Con decreto ministeriale 5 giugno 2001 sono state conferite le seguenti ricompense: Medaglia d'argento Al ten. col. Luciano Antonio Portolano nato il 18 settembre 1960 ad Agrigento, con la seguente motivazione: "comandante di battaglione presso il 18o reggimento bersaglieri della brigata multinazionale ovest partecipante in Kosovo all'operazione "Joint Guardian , profondeva tutte le migliori energie per assicurare in ogni circostanza il completo assolvimento del compito. Dopo aver curato con straordinaria professionalita' l'addestramento in patria, seguiva con instancabile partecipazione tutte le attivita' operative svolte dal suo reparto in Kosovo, evidenziando un'eccezionale dedizione al servizio. Esercitava costantemente un'azione di comando caratterizzata da lucidissima visione degli obiettivi e da spiccata capacita' realizzatrice, suscitando sempre la piu' completa disponibilita' da parte di tutti i suoi dipendenti, nei quali infondeva le stesse fortissime motivazioni che erano alla base del suo encomiabile comportamento. Nei primissimi giorni di attivita' nella regione Kosovara, caratterizzati da persistenti conflittualita' tra milizie contrapposte, durante una programmata attivita' di controllo dell'area di Klina ancora non presidiata da alcuna unita' della forza internazionale di pace, veniva coinvolto con il proprio veicolo blindato nell'esplosione di una mina anticarro, collocata sulla rotabile per colpire il personale ed i mezzi del contingente. Mantenendo il perfetto controllo di se' nonostante fosse seriamente ferito, dimostrava lucidita' e fermezza, disponeva immediatamente ed efficacemente i suoi uomini sul terreno ed impartiva chiari ordini tesi ad esaltare la capacita' di reazione dell'unita'. Indirizzava poi efficacemente il fuoco delle sue armi contro i responsabili dell'atto, ancora presenti sul posto ed impediva ed essi di portare a termine il loro intento violento, costringendoli alla fuga ed evitando danni agli uomini alle sue dipendenze. Nel proseguo della missione, in un contesto operativo sempre carico di forti tensioni e di gravi minacce per il contingente, poneva in evidenza ecomiabili doti di abnegazione, limpida azione di comando ed eccezionale carattere. Si adoperava, con tenacia per essere sempre vicino ai propri uomini, nei quali trasfondeva, grazie al suo elevatissimo carisma, sicurezza, fermezza ed entusiasmo. Sorretto da eccezionale generosita' e spirito di solidarieta' verso la popolazione in difficolta', interveniva continuamente e spesso con pericolo per la propria incolumita' in difesa di chi era minacciato di violenze o per garantire condizioni di sicurezza alle minoranze. Limpida figura di uomo e comandante che, con la sua instancabile e preziosa opera e con il suo esempio, ha sempre ottenuto la piu' completa stima dai rappresentanti dei contingenti stranieri ed ha contributo fortemente all'elevazione dell'immagine dell'Italia in ambito internazionale". Pec (Kosovo), 20 maggio - 7 settembre 1999. Al ten. col. Giovanni Maria Clemente Carlo Fungo nato il 5 luglio 1960 a Torino, con la seguente motivazione: "comandante del gruppo squadroni ricognizione, sorveglianza ed acquisizione obiettivi del contingente militare italiano partecipante in Fyrom all'operazione "Joint Guarantor e poi in Kosovo all'operazione "Joint Guardian , assolveva il suo delicatissimo ed impegnativo incarico in maniera esemplare, incisiva ed ecomiabile per capacita' e dedizione. Figura fondamentale del contingente sin dall'inizio della missione, con straordinaria professionalita', grande acume ed eccezionale capacita' realizzatrice, organizzava, coordinava e controllava tutte le complesse attivita' inerenti al soccorso delle migliaia di profughi provenienti dal Kosovo. Infondeva, altresi', nei suoi uomini uno spirito di solidarieta' eccezionale, che li sosteneva nell'impegno umanitario e consentiva loro si operare senza sosta per cercare di alleviare le sofferenze della popolazione. Iniziata l'operazione in Kosovo, forniva un contributo di pensiero e di azione ancora piu' determinante per l'esito positivo della missione. In un contesto caratterizzato dalla complessa situazione operativa esistente nell'area dopo il termine del conflitto, dall'indeterminatezza degli atteggiamenti della popolazione e dall'assoluta assenza nella regione di strutture sociali, economiche e civiche, emergevano prepotentemente le sue eccellenti qualita' di comandante di spicco e carismatico. Assunta la responsabilita' dell'area di Dakovica, la piu' delicata del settore del contingente nazionale, in quanto ancora fortemente scossa dall'odio e dalla contrapposizione tra le etnie, teneva sempre, soprattutto verso le frange piu' radicali, un atteggiamento fermo e deciso, che si rivelava immediatamente essenziale per sostenere il contrastato processo di pacificazione. Cosciente dell'importanza della funzione rivestita, affrontava ogni volta necessario i piu' seguiti capi delle milizie in armi, imponendo ad essi, con la logicita' delle argomentazione, ma anche con la fermezza degli atteggiamenti e degli intenti, il rispetto degli accordi sottoscritti. La sua grande attenzione all'evolversi della situazione gli consentiva inoltre di ottenere risultati eccezionali nel contrasto della violenza e della delinquenza e di procedere alla requisizione di un quantitativo elevatissimo di armi e munizioni, all'arresto di numerosi criminali ed alla realizzazione di condizioni di sicurezza per il rientro di tutti i profughi dell'Albania e dalla Fyorm. Magnifica figura di uomo e comandante, che ha dato un contributo fondamentale per il positivo esito delle operazioni e che ha portato gran lustro all'immagine dell'Italia e delle forze armate in campo internazionale". Fyrom/Kosovo, 22 marzo - 7 settembre 1999. Con decreto ministeriale 10 luglio 2001 sono state conferite le seguenti ricompense: Croce di bronzo Al ten. col. Arturo Brancati, nato il 24 febbraio 1954 a Cava dei Tirreni (Salerno), con la seguente motivazione: "Capo cellula G6 del contingente militare italiano partecipante in Fyrom all'operazione "Joint Guarantor e, poi, in Kosovo all'operazione "Joint Guardian , operava in ogni circostanza con disponibilita' e generosita' elevatissime. Cosciente della delicatezza della funzione assolta e dell'importanza del settore di sua competenza per il favorevole esito della missione, poneva ogni sua risorsa fisica ed intellettiva al servizio del contingente, ricercando le soluzioni piu' opportune per rendere pienamente rispondente il sistema delle comunicazioni. La sua spiccata professionalita' gli consentiva di intervenire con precisione in ogni circostanza e di individuare sempre le soluzioni piu' opportune ed efficaci per soddisfare al meglio, pur in carenza di personale