 6102 Belvi' 91007 794 424 Benetutti 90008 2246 123 Berchidda 90009 3292 50 Bessude 90010 500 0 Bidoni' 95014 169 0 Birori 91008 597 0 Bitti 91009 3618 0 Bolotana 91010 3400 13 Bonarcado 95015 1707 0 Bonnanaro 90011 1162 0 Bono 90012 3922 18 Bonorva 90013 4257 0 Boroneddu 95016 183 0 Borore 91011 2456 12 Bortigali 91012 1625 0 Bortigiadas 90014 937 20 Borutta 90015 331 0 Bosa 91013 7813 25655 Bottida 90016 820 0 Budduso' 90017 4211 60 Budoni 91014 4086 42384 Buggerru 92007 1229 2500 Bultei 90018 1265 25 Bulzi 90019 644 0 Burcei 92008 3010 0 Burgos 90020 1089 0 Busachi 95017 1717 0 Cabras 95018 8966 13262 Cagliari 92009 167490 8170 Calangianus 90021 4770 100 Calasetta 92010 2744 9012 Capoterra 92011 19789 14 Carbonia 92012 31980 0 Cardedu 91103 1499 1900 Cargeghe 90022 648 0 Carloforte 92013 6606 14558 Castelsardo 90023 5314 32679 Castiadas 92106 1308 7308 Cheremule 90024 512 0 Chiaramonti 90025 1923 0 Codrongianos 90026 1313 0 Collinas 92014 1030 0 Cossoine 90027 1012 0 Cuglieri 95019 3198 9912 Curcuris 95077 325 0 Decimomannu 92015 6703 7 Decimoputzu 92016 4154 0 Desulo 91016 3010 2087 Dolianova 92017 8044 600 Domus De Maria 92018 1525 4051 Domusnovas 92019 6756 0 Donori 92020 2094 0 Dorgali 91017 8173 31713 Dualchi 91018 797 0 Elini 91019 543 0 Elmas 92108 8022 0 Erula 90088 800 0 Escalaplano 91020 2575 0 Escolca 91021 717 0 Esporlatu 90028 457 0 Esterzili 91022 894 0 Florinas 90029 1617 0 Fluminimaggiore 92021 3227 1520 Flussio 91023 500 0 Fonni 91024 4517 734 Fordongianus 95020 1112 0 Furtei 92022 1740 0 Gadoni 91025 1002 0 Gairo 91026 1765 932 Galtelli 91027 2397 1216 Gavoi 91028 3001 1192 Genoni 91029 1030 0 Genuri 92023 414 0 Gergei 91030 1505 25 Gesico 92024 991 0 Gesturi 92025 1445 0 Ghilarza 95021 4627 20 Giave 90030 716 0 Giba 92026 2232 1572 Girasole 91031 948 2035 Golfo Aranci 90083 2105 13275 Goni 92027 565 0 Gonnesa 92028 5350 366 Gonnoscodina 95022 568 0 Gonnosfanadiga 92029 7134 0 Gonnosno' 95023 932 0 Gonnostramatza 95024 981 0 Guamaggiore 92030 1084 0 Guasila 92031 3038 0 Guspini 92032 12971 1308 Iglesias 92033 29375 140 Ilbono 91032 2369 0 Illorai 90031 1216 0 Irgoli 91033 2304 54 Isili 91034 3156 102 Ittireddu 90032 583 0 Ittiri 90033 9201 30 Jerzu 91035 3391 2946 La Maddalena 90035 11715 16252 Laconi 91036 2359 300 Laerru 90034 1062 0 Lanusei 91037 6189 5840 Las Plassas 92034 284 0 Lei 91038 676 0 Loceri 91039 1356 260 Loculi 91040 536 0 Lode' 91041 2335 1150 Lodine 91104 397 0 Loiri Porto San Paolo 90084 2258 22956 Lotzorai 91042 2157 6879 Lula 91043 1728 0 Lunamatrona 92035 1937 0 Luogosanto 90036 1831 170 Luras 90037 2729 0 Macomer 91044 11417 292 Magomadas 91045 616 4138 Mamoiada 91046 2618 0 Mandas 92036 