Gazzetta n. 217 del 16 settembre 2000 (vai al sommario)
REGIONE SICILIA
DECRETO ASSESSORIALE 26 luglio 2000
Dichiarazione di notevole interesse pubblico dell'area comprendente l'alta valle del fiume Tellaro e delle cave dei torrenti Tellesimo, Prainito, Palombieri, Scardina e Cava Ispica ricadente nei comuni di Ragusa Giarratana, Modica ed Ispica.

L'ASSESSORE PER I BENI CULTURALI, AMBIENTALI
E PER LA PUBBLICA ISTRUZIONE

Visto lo statuto della regione siciliana; Visto il decreto del Presidente della Repubblica 30 agosto 1975, n. 637, recante norme di attuazione dello statuto della regione siciliana in materia di tutela del paesaggio, di antichita' e belle arti; Visto il testo unico delle leggi sull'ordinamento del Governo e dell'amministrazione della regione siciliana, approvato con D.P. Reg. 28 febbraio 1979, n. 70;
Vista la legge regionale 11 agosto 1977, n. 80; Vista la legge regionale 7 novembre 1980, n. 116; Vista la legge 8 agosto 1985, n. 431; Vista la legge regionale 30 aprile 1991, n. 15; Visto il testo unico delle disposizioni legislative in materia di beni culturali e ambientali, a norma dell'art. 1 della legge 8 ottobre 1997, n. 352, approvato con decreto legge 29 ottobre 1999, n. 490, che ha abrogato la legge 29 giugno 1939, n. 1497; Visto il regolamento di esecuzione approvato con regio decreto 3 giugno 1940, n. 1357; Visto il decreto assessoriale n. 5006 del 7 gennaio 1995, con il quale e' stata ricostituita per il quadriennio 1995/1999, la commissione provinciale per la tutela delle bellezze naturali e panoramiche di Ragusa; Visto il decreto assessoriale n. 8296 del 19 dicembre 1994 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della regione Siciliana n. 4 del 14 gennaio 1995, con il quale la zona limitrofa al fiume Tellaro e ai torrenti Tellesimo e Prainito ricadente nei comuni di Rosolini, Noto, Palazzolo, Modica e Ragusa e' stata dichiarata temporaneamente immodificabile ai sensi della legge regionale 30 aprile 1991, n. 15; Visto il decreto assessoriale n. 5048 del 18 gennaio 1997, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della regione siciliana n. 6 dell'1 febbraio 1997, con il quale e' stato prorogato per un ulteriore biennio il vincolo sopra descritto; Visto il decreto assessoriale n. 5029 del 12 gennaio 1995, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della regione siciliana n. 13 dell'11 marzo 1995, con il quale l'area della cava Scardina, cava Grande, cava Lazzaro, cava Croce Santa, cava Scalarangio e cava Candelaro ricadente nei comuni di Rosolini, Noto, Modica ed Ispica e' stata dichiarata temporaneamente immodificabile, al sensi della legge regionale 30 aprile 1991, n. 15; Visto il decreto assessoriale n. 5201 del 31 gennaio 1997, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della regione Siciliana n. 8 del 15 febbraio 1997, con il quale e' stato prorogato per un ulteriore biennio il vincolo sopra descritto; Esaminati i verbali redatti nelle sedute dell'1 febbraio 1999, 5 marzo 1999, 30 marzo 1999, con i quali la commissione provinciale per la tutela delle bellezze naturali e panoramiche di Ragusa ha proposto di sottoporre a vincolo paesaggistico, ai sensi della legge 29 giugno 1939, n. 1497, l'area comprendente l'alta valle del Fiume Tellaro e delle cave dei torrenti Tellesimo, Prainito, Palombieri, Scardina e Cava Ispica ricadente nei comuni di Ragusa, Giarratana, Modica ed Ispica delimitata perimetralmente secondo quanto descritto nel verbale della seduta del 30 marzo 1999, a cui si rimanda e che insieme agli altri verbali sopra citati fa parte integrante del presente decreto; Accertato che i verbali del 1o febbraio 1999, 5 marzo 1999 e 30 marzo 1999 contenenti la suddetta proposta sono stati pubblicati all'albo pretorio del comune di Ragusa dal 16 aprile 1999 al 14 luglio 1999, del comune di Giarratana dal 13 aprile 1999 al 13 luglio 1999, del comune di Modica dal 26 maggio 1999 al 26 agosto 1999, del comune di Ispica dal 13 aprile 1999 al 13 luglio 1999 e sono stati depositati nelle segreterie dei comuni stessi per il periodo prescritto dalla legge n. 1497/1939; Accertato che non sono state prodotte osservazioni al vincolo de quo ai sensi dell'art. 3 della legge n. 1497/1939, cosi' come modificato dall'art. 141, comma 1 del testo unico 490/1999; Ritenuto che le motivazioni riportate nei succitati verbali del 1o febbraio 1999, 5 marzo 1999 e 30 marzo 1999, sono esaustive e congrue rispetto alla proposta di vincolo formulata e testimoniano l'esigenza di proteggere un ambiente singolare, che presenta tutti i requisiti per essere oggetto di una studiata e corretta tutela che impedisca alle bellezze naturali e paesaggistiche della zona in questione di subire alterazioni di degrado irreversibili; Rilevato che la proposta avanzata dalla commissione giunge a definire come di rito, per quanto riguarda l'area delle cave ricadente nella provincia di Ragusa, il vincolo paesaggistico di tale zona gia' dichiarato, giusta decreto assessoriale n. 5029 del 12 gennaio 1995, contestualmente al divieto di temporanea inedificabilita', ex art. 5 legge regionale 15/1991, ampliando, peraltro, la perimetrazione dell'area delle cave sopra detta descritta in quel decreto; Considerato, quindi, nel confermare la proposta di vincolo in argomento di potere accogliere nella loro globalita' le motivazioni, espresse in maniera esaustiva e congrua dalla commissione provinciale per la tutela delle bellezze naturali di Ragusa nei verbali delle sedute del 1o febbraio 1999, 5 marzo 1999 e 30 marzo 1999 nelle relazioni tecniche e correttamente approfondite nelle planimetrie di cui alle tavole 1, 2 e 3 ivi allegate, documenti ai quali si rimanda e che formano parte integrante del presente decreto; Ritenuto pertanto, che, nella specie ricorrono evidenti motivi di pubblico interesse, per il cospicuo carattere di bellezze naturali e di singolarita' geologica, che suggeriscono l'opportunita' di sottoporre a vincolo paesaggistico "l'area comprendente l'alta valle del fiume Tellaro e delle cave dei torrenti Tellesimo, Prainito, Palombieri, Scardina e Cava Ispica in conformita' alla proposta verbalizzata dalla commissione provinciale per la tutela delle bellezze naturali e panoramiche di Ragusa nelle sedute del 1o febbraio 1999, 5 marzo 1999 e 30 marzo 1999; Rilevato che l'apposizione del vincolo comporta l'obbligo per i proprietari, possessori o detentori, a qualsiasi titolo, degli immobili ricadenti nella zona vincolata, di presentare alla competente soprintendenza per i beni culturali e ambientali, per la preventiva autorizzazione, qualsiasi progetto di opere che possa modificare l'aspetto esteriore della zona stessa.

Decreta:
Art. 1.

Per le motivazioni espresse in premessa, l'area comprendente l'alta valle del fiume Tellaro, e delle cave dei torrenti Tellesimo, Prainito, Palombieri, Scardina e Cava Ispica ricadente nel comuni di Ragusa, Giarratana, Modica ed Ispica descritta nei verbali delle sedute del 1o febbraio 1999, 5 marzo 1999 e 30 marzo 1999 della commissione provinciale per la tutela delle bellezze naturali e panoramiche di Ragusa e delimitata nelle planimetrie ivi allegate, che insieme ai verbali delle sedute del 1o febbraio 1999, 5 marzo 1999 e 30 marzo 1999 e alle relazioni tecniche formano parte integrante del presente decreto, e' dichiarata di notevole interesse pubblico, ai sensi e per gli effetti dell'art. 139 lett. "C" e "D" del testo unico approvato con decreto legge 29 ottobre 1999, n. 490, che ha abrogato la legge n. 1497/1939 e dell'art. 9 del regolamento di esecuzione, approvato con regio decreto 3 giugno 1940, n. 1357.
 
Art. 2.

Il presente decreto sara' pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della regione siciliana, unitamente ai verbali del 1o febbraio 1999, 5 marzo 1999 e 30 marzo 1999 della competente commissione provinciale per la tutela delle bellezze naturali e panoramiche di Ragusa, alle relazioni tecniche ed alla planimetria di cui alla tavola 1, ai sensi degli articoli 142 comma 1 del testo unico 490/1999, e 12, del regio decreto 1357/1940. Una copia della Gazzetta Ufficiale della regione siciliana contenente il presente decreto, sara' trasmessa entro il termine di mesi uno dalla sua pubblicazione, per il tramite della competente soprintendenza, ai comuni di Ragusa, Giarratana, Modica ed Ispica, perche' venga affissa per tre mesi naturali e consecutivi all'albo pretorio dei comuni stessi. Altra copia della predetta Gazzetta, assieme alla planimetria della zona vincolata, sara' contemporaneamente depositata presso gli uffici dei comuni di Ragusa, Giarratana, Modica ed Ispica ove gli interessati potranno prenderne visione. La soprintendenza competente comunichera' a questo assessorato la data dell'effettiva affissione del numero della Gazzetta sopra citata all'albo dei comuni di Ragusa, Giarratana, Modica ed Ispica.
 
Art. 3.

Avverso il presente - decreto e' ammesso ricorso giurisdizionale innanzi al T.A.R. entro sessanta giorni dalla data di pubblicazione del presente decreto nella Gazzetta Ufficiale della regione siciliana, nonche' ricorso straordinario al presidente della regione entro centoventi giorni dalla data di pubblicazione del presente decreto nella Gazzetta Ufficiale della regione siciliana.
Palermo, 26 luglio 2000

L'assessore: Morinello
 
COMMISSIONE PROVINCIALE PER LA TUTELA DELLE BELLEZZE PANORAMICHE DI
RAGUSA

Proposta di vincolo paesaggistico dell'alta valle del fiume Tellaro e delle cave dei torrenti tellesimo, prainito, palombieri, scardina e cava ispica nei territori comunali di Ragusa, Giarratana, Modica ed
Ispica.

Verbale della commissione provinciale BB.NN.PP. di Ragusa redatto
nella seduta del 1o febbraio 1999.