e materiali, le sempre numerose e determinanti esigenze dei collegamenti. Pienamente consapevole dell'importanza dell'utilizzazione, da parte di tutte le unita' nazionali presenti nel teatro di operazioni, del sistema di comando e controllo automatizzato, sollecitava e suscitava con encomiabile continuita' il piu' ampio impegno nel settore del personale del contingente, riuscendo ad avviare in tempi molto brevi e con elevatissimi risultati la funzionalita' della struttura. Bella figura di professionista e di soldato, animato da vibrato attaccamento alle istituzioni e da convinta fede nel servizio, che ha contribuito ad elevare l'immagine del contingente militare italiano in ambito internazionale". Fyrom (Kosovo), 22 marzo - 7 settembre 1999. Al ten. col. Massimo Colaceci, nato il 4 ottobre 1957 a Jenne (Roma), con la seguente motivazione: "Comandante del battaglione trasmissioni partecipante in Fyrom alla operazione "Joint Guarantor e in Kosovo all'operazione "Joint Guardian , affrontava tutte le delicate e complesse attivita' connesse ai collegamenti del contingente militare italiano con grande professionalita' ed eccezionale capacita' realizzativa. Conscio dell'importanza dell'attivita' di comando e controllo e nonostante le condizioni ambientali ed operative particolarmente delicate e complesse che caratterizzavano l'attivita' in Fyrom e, soprattutto in Kosovo nel momento dell'ingresso nella regione, riusciva a garantire i collegamenti tra le componenti del contingente, dando immediata, completa e rispondente soluzione a tutti i problemi inerenti alle trasmissioni della grande unita'. Nei momenti piu' difficili, allorche' la situazione operativa diveniva delicata e pericolosa, si portava vicino ai suoi uomini anche a rischio della propria incolumita', infondendo in essi, con l'esempio e la fermezza di comportamenti forti motivazioni e spiccata determinazione a rappresentare degnamente il contingente nazionale. Comandante di grande spessore e di elevatissima preparazione che ha contribuito in maniera determinante ad elevare l'immagine del contingente militare italiano nel contesto internazionale". Pec (Kosovo) 21 maggio - 6 settembre 1999. Al ten. col. Riccardo Alfredo Giacomo Marchi, nato il 30 marzo 1958 a Genova, con la seguente motivazione; "Comandante del battaglione alpini "Susa nel corso dell'operazione "Joint guardian in Kosovo, si prodigava senza risparmio di energie al fine di mantenere la propria unita' ad un elevatissimo livello di prontezza, sviluppando una intelligente opera di preparazione e di controllo di tutte le attivita'. Assumeva con il suo battaglione la responsabilita' della delicatissima area di Decani, nella quale le opposte etnie si contrapponevano spesso violentemente e con comportamenti conflittuali che sfociavano in omicidi, rapimenti, distruzioni di abitazioni ed incendi. Nel corso delle numerose e complesse operazioni coordinava in maniera brillante ed efficacissima l'attivita' operativa delle dipendenti compagnie e dei rinforzi provenienti dagli altri contingenti, impegnandosi senza limite di tempo con eccezionale generosita', incurante dei rischi personali ed ottenendo risultati di straordinario valore. In tutte le principali attivita' condotte nel settore della brigata, tra cui quella diretta a garantire la sicurezza dei profughi di etnia serba in rientro nell'area, quelle per la sicurezza e la difesa del monastero di Decani una delle massime espressioni della religione serbo-ortodossa, ed infine quelle per la confisca di armi ed ordigni esplosivi alle etnie, evidenziava la sua eccezionale capacita' di pianificazione e la sua ancor piu' significativa capacita' di tradurre i piani in atti concreti e rispondenti. Le brillanti qualita', che accompagnavano ogni suo atto, congiunte ad uno spiccato buon senso, gli assicuravano il plauso sincero e incondizionato delle maggiori autorita' civili e militari presenti nel teatro di operazioni. Magnifica figura di comandante ed esempio di altissima dedizione al dovere e straordinaria professionalita', che ha contribuito significativamente ad elevare il prestigio del contingente militare italiano in ambito internazionale". Decani (Kosovo), 29 giugno - 7 settembre 1999. Al col. Filippo Carrese, nato il 24 giugno 1943 a Camastra (Agrigento), con la seguente motivazione: "Direttore del centro amministrativo d'intendenza del contingente militare italiano partecipante in Fyrom all'operazione "Joint guarantor e poi in Kosovo all'operazione "Joint guardian , assolveva la sua funzione con encomiabile precisione ed elevatissima dedizione al servizio. Cosciente dell'importanza del suo impegno per l'esito della missione, operava con slancio e spirito di abnegazione, pur in condizioni di grande difficolta' operativa per l'assenza nella regione di validi punti di riferimento da utilizzare per l'espletamento delle complesse attivita amministrative. Impostava e conduceva in modo lineare ed esemplare, sempre nel rispetto delle normative in vigore di cui e' profondo conoscitore, le procedure per garantire alle unita' del contingente nazionale il sostegno logistico e finanziario, meritando l'ammirazione ed il plauso di tutto il personale per la celerita' e l'esattezza con cui assicurava la perfetta soluzione delle complesse problematiche. Le sue elevatissime qualita' professionali e le sue eccezionali capacita' organizzative gli consentivano di promuovere la realizzazione, nelle sedi di tutte le unita' dipendenti, di strutture di elevatissima funzionalita', in grado di assicurare ottime condizioni di vita al personale del contingente e pienamente adeguate alle gravose esigenze connesse con il particolare ambiente dei Balcani. Professionista di vaglia, creava nell'ambito della sua cellula un gruppo di lavoro efficientissimo, che operava con serenita' d'animo, capacita' e indiscussa competenza. Brillante ufficiale e collaboratore di spicco, che ha dato un contributo determinante per elevare l'immagine dell'Italia nel contesto internazionale". Skopje (Fyrom), 24 giugno - 7 settembre 1999. Al col. Salvatore Cincimino, nato il 6 aprile 1942 a Foggia, con la seguente motivazione: "Capo cellula G4 del contingente militare italiano, operava prima in Fyrom nell'ambito dell'operazione "Joint Guarantor e poi in Kosovo nell'operazione "Joint Guardian", evidenziando durante il lungo periodo di sei mesi, eccezionale dedizione al servizio e straordinaria professionalita'. Cosciente della delicatezza della funzione assolta e dell'importanza dell'attivita' di sua competenza per il favorevole esito della missione, poneva ogni sua risorsa fisica ed intellettiva al servizio della grande unita', individuando sempre le soluzioni piu' opportune per rendere pienamente rispondente il settore logistico. Ufficiale