Gazzetta n. 67 del 21 marzo 2000 (vai al sommario) |
MINISTERO DELLE FINANZE |
DECRETO MINISTERIALE 26 febbraio 2000 |
Individuazione di tre aree territoriali omogenee in relazione alle quali differenziare le modalita' di applicazione degli studi di settore. |
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IL MINISTRO DELLE FINANZE Visto il decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, concernente disposizioni comuni in materia di accertamento delle imposte sui redditi; Visto l'art. 62-bis del decreto-legge 30 agosto 1993, n. 331, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 ottobre 1993, n. 427, che prevede, da parte degli uffici del Dipartimento delle entrate del Ministero delle finanze, l'elaborazione di appositi studi di settore in relazione ai vari settori economici; Visto l'art. 3, comma 121, della legge 23 dicembre 1996, n. 662, in base al quale i soggetti che hanno dichiarato ricavi derivanti dall'esercizio di attivita' di impresa di cui all'art. 53, comma 1, ad esclusione di quelli indicati alla lettera c), del testo unico delle imposte sui redditi, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, o compensi derivanti dall'esercizio di arti e professioni di ammontare non superiore a lire dieci miliardi sono tenuti a fornire all'Amministrazione finanziaria i dati contabili ed extracontabili necessari per l'elaborazione degli studi di settore; Visti i propri decreti 18 aprile 1997, 3 luglio 1997, 5 dicembre 1997 e 10 febbraio 1998, concernenti l'approvazione di questionari per gli studi di settore relativi ad attivita' imprenditoriali nel settore delle manifatture, dei servizi, del commercio e ad attivita' professionali; Visti i propri decreti concernenti l'approvazione degli studi di settore relativi ad attivita' imprenditoriali nel settore delle manifatture, dei servizi e del commercio; Visto il proprio decreto 30 marzo 1999, concernente l'individuazione delle aree territoriali omogenee in relazione alle quali differenziare le modalita' di applicazione degli studi di settore; Visto il proprio decreto concernente l'aggiornamento delle aree territoriali omogenee individuate dall'art. 1, comma 1, del citato decreto 30 marzo 1999; Visto l'art. 10, della legge 8 maggio 1998, n. 146, che individua le modalita' di utilizzazione degli studi di settore in sede di accertamento nonche' le cause di esclusione degli stessi; Considerata la necessita' di individuare le peculiarita' determinate dal luogo di svolgimento di talune attivita' economiche; Visto il proprio decreto 10 novembre 1998, che ha istituito la Commissione di esperti prevista dall'art. 10, comma 7, della legge n. 146 del 1998; Acquisito il parere della predetta Commissione di esperti; Ritenuto di dover provvedere al riguardo; Decreta: Art. 1. Individuazione di nuove aree territoriali 1. Sono individuate nuove aree territoriali omogenee in relazione alle quali differenziare le modalita' di applicazione degli studi di settore al fine di tenere conto del luogo in cui l'impresa svolge l'attivita' economica. La metodologia seguita per individuare le predette nuove aree territoriali omogenee e' indicata: nell'allegato 1 per la territorialita' del comparto manifatturiero della fabbricazione di prodotti in ceramica; nell'allegato 2 per la territorialita' del comparto manifatturiero della fabbricazione di strumenti ottici e di attrezzature fotografiche; nell'allegato 3 per la territorialita' delle attivita' turistico - alberghiere. 2. Nei decreti di approvazione degli studi di settore sono indicate le modalita' con cui effettuare le predette differenziazioni. Il presente decreto sara' pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana. Roma, 26 febbraio 2000 Il Ministro: Visco |
| Allegato 1 NOTA TECNICA DELLA TERRITORIALITA' DEL COMPARTO MANIFATTURIERO DELLA FABBRICAZIONE DI PRODOTTI IN CERAMICA 1. Criteri per la definizione delle aree territoriali del comparto manifatturiero della fabbricazione di prodotti in ceramica Obiettivo dell'analisi e' individuare e descrivere le aree di specializzazione e concentrazione industriale nel comparto in esame(1). La localizzazione territoriale rappresenta, infatti, una componente molto importante nello svolgimento dell'attivita' economica delle P.M.I., dal momento che puo' condizionarne le performance. Poiche' il tessuto produttivo del nostro paese e' caratterizzato prevalentemente dalla presenza di imprese di piccole e medie dimensioni, le economie di scala sono frequentemente generate dal grado di organizzazione logistica, tecnologica e commerciale dell'ambiente economico in cui tali imprese operano piuttosto che dalle loro dimensioni. Tali caratteristiche sono tipiche delle aree-distretto e delle aree ad alta specializzazione produttiva. Per queste ragioni le imprese appartenenti a tali aree possono beneficiare di vantaggi in termini di costi di produzione, flessibilita' e opportunita' di commercializzazione dei propri prodotti, rispetto ai concorrenti localizzati invece al di fuori delle aree specializzate. L'analisi e' stata condotta a livello di singolo Comune. Il percorso metodologico e' il seguente: - scelta di un set di indicatori che permettano di cogliere gli aspetti precedentemente esposti; - identificazione di aree territoriali omogenee rispetto a tali indicatori. 