L'anno millenovecentonovantanove il giorno 1o del mese di febbraio, alle ore 10,30 si e' riunita in prima convocazione nei locali della soprintendenza per i beni culturali e ambientali di Ragusa, sita in piazza Liberta' n. 2, la commissione BB.NN. di Ragusa nominata con decreto assessoriale n. 5006 del 7 gennaio 1995, cosi' come ricostituita per il quadriennio 1995-99, convocata dal presidente dott. Giuseppe Voza con nota racc. n. di prot. 348/Amm. del 21 gennaio 1999, inviata a ciascuno dei componenti della commissione ed ai rappresentanti dell'ispettorato ripartimentale delle foreste di Ragusa e del distretto minerario di Catania, quali membri aggregati.
(Omissis).
Il Presidente, accertata la presenza dei componenti la commissione come sopra specificati, dichiara aperta la seduta invitando la Commissione a passare all'esame del seguente ordine del giorno:
proposta di vincolo paesaggistico, ai sensi della legge n. 1497/1939 dell'alta valle del fiume Tellaro e delle cave dei torrenti Tellesimo, Prainito, Palombieri, Scardina e Cava Ispica nei territori comunali di Ragusa, Giarratana, Modica e Ispica a conversione ed estensione del vincolo ai sensi dell'art. 5 della legge regionale 15/1991;
varie ed eventuali.
Si passa all'esame del primo punto all'ordine del giorno.
Introduce l'argomento il dott. Cassarino il quale sottolinea che la proposta in esame nasce dall'esigenza di integrare e completare il vincolo paesaggistico posto sulle stesse aree dalla commissione BB.NN.PP. della provincia di Siracusa.
Infatti, per garantire l'unitarieta' del paesaggio di questa zona che e' abbastanza integra e ben conservata, e' sembrato doveroso procedere, anche per la parte di tale territorio che ricade nella provincia di Ragusa, alla preparazione di una proposta di vincolo paesaggistico ai sensi della legge n. 1497/1939, nella quale ricomprendere, fra l'altro, oltre ad alcune aree gia' tutelate con due distinti vincoli di immodificabilita' assoluta temporanea, ai sensi dell'art. 5 della legge regionale 15/1991, uno relativo all'area del Tellaro - Tellesimo - Prainito e uno relativo all'area di cava Scardina, anche le aree a queste intermedie, anch'esse degne di tutela.
Il vincolo paesaggistico, infatti, di piu' ampia estensione, risponde meglio all'esigenza di tutela dell'altopiano modicano e dei bacini idrografici delle valli interessate, in quanto consente di prendere in considerazione tutti quegli aspetti che caratterizzano l'area (l'aspetto archeologico, architettonico, naturalistico, geologico) e insieme costituiscono un paesaggio unico, diverso da quello di altre zone della stessa Sicilia e vicino piu' ad un paesaggio appenninico che ad un paesaggio mediterraneo.
Il dott. Cassarino, quindi, passa alla descrizione sulle planimetrie del perimetro dell'area da sottoporre a vincolo paesaggistico, corredata da una ricca documentazione fotografica.
Interviene nella discussione il dott. Di Stefano il quale fa presente che sarebbe opportuno estendere il perimetro dell'area da vincolare fino ad includervi anche Cava Ispica.
L'arch. Caffo precisa che Cava Ispica e' gia' soggetta a tutela ope legis ai sensi della legge n. 431/1985 (c.d. legge Galasso), anche se, in effetti, fra l'area di Cava Ispica e quella proposta per il vincolo si verrebbe a determinare una fascia di territorio priva di qualsiasi forma di salvaguardia.
Afferma il dott. Voza, presidente della commissione, che onde prevenire l'aggressione di tale area contigua a Cava Ispica e' opportuno inserirla nel vincolo paesaggistico ed allargarne il perimetro fino a ricomprendere la stessa Cava Ispica, perche' essa presenta le caratteristiche idonee per essere oggetto di vincolo, e cio' sia per salvaguardare l'omogeneita' del paesaggio, sia perche' il vincolo paesaggistico consente una maggiore tutela del territorio rispetto al vincolo della legge Galasso, che e' piu' limitato.
I punti dove attestare il nuovo perimetro del vincolo si potranno rilevare dal foglio catastale, come propone il prof. Garofalo, o dalle foto aeree, come suggerisce l'arch. Cintolo, visto che, come afferma il dott. Di Stefano, sembra eccessivo stabilire il limite lungo la strada statale 115 che sarebbe, invece, un limite certo e naturale.
Il dott. Patti, rappresentante dell'ispettorato forestale, si informa se nell'area da vincolare ricadano anche dei boschi e riceve risposta affermativa; infatti nel perimetro del vincolo sono ricompresi interamente due boschi appartenenti al demanio forestale.
L'arch. Caffo procede quindi alla lettura della relazione integrandola con l'esposizione delle foto che riguardano le varie aree e della carta tematica.
Durante la lettura il prof. Garofalo fa delle precisazioni di carattere storico.
A conclusione della lettura il dott. Voza suggerisce di inserire nella relazione architettonica una elencazione delle numerose masserie esistenti nell'area del vincolo che ne giustifichino l'imposizione, ed infine invita i componenti della commissione ad esporre eventuali osservazioni sulla perimetrazione.
L'ing. Trupia, rappresentante del distretto minerario, precisa che l'area non e' interessata da cave estrattive e chiede se i confini del vincolo sono confini naturali, cosi' come in effetti e', come confermano i tecnici.
Il dott. Patti non ha osservazioni da fare, in quanto il vincolo paesaggistico integra quello della Forestale.
A questo punto il dott. Voza propone ai membri della commissione, ciascuno per quanto di sua competenza, di apportare eventualmente delle integrazioni o precisazioni alle relazioni tecniche e, dopo un sopralluogo con i tecnici della soprintendenza per meglio studiare il limite su Cava Ispica, di collaborare per la determinazione del nuovo perimetro del vincolo che verra' proposto nella nuova seduta che si terra' per la definizione del vincolo, previo sopralluogo da parte di tutta la commissione da effettuarsi giorno 5 marzo 1999.
(Omissis).

VERBALE DI SOPRALLUOGO DELLA COMMISSIONE PROVINCIALE BB.NN.PP. DI
RAGUSA REDATTO IN DATA 5 MARZO 1999.

L'anno millenovecentonovantanove il giorno 5 del mese di marzo, alle ore 9,30 si e' riunita in prima convocazione nei locali della soprintendenza BB.CC.AA. di Ragusa, sita in piazza Liberta' n. 2, la commissione BB.NN. di Ragusa, nominata con decreto assessoriale n. 5006 del 7 gennaio 1995, cosi' come ricostituita per il quadriennio 1995-99, convocata dal presidente dott. Giuseppe Voza con nota racc. n. di prot. 984/Amm. del 23 febbraio 1999, inviata a ciascuno dei componenti della commissione ed ai rappresentanti dell'Ispettorato ripartimentale delle foreste di Ragusa e del distretto minerario di Catania, quali membri aggregati, per effettuare il sopralluogo nelle aree proposte per il vincolo paesaggistico in argomento.
(Omissis).
Prima di partire per il sopralluogo i tecnici della Soprintendenza illustrano sulla planimetria ai membri della Commissione il percorso da fare, che interessa, soprattutto, quella parte di territorio proposto per il vincolo che corre lungo il confine con la provincia di Siracusa, ed attraversando Ispica si conclude nella zona archeologica di Parco Forza, da cui si gode un vasto panorama sulle cave.
Si fa rilevare, infatti, che, come stabilito nella precedente riunione della commissione, il perimetro della proposta di vincolo e' stato allargato al fine di ricomprendervi anche Cava Ispica ed e' stato attestato lungo limiti certi, quali la s.s. 115, strade provinciali, interpoderali e consortili. Si concorda, infine, che la seduta di delibera del vincolo paesaggistico in argomento si terra' giorno 30 marzo p.v.
Considerato che la porzione a monte del vincolo e' conosciuta per vari aspetti dai componenti la commissione, si decide di indirizzare la visita esclusivamente alla porzione meridionale del vincolo che interessa l'area di Cava Ispica, dalla cava Minciucci sino alla Scardina, che e' il limite provinciale.
Si parte, quindi, per il sopralluogo e percorrendo la statale che va da Ragusa a Modica e la strada provinciale n. 32, in parte limite occidentale del vincolo, ci si porta in contrada Finocchiara, nell'area di Cava Ispica, nei pressi della Larderia, da cui si puo' ammirare un ampio panorama della vasta area archeologica costellata da grottoni e chiesette rupestri. Sull'altopiano, lungo la stessa s.p., i resti della chiesa di S. Pancrazio. Il paesaggio e' molto ben conservato ed e' interessato dalla presenza di tipica macchia mediterranea.
Ci si sposta, poi, attraverso una stradella interpoderale, nell'area di contrada Scale Piane - Calicantone, per apprezzare il paesaggio di Cava Ispica da un altro punto di osservazione. Da qui si gode un paesaggio bellissimo, aspro, suggestivo ed incontaminato, caratterizzato da una flora endemica tipica; questa, infatti, e' la parte piu' integra e meglio conservata di Cava Ispica, in cui l'inaccessibilita' dei luoghi ha consentito la conservazione di biotopi originari.
Poiche' i terreni situati sul fondo di Cava Ispica sono di proprieta' privata, il presidente della commissione, dott. Voza, si informa con il dott. Patti, quale rappresentante dell'ispettorato forestale, se non sia possibile per l'Ispettorato intervenire al fine di acquisire tali terreni al demanio forestale esercitando, contestualmente, un'azione di qualificazione ed organizzazione dell'area, cosi' come e' stato fatto nell'area di Vendicari.
Il dott. Patti chiarisce che l'ispettorato ripartimentale delle foreste, pur svolgendo un'azione fondamentale per il controllo del territorio, rivolta al contenimento dell'abusivismo edilizio, alla salvaguardia ambientale, alla tutela del territorio, purtroppo, sul piano dell'attivita' di espropriazione dei terreni, non riesce a svolgere un'azione incisiva, in quanto tale attivita' e' penalizzata dai forti tagli ai finanziamenti.
L'ing. Maltese chiede di conoscere se l'area e' interessata da cave estrattive e viene rassicurato dal dott. Cassarino sull'assenza nel territorio in questione di cave estrattive, anche abusive.
A questo proposito, infatti, puntualizza il prof. Garofalo che Cava Ispica ha avuto sempre una sua connotazione, che ha scoraggiato interventi di tipo estrattivo; infatti, gia' dal '700 era meta di escursioni da parte di viaggiatori, anche stranieri.
Si prosegue, infine, verso parco Forza, altro punto di rilievo, dal punto di vista paesaggistico, dell'area che si propone di sottoporre a vincolo.
Si attraversa Ispica percorrendo dapprima la via Capri, su cui si attesta il limite del vincolo, e, oltrepassando la s.s. 115, limite meridionale del vincolo, si giunge al parco Forza percorrendo la stradina lungo la quale sono ancora ben visibili gli antichi abituri ricavati nella roccia e caratterizzati dall'aggiustamento delle facciate e delle aperture di ingresso.
Qui i componenti la commissione proseguono a piedi fino ad arrivare nell'area su cui insistono i resti del castello dei Settimo, da cui si puo' osservare uno dei versanti di Cava Ispica su cui corre il perimetro del vincolo, alla cui sommita' si sviluppa l'abitato urbano di Ispica, che certo non sembra la cornice adatta al paesaggio di Cava Ispica. A tal proposito il prof. Garofalo suggerisce di creare delle schermature di carattere arboreo per isolare Cava Ispica dalla vista dell'edificato urbano circostante, magari con la collaborazione della forestale. Sullo stesso versante, in area di proprieta' comunale sono ben visibili lungo il costone gli ingrottamenti ed i resti della chiesa dell'Annunziata. Sul versante opposto in contrada Ricotta, sparsi sul costone roccioso si notano i grottoni naturali.
Si continua, quindi, la visita del parco Forza dove si possono ammirare i resti antichi di una chiesa e delle abitazioni ricavate nella viva roccia. In uno di questi grottoni, di epoca pregreca, la c.d. "Grotta della Scuderia" si e' avuto modo di osservare, su una delle pareti, cio' che resta delle incisioni, risalenti probabilmente ad epoca antica, raffiguranti cortei di cavalieri a cavallo, il che fa pensare che questo fosse un luogo dedicato ai riti religiosi.
Continuando la visita del parco, la commissione giunge al piccolo e suggestivo Museo, ricavato in uno dei grottoni. Qui sono custodite raccolte di frammenti provenienti da tutta l'area di Cava Ispica, che testimoniano la frequentazione antica del sito, fino al periodo tardo bizantino e medievale. Si possono ammirare, infatti, raccolte di frammenti di epoca castellucciana e del Cassibile, un frammento corinzio di epoca greco-ellenistica e numerosi frammenti di ceramica decorata databile al periodo che va dal '500 al '700.
La visita del parco si conclude nella punta estrema dell'antico fortilizio, detta la "Forza" dove e' situata la torretta che si affaccia sulla cava, da cui si gode uno degli scenari paesaggisticamente piu' interessanti e suggestivi dell'intera area. Qui, infatti, la cava assume un aspetto caratteristico e particolare, quello di una colonna rocciosa stretta ed allungata, di uno sperone di roccia inaccessibile, che costituiva il baluardo di difesa dell'antico abitato di Spaccaforno.
Ultimata la visita al parco Forza, alle ore 13, il presidente dichiara concluso il sopralluogo e saluta gli intervenuti.
(Omissis).