di solida formazione in possesso di maturata esperienza, si proponeva in ogni circostanza ad elevatissimi livelli professionali dando garanzia di rigore, linearita' ed efficienza, sorretto sempre da ferrea volonta' realizzatrice e determinato a conseguire in ogni attivita' i risultati piu' brillanti. Nella fase piu' acuta dell'afflusso di migliaia di profughi Albano-Kosovari nel campo di accoglienza organizzato in Fyrom dal contingente nazionale, gestiva con rara perizia i momenti piu' difficili del soccorso, garantendo alla popolazione sofferente buone condizioni di vita. Successivamente, all'atto dell'ingresso in Kosovo, nonostante la difficilissima situazione operativa, assicurava alle unita' fortemente impegnate nel controllo dell'area un sostegno logistico puntuale e rispondente, consentendo alla brigata di assolvere al meglio i complessi e delicati compiti operativi. Concreto, entusiasta della professione, capace di comprendere con immediatezza l'essenza dei problemi, evidenziava la sua eccezionale esperienza in tutte le occasioni di confronto con il personale degli altri contingenti nel quale suscitava sincera ammirazione. Il suo contributo dava grande lustro al contingente militare italiano, elevandone l'immagine nel contesto internazionale". Fyrom (Kosovo), 31 marzo - 7 settembre 1999. Al ten. col. Pietro D'Amico, nato il 13 novembre 1950 a Caserta, con la seguente motivazione: "Capo cellula G1 presso il comando brigata bersaglieri "Garibaldi partecipante in Fyrom all'operazione "Joint Guarantor , operava con generosita' eccezionale, grandissima professionalita', spiccato senso di responsabilita' ed elevato spirito di servizio e di sacrificio. Esperto delle caratteristiche delle attivita' "fuori area per la pregressa partecipazione ad altre operazioni di supporto alla pace, utilizzava sapientemente le sue conoscenze nel settore ordinativo e dell'impiego del personale durante la fase di approntamento della brigata sul territorio nazionale, garantendo alla grande unita' una struttura perfettamente commisurata alle esigenze operative della missione. Raggiunto il teatro di operazioni con i primi elementi della brigata, immediatamente evidenziava eccezionale capacita' organizzativa e di coordinamento e facilitava il rapido raggiungimento dell'operativita' della grande unita', fornendo un apporto di assoluto pregio e qualificatissimo. Bellissima figura di soldato, emergeva chiaramente per le sue straordinarie doti umane e per la sua preparazione e si poneva quale elemento di riferimento per tutto il personale della brigata, riscuotendo ammirazione e stima anche degli altri contingenti presenti nel teatro delle operazioni. Professionista di spicco che, con la sua straordinaria determinazione, il suo raro senso del dovere e la sua eccezionale abnegazione, ha contribuito in maniera determinante ad accrescere il prestigio del contingente militare italiano nel contesto multinazionale". Fyrom, 22 marzo - 2 giugno 1999. Al col. Francesco Capozzo, nato il 1 febbraio 1946 ad Acquaviva delle Fonti (Bari), con la seguente motivazione: "Comandante del 152o reggimento meccanizzato della brigata multinazionale ovest partecipante in Kosovo all'operazione "Joint Guardian , assolveva le sue delicate funzioni con grande determinazione e spiccato senso del dovere. Giunto nel teatro di operazioni allorche' erano ancora presenti momenti di grande tensione ed ostacoli al difficile processo di pacificazione, disponeva in maniera perfetta le attivita' dell'unita' alle sue dipendenze, affermando con i suoi uomini gli obiettivi ed il ruolo della forza internazionale di pace. Percepita immediatamente la specificita' della situazione nell'area di sua competenza, incentrata sull'abitato di Dakovica, che era caratterizzata dai tentativi di prevaricazione di un'etnia sulle altre e dal pericolo di infiltrazioni malavitose provenienti dalla vicina Albania, si impegnava senza sosta per contrastare le azioni illegali delle milizie presenti nella zona e per eliminare gli ostacoli al ripristino di condizioni di pacifica convivenza, ottenendo risultati di rilievo e determinanti per il buon esito della missione. Dotato di elevato carisma e di grande professionalita', suscitava negli uomini dell'unita' alle sue dipendenze attaccamento al servizio, orgoglio di soldato e spirito di solidarieta' nei confronti delle popolazioni sofferenti del Kosovo. Comandante di spicco che ha contribuito efficacemente all'elevazione dell'immagine dell'Italia nel contesto internazionale". Dakovica (Kosovo), 29 giugno - 7 settembre 1999. Al ten. col. Sergio Cuofano, nato il 31 agosto 1957 a Montella (Avellino), con la seguente motivazione: "Ufficiale capo sezione presso la cellula G3 del contingente militare italiano in Fyrom nell'ambito dell'operazione "Joint Guarantor e, poi, in Kosovo nell'ambito dell'operazione "Joint Guardian , assolveva le sue funzioni, durante un periodo d'intensissima attivita' operativa, con eccezionale abnegazione, encomiabile spirito di sacrificio ed esemplare dedizione al servizio, costituendo un punto di riferimento insostituibile nel funzionamento del comando ed un qualificatissimo interlocutore per tutto il personale della brigata. Coinvolto continuamente nel controllo e nella gestione delle problematiche di maggiore rilievo e di piu' elevata delicatezza nel quadro dell'attivita' della grande unita', evidenziava conoscenza vastissima ed approfondita delle norme e delle procedure, ma soprattutto assicurava sempre ai reparti destinati ad operare sul terreno il concreto sostegno della sua preziosissima esperienza operativa acquisita durante la partecipazione a precedenti, complesse e delicate missioni di supporto alla pace. Nei momenti piu' delicati successivi all'ingresso in Kosovo, allorche' la situazione operativa assumeva carattere di grave pericolo e complessita' per il personale dei reparti operanti sul territorio, emanava direttive ed ordini pienamente rispondenti che garantivano l'assolvimento dei compiti pur nella salvaguardia della sicurezza delle unita' e degli uomini. Analogo, puntuale, efficace e risolutivo contributo forniva nelle numerosissime occasioni nelle quali era chiamato, in situazioni di costante e prolungata tensione operativa, a collaborare alla pianificazione di operazioni di grande delicatezza e complessita'. Professionista e soldato di spicco che, con la sua straordinaria determinazione, l'eccezionale senso del dovere ed il grandissimo impegno profuso, ha contribuito sensibilmente ad elevare l'immagine del contingente militare italiano nel contesto multinazionale". Fyrom (Kosovo), 5 maggio - 7 settembre 1999. Al ten. col. Aldo Di Nardo, nato il 1 settembre 1952, a Caserta, con la seguente motivazione: "Capo servizio amministrativo