2548 0 Mara 90038 858 0 Maracalagonis 92037 6563 17061 Marrubiu 95025 5055 28 Martis 90039 663 0 Masainas 92103 1530 0 Masullas 95026 1182 0 Meana Sardo 91047 2048 0 Milis 95027 1668 0 Modolo 91048 198 0 Mogorella 95028 534 0 Mogoro 95029 4971 0 Monastir 92038 4566 0 Monserrato 92109 20902 0 Monteleone Rocca Doria 90040 135 0 Monti 90041 2601 9 Montresta 91049 733 0 Mores 90042 2112 0 Morgongiori 95030 967 0 Muravera 92039 4648 41418 Muros 90043 757 0 Musei 92040 1535 0 Narbolia 95031 1766 2118 Narcao 92041 3506 130 Neoneli 95032 807 0 Noragugume 91050 408 0 Norbello 95033 1202 0 Nughedu San Nicola 90044 1067 0 Nughedu Santa Vittoria 95034 611 0 Nule 90045 1630 0 Nulvi 90046 3016 12 Nuoro 91051 37890 7613 Nurachi 95035 1623 0 Nuragus 91052 1058 0 Nurallao 91053 1437 0 Nuraminis 92042 3043 24 Nureci 95036 424 0 Nurri 91054 2515 0 Nuxis 92043 1783 0 Olbia 90047 42832 100873 Oliena 91055 7706 275 Ollastra 95037 1301 0 Ollolai 91056 1687 0 Olmedo 90048 2858 0 Olzai 91057 1087 0 Onani' 91058 475 0 Onifai 91059 772 0 Oniferi 91060 975 0 Orani 91061 3163 0 Orgosolo 91062 4629 90 Oristano 95038 33017 4389 Orosei 91063 5746 19446 Orotelli 91064 2380 0 Orroli 91065 2837 0 Ortacesus 92044 1012 16 Ortueri 91066 1476 12 Orune 91067 3032 0 Oschiri 90049 3850 19 Osidda 91068 274 0 Osibo 90050 3649 0 Osini 91069 1037 0 Ossi 90051 5902 0 Ottana 91070 2563 62 Ovodda 91071 1755 250 Ozieri 90052 11615 238 Pabillonis 92045 3149 0 Padria 90053 874 0 Padru 90090 2144 0 Palau 90054 3355 56335 Palmas Arborea 95039 1302 0 Pattada 90055 3646 1072 Pau 95040 367 220 Pauli Arbarei 92046 748 0 Paulilatino 95041 2580 0 Perdasdefogu 91072 2430 25 Perdaxius 92047 1517 0 Perfugas 90056 2544 18 Pimentel 92048 1224 0 Piscinas 92107 918 0 Ploaghe 90057 4835 11 Pompu 95042 311 0 Porto Torres 90058 2188 3761 Portoscuso 92049 5560 701 Posada 91073 2289 11484 Pozzomaggiore 90059 3113 18 Pula 92050 6393 36108 Putifigari 90060 732 0 Quartu Sant'Elena 92051 68384 82247 Quartucciu 92105 10193 20 Riola Sardo 95043 2159 250 Romana 90061 645 0 Ruinas 95044 868 0 Sadali 91074 1119 0 Sagama 91075 213 0 Samassi 92052 5545 14 Samatzai 92053 1770 0 Samugheo 95045 3603 0 San Basilio 92054 1475 0 San Gavino Monreale 92055 10005 20 San Giovanni Suergiu 92056 6339 1000 San Nicolo' D'Arcidano 95046 2935 0 San Nicolo' Gerrei 92058 994 0 San Sperate 92059 6836 12 San Teodoro 91076 3286 27376 San Vero Milis 95050 2494 11221 San Vito 92064 3970 48 Sanluri 92057 8581 53 Santa Giusta 95047 4278 0 Santa Maria Coghinas 90087 1455 245 Santa Teresa Gallura 90063 4217 43333 Santadi 92060 3875 0 Sant'Andrea Frius 92061 1926 0 Sant'Anna Arresi 92062 2606 431 Sant'Antioco 92063 11868 7351 Sant'Antonio