VERBALE DELLA COMMISSIONE PROVINCIALE BB.NN.PP. DI RAGUSA REDATTO
NELLA SEDUTA DEL 30 MARZO 1999.

L'anno millenovecentonovantanove il giorno trenta del mese di marzo, alle ore 10, si e' riunita in prima convocazione nei locali della soprintendenza per i beni culturali e ambientali di Ragusa, sita in piazza Liberta' n. 2, la commissione BB.NN. di Ragusa nominata con decreto assessoriale n. 5006 del 7 gennaio 1995, cosi' come ricostituita per il quadriennio 1995-99, convocata dal presidente dott. Giuseppe Voza con nota racc. n. di prot. 1254/amm. dell'11 marzo 1999, inviata a ciascuno dei componenti della commissione ed ai rappresentanti dell'Ispettorato ripartimentale delle foreste di Ragusa e del distretto minerario di Catania, quali membri aggregati.
(Omissis).
Il presidente, accertata la presenza dei componenti la Commissione come sopra specificati, dichiara aperta la seduta invitando la commissione a passare all'esame del seguente ordine del giorno:
delibera vincolo paesaggistico, ai sensi della legge n. 1497/1939 dell'alta valle del fiume Tellaro e delle cave dei torrenti Tellesimo, Prainito, Palombieri, Scardina e Cava Ispica nei territori comunali di Ragusa, Giarratana, Modica e Ispica.
Varie ed eventuali.
Si passa all'esame del primo punto all'ordine del giorno.
Prima di procedere alla delibera della proposta di vincolo in argomento, il presidente da lettura delle relazioni tecniche che ne costituiscono il presupposto e sono allegate al presente verbale. Copia di esse e delle planimetrie con la perimetrazione del vincolo verranno anche depositate insieme al verbale, del quale fanno parte integrante, presso gli uffici della soprintendenza per i beni culturali e ambientali di Ragusa, per l'eventuale consultazione da parte di coloro che ne abbiano interesse.
A conclusione della suddetta lettura i dirigenti tecnici si allontanano dalla sala della riunione e la commissione passa alla votazione sulla proposta di vincolo e alla delimitazione dell'area da tutelare che sara' la seguente:

PERIMETRAZIONE

Il vincolo paesaggistico dell'alta valle del fiume Tellaro e delle cave dei torrenti Tellesimo, Prainito, Palombieri, Scardina e dell'area della Cava Ispica interessa i territori comunali di Ragusa, Giarratana, Modica ed Ispica.
Trattandosi di un vincolo che completa il motivo paesaggistico dell'analogo vincolo istituito in provincia di Siracusa ne condivide il confine amministrativo provinciale dal lato orientale.
Nella parte piu' settentrionale, conosciuta come Piano dei Pozzi, il perimetro parte dal confine provinciale posto subito oltre il km. 10 della strada provinciale n. 57 Giarratana-Palazzolo Acreide, segue integralmente la strada provinciale n. 53 S. Giacomo-Montesano sino alla stessa frazione di S. Giacomo, comprendendo nel vincolo anche l'edicola votiva posta a destra della strada di fronte l'accesso alla fattoria Musso. Dall'incrocio con le altre strade dell'abitato il perimetro dell'area vincolata segue, per circa 900 metri, la strada provinciale n. 55 Giarratana-Noto e da qui, ad ovest, prosegue per la trazzera che si adagia e supera la collina di Bellocozzo. Il limite seguita poi lungo la strada vicinale n. 17 in direzione dell'ex scuola sino ad incontrare la strada comunale n. 286 di Bellocozzo; segue quest'ultima per circa 800 metri sino ad incrociare la strada vicinale n. 16, che costituisce ulteriore limite alla zona vincolata. Da quest'ultima stradella per una pista si scende alla cava ed il limite segue l'andamento dell'alveo del torrente, che e' anche limite comunale fra Ragusa e Modica: sino ad incrociare la pista che risale la collinetta di Case Crocia. Il limite ora segue la vecchia stradella sino all'incrocio con la strada provinciale n. 107 Marchesella-Balata che segue integralmente sino al bivio per Frigintini; all'incrocio di localita' Marchesello la provinciale prosegue distinta con il n. 79 e la denominazione Frigintini-Margione sino all'incrocio con la strada consortile Saitta-Martisello. Quest'ultima strada si sviluppa per quasi 2,500 Km. attraversando il feudo Frigintini. Giunti all'incrocio si devia verso sud-est imboccando la strada provinciale n. 23 che rappresenta sino all'incrocio con la strada provinciale n. 28 il limite del vincolo seguendo ulteriormente quest'ultima strada, per Km. 1,100 verso est, al Km. 10+000 il confine incrocia la strada provinciale n. 33 che segue integralmente sino al limite provinciale.
Il limite fra le due provincie e' rappresentato da una serie di stradelle comunali e vicinali che in serie sono la Don Tommaso-Ciaceri, la Don Tommaso-Palombieri, in parte la villa Guardia Cava Palombieri il tratto finale della consortile Cipollazzo-Gesira tagliando lo Scalarangio da cui prende nome la stessa cava; quest'ultima e' superata perpendicolarmente al corso d'acqua da una stradella che giunge sino alla Gisira incrociando la strada consortile Cammaratini-Gisira. Da quest'incrocio il limite del vincolo, che e' in coincidenza di quello provinciale, seguendo dapprima una pista e poi il muro a secco giunge sino alla cava del Prainito; il limite prosegue quindi risalendo il corso d'acqua sino a che incrocia la strada provinciale n. 28 Modica-Favarotta nei pressi del Km. 11+400.
Il limite provinciale, anche limite di vincolo, prosegue per piste, stradelle interpoderali e lungo muri a secco sino alla Cava del Margione posta circa 500 metri a nord dell'incrocio con la strada provinciale n. 79 Frigintini-Margione nei pressi del Km. 4+500. Segue cosi' l'intera cava del Margione sino a che il corso d'acqua s'innesta con il torrente Tellesimo che risale integralmente sino all'ex scuola di Bellocozzo, posta lungo la strada provinciale n. 55 Giarratana-Noto; il limite del vincolo ne segue lo sviluppo per quasi 700 metri sin quando il confine provinciale, seguendo una stradella, giunge al Trappeto.
Da quest'ultimo punto il limite provinciale e del vincolo giunge, attraverso i campi, lungo stradelle vicinali sino a valle Cozzo Freddo nord e da qui sino alla strada regionale n. 10 S. Giacomo-Tellaro che segue verso sud-ovest per circa 700 metri. Nuovamente qui le due provincie presentano come confine una serie di stradelle vicinali ed interpoderali sino a Cozzo Freddo dove incrociando la strada provinciale n. 55 Giarratana-Noto nei pressi del Km. 21+700 ne segue il corso di circa 100 metri allorquando il limite coincide con l'origine del vallone della Fera che segue integralmente sino alla confluenza con il torrente Tellesimo. Il confine provinciale e del vincolo prosegue quindi lungo questo corso d'acqua sino all'innesto con il fiume Tellaro che avviene a valle della Gisirotta.
Il limite orientale del vincolo paesaggistico e' ora integralmente rappresentato dalla destra idrografica del fiume Tellaro sino alle sue origini che si rifanno a quei bracci di Piano dei Pozzi posti oltre la strada provinciale n. 57 Giarratana-Palazzolo che incontra nei pressi della Casa Cantoniera.
La porzione inferiore del vincolo, posta in continuita' con il territorio provinciale di Siracusa oggetto di analogo vincolo, e' delimitata in buona parte dal limite provinciale stesso; a partire da questo, nei pressi di porta di ferro, devia dall'incrocio della strada provinciale n. 32 proseguendo verso nord-ovest lungo la consortile CannizzaroCiancia che segue sino all'altezza della Casa Cantoniera dove si immette nuovamente nella strada provinciale n. 32 Rocciola-Scrofani che segue sino all'incrocio di Serra Pero. Svoltando verso sud-est si segue ora la strada consortile Serra Pero-Cava Ispica sin quando incrocia ulteriormente la strada provinciale n. 32 in direzione sud. Quest'ultima al bivio con la strada consortile Calicantone-Scale Piane ne segue il tracciato deviando verso sud-est e percorrendola integralmente sino a raggiungere la strada comunale Minciucci-Torre Chiavola che anch'essa e' limite occidentale del vincolo sino a raggiungere la s.s. 115.
Il limite del vincolo e' cosi' costituito dalla stessa statale sino alla periferia dell'abitato dove al Km. 353+050 il limite prosegue per la strada del Serbatoio e percorsi altri 50 metri lungo questa si svolta a destra entrando in Ispica per la via Capri; si segue questa strada sino alla via Asinara ed in fondo a quest'ultima si svolta per la via Liguria che si percorre sino alla via Sardegna che si percorre in direzione nord-est includendo sia l'Eremo della Madonna delle Grazie che la vecchia scuola tecnica. Dalla via Sardegna si segue poi la via del Platani sino ad arrivare in via Sofocle che contorna la cava Mortella che e' inclusa nell'area da vincolare. Il vincolo prosegue cosi' con la via Sofocle e di seguito lungo la via Basilicata sino in via Capri dove si aggancia ad altro vincolo paesaggistico e del centro storico di Ispica. Ne segue il contorno (includendo quindi la valle della Cava Ispica) rappresentato anche dalla stessa perimetrazione del parco Forza, gia' sottoposto al vincolo archeologico dallo stesso P.R.G., includendo nel vincolo anche la parte prospiciente la valle della strada Barriera e seguendo lo sviluppo intorno al complesso del Carmine. Segue ulteriormente il limite dell'altro vincolo includendo il valloncello fra le due propaggini orientali dell'abitato e seguendo prima via Roma e poi via Santa Lucia include in questo vincolo il complesso conventuale dei Frati minori. Il limite segue cosi' tutta la stessa via Santa Lucia sino alla via Marconi dove si sviluppa lungo la parte terminale di quest'ultima, via Manzoni, via Nazario Sauro, via Raffaello, via Buozzi, via Curcio, via Verga e via Michelini che segue sino a quando il muro di valle coincide con quello della stradale 115 nei pressi del Km. 355+100. Da questo punto si sviluppa integralmente lungo la statale sino al limite della provincia posto al Ponte Cipolla dal quale il limite risale seguendo la destra idrografica della cava Scardina e poi lungo la cava del Signore sino all'incrocio della strada provinciale n. 48 Conocchielle-Scorsone a quota 292 metri s.l.m.
Il limite del vincolo prosegue lungo la strada vicinale Gabbellazzi e contorna la cava Ispica seguendone le pareti verticali e attraversando trasversalmente il corso d'acqua sino a valle di casa Galfo e proseguendo a nord attraverso la contrada Finocchiara lungo la strada vicinale Gabbellazzi-Monica, superando la strada provinciale n. 34 S. Alessandra-Ispica-Rosolini e adagiandosi al versante di cava Lazzaro lungo il confine provinciale sino a ricongiungersi alla strada provinciale n. 32 Rocciola-Scrofani.
Tutto cio' esaurito e condiviso, la commissione all'unanimita',
Delibera:

Di proporre l'inclusione nell'elenco delle bellezze naturali della provincia di Ragusa, ai sensi dell'art. 1, nn. 3 e 4, della legge 29 giugno 1939 n. 1497, come bellezza di insieme e panoramica, la parte del territorio comprendente l'alta valle del fiume Tellaro, e delle cave dei torrenti Tellesimo, Prainito, Palombieri, Scardina e Cava Ispica nei territori comunali di Ragusa, Giarratana, Modica ed Ispica cosi' come descritta nella perimetrazione suddetta.
(Omissis).

REGIONE SICILIANA

ASSESSORATO BENI CULTURALI AMBIENTALI E P.I. SOPRINTENDENZA BENI CULTURALI ED AMBIENTALI sezione
paesaggistico-architettonico-urbanistica RAGUSA

Vincolo paesaggistico dell'alta valle del fiume Tellaro e delle cave dei torrenti Tellesimo, Prainito, Palombieri, Scardina e dell'area della Cava d'Ispica nei territori comunali di Ragusa, Giarratana,
Modica e Ispica.

Premessa.

Nell'ambito del piano di salvaguardia del territorio ragusano e nella prospettiva di un piu' organico programma di tutela provinciale, seguendo le linee guida del piano territoriale paesistico regionale, si e' preso in considerazione quella parte del territorio, ricadente nelle tavolette palazzolo Acreide, Castelluccio, Cava d'Ispica e Ispica, che interessa i fondovalle e le aree adiacenti l'alta valle del fiume Tellaro e le cave dei Torrenti Tellesimo, Prainito, Palombieri, Scardina e della Cava d'Ispica.
Le aree, in parte gia' tutelate con due vincoli d'immodificabilita' assoluta ai sensi dell'art. 5 della legge regionale 30 aprile 1991, n. 15, furono decretate per il Tellaro-Tellesimo-Prainito con decreto assessoriale n. 8296 del 19 dicembre 1994 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della regione siciliana n. 4 del 14 gennaio 1995 e prorogato dal decreto assessoriale n. 5048 del 18 gennaio 1997, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della regione siciliana n. 6 del 1o febbraio 1997 e quello della cava Scardina munito del decreto assessoriale n. 5029 del 12 gennaio 1995 pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della regione siciliana n. 13 dell'11 marzo 1995 prorogato con decreto assessoriale n. 5201 del 31 gennaio 1997, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della regione siciliana n. 8 del 15 febbraio 1997, sono proposte, dopo l'emissione delle ordinanze n. 1112 e 1113 del 24 febbraio 1999 da parte dell'assessore regionale per i beni culturali e ambientali e P.I. ai sensi dell'art. 8 della legge 29 giugno 1939, n. 1497, per il vincolo paesaggistico.
Come per il vincolo d'immodificabilita' l'area da sottoporre a vincolo paesaggistico si collega e si compenetra nel territorio provinciale di Siracusa visto che quella provincia ha come limite amministrativo per larga parte la sinistra idrografica di alcune di queste valli.
La nuova delimitazione, tenendo conto del precedente aspetto a "macchia di leopardo" che si era dato ai vincoli d'immodificabilita', inserisce luoghi adiacenti anch'essi meritevoli di tutela paesaggistica nell'ambito e per il completamento del tema della salvaguardia dell'altopiano modicano e della difesa dei bacini idrografici delle valli interessate.
Le nuove zone riguardano in particolare Piano dei Pozzi e Costa Fredda nella tavoletta Palazzolo Acreide; la prima e' un'area di notevole interesse archeologico ed entrambi sono origine del fiume Tellaro per il tratto ragusano.
Un'altra parte di territorio aggiunto sono le contrade di San Giacomo ed il borgo San Giacomo, a cavallo fra le tavolette Palazzolo Acreide e Castelluccio, aree di notevole pregio paesaggistico in cui attorno ai nuclei abitati si e' conservato immutato il paesaggio rurale e la natura dei luoghi da sempre legati al pascolo della vacca modicana e alla cura dell'ulivo, senza trascurare carrubo o mandorlo che per densita' e sesto in taluni punti sembrano simulare quasi il bosco.
Piu' a sud, in tavoletta cava d'Ispica, si e' esteso il precedente vincolo a contrada Ciaceri comprendendo la porzione a monte della cava Palombieri che presenta la prosecuzione ideale dell'adiacente valle nel tema della piana modicana, tutta carrubo e pascolo brado.
Infine, nell'estremo meridionale, isola apparentemente separata dal restante vincolo, ma in continuita' con il territorio siracusano vincolato oltre la destra idrografica della cava Scardina, si e' inserita la cava del torrente Sulla e l'intero bacino del Cava d'Ispica sino all'omonimo abitato; la prima e' un piccolo esempio di cava dalla natura ancora selvaggia prima di giungere alla piana costiera oramai densamente antropizzata e trasformata, il secondo si puo' inquadrare piu' come un bacino culturale dalle grandi valenze archeologiche che come un bacino idrogeologico.
Proprio grazie all'uniformita' che questo territorio presenta con quello limitrofo extraprovinciale e' possibile considerare l'unicita' del tema che il vincolo in oggetto propone completandosi con quello gia' istituito in territorio siracusano.
Descrizione geografica.
Il vincolo, dall'aspetto fortemente allungato in accordo con le valli che si prefigge di proteggere, ha un'insolita forma ad "U" rovesciata visto che si tratta di un lembo di territorio ragusano che s'incunea all'interno della provincia di Siracusa e inizia a Piano dei Pozzi. Da questi luoghi pianeggianti divisi dalla sella a valle di Serra Mola prendono corpo ben due degli innumerevoli rivi da cui si origina uno dei principali fiumi iblei e siciliani, il fiume Tellaro. Il paesaggio addolcito nella morfologia dalle formazioni marnose si presta per un'agricoltura tradizionale basata sulla coltivazione del grano e, indirettamente per alcuni periodi dell'anno, dal pascolo.
Procedendo, quasi distaccata, si apre la parte settentrionale del vincolo nella localita' Costa Fredda tributaria d'acqua al fiume Tellaro con i suoi vari rami che si dipartono dalla cresta orientale della contrada Santa Margherita e che si arricchiscono d'acqua per le modeste, ma innumerevoli sorgenti.
Piu' a valle, fra le contrade di San Giacomo e Montesano ancora densamente popolate in piccoli nuclei, il paesaggio agrario ha quasi l'aspetto a torta con le terrazze che nascono dal contrasto fra gli strati calcarenitici piu' duri e quelli piu' morbidi delle marne. Su questi ripiani gli alberi d'ulivo (ma anche di mandorlo, pesco e carrubo) inverdiscono le colline e complici i degradanti versanti utilizzati per il pascolo (che qui e' ancora condotto tradizionalmente in modo brado) e la gran quantita' di mucche fanno in modo che per buona parte dell'anno si osservi un paesaggio di tipo appenninico.
Proprio in contrada San Giacomo il vincolo si divide in due rami ben distinti: da un lato il braccio orientale, che s'incunea fra Vallone della Fera-Tellesimo e la destra idrografica del fiume Tellaro sino alla contrada Gisirotta, mostra analoghi motivi a quanto osservato a Montesano; dall'altro lato a partire da Bellocozzo nasce il torrente Tellesimo la cui morfologia, soprattutto dopo Cozzo di Manzio, si fa sempre piu' aspra tanto da sostituire alla larga valle iniziale una stretta cava caratterizzata dalle pareti ripide e da un ambiente di fondovalle ancora primitivo. A monte del corso d'acqua l'altopiano modicano si snoda da Bellocozzo sino alla contrada Pesciarello e prosegue verso sud-est nelle contrade Fegotto e Margione con un paesaggio collinare protetto dalle vaste estensioni di carrubo ed ulivo.
Gli affioramenti calcarei, sempre meno marnosi, rendono il paesaggio piu' aspro nelle valli e piu' piatto sull'altopiano cosicche' dall'area della contrada Favarotta sembra quasi di camminare su una pianura e ci si accorge delle cave solo se vi si e' vicini o se si apre uno spiraglio fra il fitto mantello di carrubi. Anche le valli delle cave Prainito, Palombieri-Scalarangio Scardina, Sulla e Cava d'Ispica sono simili a quella del Tellesimo, quasi a completare il tema geomorfologico della cavitazione in cui il corso d'acqua scorre incassato creando un ambiente suggestivo in cui molto spesso, visto che i luoghi sono inaccessibili, e' conservato il biotopo originario; in questi corsi d'acqua la morfologia si fa piu' blanda solo alle origini quando un gran numero di piccoli affluenti convoglia le acque dell'altopiano.
Idrografia.
L'area da vincolare racchiude parte dei bacini idrografici del fiume Tellaro e d'altri importanti corsi d'acqua quale il Tellesimo, il Vallone della Fera, il Prainito, il Palombieri poi definito anche Scalarangio, il torrente di cava Scardina che nel primo tratto e' detto della cava del Signore, il torrente Sulla, il cava d'Ispica e la porzione iniziale della cava Minciucci.
Tutti questi corsi d'acqua sono iscritti al testo unico delle acque pubbliche della provincia di Ragusa che ne protegge sia il corso d'acqua principale che gli affluenti sin dalle origini, siano esse sorgenti che bracci secondari; sono pertanto gia' assoggettati alla tutela dalla legge 8 agosto 1985 n. 431.
Oltre la destra idrografica del fiume Tellaro, gia' descritta per la ricca natura paesaggistica delle valli tributarie, nucleo centrale del vincolo rimane il bacino del torrente Tellesimo. Prima di giungere alla localita' Cozzo di Manzio il torrente e' costituito da quattro ideali bracci che nascono dalle dolci pendenze dell'altopiano nei pressi della frazione di San Giacomo i primi due, da contrada Barco e da contrada Calamenzana gli altri; a valle del Cozzo, dalla radura comunemente conosciuta con il nome di cava dei Servi, sino alla confluenza di Cozzo Margione e poi verso il Vallone della Fera, il torrente scorre incassato creando certamente il tratto piu' suggestivo, mentre in seguito, nel breve tratto che lo separa dalla confluenza del fiume Tellaro, la morfologia si fa piu' blanda e contornata da un maggior numero di piccoli affluenti rispetto al tratto precedente che li possedeva esclusivamente in destra idrografica.
Il Cava d'Ispica, che insieme al torrente Sulla costituisce la porzione piu' meridionale del vincolo, prende origine in due piccoli rami tra le contrade Serrapero e Baravitalla. Scende serpeggiando incassato alimentato da una serie di piccoli affluenti.