presso il centro amministrativo d'intendenza del contingente militare italiano partecipante in Fyrom all'operazione "Joint Guarantor e poi in Kosovo all'operazione "Joint Guardian , forniva un contributo di altissimo spessore, dimostrandosi collaboratore insostituibile e di eccezionale capacita' professionale. In possesso di chiara visione delle problematiche di carattere amministrativo e di approfondita conoscenza delle normative vigenti, capace di individuare con immediatezza e precisione i provvedimenti necessari per soddisfare le esigenze logistiche e di vita delle unita' del contingente, garantiva, attraverso una efficace azione di ricerca ed acquisizione, la disponibilita' di tutti i beni e servizi necessari all'assolvimento del compito ed indispensabili per rendere pienamente soddisfacenti le condizioni di vita del personale. Bellissima figura di soldato, si caratterizzava per le sue straordinarie doti umane e per la sua preparazione e si imponeva quale elemento di riferimento per tutti i quadri della brigata, riscuotendo ammirazione e stima anche dagli altri contingenti operanti nell'area. Professionista di spicco che, con la sua straordinaria determinazione, il suo raro senso del dovere e la sua eccezionale abnegazione, emergeva nettamente tra il personale della grande unita', contribuendo in maniera determinante ad accrescere il prestigio del contingente militare italiano nel contesto internazionale". Fyrom, 21 aprile - 7 settembre 1999. Al ten. col. Antonio Fasano, nato il 5 dicembre 1950, a Sant'Angelo dei Lombardi (Avellino), con la seguente motivazione: "Ufficiale superiore responsabile dell'organizzazione e del funzionamento dei "Compounds della brigata bersaglieri "Garibaldi durante l'operazione "Joint guarantor in Fyrom e, poi della brigata multinazionale ovest durante l'operazione "Joint Guardian in Kosovo, assolveva il suo incarico con grandissima perizia, costante attenzione alle esigenze logistiche dei reparti ed esemplare continuita'. Superando le difficolta' derivanti dall'incessante afflusso nel teatro di operazioni di un numero elevatissimo di personale e potendo disporre solo di aree e strutture fatiscenti od addirittura fortemente danneggiate dal conflitto, interveniva sempre con grande determinazione su di esse, ripristinandone rapidamente la funzionalita' e garantendo al suddetto personale condizioni di vita pienamente soddisfacenti e tali da permettere il recupero psico-fisico dopo i gravosi turni operativi. Mai pago dei risultati conseguiti, sempre attento a ricercare tutte le possibili migliorie, realizzava in Fyrom una struttura estremamente efficiente e molto apprezzata dagli altri contingenti per la sistemazione e l'approntamento degli uomini e dei mezzi assegnati alla brigata od in procinto di rientrare in italia al termine del ciclo operativo. Entrato in Kosovo a seguito dei reparti della brigata, resosi conto delle grandissime difficolta' e della pericolosita' che caratterizzavano l'impegno delle unita' e degli uomini del contingente, rendeva efficiente in brevissimo tempo la struttura destinata al comando della grande unita', consentendo al personale dello stato maggiore di espletare immediatamente la determinante funzione di comando e controllo. Ufficiale sostenuto da grandissima generosita', sempre pronto ad impegnare tutte le sue risorse fisiche ed intellettuali per il buon esito della missione, che ha contribuito ad elevare l'immagine del contingente militare italiano nel contesto internazionale". Fyrom/Kosovo 21 aprile - 7 settembre 1999. Al ten. col. Antonio Falco, nato l'8 marzo 1957 a Bologna, con la seguente motivazione: "Comandante del battaglione del 152o reggimento meccanizzato inserito nella brigata multinazionale ovest partecipante in Kosovo all'operazione "Joint Guardian , assolveva la propria funzione con fortissimo impegno e spiccata iniziativa. Assumeva con il reparto alle sue dipendenze la responsabilita' dell'area incentrata sulla citta' di Dakovica, che ancora risentiva delle vicissitudini del conflitto e nella quale fortissima si rivelava la presenza di milizie legate ad una fazione fortemente strutturata. Nonostante la situazione di indeterminatezza esistente nell'area e l'esistenza di numerose componenti etniche non allineate agli accordi di pace, operava con grandissima efficacia per il rispetto dei suddetti accordi, per il ripristino di condizioni di convivenza tra le etnie e per il contrasto della insorgente criminalita'. In tale contesto, conduceva numerose operazioni di controllo, di sequestro di armi e munizioni e di arresto di colpevoli di illeciti. In una circostanza, durante la ricerca di un individuo scomparso da alcuni giorni, disponeva sapientemente gli uomini alle sue dipendenze nei pressi di un edificio sospetto, faceva irruzione nello stesso, superando con freddezza ed energia la resistenza di alcuni uomini armati, e liberava il sequestrato che era stato violentemente percosso, procedendo infine all'arresto dei responsabili del reato. Comandante di grande spessore professionale e di grande carisma, che ha saputo suscitare il massimo coinvolgimento dei dipendenti nella missione e che ha fortemente contribuito all'elevazione dell'immagine del contingente militare italiano nel contesto internazionale". Dakovica (Kosovo), 23 giugno - 7 settembre 1999. Al ten. col. Emilio Sen, nato il 1 ottobre 1958 a Delhi (India), con la seguente motivazione: "Ufficiale superiore incaricato dell'attivita' di collegamento tra il comando della forza internazionale di pace per il Kosovo ed il comando della brigata multinazionale ovest partecipante all'operazione "Joint Guardian , veniva impiegato nel centro operativo della grande unita', dove seguiva lo sviluppo delle operazioni correnti ed elaborava la pianificazione di quelle future. In possesso di elevatissima preparazione e di grande conoscenza delle strutture multinazionali, perfettamente padrone delle procedure NATO e dei sistemi informatici, costituiva immediatamente un punto di riferimento essenziale, qualificatissimo e prezioso per tutto lo stato maggiore della brigata ed indirizzava sapientemente l'attivita' del centro operativo, garantendo alla grande unita' la capacita' di risposta tempestiva ed esaustiva alle richieste dei comandi superiori. Consapevole della delicatezza della situazione operativa esistente nei giorni immediatamente successivi all'ingresso delle unita' in Kosovo, allorche' la tensione tra le etnie e le fazioni era elevatissima, operava senza alcuna sosta e per lunghissimi periodi, con forte determinazione, encomiabile attaccamento al dovere ed elevatissimo spirito di sacrificio, per assicurare il completo e perfetto assolvimento della missione da parte dei reparti della brigata. Nei momenti in cui la