di Gallura 90085 1669 30 Santu Lussurgiu 95049 2718 732 Sardara 92065 4423 183 Sarroch 92066 5385 6068 Sarule 91077 1977 0 Sassari 90064 12064 33823 Scano Di Montiferro 95051 1819 0 Sedilo 95052 2545 0 Sedini 90065 1503 0 Segariu 92067 1391 0 Selargius 92068 26612 276 Selegas 92069 1537 0 Semestene 90066 252 0 Seneghe 95053 2020 0 Senis 95054 618 0 Sennariolo 95055 185 0 Sennori 90067 7390 15 Senorbi' 92070 4347 89 Serdiana 92071 2263 0 Serramanna 92072 9769 0 Serrenti 92073 5242 18 Serri 91080 781 0 Sestu 92074 13998 0 Settimo San Pietro 92075 5829 0 Setzu 92076 166 0 Sui 9108 1630 16 Seulo 91082 1058 24 Samaggiore 95056 1004 0 Samanna 95057 875 0 Siapiccia 95076 399 0 Siddi 92077 845 0 Silanus 91083 2428 0 Siligo 90068 1067 0 Siliqua 92078 4268 0 Silius 92079 1388 0 Simala 95058 427 0 Simaxis 95059 2204 0 Sindia 91084 2073 0 Sini 95060 619 0 Siniscola 91085 11020 35209 Sinnai 92080 14705 11741 Siris 95061 264 0 Siurgus Donigala 92081 2225 0 Soddi 95078 146 0 Solarussa 95062 2578 0 Soleminis 92082 1509 0 Sorgono 91086 2024 1473 Sorradile 95063 529 0 Sorso 90069 14126 16179 Stintino 90089 1197 23491 Suelli 92083 1182 0 Suni 91087 1286 0 Tadasuni 95064 210 0 Talana 91088 1168 30 Telti 90080 2050 0 Tempio Pausania 90070 13919 1152 Tergu 90086 589 0 Terralba 95065 10644 4514 Tertenia 91089 3710 6850 Teti 91090 840 0 Teulada 92084 4233 7054 Thiesi 90071 3298 31 Tiana 91091 585 150 Tinnura 91092 270 0 Tissi 90072 1740 0 Tonara 91093 2447 2861 Torpe' 91094 2743 500 Torralba 90073 1063 0 Tortoli 91095 9673 20442 Tramatza 95066 1018 20 Tratalias 92085 1149 0 Tresnuraghes 95067 1361 9389 Triei 91097 1203 0 Trinita' D'Agultu 90074 2083 21767 Tuili 92086 1221 0 Tula 90075 1685 0 Turri 92087 555 0 Ula Tirso 95068 660 0 Ulassai 91098 1650 41 Uras 95069 3270 0 Uri 90076 3105 0 Urzulei 91099 1460 18 Usellus 95070 959 0 Usini 90077 3809 0 Ussana 92088 3670 0 Ussaramanna 92089 619 0 Ussassai 91100 800 0 Uta 92090 6755 0 Valledoria 90079 3745 6652 Vallermosa 92091 2080 20 Viddalba 90082 1745 16 Villa San Pietro 92099 1960 6350 Villa Sant'Antonio 95048 478 0 Villa Verde 95073 401 0 Villacidro 92092 14980 124 Villagrande Strisaili 91101 3753 0 Villamar 92093 3055 0 Villamassargia 92094 3831 0 Villanova Monteleone 90078 2623 500 Villanovaforru 92095 704 75 Villanovafranca 92096 1552 0 Villanovatruschedu 95071 342 0 Villanovatulo 91102 1202 0 Villaperuccio 92104 1128 0 Villaputzu 92097 5016 5052 Villasalto 92098 1399 0 Villasimius 92100 2835 27974 Villasor 92101 7251 12 Villaspeciosa 92102 1850 0 Villaurbana 95072 1847 0 Zeddiani 95074 1175 0 Zerfaliu 95075 1189 0 ------------------------------------------------------------------ TOTALI 1654649 1227338

