Gazzetta n. 174 del 27 luglio 2000 (vai al sommario)
PRESIDENZA DELLA REPUBBLICA
DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 10 luglio 2000
Sciolgimento del consiglio comunale di Calatabiano.

IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Considerato che il consiglio comunale di Calatabiano (Catania), rinnovato nelle consultazioni elettorali del 24 maggio 1998, presenta collegamenti diretti ed indiretti tra parte dei componenti del civico consesso e la criminalita' organizzata, rilevati dai competenti organi investigativi;
Constatato che tali collegamenti con la criminalita' organizzata espongono gli amministratori stessi a pressanti condizionamenti, compromettendo la libera determinazione dell'organo elettivo ed il buon andamento dell'amministrazione comunale di Calatabiano;
Rilevato, altresi', che la permeabilita' dell'ente ai condizionamenti esterni della criminalita' organizzata arreca grave pregiudizio allo stato della sicurezza pubblica e determina lo svilimento delle istituzioni e la perdita di prestigio e di credibilita' degli organi istituzionali;
Ritenuto che, al fine di rimuovere la causa del grave inquinamento e deterioramento dell'amministrazione comunale, si rende necessario far luogo allo scioglimento degli organi ordinari del comune di Calatabiano, per il ripristino dei principi democratici e di liberta' collettiva;
Visto l'art. 1 del decreto-legge 31 marzo 1991, n. 164, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 luglio 1991, n. 221;
Vista la proposta del Ministro dell'interno, la cui relazione e' allegata al presente decreto e ne costituisce parte integrante;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 7 luglio 2000 alla quale e' stato debitamente invitato il presidente della regione siciliana;
Decreta:
Art. 1.
Il consiglio comunale di Calatabiano (Catania) e' sciolto per la durata di diciotto mesi.
 
Art. 2.
La gestione del comune di Calatabiano (Catania) e' affidata alla commissione straordinaria composta da:
dott.ssa Teresa Pace, dirigente di ragioneria;
dott.ssa Antonella Liotta, segretario generale;
dott. Carmelo Musolino, consigliere di prefettura.
 
Art. 3.
La commissione straordinaria per la gestione dell'ente esercitata, fino all'insediamento degli organi ordinari a norma di legge, le attribuzioni spettanti al consiglio comunale, alla giunta ed al sindaco nonche' ogni altro potere ed incarico connesso alle medesime cariche.
Dato a Roma, addi' 10 luglio 2000
CIAMPI
Bianco, Ministro dell'interno Registrato alla Corte dei conti il 14 luglio 2000 Registro n. 2 Interno, foglio n. 161
 