gravosita' dell'impegno superava le possibilita' di intervento delle unita' dipendenti, spesso totalmente coinvolte in altre, difficili missioni, interveniva personalmente sul terreno, assumendo i ruoli piu' delicati e determinanti nell'esecuzione di quelle operazioni che lui stesso aveva concepito. Chiamato frequentemente a sviluppare studi e valutazioni congiunti con personale straniero presso il comando della forza internazionale o degli altri contingenti emergeva tra tutti per la spiccata professionalita', l'eccezionale chiarezza di pensiero e l'elevata capacita' espositiva. Bellissima figura di ufficiale, che ha fortemente contribuito ad elevare l'immagine del contingente militare italiano nel contesto internazionale". Pec (Kosovo), 10 marzo - 29 agosto 1999. Al magg. Claudio Minghetti, nato il 18 febbraio 1964 a Ravenna, con la seguente motivazione: "Ufficiale superiore capo cellula S3 del contingente militare italiano inserito nella "Extraction force in Fyrom all'inizio della missione, assolveva le sue funzioni con grandissima determinazione ed eccezionale professionalita', consentendo al gruppo tattico "Garibaldi , nonostante le difficilissime condizioni ambientali, di integrarsi perfettamente e rapidamente nella struttura multinazionale e di meritare l'incondizionato apprezzamento delle autorita' e dei comandi sovraordinati. Impiegato successivamente con le stesse funzioni nell'ambito dell'8o reggimento bersaglieri partecipante all'operazione "Joint guarantor , confermava le elevatissime doti professionali che gli permettevano di pianificare e sviluppare sempre tutte le attivita' operative con grande accuratezza e completa rispondenza alle esigenze della missione. Nonostante la delicatezza e la complessita' delle attribuzioni svolte, essenziali per tutte le attivita' del gruppo tattico "Garibaldi prima e dell'8o reggimento bersaglieri poi, manteneva in ogni circostanza la piu' completa padronanza della situazione, trasfondendo nei collaboratori l'indispensabile tranquillita' e meritando la piu' completa fiducia e la sincera ammirazione dei quadri dell'unita'. Personalita' pacata ma ricca di carisma, dava sempre un contributo preziosissimo, vivificato da sincero attaccamento all'istituzione, che consentiva al reggimento di rispondere prontamente a tutte le sollecitazioni operative. Bella figura di ufficiale e chiarissimo esempio di elevata professionalita' e senso del dovere che, con il suo encomiabile comportamento durante tutto il lungo periodo di 7 mesi d'impiego nel teatro dei balcani, ha portato lustro all'immagine del contingente militare italiano nel contesto internazionale". Fyrom, 14 dicembre 1998 - 7 giugno 1999. Al cap. Lorenzo Puglisi, nato il 15 ottobre 1971 a Borgosesia (Vercelli), con la seguente motivazione: "Comandante di compagnia del 18o reggimento bersaglieri, impiegato con il proprio reparto nell'ambito del contingente militare italiano partecipante alle operazioni "Joint Guarantor in Fyrom e "Joint Guardian in Kosovo, assolveva il proprio incarico con esemplare professionalita', ammirevole determinazione e grande spirito di sacrificio. Pur operando in condizioni ambientali difficilissime e spesso in aree altamente pericolose, mostrava sempre una straordinaria dedizione al lavoro, eccezionale forza di volonta' e spiccata capacita' realizzativa. La sua azione durante la permanenza in Fyrom si rivelava di grande spessore professionale ed era di costante esempio per gli uomini alle sue dipendenze, che motivava fortemente nell'opera di soccorso alle migliaia di profughi kosovari affluiti nei campi di accoglienza. Giunto poi tra i primissimi nella regione del Kosovo e nelle aree di Pec e Decani, che erano state fortemente segnate dal conflitto ed erano ancora scosse da violenza tra le etnie, percepite immediatamente la grande pericolosita' e l'elevata complessita' che avrebbero caratterizzato le attivita', infondeva nei suoi uomini eccezionale determinazione ed elevata sicurezza, rimanendo ad essi vicino nelle operazioni piu' delicate per sostenerli e per assicurare il completo assolvimento del compito. Con grandissima professionalita' e con un impegno continuo, esaltava le capacita' di tutto il personale alle sue dipendenze, fino a farne un team efficiente e pronto ad intervenire in qualsiasi condizione e con garanzia di successo. Bella figura di ufficiale e di comandante, che ha contribuito ad elevare l'immagine del contingente militare italiano in ambito internazionale". Pec (Kosovo), 1 aprile - 7 settembre 1999 Al cap. Nicola Salamandra, nato il 27 luglio 1971 a Roma, con la seguente motivazione: "Comandante di compagnia del 18o reggimento bersaglieri, impiegato con il proprio reparto nell'ambito del contingente militare italiano partecipante alle operazioni "Joint Guarantor in Fyrom e "Joint Guardian in Kosovo, assolveva il proprio incarico con esemplare professionalita', ammirevole determinazione e grande spirito di sacrificio. Pur operando in condizioni ambientali difficilissime e spesso in aree altamente pericolose, mostrava sempre una straordinaria dedizione al lavoro eccezionale forza di volonta' e spiccata capacita' realizzativa. La sua azione durante la permanenza in Fyrom si rivelava di grande spessore professionale ed era di costante esempio per gli uomini alle sue dipendenze, che motivava fortemente nell'opera di soccorso alle migliaia di profughi kosovari affluiti nei campi di accoglienza. Giunto poi tra i primissimi nella regione del Kosovo e nelle aree di Pec e Decani, che erano state fortemente segnate dal conflitto ed erano ancora scosse da violenza tra le etnie, percepite immediatamente la grande pericolosita' e l'elevata complessita' che avrebbero caratterizzato le attivita', infondeva nei suoi uomini eccezionale determinazione ed elevata sicurezza, rimanendo ad essi vicino nelle operazioni piu' delicate per sostenerli e per assicurare il completo assolvimento del compito. Con grandissima professionalita' e con un impegno continuo, esaltava le capacita' di tutto il personale alle sue dipendenze, fino a farne un team efficiente e pronto ad intervenire in qualsiasi condizione e con garanzia di successo. Bella figura di ufficiale e di comandante, che ha contribuito ad elevare l'immagine del contingente militare italiano in ambito internazionale". Pec (Kosovo), 17 maggio - 7 settembre 1999. Al cap. Ivan Cioffi, nato l'8 aprile 1971 a Napoli, con la seguente motivazione: "Comandante della compagnia genio guastatori della brigata bersaglieri "Garibaldi operava per oltre sette mesi nel teatro di operazioni dei balcani prima nell'ambito della "Extraction force e poi nel contingente militare italiano partecipante in Fyrom all'operazione "Joint Guarantor ed in Kosovo all'operazione "Joint Guardian . In