CAPITOLO II

APPENDICE 2

MODELLO SIMULAZIONE SCHEMI MULTISETTORIALI 1 Il bilancio Domanda - Offerta per i sistemi idrici multisettoriali

E' gia' stato evidenziato precedentemente come per 31 schemi acquedottistici PRGA, su 48 complessivi, una aliquota, spesso preminente ed in alcuni casi esclusiva, di risorsa provenga dalle acque superficiali gestite anche verso altre utenze e l'approvvigionamento di tali schemi potabili siano pertanto da considerare nell'ambito di una gestione ottimale di schemi multi-settoriali di utilizzazione della risorsa idrica.
Risulta ovvia l'importanza del ruolo degli invasi artificiali in questo contesto. Come ampiamente illustrato nel PA(1987) e recentemente richiamato dall'APQ(2000), il numero delle dighe ed il volume complessivo della capacita' di regolazione mettono in evidenza il ruolo che tali opere svolgono attualmente per il soddisfacimento della domanda idrica in una regione, come la Sardegna che si deve confrontare con apporti idrici naturali caratterizzati una elevata variabilita' nel tempo e quindi con la necessita' di trasferimento spesso, per diversi anni, della risorsa.
Nella Tabella 2 e' fornito l'elenco dei principali invasi di regolazione che saranno considerati nella simulazione. In tabella sono indicati anche gli schemi multisettoriali di appartenenza, sui quali si tornera' di seguito. Per ciascun serbatoio viene indicata la capacita' massima di invaso, quella consentita allo stato attuale e quella che sara' assunta nell'ambito della simulazione nello Scenario 0 e nel Scenario 3. Si osserva che per alcune dighe non c'e' corrispondenza tra valore autorizzato e valore assunto in simulazione. Questo fatto e' particolarmente da notare, nello stato attuale, per l'invaso del Tirso a Cantoniera e va messo in relazione con la prospettiva di vedere innalzato solo in futuro il limite di invaso.
Di seguito si e' voluto anche riportare nella Tabella 3 l'andamento dei volumi complessivamente invasati al 30 Aprile degli ultimi anni, che evidenzia la drammatica carenza di risorsa riscontrata all'inizio della corrente stagione estiva.
In Appendice 3 - Allegato A e' consegnata, per ciascuna sezione di sbarramento, la serie storica dei deflussi considerata nella simulazione degli schemi multi-settoriali e le tabelle che cumulano la risorsa superficiale in ciascuno schema. Nella Tabella 4 e' dato il volume complessivo di deflusso in tutte le sezioni di invaso per l'intero territorio regionale.
In tale tabella non sono compresi i deflussi associati alle sezioni delle traverse di derivazione che, seppure non abbiano funzione di regolazione, forniscono una importante aliquota di risorsa. I dati sui deflussi alle traverse ed i criteri adottati per individuare il volume derivabile saranno forniti nei seguenti paragrafi con riferimento ai singoli schemi multi-settoriali.

----> Vedere da pag. 138 a pag. 140 del S.O. <----

2 Il modello di simulazione
Nello sviluppo della modellazione si e' assunta la schematizzazione del multi-settoriale nei 10 schemi dati precedentemente, concordati con l'EAF che ha anche fornito la base dati idrologica per la valutazione delle risorse superficiali, i vincoli capacitativi sugli invasi e sui trasferimenti.
Per la simulazione del funzionamento degli schemi e' stato utilizzato il pacchetto software SIMFLU predisposto dal CRIFOR (Centro di Ricerca e Formazione sulle Reti) del DIT (Dipartimento di Ingegneria del Territorio) dell'Universita' di Cagliari. SIMFLU e' stato sviluppato per la ricerca della gestione ottima di un sistema di approvvigionamento idrico complesso e risulta, per quanto possibile, di uso generale e fornito di una interfaccia utente interattiva in modo da agevolare la sua utilizzazione anche per un utente non specialistico. La struttura generale del software e' rappresentata nella Figura 1. Come sara' descritto nel seguito, all'utente sono, ad esempio, fornite, oltre ad alcune maschere che agevolano la descrizione topologica del sistema, la possibilita' di individuare livelli di priorita' nel soddisfacimento delle diverse utenze, fasce di invaso target nei serbatoi, individuazione delle priorita' di risorsa da utilizzare per ciascuna domanda, ecc. In tal modo si ritiene di poter rappresentare ad un adeguato livello di aderenza le problematiche che si presentano nella reale gestione dei sistemi di risorsa idrica.