La bellezza di queste valli e' data dall'esasperazione della cava, che seppur paesaggio frequente nel ragusano, e' qui caratterizzata dalle pareti molto scoscese in una valle stretta e profonda creatasi dallo smantellamento per crollo dei versanti di natura carbonatica costituiti da banconi calcarenitici molto fratturati per gli intensi eventi tettonici che in passati periodi geologici hanno interessato questa parte dell'altopiano. Nel Tellesimo, a differenza degli altri corsi d'acqua minori della zona, scorre anche in estate l'acqua alimentata dalle innumerevoli sorgenti poste lungo i diversi contatti strutturali e litologici che s'incontrano lungo il percorso; la vitalita' del corso d'acqua e' dimostrata dalle innumerevoli cascatelle e dalle conche perenni dove vive residua la trota macrostigma.
Da questi corsi d'acqua, ma in special modo dalle sorgenti disseminate un poco ovunque, si dipartono piccole canalizzazioni che hanno favorito l'installazione di mulini che servivano per la macina del grano prodotto nel limitrofo altopiano.
Nella perimetrazione del vincolo il limite non tiene conto dei bacini imbriferi, ma solo della conservazione paesaggistica del bene da tutelare.
Geologia.
Il territorio interessato dal vincolo costituisce uno dei margini orientali del plateau ibleo. Il paesaggio che oggi noi ammiriamo e' la risultante fra la litologia e gli intensi fenomeni endogeni, associata alla forza delle acque scorrenti; questi tre elementi della natura hanno dato forma nel corso degli ultimi due milioni d'anni, ad un panorama che seppur monotono (vista la presenza dei bianchi affioramenti carbonatici) mostra una morfologia varia talvolta complessa.
Quello che noi vediamo affiorare nelle valli e' una litologia tutto sommato abbastanza recente rispetto la storia della terra; risalgono, infatti, a circa venticinque milioni d'anni i calcari ragusani.
Se nell'area vincolata affiora solo il membro Irminio della formazione Ragusa e' perche' la parte piu' antica, il membro Leonardo, e' conservato sotto e non e' emerso ne' per motivi tettonici, ne' per l'erosione che nonostante si sia spinta abbastanza in basso nelle profonde cave non e' riuscita a mettere integralmente a nudo tutta la sezione superiore della formazione.
Nei pozzi per scopo idrico perforati nelle zone circostanti, in pieno accordo con i dati emersi dall'esplorazione petrolifera, la parte piu' antica della formazione (Mb. Leonardo) e' costituita da un'alternanza di calcari marnosi, ed in modo minore da calcareniti, e marne in modo quasi regolare. All'interno sono stati campionati pani e noduli di selce di colore nera e marrone tanto ricercati nella preistoria per la preparazione degli strumenti litici. Non affiorando qui si puo' ipotizzare che quelle ritrovate lungo i corsi d'acqua e nei siti archeologici siano frutto dei commerci con chi la cavava in zone limitrofe dove questa parte di formazione affiora. Dai rari ritrovamenti di fossili e dall'indagine micropaleontologica il membro Leonardo e' da datare all'eta' geologica oligocenica e lo spessore misurato in alcuni pozzi petroliferi e' notevole, quasi quattrocento metri, negli lblei mai osservati integralmente in affioramento.
Quello che noi invece vediamo affiorare nelle valli e' la seconda parte, la porzione superiore della formazione Ragusa, il membro Irminio. La parte basale si presenta con banconi che racchiudono un'interessante alternanza di calcareniti tenere giallastre e grossolane con strati calcarenitici biancastri piu' fini, molto compatti e di colore biancastro. Gli strati non sono sempre piani paralleli, ma anzi come notato specie lungo il Tellesimo spesso mostrano alternanze incrociate e slumping che fanno immaginare come gia' si presentasse agitato il bacino deposizionale a quei tempi. In questa porzione formazionale e' possibile incontrare fossili, principalmente modelli interni di lamellibranco (chiamati dai contadini "u core a petra"), mentre sugli Iblei e' conosciuto un livello marker a noduli fosfatici talvolta contenenti denti di squalo che qui affiora nella sezione di Cozzo di Manzio dal lato siracusano.
Sempre nell'ambito del membro Irminio segue in continuita' stratigrafica un'altra alternanza piu' regolare di calcareniti e marne che specie nelle aree dell'altopiano conferiscono un caratteristico aspetto a torta, e che favoriscono l'agricoltura su terrazze naturali. Povera di macrofossili significativi e' databile al Miocene inferiore.
La somma delle due porzioni del membro Irminio raggiunge i centocinquanta metri di spessore.
In successione stratigrafica segue la formazione Tellaro (studiata lungo l'omonimo fiume) costituita da marne argillose giallastre alla cui base sarebbe presente un'alternanza di marne con straterelli calcarenitici da alcuni definita membro di Giarratana per il fatto che affiora in quella localita'. D'eta' miocenica media contiene fossili di scarso interesse ed assume spessori (in profondita') di circa centocinquanta metri.
Al di sopra del complesso carbonatico, specie nelle depressioni, si conservano formazioni palustri e detritico-alluvionali che testimoniano un periodo in cui le acque abbondavano in modo maggiore dell'attuale e i corsi d'acqua scorrevano in modo diverso; nelle cave le brecce di versante e i coni di detrito, posti alla base delle ripide pareti in smantellamento, denunciano territori resi instabili dalla lunga mancanza di boschi e vegetazione trattenente.
Interessanti, infine, i risultati ottenuti dall'intensa tettonica che, specie nei momenti distensivi, ha creato paesaggi costituiti da horst e graben. L'area attorno alla frazione di San Giacomo-Montesano, ad esempio, sarebbe proprio una grande fossa tettonica allineata nord est-sud-ovest, in accordo con i principali allineamenti regionali; ma il sistema tettonico piu' importante e' rappresentato dalla faglia di Ispica che scorre a valle del paese costituendo il limite meridionale del massiccio carbonatico degli Iblei oltre cui si trova in profondita'.
Il restante territorio vincolato e' percorso da faglie distensive d'analoga direzione o delle sue coniugate, strutture minori che hanno condizionato la morfologia e la stessa direzione d'impostazione dei corsi d'acqua.
Per le caratteristiche chimiche intrinseche della roccia e per il fatto di esser attraversata da faglie e diaclasi che ha facilitato la circolazione delle acque, questa parte degli iblei gode di un esteso fenomeno carsico che si manifesta ovunque con piccole e grandi cavita', talora ampie ed esplorabili.
Aspetti naturalistici.
L'ambiente da vincolare si distingue in due fasce ben definite: l'area d'altopiano degradante e quello di fondovalle.
Se il primo, specie per la facilita' d'accesso ai mezzi meccanici, si presenta coltivato da un'agricoltura non intensiva, tradizionale e quindi tutto sommato giudicata poco deleteria per la conservazione del paesaggio agrario, il secondo e' piu' congeniale e rappresentativo dei primitivi biotopi naturali.
Fisionomicamente la vegetazione della cava puo' essere distinta in alcune zone ben tipizzabili. Come osservato ad esempio lungo il Tellesimo, il corso d'acqua e' accompagnato da una stretta fascia di vegetazione ripariale, ricca d'essenze arboree a platano, salice e pioppo (Platanus orientalis, Salix fragilis, Salix pedicellata, Salix alba, Populus nigra) cui si associano arbusti e liane che costituiscono a tratti un intricato sottobosco di rovi del genere Rubus e cui si aggiungono specie erbacee di fondovalle del tipo igrofilo.
Sui costoni rocciosi sono frequenti le macchie con lentisco e leccio (Pistacia lentiscus, e Quercus ilex), mentre le fenditure rocciose sono colonizzate da capperacee ed euforbiacee (cappero spinosa, euphorbia dendroides) specie un tempo piu' comuni in tutti i corsi d'acqua iblei.
In contrada Marchesa di San Giacomo e soprattutto lungo tutto il corso del Tellesimo si' tenta di ripristinare i vecchi ambienti boschivi preparando i terreni con i rimboschimenti che si operano da parte della stessa regione sin dal 1978 in terreni demaniali.
Sui fondovalle i corsi d'acqua non sono da considerare semplici canali di trasporto d'acqua, ma sistemi ambientali in cui la presenza idrica, se mantenuta, permette il perdurare d'associazioni naturalistiche d'estremo interesse. Se oltre alla presenza dell'acqua si riesce a conservare un ambiente fisico-chimico favorevole allora e' possibile contenere i danni dell'avanzata antropizzatrice.
A tali considerazioni va legata la presenza nel torrente Tellesimo (oltre che molto probabilmente ancora nel Tellaro) e nella cava del Prainito di una popolazione del salmonide tipico della nostra isola, la trota macrostigma. Tale forma, studiata sistematicamente e' inserita nella lista, realizzata dal Comitato europeo per la conservazione della natura e delle risorse, delle specie d'acqua dolce minacciate in Europa e l'eccezionalita' della conservazione e' legata al fatto che probabilmente e' una delle ultime popolazioni allo stato puro in Sicilia, in quanto immune da immissioni di forme alloctone.
A tale riguardo l'amministrazione regionale ha considerato l'importanza di tale forma ittica vietandone la pesca a tempo indeterminato nel torrente Tellesimo, con apposito decreto dell'assessore per la cooperazione, commercio, artigianato e pesca del 28 febbraio 1989.
Anche la presenza di altre specie animali testimoniano un habitat ancora incontaminato; le acque ospitano le tinche e le anguille e nel fitto sottobosco vivono in sintonia con l'ambiente la donnola, la lepre e l'istrice (mustela nivalis, lepus europaeus e hystrix cristata). Tra i rettili sono segnalati il gongilo (chalcides ocellatus tiligugu) e alcune specie di colubridi (elaphe situla leopardina e coluber virdiflavus carbonarius). L'avifauna e' presente con il lanario e il barbagianni.
Il vincolo quindi oltre alla conservazione del paesaggio si prefigge la conservazione della struttura fisica della cava che altrimenti comporterebbe una modificazione dell'habitat rischiando di diventare inospitale sia per i microrganismi (che sono alla base delle catene biologiche) che per gli animali che a queste catene sono legati. Inoltre, l'abbattimento degli alberi e la distruzione della vegetazione riparia comporterebbero una variazione della regolazione microclimatica con grave ricaduta sullo stesso paesaggio, tenendo tra l'altro conto che il torrente che gia' soffre di una carenza idrica, avendo minor apporti, metterebbe in serio pericolo la fauna ittica.