ogni circostanza, assolveva l'incarico profondendo tutte le sue risorse fisiche ed intellettive. Nei primi giorni dopo l'immissione in Fyrom, cosciente che le difficilissime condizioni ambientali potevano condizionare l'operativita' dell'unita' nazionale, si prodigava con eccezionale capacita' e elevatissima determinazione per realizzare strutture in grado di assicurare un'adeguata sistemazione e buone condizioni di vita al personale del contingente. Nel momento dell'ingresso in Kosovo, sosteneva con il continuo esempio gli uomini alle sue dipendenze, che si rivelavano immediatamente una compagnia molto addestrata, fortemente motivata ed in grado di svolgere perfettamente i compiti assegnati. In tale delicato periodo, caratterizzato da fortissime tensioni e da una situazione operativa molto difficile, realizzava in tempi brevissimi numerose e funzionali piste per l'atterraggio ed il decollo degli elicotteri, esaltando le possibilita' di utilizzazione della terza dimensione, e procedeva alla rapida ricostruzione di molte strutture fortemente danneggiate, ma essenziali per l'attivita' delle unita' o per sistemazione della popolazione sofferente. Consapevole, inoltre, del gravissimo ed incombente pericolo rappresentato, per tutti coloro che vivevano ed operavano nel settore, dalla presenza di un numero elevatissimo di mine, svolgeva una metodica, preziosa ed incisiva azione per la loro distruzione o neutralizzazione. Ufficiale profondamente motivato, generoso ed altruista, sapeva suscitare con il suo carisma ed il suo entusiasmo il massimo impegno e la piu' grande partecipazione del personale dipendente. Grazie all'opera svolta nel settore della ricostruzione delle infrastrutture, in quello del controllo del territorio ed in quello della bonifica di ordigni esplosivi, dava un contributo essenziale all'assolvimento dei compiti della brigata e determinava l'elevazione dell'immagine del contingente militare italiano nel contesto internazionale". Katlanovo (Fyrom), 9 dicembre 1998 - 21 gennaio 1999, Pec (Kosovo), 4 giugno - 7 settembre 1999. Al cap. Michele Ricci, nato il 25 settembre 1963 a Taranto, con la seguente motivazione: "Comandante della compagnia trasmissioni del contingente militare italiano partecipante in Fyrom all'operazione "Joint Guarantor e, poi, in Kosovo all'operazione "Joint Guardian , assicurava il costante controllo delle attivita' inerenti al proprio incarico e si prodigava quale collaboratore instancabile e prezioso. La sua non comune capacita' organizzativa e le sue elevatissime qualita' umane e professionali si rivelavano assolutamente determinanti per l'efficienza delle trasmissioni e dei collegamenti all'interno del contingente e con la madrepatria. Nonostante le iniziali carenze di uomini e mezzi conseguenti alla durata dei tempi di immissione di tutto il contingente, operava con tenacia e determinazione, mantenendo il reparto sempre su livelli di elevatissima efficienza. Nei primi giorni successivi all'ingresso in Kosovo, allorche' l'attivita' delle unita' del contingente si svolgeva in situazioni operative difficilissime ed in un contesto di grande indeterminatezza, consapevole della necessita' di garantire la funzione di comando e controllo, si impegnava senza sosta, esaltando al massimo le possibilita' tecniche dei mezzi a disposizione e suscitando nel personale alle sue dipendenze le piu' elevate capacita' fino ad assicurare, in brevissimo tempo e perfettamente, i collegamenti con tutte le aree del settore. Sempre pronto ad intervenire vicino ai suoi uomini di giorno e di notte, spesso a rischio della propria incolumita' ed in un contesto difficile e suscettibile di imprevisti e repentini mutamenti di situazione, infondeva nel personale alle sue dipendenze elevatissime motivazioni e la volonta' di rappresentare degnamente il contingente. Bella figura di ufficiale e di comandante che, grazie all'impegno profuso ed all'attivita' particolarmente meritoria svolta nel settore a lui affidato, ha contribuito ad elevare l'immagine del contingente militare italiano in ambito internazionale". Fyrom (Kosovo), 7 aprile - 29 agosto 1999. Al cap. Francesco Saverio Saiardi, nato il 2 marzo 1964 a Cosenza, con la seguente motivazione: "Capo cellula logistica presso il battaglione logistico "Garibaldi del contingente militare italiano partecipante in Fyrom ed in Kosovo alle operazioni "Joint Guarantor e "Joint Guardian , assolveva le sue funzioni con eccezionale efficacia, straordinaria capacita' organizzativa e altissimo spirito di sacrificio. Nonostante le difficolta' ambientali ed operative, organizzava e gestiva in maniera esemplare la struttura logistica, contribuendo in misura notevolissima al successo dell'operazione. Grazie alla sua spiccata capacita' di programmazione ed alla puntuale ed incisiva attivita' di verifica e di controllo, assicurava sempre il perfetto svolgimento a favore di tutte le unita' del contingente delle attivita' logistiche che raggiungevano presto dimensioni notevolissime, in ragione dell'elevata entita' complessiva del personale e dei mezzi della brigata. Nei momenti in cui l'attenzione del contingente si rivolgeva agli aspetti umanitari, operava senza sosta per garantire quanto necessario per alleviare le sofferenze della popolazione, curando in particolare ed in maniera efficacissima i rapporti con le diverse organizzazioni internazionali. Allorche' la situazione operativa evidenziava aspetti di delicatezza e pericolosita', era sempre presente vicino ai suoi collaboratori, che motivava fortemente e nei quali infondeva elevatissima determinazione. Bella figura di ufficiale, in possesso di elevato carisma, che ha contribuito fortemente ad elevare l'immagine del contingente militare italiano in ambito internazionale". Fyrom (Kosovo) 3 giugno - 7 settembre 1999. Al cap. Nello Sabato, nato il 13 settembre 1970 a Salerno, con la seguente motivazione: "Comandante della compagnia trasporti presso il battaglione logistico "Garibaldi del contingente militare italiano partecipante in Fyrom ed in Kosovo alle operazioni "Joint Guarantor e "Joint Guardian , assolveva il suo incarico con eccezionale efficacia, straordinaria capacita' organizzativa e altissimo spirito di sacrificio. In ogni circostanza, evidenziava grandissima professionalita', elevatissima dedizione e spiccato spirito di servizio, presentando un reparto trasporti perfettamente amalgamato ed all'altezza della difficile missione da compiere, dotato di elevatissima capacita' operativa e caratterizzato da altissimi livelli di efficienza. Intelligente, serio e solerte, attento al tono morale del personale alle sue dipendenze e consapevole della necessita' di sostenerlo nel delicato impegno, esercitava tutto il suo elevatissimo carisma, infondendo