----> Vedere pag. 141 del S.O. <----

Nella predisposizione del software si e' utilizzato il criterio di non legare la individuazione dei flussi nel sistema a sole regole di gestione predefinite, eventualmente da ottimizzare in modo iterativo sulla base dei valori ottenuti da una funzione obiettivo definita dall'utente (modalita' seguita in altri software di simulazione di sistemi idrici), ma di effettuare la gestione utilizzando sia "criteri di preferenza" semplicemente formulabili dall'utilizzatore nella fase di input, sia aggiornando le regole di gestione sulla base dei risultati di una fase di pre-ottimizzazione (modulo OPTFLU) che utilizza quelli che si possono configurare come scenari piu' probabili nei periodi futuri su step temporali estesi. Nell'uso di SIMFLU risulta pertanto necessario predisporre la definizione di scenari idrologici e di domanda da utilizzare nella fase di pre-ottimizzazione. In via semplificata, nella applicazione sui dieci bacini dell'Isola, sono stati considerati due step temporali estesi, uno di cinque ed uno di sette mesi che interessano complessivamente l'anno idrologico, ai quali e' stato sempre attribuito il valore di deflusso medio della serie osservata. Facendo salvi i volumi di riserva pluriennale, in questo modo e' possibile individuare, all'inizio degli step temporali estesi, le riduzioni programmate di domanda che saranno imposte durante la simulazione su step temporali ridotti. Eventuali deficit di erogazione saranno pertanto suddivisi in due fasce: deficit programmati e deficit non programmati; i primi derivano da una programmazione sulla domanda effettuata all'inizio di periodi sufficientemente estesi di erogazione (ad es. la stagione irrigua) i secondi si evidenziano sui singoli step temporali e nella simulazione non risultano previsti dal gestore. La definizione della funzione obiettivo, nella quale sono attribuite le penalita' ad entrambe le tipologie di deficit consente di individuare un corretto punto di equilibrio tra una gestione "ottimista" o "pessimista" del sistema di risorse su base temporale estesa.
Integrati in SIMFLU sono inoltre numerosi altri sotto-moduli quali ad esempio quelli per la ricerca dei percorsi di minimo costo nei trasferimenti della risorsa verso l'utenza, di bilanciamento degli eventuali deficit, di bilanciamento dei livelli negli invasi, ecc. Gli aspetti principali del software possono essere sintetizzati nei seguenti punti: - Definizione di riduzioni programmate con abbinamento del modulo di
pre-ottimizzazione alla simulazione. - Non necessaria la definizione di vere "regole di gestione" da parte
dell'utente. - Individuazione per ogni centro di domanda di un elenco di risorse
disponibili, ordinato secondo un indice di preferenza decrescente. - Definizione di aliquote di attribuzione a diverse fasce di
priorita' delle domande. - Possibilita' di definizione sia di costi reali che fittizi
(penalita) inerenti la funzione obiettivo. - Definizione di un volume obiettivo d'invaso nei serbatoi. - Attribuzione di "volumi riservati" di risorsa alle domande con
maggiore priorita'.

Nel seguito si forniscono le principali caratteristiche delle fasi di input e di analisi dei risultati.

2.1 Input dei dati

La fase di input e' articolata in diverse fasi che richiamano maschere che devono essere compilate dall'utente. Come schematizzato nella Figura 2 la prima maschera richiede la definizione delle caratteristiche generali dello schema e la sua descrizione topologica. Esiste pertanto la sezione sui dati generali, quella sui nodi e quella sugli archi di trasferimento. In ogni sezione l'utente ha la possibilita', durante l'input, di aggiungere o modificare i dati e di archiviarli a fine lavoro. Ai nodi e' possibile associare una denominazione che consente la loro agevole identificazione.

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Il sistema idrico e' pertanto ricondotto ad uno schema archi-nodi.