Se l'ambiente naturale sopravvive nei fondovalle del Tellesimo o del Prainito, cio' non vale per gli altri torrenti da vincolare che soffrono da anni di un'endemica carenza idrica; dalla tarda primavera sino all'autunno inoltrato la falda scende di livello a causa del combinarsi di due eventi, la mancanza di precipitazioni e il contemporaneo emungimento dei pozzi che si trovano sparsi in tutto il bacino idrografico.
I resti del passato.
Il territorio da vincolare e' da sempre stato abitato dall'uomo ed i resti che si rinvengono sparsi ne sono la prova.
Un tempo, queste colline avevano un aspetto certamente diverso; ricche di boschi, come gli antichi autori ci tramandano, erano un sicuro rifugio per l'uomo ed anche un serbatoio di selvaggina per i primitivi cacciatori, erano preferite per la presenza delle numerose sorgenti e per i fiumi certamente pescosi. Anche se non affiorava la selce, come nelle altre cave iblee, non mancavano certo gli spunti di sopravvivenza.
Le aree pianeggianti e a debole pendenza furono ben presto interessate dalla coltivazione del grano che tanto accrescera' l'importanza dell'isola e della stessa Ragusa definita al tempo dei romani come il "granaio dell'impero".
La possibilita' di avere sempre nuovi coltivi e la pregevolezza del legno ricavato dai boschi a quel tempo presenti porto' ad un disboscamento sempre piu' frequente; greci, romani e arabi riducendo le superfici boscose modificarono di conseguenza anche la struttura del territorio sino a portarlo a quello attuale. Tra i campi di piano dei Pozzi si apprezzano queste presenze del passato anche se attualmente non sono stati condotti scavi sistematici.
Ma la zona che ha rivelato una complessa presenza umana e' pur sempre quella che ruota attorno alla parte iniziale della cava del torrente Tellesimo dove proprio all'inizio del demanio forestale e' stato trovato un monumento funerario megalitico di notevole interesse scientifico. Il dolmen, costituito da sei lastre di calcare poste a cerchio delimita un'area interna con diametro che misura circa due metri; al di sopra di quest'ambiente altre lastre ne imitavano la cupola; un raro esempio di monumento funerario. Oltre questa singolarita' archeologica di fronte, a contrada Pesciarello, si estendevano i luoghi di vita quotidiana ma anche la necropoli che fa osservare tombe che spaziano come periodo dal Castellucciano (XX-XV sec. a.C.) alla cultura di Pantalica (XII-XI sec. a.C.).
Anche a valle del dolmen, nell'area di Cozzo di Manzio, si ritrovano accanto al corso d'acqua grotte abitate sino all'era cristiana, mentre piu' a valle la necropoli preistorica caratterizzata da grotticelle scavate a mezza quota su versanti scoscesi e inaccessibili occupa buona parte della parete occidentale della Cava dei Servi.
Ed ancora piu' a valle lungo lo stesso corso d'acqua altre necropoli segnalano una frequentazione piu' intensa dei luoghi favorita dall'aspetto selvaggio ed inaccessibile del fondovalle che e' giunto cosi' a noi, quasi immutato negli ultimi millenni.
Anche il corso del fiume Tellaro e' costellato da piccoli insediamenti castellucciani, giacche' la localita' da cui proviene il nome quella cultura e' di la poco distante, a circa due chilometri, nella corrispettiva fascia vincolata in territorio siracusano.
Anche gli altri corsi d'acqua minori a cui si estende il vincolo presentano resti del passato. Sin dai tempi dell'Orsi furono esplorate le necropoli dell'altopiano modicano e lo stesso archeologo segnala resti murari, che definisce megalitici, sparsi nella campagna; da piu' approfonditi e recenti studi, pero', queste mura sono da ricondurre alle civilta' che coltivarono il grano dal periodo imperiale sino ai tempi bizantini. In queste zone rinvenimenti occasionali, specie durante le fasi d'aratura del terreno, coprono un po' tutti i periodi storici sino a questo millennio.
Di particolare interesse le necropoli, scoperte lungo il cava Palombieri nei pressi di Case Turla', ma anche quelle di quel tratto di cava detta "Paradiso", o quelle della cava del Prainito nei pressi del mulino al confine meridionale del vincolo, presso Scalarangio, si segnala una rara catacomba ebraica.
Infine, anche lo spazio fra la cava Scardina e quella del torrente Sulla sono da considerare ricche di testimonianze archeologiche; ne sono prova la gran quantita' di tombe e le grotte che si osservano all'uscita della stretta cava Sulla verso l'ambiente dell'adiacente pianura.
La cava Ispica.
La Cava Ispica costituisce uno dei luoghi piu' celebri dell'attrattiva storico-archeologica siciliana, legata al ricordo che ne hanno lasciato i viaggiatori e gli studiosi italiani e stranieri.
La cava e' una vera e propria valle incisa per tredici chilometri nelle pendici meridionali degli lblei, fra Modica e Ispica. Un minuscolo ruscelletto, il Pernamazzoni, scorre sul fondo valle fra scenari paesaggistici di incontaminata bellezza.
La cava si forma nel cuore dell'altopiano modicano, a quota 400 m. s.l.m., con un impluvio nelle contrade Serrapero e Baravitalla. La vera e propria testata della cava e' segnata piu' a valle da una strettoia determinata dalla convergenza di due speroni rocciosi che sporgono dai pianori soprastanti: ad est il "Cozzo" ad ovest il Poggio Salnitro.
Il toponimo "Cava Ispica" si riferisce solo alla testata nord della cava, ricadente nel territorio di Modica.
La cava Ispica, prima dello stretto gomito finale a sud, si allarga per la confluenza di due brevi cave laterali: la "cava Mortella" ed il "vallone della Barriera". Qui si forma una colonna rocciosa stretta ed allungata, detta la "Forza". E' uno sperone imprendibile, che costituiva il nucleo dell'abitato tardo medievale di Spaccaforno.
Gia' agli inizi del secondo millennio avanti Cristo, l'uomo preistorico e' presente nella valle d'Ispica, all'alba cioe' di forti influenze egeo-anatoliche, protomicenee e sulla scia della diffusione mediterranea della "matt-painted ware" mesoelladica.
Forme proto-urbane di villaggi di clan plurifamiliari, dall'economia complementare ed integrata di tipo agricola e pastorale e forme di economia iperspecializzata di tipo minerario, interrelazioni gerarchiche fra gruppi sociali diversi, accumuli di eccedenze, interscambi con aree limitrofe, costituiscono l'universo della cultura "castellucciana" dell'antico bronzo siciliano.
A Cava Ispica, ai bordi della valle, si trovano documentati nell'ambito di una fitta rete di insediamenti di cava, alcuni episodi rilevantissimi di questa civilta'.
A Baravitalla, da dove proviene un osso a globuli simile a quelli rinvenuti a Troia, a Lerna, a Malta e in Puglia, sono note un gruppo di capanne recintate da un muro difensivo i cui prototipi architettonici sono le fortificazioni di Chalandriani nell'isola di Sylos, quelli di Siphos e di Los Millares, oppure quelle di Branco Grande di Camarina, di Timpa Ddieri di Villasmundo e di Thapsos (Siracusa). Elaborate forme di architettura funeraria preistorica, simili ai prospetti dei templi megalitici di Hal Saflieni a Malta e alle tombe delle Baleari, sono quelle tombe con padiglione caratterizzato da un monumentale prospetto a pilastri dalla necropoli di Baravitalla e da quella di Calicantone.
Il panorama degli episodi rupestri monumentali, attestati lungo la valle, continua con alcuni singolari cimiteri ipogei (catacomba della Larderia, ipogei del Camposanto, grotta Scantusa) di epoca tardo-imperiale, relativi a diversi villaggi e fattorie romane costruite sui contigui altipiani e abitate da "aratores" forse gia' cristianizzati. Il maggiore di questi cimiteri e' una vera e propria catacomba, quella della Larderia, databile ad epoca post-costantiniana, fra i piu' estesi monumenti funerari di questa eta' nel triangolo meridionale della Sicilia. Si tratta di un "unicum", sia sul piano della realizzazione (fosse terragne, loculi a pila sovrapposti, arcosoli polisomi, tombe a baldacchino, arcosoli a tegurium cieco), che dal punto di vista architettonico (fosse degli arcosoli disposte a diverse quote, pilastrini e rozzi capitelli, arcatelle dei teguri a tutto sesto o ad arco ribassato).
Ma e' soprattutto in epoca tardo-antica ed alto-medievale, la valle rappresenta un habitat eccezionale. Esso favorisce l'insediamento di decine di villaggi ricavati nella roccia (Grotte cadute, Cozzo Salnitro Palazzetto, Grotte Giardina, Perna Mazzone, Castello, Convento, Forza d'Ispica) che, benche' simili ad altri del Mezzogiorno d'Italia e della Sicilia, costituiscono senza dubbio la piu' singolare forma di aggregazione rupestre di tutto il Mediterraneo fra l'VIII e il XII-XV secolo dopo Cristo.
A parte le singolarissime soluzioni dell'architettura civile in cui sono stati traslati modelli delle abitazioni bizantine subdiali noti anche dagli esempi siriani di Behio, sono alquanto interessanti alcuni sacelli rupestri: Santa Maria, con scaletta elicoidale di collegamento, tracce di pannelli pittorici raffiguranti probabilmente la Vergine; San Nicola, di forma quasi quadrata, con abside e pannelli pittorici che rappresentano la Madonna col Bambino, San Nicola e una scena di Annunciazione; Grotta dei Santi, con vestibolo e oratorio e con almeno trenta pannelli pittorici raffiguranti vescovi e santi; la Spezieria, con conca presbiterale triabsidata, navata di forma quadrata, subsellia come nelle chiesette di San Micidiario, di Santa Maria e di Sant'Alfano.
Se il castello rappresenta per eccellenza il paradigma di una forma di insediamento rupestre di tipo naturalmente fortificato, il convento e' invece un vero e proprio "monasterion" legato forse al fenomeno del monacheismo orientale, con un sacello dedicato a Santa Alessandra adibito alla liturgia battesimale simile alla cripta di San Marco presso Noto, o alla cripta del castello di Piatamone vicino Rosolini.