nei propri uomini grande determinazione ed entusiasmo ed ottenendo da essi piena fiducia e sincera partecipazione. Consapevole delle notevoli dimensioni dell'attivita' della compagnia trasporti, chiamata a percorrere, per soddisfare le esigenze logistiche di tutte le unita' della brigata multinazionale ovest, centinaia di migliaia di chilometri su strade difficili e pericolose, poneva encomiabile attenzione alle predisposizioni organizzative dei movimenti, riuscendo ad evitare qualsiasi inconveniente anche grazie alla cura dei minimi particolari ed alla costante presenza alla testa degli uomini alle sue dipendenze. Comandante validissimo e preparatissimo, che ha operato in maniera estremamente incisiva ed ha contribuito fortemente ad elevare l'immagine del contingente militare italiano nell'ambito internazionale". Fyrom (Kosovo), 23 maggio - 7 settembre 1999. Al cap. Paolo Crescenzi, nato il 7 maggio 1970 a Udine, con la seguente motivazione: "Comandante di compagnia guastatori del contingente militare italiano nell'ambito dell'operazione "Joint Guardian , si distingueva nella condotta sia di attivita' tipiche del genio sia di attivita' proprie dell'arma base, dando costante prova di grandi capacita' organizzative, concretezza e senso pratico. Generoso, energico, sempre disponibile e sorretto da una determinazione decisamente fuori dal comune, operava con entusiasmo, dimostrando spiccata iniziativa, elevata rapidita' di processi mentali e capacita' di mantenere con costanza livelli di rendimento di tutta eccellenza, nonostante i gravosi ritmi di lavoro che ne caratterizzavano l'attivita' in Kosovo. Tra l'altro pianificava e conduceva in maniera encomiabile la demolizione dei residui di un ponte fortemente danneggiato durante la guerra, resa particolarmente difficile per l'impiego di consistenti quantita' di esplosivo, per le grosse limitazioni connesse all'esigenza di non danneggiare le abitazioni ad uso civile poste nelle immediate vicinanze e per la stessa presenza di consistente popolazione nell'area. Assunta poi con la propria compagnia e con brevissimo preavviso la responsabilita' della sicurezza di un'area importantissima per il culto serbo-ortodosso, obiettivo di particolare sensibilita' e vulnerabilita', organizzava con estrema razionalita' la protezione del sito, adottava efficaci misure di prevenzione attiva, di protezione passiva e suscitava grande reattivita' nei propri uomini, riuscendo a contrastare con successo ogni attacco condotto, anche con armi controcarro, verso la struttura religiosa. Bellissima figura di soldato e di comandante che grazie alla sua professionalita' ed entusiasmo ha contribuito in maniera determinante ad elevare l'immagine dell'Italia nel contesto internazionale". Kosovo, 1 luglio - 6 settembre 1999. Al cap. Giorgio Colombo, nato il 10 luglio 1960 a Torino, con la seguente motivazione: "Comandante della prima compagnia per la bonifica di ordigni esplosivi costituita dall'Esercito italiano ed inserita nel contingente militare italiano partecipante in Kosovo all'operazione "Joint Guardian , dava in brevissimo tempo una spiccatissima competenza all'unita', suscitando nei suoi uomini altissima preparazione tecnico-professionale ed intenso spirito di corpo. Generoso, energico, sempre disponibile e sorretto da una determinazione decisamente fuori dal comune, affrontava e risolveva le difficili problematiche relative alla costituzione della nuova unita' con spirito pragmatico e realizzatore. Grazie, in particolare, alle precedenti esperienze internazionali svolte in qualita' di operatore della bonifica ordigni esplosivi, si prodigava immediatamente quale punto di riferimento ed esempio sia per l'ineguagliabile preparazione nello specifico, delicato e complesso settore sia per il coraggio fisico di cui dava costantemente prova recandosi di persona a condurre gli interventi piu' rischiosi. La sua eccezionale motivazione interiore gli permetteva di superare senza alcun cedimento o flessione l'inevitabile e protratta tensione connessa con i pericoli a cui erano sottoposti i suoi uomini e lui stesso e di sostenere ritmi di lavoro di rara gravosita'. Sotto la sua capace e determinata azione di comando, gli uomini alle sue dipendenze rimuovevano e/o neutralizzavano un numero grandissimo di mine e di ordigni di varia natura nonche' notevoli quantitativi di esplosivo e materiale d'armamento, contribuendo in maniera significativa a garantire la sicurezza del personale militare italiano impiegato sul terreno e della popolazione civile. Bellissima figura di soldato e comandante che, grazie alla sua professionalita', competenza ed entusiasmo, ha contribuito in maniera determinante ad elevare l'immagine del contingente militare italiano nel contesto internazionale". Klina (Kosovo), 18 giugno - 7 settembre 1999. Al cap. Lorenzo Carmine Antonio Cucciniello, nato il 17 dicembre 1966 ad Atripalda (Avellino), con la seguente motivazione: "Ufficiale addetto alla cellula G2 del contingente militare italiano partecipante all'operazione "Joint Guarantor in Fyrom e, poi, all'operazione "Joint Guardian in Kosovo, assolveva le sue delicatissime funzioni nel teatro dei balcani per un lungo periodo caratterizzato da intensa attivita' operativa e momenti di grande tensione. In ogni circostanza evidenziava eccezionale impegno, spiccato senso del dovere ed una disponibilita' mai condizionata da limiti d'orario. Cosciente di operare in un settore importante e determinante per l'esito delle operazioni, esprimeva esemplare professionalita' ed encomiabile incisivita' delle valutazioni operative che gli consentivano di pervenire costantemente a risultati eccezionalmente brillanti e di meritare i piu' sinceri riconoscimenti degli operatori, nazionali e stranieri, della delicata branca. Bella figura di ufficiale che, per preparazione ed impegno, ha fortemente contribuito ad elevare l'immagine del contingente militare italiano in ambito internazionale". Fyrom (Kosovo), 10 dicembre 1998 - 6 settembre 1999. Al cap. William Rosario Egidio Russo, nato il 23 maggio 1967 a Matino (Lecce), con la seguente motivazione: "Capo sezione pianificazione della brigata bersaglieri "Garibaldi durante l'operazione "Joint Guarantor in Fyrom e, poi, della brigata multinazionale ovest inserita nel dispositivo dell'operazione "Joint Guardian in Kosovo, operava con grandissima determinazione ed in maniera eccezionalmente efficace. Nonostante le difficili condizioni operative, che caratterizzavano l'impiego della grande unita' nel teatro dei balcani, forniva sempre un rendimento di grandissimo spessore risultando preziosissimo e qualificatissimo collaboratore. Costantemente impegnato nell'individuazione delle linee di azione da porre in atto nelle mutevoli situazioni