Allegato
Al Presidente della Repubblica
Il consiglio comunale di Calatabiano (Catania), rinnovato nelle consultazioni amministrative del 24 maggio 1998, presenta forme di condizionamento da parte della criminalita' organizzata, che compromettono la libera determinazione e l'imparzialita' degli organi elettivi, il buon andamento dell'amministrazione ed il funzionamento dei servizi, con grave pregiudizio per lo stato dell'ordine e della sicurezza pubblica.
In conseguenza della collocazione dell'ente in un contesto ambientale profondamente permeato dalla significativa presenza di clan mafiosi e di situazioni e circostanze riconducibili alla sfera della criminalita' organizzata, il prefetto di Catania ha disposto l'accesso presso il comune di Calatabiano, ai sensi dell'art. 1, comma 4, del decreto-legge 6 settembre 1982, n. 629, convertito, con modificazioni, dalla legge 12 ottobre 1982, n. 726, e successive modificazioni ed integrazioni.
Le indagini svolte dai competenti organi investigativi e le risultanze emerse dalla relazione della commissione d'accesso avvalorano le ipotesi di forti ingerenze della criminalita' organizzata nell'azione amministrativa dell'ente locale, ponendo in risalto come, nel tempo, l'uso distorto della cosa pubblica si sia concretizzato nel favorire soggetti collegati direttamente o indirettamente con gli ambienti delle cosche locali.
La presenza di uno dei maggiori sodalizi criminosi di natura mafiosa, che manifestando con determinazione i propri propositi criminali attraverso la commissione di omicidi non di rado finalizzati a rendere indiscusso il proprio potere sul territorio, ha determinato uno stato di allarme nella popolazione e creato situazioni di timore e assoggettamento.
Il livello di penetrazione di detto clan emerge anche dai fatti di natura estorsiva ed intimidatoria che hanno portato alla chiusura di un'attivita' industriale con conseguente licenziamento dei dipendenti.
In occasione di una iniziativa di solidarieta' nei loro confronti e' emerso il clima di paura e di assoggettamento delle maestranze interessate e dell'intera collettivita' locale, che non hanno partecipato alla manifestazione perche' oggetto di gravi intimidazioni.
L'accertata diffusione sul territorio della criminalita' organizzata fa si' che l'amministrazione comunale di Calatabiano, gia' in passato coinvolta in procedure di dissesto finanziario e piu' volte sottoposta a commissariamento regionale, abbia risentito direttamente di tale stato di cose, raggiungendo una condizione di degrado amministrativo, tale da ingenerare nella popolazione una assoluta sfiducia nella possibilita' di una adeguata opera di risanamento.
La trama delle anomale interferenze intessuta dalla criminalita' organizzata si e' estesa, come risulta dalle vicende penali che coinvolgono amministratori e dipendenti, all'apparato burocratico e politico dell'ente sollevando profili di dubbia legittimita' dell'azione amministrativa e lasciando ipotizzare un ambiente scarsamente sensibile ai valori della legalita' e piuttosto incline al dispregio delle regole.
In particolare, alcuni amministratori e dipendenti sono interessati da procedimenti e pregiudizi penali per reati che variano dall'associazione a delinquere di tipo mafioso a reati contro la pubblica amministrazione.
Ulteriore condizione sintomatica della permeabilita' dell'azione amministrativa dell'ente alle pressioni delle organizzazioni criminali e' da ricondurre ad una nomina istituzionale, disposta dal consiglio comunale, di persona che risulta avere legami di parentela con una consorteria criminale.
Inoltre, l'arresto di alcuni dipendenti comunali ha provocato una serie di gravi disfunzioni nella gestione dell'ente in quanto gli incarichi ricoperti dagli stessi non sono stati riassegnati; peraltro la successiva reintegra degli interessati nei propri uffici, avvenuta all'atto di scarcerazione, ha suscitato nella popolazione sentimenti di sfiducia e rassegnazione.
L'attivita' gestionale dell'ente ha risentito dell'invasivita' del fenomeno mafioso risultandone piegata, seppur con mezzi apparentemente regolari, a interessi certamente estranei al bene comune.
Come ampiamente esposto nella relazione commissariale conclusiva dell'accesso, cui si rinvia integralmente, l'attivita' espletata dal comune nel settore degli appalti di opere pubbliche e' estremamente frammentata e condizionata quasi sempre dalla necessita' di rimediare alla mancanza di qualsivoglia programmazione di intervento anche nelle attivita' primarie.
Per contro, si e' rilevato un assiduo ricorso alla trattativa privata ed alle procedure di somma urgenza senza il rispetto di specifiche disposizioni normative, che ha finito per costituire il modello procedurale utilizzato dall'amministrazione comunale di Calatabiano anche per attivita' gestionali preventivamente programmabili e sfornite di significativa urgenza.
La stessa procedura e' stata seguita anche per il servizio di raccolta rifiuti solidi urbani, che e' stato conferito a privati in via temporanea e per circa diciotto mesi, con provvedimenti d'urgenza che denotano l'assoluta incapacita' di operare la benche' minima programmazione nell'espletamento di un servizio pubblico essenziale, di particolare rilievo per la stessa popolazione.
Con il ricorso alla procedura d'urgenza si e' amplificata a dismisura la discrezionalita' utilizzata nella gestione della cosa pubblica vanificando, nel contempo, la possibilita' di sindacare i criteri di scelta degli assegnatari degli incarichi.
Inoltre, come risulta dai rapporti dell'autorita' investigativa, l'ingerenza esterna della criminalita' organizzata si evince anche nella gestione e nel controllo di attivita' economiche, di appalti e di servizi pubblici, quali quello del servizio di raccolta dei rifiuti solidi urbani e della metanizzazione.
Il clima di grave condizionamento e degrado in cui versa il consiglio comunale di Calatabiano (Catania), la cui capacita' di determinazione risulta assoggettata alle scelte delle locali organizzazioni criminali, la palese inosservanza del principio di legalita' nella gestione dell'ente e l'uso distorto della cosa pubblica, utilizzata per il perseguimento di fini contrari al pubblico interesse, hanno minato ogni principio di salvaguardia della sicurezza pubblica e, nel compromettere le legittime aspettative della popolazione ed essere garantita nella fruizione dei diritti fondamentali hanno ingenerato diffusa sfiducia nella legge e nelle istituzioni da parte dei cittadini.
La descritta condizione esige un intervento risolutore da parte dello Stato, finalizzato a rimuovere i legami tra esponenti dell'ente locale e la criminalita' organizzata, a tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica e a garanzia dei valori costituzionali che risultano in larga misura compromessi dal diffuso sistema di illegalita'.
Per le suesposte considerazioni si ritiene necessario provvedere, con urgenza, ad eliminare ogni ulteriore deterioramento ed inquinamento della vita amministrativa e democratica dell'ente, mediante provvedimenti incisivi dello Stato nei confronti dell'amministrazione comunale di Calatabiano.
A tal fine il prefetto di Catania, ai sensi dell'art. 1, comma 2, del decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 luglio 1991, n. 221, ha dato l'avvio alla procedura di scioglimento del consiglio comunale di Calatabiano con relazione del 15 maggio 2000, che si intende qui integralmente richiamata, disponendone nel contempo, con provvedimento n. 2082/2082-2000/13.4/Gab. del 15 maggio 2000 la sospensione.
La valutazione della situazione in concreto riscontrata, in relazione alla presenza e all'estensione dell'influenza criminale, rende necessario che la durata della gestione commissariale sia determinata in diciotto mesi.
Ritenuto, per quanto esposto, che ricorrano le condizioni indicate nell'art. 1 del decreto-legge 31 maggio 1991, n. 164, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 luglio 1991, n. 221, che legittimano lo scioglimento del consiglio comunale di Calatabiano (Catania), si formula rituale proposta per l'adozione della misura di rigore.
Roma, 1o luglio 2000
Il Ministro dell'interno: Bianco
 
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