Un'eccezionale architettura monumentale di eta' bizantina costruita sull'altopiano, e' la singolare chiesetta di San Pancrati, dedicata ad un "Pantokrator" o una "H. Maria Panachrantos" o a un San Pancrati, databile al V-VI secolo dopo Cristo. Essa ha pianta a navata longitudinale allungata e presbiterio a trifoglio, mistilineo all'esterno. Un vero e proprio "unicum", un momento architettonico intermedio fra le "callae trichorae" e le basiliche a pianta longitudinale che ripropone il problema della interdipendenza fra la basilica palatina e quella cristiana.
Paesaggio rurale.
Se le testimonianze archeologiche hanno fornito la conferma sulle frequentazioni di questi luoghi nel passato, quello che noi osserviamo e' principalmente il frutto delle trasformazioni occorse in quest'ultimo millennio.
Nell'area da sottoporre a vincolo, come ampiamente visto, esistono due ambienti ben distinti, quello dell'altopiano e quello delle cave. Se quest'ultimo era, ed e' l'ambiente ideale per la caccia, la pesca ed il rifugio, quello dell'altopiano e' certamente quello del lavoro e dei luoghi dove meglio si coglie l'evolversi della vita.
Sin dai tempi che hanno definito questa regione "granaio dell'impero" l'evoluzione della vita rurale nel modicano e' avvenuta attorno a due grandi fili conduttori: la coltivazione del grano e l'allevamento della vacca modicana.
L'area delle cave non potendo assicurare nessuno di questi due requisiti e' rimasta immutata, quasi abbandonata dall'assalto incondizionato riservato all'altopiano fertile.
Dalla struttura latifondistica romana (testimoniata sia negli scritti antichi sia nei ritrovamenti archeologici) al periodo bizantino fu un pullulare di vita nei campi; un rallentamento si ebbe con le incursioni arabe, ma solo per poco perche' il sistema feudale-baronale dapprima e l'enfiteusi in seguito favorirono il ritorno alla campagna.
Proprio con l'enfiteusi, i potenti Conti di Modica, con la velata scusa di spietrare i terreni e di distinguere la loro rotazione colturale da alternarsi al pascolo, ma in realta' per avere limiti territoriali certi da sottoporre alla tassazione, imposero la rimozione delle grosse pietre affioranti e la realizzazione della caratteristica rete di muri a secco quali confini.
Il paesaggio si arricchi', inoltre, d'elementi architettonici vivi quali le grandi masserie, talvolta nate sulla base di semplici necessita' familiari.
Le tipologie degli edifici rurali si possono distinguere in cinque grandi gruppi; la masseria, la villa fattoria, l'abitazione del coltivatore, la casa di villeggiatura, i piccoli ricoveri; tutte queste costellano il paesaggio rurale nel verde dell'altopiano fra carrubi, olivi e mandorli.
Molte costruzioni, sorte all'indomani del grande terremoto del 1693, inglobarono o sorsero presso strutture preesistenti fortificate, bizantine o medievali.
Le grandi masserie rappresentavano edifici rurali dedicati in parte alle attivita' ricreative estive dei nobili o borghesi agiati e in parte costituivano dimore o strutture di supporto alle attivita' contadine di tutto l'anno. Si affiancarono ad esse anche magazzini, palmenti e trappeti per la conservazione e la lavorazione dei prodotti della terra.
Le costruzioni, realizzate spesso in luoghi elevati, permettevano facilmente la difesa dall'attacco dei briganti e spesso assumevano l'aspetto turrito.
E' in uso la distinzione fra masseria ragusana e siracusana che sta nella tipologia e utilizzo delle produzioni, tenuto conto che all'epoca della costruzione le provincie erano unite e facevano parte della contea.
Quelle dette ragusane, tipiche anche del territorio modicano, erano destinate all'allevamento e alla coltura dei foraggi per gli animali ed erano contraddistinte da alti muri di protezione. La tipologia siracusana, invece, e' piu' grande, a corte chiusa, con casa sopraelevata per la residenza del padrone e presenta la chiesa, il pozzo centrale alla corte, magazzini, stalle, frantoio e palmento.
Un esempio completo di masseria e' dato dalla fattoria Musso in contrada San Giacomo, sorge su un cocuzzolo isolato a quota 562 metri sul livello del mare, in uno dei punti certamente piu' elevati dell'intero territorio da vincolare. Contiene i magazzini per i cereali ed il trappeto, ma anche le stalle per il ricovero e la mungitura degli animali; tutto ruota attorno ad un ampio cortile centrale di forma rettangolare che prende il nome di "baglio". Quasi centrale, un corpo a due piani, la casa padronale abitata dai proprietari nei mesi estivi. Anche la muratura di questo corpo sembra migliore di quella dei locali di lavoro; i cantonali sono realizzati da grossi elementi ben ammorsati e la restante muratura a sacco e' rifinita con intonaci dai colori tenui in accordo con le tinte dell'ambiente circostante. A lato un piccolo spazio delimitato da mura definisce un giardino e l'orto padronale. In altre masserie (Finocchiara, Scaliciani) sono presenti forme piu' imponenti e case torri con modelli che si avvicinano di piu' alle costruzioni dell'interno dell'isola.
La testimonianza dell'importanza sociale della fattoria Musso sta anche nel fatto che, di quelle censite per questo vincolo, e' l'unica ad avere una chiesa che seppur di modesta fattura era pubblica visto che e' disposta prima dell'entrata del complesso, aperta a tutti gli abitanti della contrada. Anche il restante territorio vincolato brulica di grossi caseggiati; tra i piu' importanti Montesano, Cammaratini o Crocifia.
La villa fattoria e' piu' tipica dell'ottocento; e' a due piani, quello nobile per il proprietario e quello inferiore per il contadino, e presenta aspetti estetici ricercati. Ha annesse stalle e magazzini, spesso palmento e frantoio. Tra gli esempi tipici le ville Tantillo e Scorsone o le case Savarini.
La casa del coltivatore diretto, spesso ad un solo piano, era abitata dall'agricoltore stesso; e' piu' semplice della villa-fattoria ed ha annesso dei magazzini. Nel territorio queste tipologie sono ben rappresentate ovunque ma molto spesso, se ancora vissute, hanno visto accrescere nuovi corpi di fabbrica, tettoie e stalle razionali.
Le case dei contadini sono piccole, monolocali, talvolta poveri tuguri; il loro numero aumenta nella seconda meta' dell'ottocento parallelamente ad un diverso modo di concepire il lavoro dei campi, con un successivo smantellarsi del feudo e una progressiva trasformazione agraria.
Nell'unico ambiente, angusto per l'elevato numero di familiari, si svolgeva la vita domestica diurna con il rito del cibo, dei lavori del tessere e del filare, e notturno per i contadini e gli animali da soma; le case erano spesso anche stalle e mangiatoie prive di qualsiasi servizio igienico. In base alle esigenze venivano realizzati depositi e pagliai.
A contrastare l'aspetto imponente della prima serie d'edifici, le case contadine, povere nella muratura, talora non intonacate, riempivano la campagna dimostrando lo stato della vita quotidiana di chi lavorava in modo diretto la terra. Accanto alle casette orti e nelle terrazze erose a torta gli ulivi, i carrubi, i mandorli fonte sicura di reddito.
Negli alti e bassi delle attivita' contadine, all'indomani della seconda guerra mondiale, la crisi investi' la struttura agricola con i suoi residui latifondi.
La carenza di manodopera e la difficolta' nelle vie di comunicazione aumentarono la crisi del settore agricolo. Una dura lotta seguita dalla legge per la riforma agraria, con i prestiti agevolati e lo smantellamento del latifondo, stimolo' l'agricoltura con la costruzione delle cosiddette "case della riforma" per incoraggiare il trasferimento nelle proprieta' agricole e favorire lo sviluppo dell'agricoltura.
Esempio di questo e' il borgo San Giacomo, una ventina di piccole case "della riforma agraria" ancora abitate, ma trasformate alle moderne esigenze. Una strada centrale le divide in due gruppi; una cisterna le limita ad est dove gia' esisteva una piccola masseria.
Dopo gli anni sessanta una nuova ondata investi' il territorio e da questa nasce l'invasione di costruzioni spesso abusive e con tipologie che mai si inquadrano nel nostro paesaggio; tetti con tegolati inusuali per questi luoghi da sempre caratterizzati da coperture con coppi siciliani gialli, intonaci vivaci realizzati con prodotti plastici in alternativa ai colori mediterranei dati alle tonachine tradizionali, infissi in alluminio contro quelli in legno.
Oltre agli esempi indicati per le singole tipologie esistono sul territorio una serie di edifici con caratteristiche intermedie, determinati dalle trasformazioni subite nel tempo.
Le principali ville, masserie e caseggiati rurali presenti nell'area da vincolare, di seguito elencate, sono state rappresentate nell'allegato 3.
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Molti degli antichi fabbricati presentano corpi allungati. Sono le stalle un tempo destinate all'allevamento della vacca modicana, una varieta' autoctona della comune mucca mediterranea (bos taurus macrocerus) ottenuta dalla paziente selezione degli allevatori iblei che hanno incrociato per decenni bovini di collina con bovini di pianura (due delle tre sottospecie siciliane) ottenendo una razza che assomma delle proprieta' uniche (dal 1936 il Ministero dell'agricoltura e delle foreste ne ha definito le caratteristiche tipiche e dal 1970 esiste un libro genealogico tenuto dall'associazione regionale allevatori e regolato da un decreto specifico).
La razza e' abituata da sempre alla vita brada, ai difficili climi iblei e ai prati dove e' piu' frequente trovare stoppie (la restuccia) e rovi anziche' l'erba medica o il trifoglio, oltre alla poca acqua raccolta nelle conche e negli "scifi"; nonostante cio' produce un latte ricco da cui prendono maggior gusto i prodotti caseari iblei oramai conosciuti al pari d'altri importanti formaggi nazionali.
Purtroppo si vede abbinata sempre piu' a razze d'oltralpe, le quali riescono a produrre un quantitativo doppio di latte rispetto alla specie iblea, vivendo una vita non brada, da stalla. Le aziende zootecniche, un tempo a conduzione familiare, sono ora in continua espansione e propendono per la realizzazione di moderne stalle razionali (secondo le norme comunitarie) tentando di costruire casermoni prefabbricati che da un lato migliorano l'economia generale del modicano, ma che in pratica minano l'esistenza di una razza che ha contribuito alla storia del paesaggio ibleo.