I nodi risultano cosi' codificati:
- Sn: serbatoio n
- Tn: traversa n
- Cn: nodo di confluenza n
- Dn: nodo domanda n
Gli archi sono identificati mediante il codice dei nodi di monte e di valle: ad es.: arco S2D3 e' quello che connette il nodo S2 con D3.
La seconda maschera, come mostrato nella Figura 3, consente all'utente di individuare il numero di periodi da considerare nella simulazione e di definire l'ampiezza dei periodi aggregati sui quali effettuare i passi di pre-ottimizzazione. Nella stessa maschera compaiono le sezioni che consentono di attribuire la fasce prioritarie alle diverse tipologie di utenza, lo stato di invaso all'inizio dell'arco temporale di simulazione ed i volumi obiettivo per ciascun serbatoio. Nello studio sono state considerate tre fasce di priorita'; ciascuna tipologia di utenza puo' avere la sua richiesta ripartita su diverse fasce.

----> Vedere pag. 144 del S.O. <----

Nella terza maschera di input (V. Figura 4) l'utente ha la possibilita' di attribuire a ciascun serbatoio un volume riservato che puo' essere utilizzato, in caso di necessita', da sole utenze autorizzate. Nella stessa maschera compare la sezione nel quale sono evidenziate le regole degli sfiori che trasferiscono gli esuberi di deflusso dai serbatoi di monte prioritariamente ai serbatoi vallivi prescelti.
Nella quarta maschera (V. Figura 5) sono attribuiti i riferimenti ai file che contengono i dati di deflusso in input ai serbatoi ed alle traverse sia nella fase di simulazione, e quindi con riferimento ai singoli step temporali, sia nella fase di pre-ottimizzazione su step temporali aggregati. Per i trasferimenti dalle traverse sono inoltre attribuiti eventuali limiti capacitativi delle derivazioni.
Nella quinta maschera (V. Figura 6) vengono attribuiti i valori per la stima delle perdite per evaporazione dagli invasi. Per ciascun lago deve essere assegnata l'altezza annua complessiva di evaporazione e l'aliquota di ripartizione nel singolo periodo. Devono essere inoltre forniti i parametri che interpolano la curva di invaso con una esponenziale del tipo S = a Vb (nota: b=apice), che lega la superficie dello specchio liquido S col volume di invaso V.

----> Vedere da pag. 145 a pag. 147 del S.O. <----

Nella sesta maschera (v. Figura 7) sono forniti i dati che caratterizzano i centri di domanda associando a ciascuno di essi la tipologia, eventuali coefficienti di riduzione ed i volumi richiesti in ciascun periodo, al lordo dei coefficienti di riduzione. I valori dati nella tabella vengono ripetuti ciclicamente fino alla completa attribuzione della domanda in tutto l'arco temporale di simulazione. La stessa maschera contiene la sezione di attribuzione delle risorse di riferimento per ciascuna domanda. L'ordine di attribuzione definisce anche la priorita' con la quale vengono interrogati i centri di risorsa per il soddisfacimento della domanda. Si vuole inoltre evidenziare che per tutte le domande la ricerca dei centri di risorsa e dei volumi da essi trasferiti viene condotta sequenzialmente, nell'ambito della stessa fascia di priorita' ed a partire dalla priorita' maggiore.
Il percorso di trasferimento viene ottimizzato nell'ambito del grafo che rappresenta le interconnessioni del sistema di risorse.
La settima maschera (v. Figura 8) contiene i limiti capacitativi che sono imposti sia agli archi di trasferimento, in termini di volume massimo trasferibile nel singolo periodo, sia ai serbatoi come vincolo sul massimo volume invasabile.
Infine, l'ottava maschera (v. Figura 9) contiene gli elementi di costo o penalizzazione che vengono considerati nella funzione obiettivo. Gli elementi di costo, riferiti all'unita' di volume di riferimento, possono essere attribuiti al trasferimento lungo gli archi, agli sfiori sia dai serbatoi che dalle traverse e definiscono in termini economici le interrelazioni tra i volumi di deficit che la simulazione dovesse attribuire alle diverse fasce di priorita'.
Nella stessa maschera e' presente una sezione nella quale e' possibile associare un beneficio al mantenimento di volumi di invaso nei serbatoi.