operative, molto spesso condizionato dalla necessita' di pervenire urgentemente alle decisioni, elaborava sempre, con metodo e grandissimo equilibrio, pianificazioni pienamente aderenti al mandato ricevuto, lineari e sapientemente commisurate alle caratteristiche dello strumento al momento disponibile. Chiamato frequentemente a fornire il suo contributo in studi ed attivita' congiunte con personale degli altri contingenti, meritava i piu' ampi riconoscimenti per la chiarezza di pensiero, le capacita' espositive e l'approfondimento delle valutazioni effettuate. Nella immediata vigilia dell'ingresso in Kosovo e nei primi giorni di attivita' nella suddetta regione, in una situazione di grande indeterminatezza e complessita', emergeva nettamente per preparazione, serenita' e capacita' di operare senza sosta, dedicando tutte le risorse fisiche ed intellettive all'assolvimento della missione in quel momento particolarmente difficile. Ufficiale di spicco per professionalita', generosita' ed impegno, che ha fortemente contribuito all'elevazione dell'immagine del continente militare italiano nel contesto internazionale". Fyrom (Kosovo), 22 marzo - 30 giugno 1999. Al cap. Gaetano Ricciardelli, nato il 2 aprile 1960 a Castel San Giorgio (Salerno), con la seguente motivazione: "Capo sezione trasporti e materiali presso la cellula G4 della brigata bersaglieri "Garibaldi in Fyrom nell'ambito dell'operazione "Joint Guarantor e, poi, della brigata multinazionale ovest in Kosovo nell'ambito dell'operazione "Joint Guardian , evidenziava in ogni circostanza eccezionale impegno, altissima professionalita' e spiccato senso del dovere. Organizzava e coordinava le complesse attivita' logistiche con determinazione e con una personale disponibilita' mai condizionata da limiti di orari, facendosi apprezzare per la tempestivita' degli interventi e suscitando la piu' sincera ammirazione per la continuita' del suo impegno. Svolgeva un'opera determinante nei momenti drammatici dell'esodo dal Kosovo di migliaia di profughi, che si riversavano nel campo di accoglienza organizzato in Fyrom dal contingente nazionale, assicurando ad essi, nonostante l'enormita' delle esigenze e le difficolta' ambientali, condizioni di vita accettabili. Preziosissime erano poi la sua funzione e la sua capacita' organizzativa nel momento dell'ingresso in Kosovo e nei periodi successivi, allorche', grazie alla sua dedizione ed al suo impegno, riusciva ad assicurare alla grande unita', nonostante la situazione operativa difficilissima, un puntuale ed efficace sostegno logistico. Ogni volta che le circostanze e la delicatezza delle situazioni richiedevano approfondite conoscenze tecniche, interveniva personalmente, indirizzando sapientemente e con lucidissima individuazione degli obiettivi le energie dei dipendenti. Grazie alla sua chiara visione delle problematiche e alla approfondita conoscenza operativa e ambientale nell'area di responsabilita' della brigata contribuiva in modo determinante a "concepire pianificazioni coerenti, lineari ed adeguate all'esigenza. Magnifica figura di uomo e di ufficiale e chiaro esempio di professionalita' e di dedizione al servizio, che ha fortemente contribuito ad elevare l'immagine del contingente militare italiano nel contesto internazionale". Fyrom (Kosovo), 22 marzo - 19 agosto 1999. Al ten. CC Ciro Niglio, nato il 6 novembre 1973 a Napoli, con la seguente motivazione: "Comandante della compagnia carabinieri inquadrata nella brigata multinazionale ovest partecipante in Kosovo all'operazione "Joint Guardian , impegnato diuturnamente alla testa dei suoi uomini, poneva in atto un'accurata e capillare struttura operativa che consentiva di raggiungere pienamente gli obiettivi indicati dal comando della grande unita'. Responsabile di problematiche particolarmente delicate e complesse, assolveva il compito ricevuto, operando con tenacia e determinazione e riusciva sempre a garantire un'efficace cornice di sicurezza per gli uomini del contingente. Piu' volte impegnato con tutto il suo personale nelle operazioni di maggior valenza e delicatezza svolte dalla brigata, evidenziava spiccate capacita' di guida e di sprone dei dipendenti, offrendo un rendimento di eccezionale livello per professionalita' e risultati. Tali caratteristiche venivano esaltate nei numerosi momenti in cui la violenza delle fazioni contrapposte minacciava di esplodere e che solo la sua azione energica, risolutiva ed efficace riusciva a prevenire. Magnifica figura di comandante, profondamente animato di fede nel servizio e di entusiasmo, chiaro esempio di professionalita' e di alto senso del dovere, che ha contribuito ad elevare l'immagine del contingente militare italiano nel contesto internazionale". Pec (Kosovo), 14 giugno - 7 settembre 1999. Al ten. Stefano Blandini, nato il 28 dicembre 1963 ad Avezzano (Aquila), con la seguente motivazione: "Comandante di plotone blindo pesanti nel corso dell'operazione "Joint Guardian in Kosovo, operava sostenuto costantemente da altissimo senso del dovere e non comune spirito di sacrificio. Al comando della sua unita', precedeva tutto il dispositivo del contingente militare italiano nelle operazioni d'ingresso nella regione, fornendo essenziali informazioni per chiarificare la situazione in atto e conoscere le aree dove maggiore era il pericolo legato alla presenza di milizie serbe ed albanesi ancora attive. Giunto nell'area delicatissima di Dakovica, assumeva con i suoi uomini subito il controllo di una zona dove risiedeva ancora popolazione serba, alla quale forniva protezione. In ogni circostanza, inserito in complessi di forze superiori al plotone o responsabile in proprio d'attivita' operative a piu' basso livello, evidenziava eccezionale padronanza della situazione e spiccata capacita' di individuare immediatamente i comportamenti piu appropriati ed efficaci. In particolare, nel corso di una programmata attivita' di pattuglia, costituendo ostacolo ad azioni violente da parte di milizie albanesi contro una minoranza etnica gia' pesantemente minacciata nei giorni precedenti, veniva ripetutamente fatto segno a fuoco da piu' armi automatiche. Impartite immediatamente le disposizioni per esprimere con la massima efficacia la reazione della sua unita', rispondeva al fuoco con prontezza, determinazione e tiro mirato, dirigeva con la fermezza l'azione dei propri uomini e costringeva alla fuga gli assalitori, garantendo l'incolumita' del personale civile residente nella zona ed evitando qualsiasi forma di danno collaterale. Bella figura di ufficiale e chiaro esempio di straordinaria professionalita' e grande carisma, che ha contribuito a consolidare l'immagine ed il prestigio del corpo in ambito internazionale". Pec (Kosovo), 7 giugno - 7 settembre 1999. |