Completa il paesaggio rurale la presenza in buona quantita' di edicole votive, le "fiuredde". Percorrendo un po' tutti i vecchi percorsi, le carraie e le trazzere s'incontrano specie agli incroci questi piccoli monumenti frutto della devozione. Alcune modeste, altre sontuose come quella posta all'ingresso della strada che sale alla fattoria Musso, nascevano dal culto quotidiano di chi aveva bisogno di rassicurazione e garanzia di futura grazia. Molte contenevano autentiche opere d'arte che oggi sono state smontate o trafugate. Alcune rappresentavano Santi, ma molto spesso il soggetto sacro era la Madonna, il culto della madre propiziatoria cui i contadini erano particolarmente devoti per i bisogni quotidiani, un luogo dove fermarsi un attimo in preghiera quando non si aveva nemmeno il tempo di recarsi in chiesa perche' impegnati nel lavoro quotidiano dei campi.
In definitiva il territorio che s'intende vincolare, pur se di notevole estensione, mostra caratteri di continuita' ed uniformita' legati alla sua storia geologica, naturalistica, storica in un paesaggio residuo che vale la pena di tutelare e completa un tema comune con la provincia siracusana che, mostrando territori con analoghe caratteristiche, ha gia' provveduto a sottoporre a vincolo l'area orientale del bacino del fiume Tellaro e delle cave dei torrenti Tellesimo, Prainito, Palombieri e Scardina.
Perimetrazione.
Il vincolo paesaggistico dell'alta valle del fiume Tellaro e delle cave dei torrenti Tellesimo, Prainito, Palombieri, Scardina e dell'area della Cava d'Ispica interessa i territori comunali di Ragusa, Giarratana, Modica ed Ispica.
Trattandosi di un vincolo che completa il motivo paesaggistico dell'analogo vincolo istituito in provincia di Siracusa ne condivide il confine amministrativo provinciale dal lato orientale.
Nella parte piu' settentrionale, conosciuta come Piano dei Pozzi, il perimetro parte dal confine provinciale posto subito oltre il Km. 10 della strada provinciale n. 57 Giarratana-Palazzolo Acreide, segue integralmente la strada provinciale n. 53 San Giacomo-Montesano sino alla stessa frazione di San Giacomo, comprendendo nel vincolo anche l'edicola votiva posta a destra della strada di fronte l'accesso alla fattoria Musso. Dall'incrocio con le altre strade dell'abitato il perimetro dell'area vincolata segue, per circa 900 metri, la strada provinciale n. 55 Giarratana-Noto e da qui, ad Ovest, prosegue per la trazzera che si adagia e supera la collina di Bellocozzo. Il limite seguita poi lungo la strada vicinale n. 17 in direzione dell'ex scuola sino ad incontrare la strada comunale n. 286 di Bellocozzo; segue quest'ultima per circa 800 metri sino ad incrociare la strada vicinale n. 16, che costituisce ulteriore limite alla zona vincolata. Da quest'ultima stradella per una pista si scende alla cava ed il limite segue l'andamento dell'alveo del torrente, che e' anche limite comunale fra Ragusa e Modica, sino ad incrociare la pista che risale la collinetta di Case Crocia. Il limite ora segue la vecchia stradella sino all'incrocio con la strada provinciale n. 107 Marchesella-Balata che segue integralmente sino al bivio per Frigintini; all'incrocio di localita' Marchesello la provinciale prosegue distinta con il n. 79 e la denominazione Frigintini-Margione sino all'incrocio con la strada consortile Saitta-Martisello. Quest'ultima strada si sviluppa per quasi 2,500 Km attraversando il feudo Frigintini. Giunti all'incrocio si devia verso sud-est imboccando la strada provinciale n. 23 che rappresenta sino all'incrocio con la strada provinciale n. 28 il limite del vincolo seguendo ulteriormente quest'ultima strada, per Km 1,100 verso est, al Km 10+000 il confine incrocia la strada provinciale n. 33 che segue integralmente sino al limite provinciale.
Il limite fra le due provincie e' rappresentato da una serie di stradelle comunali e vicinali che in serie sono la Don Tommaso-Ciaceri, la Don Tommaso-Palombieri, in parte la villa Guardia Cava Palombieri il tratto finale della consortile Cipollazzo-Gesira tagliando lo Scalarangio da cui prende nome la stessa cava; quest'ultima e' superata perpendicolarmente al corso d'acqua da una stradella che giunge sino alla Gisira incrociando la strada consortile Cammaratini-Gisira. Da quest'incrocio il limite del vincolo, che e' in coincidenza di quello provinciale, seguendo dapprima una pista e poi il muro a secco giunge sino alla cava del Prainito; il limite prosegue quindi risalendo il corso d'acqua sino a che incrocia la strada provinciale n. 28 Modica-Favarotta nei pressi del Km. 11+400.
Il limite provinciale, anche limite di vincolo, prosegue per piste, stradelle interpoderali e lungo muri a secco sino alla cava del Margione posta circa 500 metri a nord dell'incrocio con la strada provinciale n. 79 Frigintini-Margione nei pressi del Km. 4+500. Segue cosi' l'intera cava del Margione sino a che il corso d'acqua s'innesta con il torrente Tellesimo che risale integralmente sino all'ex scuola di Bellocozzo, posta lungo la strada provinciale n. 55 Giarratana-Noto; il limite del vincolo ne segue lo sviluppo per quasi 700 metri sin quando il confine provinciale, seguendo una stradella, giunge al Trappeto.
Da quest'ultimo punto il limite provinciale e del vincolo giunge, attraverso i campi, lungo stradelle vicinali sino a valle Cozzo Freddo nord e da qui sino alla strada regionale n. 10 San Giacomo-Tellaro che segue verso sud-ovest per circa 700 metri. Nuovamente qui le due provincie presentano come confine una serie di stradelle vicinali ed interpoderali sino a Cozzo Freddo dove incrociando la strada provinciale n. 55 Giarratana-Noto nei pressi del Km. 21+700 ne segue il corso di circa 100 metri allor quando il limite coincide con l'origine del vallone della Fera che segue integralmente sino alla confluenza con il torrente Tellesimo. Il confine provinciale e del vincolo prosegue quindi lungo questo corso d'acqua sino all'innesto con il fiume Tellaro che avviene a valle della Gisirotta.
Il limite orientale del vincolo paesaggistico e' ora integralmente rappresentato dalla destra idrografica del fiume Tellaro sino alle sue origini che si rifanno a quei bracci di Piano dei Pozzi posti oltre la strada provinciale n. 57 Giarratana-Palazzolo che incontra nei pressi della Casa Cantoniera.
La porzione inferiore del vincolo, posta in continuita' con il territorio provinciale di Siracusa, oggetto di analogo vincolo e' delimitata in buona parte dal limite provinciale stesso; a partire da questo, nei pressi di porta di ferro, devia dall'incrocio della strada provinciale n. 32 proseguendo verso nord-ovest lungo la consortile Cannizzaro-Ciancia che segue sino all'altezza della casa cantoniera dove si immette nuovamente nella strada provinciale n. 32 Rocciola-Scrofani che segue sino all'incrocio di Serrapero. Svoltando verso sud-est si segue ora la strada consortile Serra Pero-Cava Ispica sin quando incrocia ulteriormente la strada provinciale n. 32 in direzione sud. Quest'ultima al bivio con la strada consortile Calicantone-Scalepiane ne segue il tracciato deviando verso sud-est e percorrendola integralmente sino a raggiungere la strada comunale Minciucci-Torre Chiavola che anch'essa e' limite occidentale del vincolo sino a raggiungere la strada statale n. 115.
Il limite del vincolo e' cosi' costituito dalla stessa statale sino alla periferia dell'abitato dove al Km. 353+050 il limite prosegue per la strada del Serbatoio e percorsi altri 50 metri lungo questa si svolta a destra entrando in Ispica per la via Capri; si segue questa strada sino alla via Asinara ed in fondo a quest'ultima si svolta per la via Liguria che si percorre sino alla via Sardegna che si percorre in direzione nord-est includendo sia l'Eremo della Madonna delle Grazie che la vecchia scuola tecnica. Dalla via Sardegna si segue poi la via dei Platani sino ad arrivare in via Sofocle che contorna la cava Mortella che e' inclusa nell'area da vincolare. Il vincolo prosegue cosi' con la via Sofocle e di seguito lungo la via Basilicata sino in via Capri dove si aggancia ad altro vincolo paesaggistico e del centro storico d'Ispica. Ne segue il contorno (includendo quindi la valle della Cava Ispica) rappresentato anche dalla stessa perimetrazione del parco Forza, gia' sottoposto al vincolo archeologico dallo stesso P.R.G., includendo nel vincolo anche la parte prospiciente la valle della strada Barriera e seguendo lo sviluppo intorno al complesso del Carmine. Segue ulteriormente il limite dell'altro vincolo includendo il valloncello fra le due propaggini orientali dell'abitato e seguendo prima via Roma e poi via Santa Lucia include in questo vincolo il complesso conventuale dei Frati minori. Il limite segue cosi' tutta la stessa via Santa Lucia sino alla via Marconi dove si sviluppa lungo la parte terminale di quest'ultima, via Manzoni, via Nazario Sauro, via Raffaello, via Buozzi, via Curcio, via Verga e via Michelini che segue sino a quando il muro di valle coincide con quello della statale 115 nei pressi del Km. 355+100. Da questo punto si sviluppa integralmente lungo la statale sino al limite della provincia posto al ponte Cipolla dal quale il limite risale seguendo la destra idrografica della cava Scardina e poi lungo la cava del Signore sino all'incrocio della strada provinciale n. 48 Conocchielle-Scorsone a quota 292 m. s.l.m.
Il limite del vincolo prosegue lungo la strada vicinale Gabbellazzi e contorna la Cava Ispica seguendone le pareti verticali e attraversando trasversalmente il corso d'acqua sino a valle di casa Galfo e proseguendo a nord attraverso la contrada Finocchiara lungo la strada vicinale Gabbellazzi-Monica, superando la strada provinciale n. 34 S. Alessandra-Ispica-Rosolini e adagiandosi al versante di cava Lazzaro lungo il confine provinciale sino a ricongiungersi alla strada provinciale n. 32 Rocciola-Scrofani.
----> Vedere planimetria <----
 
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