----> Vedere pag. 148 del S.O. <----

2.2 Output dei risultati

Terminato l'input, il software SIMFLU consente la sua archiviazione definitiva sotto forma di file testo che puo' essere esaminato con un normale editor di testo. Resta comunque possibile la sua rilettura e la modifica con l'interfaccia utente gia' descritta. Nella versione attuale sono modificabili tutti i dati del sistema ad eccezione dei dati generali forniti nella prima sezione della prima maschera.
L'esecuzione del programma determina la definizione delle variabili gestionali e di flusso che possono essere visualizzate direttamente subito dopo l'esecuzione del programma di simulazione o salvate in file appositamente organizzati. Al riguardo nella barra dei comandi e' stato predisposto un bottone "output" che attiva la creazione di un file di output di tipo .txt (formato testo) o di tipo .xls (formato excel). A scelta dell'utente possono essere attivate una o entrambe le modalita' di output, ovvero, in una fase iniziale di messa a punto si puo' rendere piu' rapida l'esecuzione del programma richiedendo la sola visualizzazione dei risultati.
La visualizzazione dei risultati avviene attraverso 5 tipologie di grafici rispettivamente predisposti per:
- Serbatoi
- Traverse
- Domande
- Rami di trasferimento
- Confluenze
Nelle Figure 10 e 11 sono riportati alcuni esempi di visualizzazione dei risultati.
Nella maschera di Figura 10 si evidenzia la presenza di bottoni che per i serbatoi possono attivare la visualizzazione degli andamenti degli input idrologici, degli sfiori a mare dagli invasi e dei volumi invasati nei singoli periodi. Selezionando il grafico di una di queste grandezze e' possibile attivare la valutazione di alcune statistiche di base che forniscono il valore minimo, massimo, la media e lo scarto quadratico medio.
Nella maschera di Figura 11 e' riportato l'esempio di visualizzazione per le domande per le quali possono essere attivate sia l'andamento delle richieste che quelle dei deficit. Il grafico puo' riportare anche la ripartizione delle grandezze tra le diverse fasce di priorita'.
Selezionando un grafico e' ugualmente possibile attivare la valutazione delle statistiche di base.

----> Vedere pag. 150 del S.O. <----

2.3 Analisi dei risultati ottenuti

Come gia' detto il software di simulazione SIMFLU e' stato fatto girare con riferimento allo scenario attuale ed allo scenario futuro di riferimento, indicato come Scenario 3.
Fatte salve le possibilita' di interazione che l'utente ha con lo strumento informatico nella predisposizione del input e nella visualizzazione immediata dei risultati su computer, di seguito si documentano i risultati ottenuti fornendo le tabelle di sintesi piu' significative.

In Appendice 3 - Allegato E sono consegnate le Tabelle che riportano:
Per i serbatoi i seguenti valori medi mensili: - afflussi idrologici; - integrazioni provenienti dalle connessioni; - volume invasato - evaporazione; - trasferimenti; - sfiori a mare;

Per le traverse i seguenti valori medi mensili: - afflussi idrologici; - integrazioni provenienti da connessioni; - trasferimenti verso altri nodi; - sfiori a mare;

Per le utenze i seguenti valori medi mensili: - richieste (eventualmente moltiplicate per il coefficiente di
riduzione per quelle irrigue) - deficit residui

I principali criteri generali seguiti nella determinazione del coefficiente di riduzione irrigua sono stati quelli di assicurare, salvo rare eccezioni: - completo soddisfacimento della richiesta potabile, industriale ed
irrigua ridotta; - minimo invaso nei serbatoi pari al 50% della richiesta complessiva
annua del potabile ed industriale.

Nelle Tabelle inserite in Appendice 3 - Allegato F sono fornite le grandezze piu' significative delle simulazioni negli Scenari attuale e di riferimento futuro, per ciascuno dei 10 schemi considerati.

----> Vedere allegato da pag. 153 a pag. 240 del S.O. <----
----> Vedere allegato da pag. 241 a pag. 350 del S.O. <----
----> Vedere allegato da pag. 351 a pag. 462 del S.O. <----
 
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