1.1 Definizione del set di indicatori Per l'individuazione delle aree omogenee nel comparto della fabbricazione di prodotti in ceramica sono stati analizzati indicatori di specializzazione e concentrazione produttiva, basati sulla numerosita' relativa delle imprese e dei dipendenti operanti nel comparto. Questi indicatori sono da tempo largamente utilizzati nell'ambito degli studi e delle ricerche che mirano ad approfondire la natura e le caratteristiche dei sistemi produttivi locali. Gli indicatori di specializzazione produttiva misurano l'incidenza della specifica produzione rispetto all'insieme delle trasformazioni manifatturiere all'interno di un'area. Gli indicatori di concentrazione esprimono, per ogni settore considerato, il peso delle attivita' produttive localizzate all'interno di un'area territoriale rispetto all'intero paese. Oltre ai dati sulle imprese e i dipendenti, sono stati introdotti nell'analisi i volumi di esportazione, partendo dalla constatazione che le aree contraddistinte da gradi elevati di specializzazione e/o concentrazione produttiva possiedono anche un notevole grado di apertura verso l'estero e una importante capacita' di servire i mercati internazionali. Nell'analisi sono stati considerati anche indicatori di densita' d'impresa, come misura del carattere di "monocoltura" produttiva all'interno di un determinato sistema economico locale. Cio' rispecchia l'evidenza secondo cui alla formazione di aree specializzate concorre la tendenza a riprodurre iniziative e modelli imprenditoriali basati su una cultura produttiva fortemente radicata a livello locale. Di seguito vengono riportati gli indicatori utilizzati nell'analisi, calcolati per ciascuno dei 2 settori (industria di prodotti in ceramica per usi domestici e ornamentali; industria di prodotti in ceramica per l'edilizia) del comparto manifatturiero. Indicatori di specializzazione produttiva - % imprese del settore rispetto al totale imprese delle attivita' manifatturiere a livello comunale; - % dipendenti del settore rispetto al totale dipendenti delle attivita' manifatturiere a livello comunale; - % export del settore rispetto al totale export delle attivita' manifatturiere a livello comunale. Indicatori di concentrazione produttiva - % imprese del settore nel comune rispetto al totale nazionale delle imprese del settore; - % dipendenti del settore nel comune rispetto al totale nazionale dei dipendenti del settore; - % export del settore nel comune rispetto al totale nazionale dell'export del settore. Indicatore di densita' d'impresa - numero imprese del settore, a livello comunale, per 1.000 abitanti. Le variabili utilizzate per il calcolo dei precedenti indicatori sono le seguenti: Variabile |Anno |Fonte Numero di imprese |1994 | Ministero delle finanze Numero di dipendenti |1994 | INPS Volume dell'export |1994 | Ministero delle finanze Di seguito vengono riportate le aggregazioni elementari utilizzate per i settori del comparmo in esame: | |Classificazione Istat |Classificazione Istat |attività economiche |attività economiche |1981 (dati Ministero Descrizione settore |1981 (dati INPS) |Finanze) --------------------------------------------------------------------- Industria di prodotti| | in cera- mica per usi | | domestici e | | ornamentali |248.2 |26210 26250 --------------------------------------------------------------------- Industria di prodotti| | in cera- mica per | | l'edilizia |248.3 248.4 |26220 26300 1.2 Definizione delle aree territoriali omogenee La metodologia scelta per giungere all'identificazione delle aree di specializzazione e concentrazione e' quella gia' largamente utilizzata nello sviluppo degli Studi di Settore: applicazione di una Cluster Analysis ai risultati di una precedente analisi fattoriale, nella fattispecie un'Analisi in Componenti Principali (ACP). L'obiettivo dell'ACP e' di ridurre la dimensione dei dati conservando quanto piu' possibile l'informazione statistica disponibile(2). L'ACP e' stata anche utilizzata come strumento per analizzare l'insieme degli indicatori e le loro correlazioni, allo scopo di identificare fattori di specializzazione e/o di concentrazione. Sulla base dei fattori significativi dell'ACP, la Cluster Analysis ha condotto alla classificazione dei comuni in 6 aree territoriali. Tali raggruppamenti, contraddistinti da profili tra loro differenti, rappresentano alcune delle combinazioni piu' significative tra specializzazione, concentrazione localizzativa, apertura verso i mercati esteri, e imprenditorialita' intensiva nei settori esaminati. E' opportuno segnalare che, pur non intendendo fornire direttamente un'ulteriore mappatura dei distretti produttivi rispetto a quelle gia' esistenti, la ricerca ha condotto anche all'individuazione di aree generalmente riconosciute come tali, quale risultato della simultanea presenza di valori elevati di specializzazione e concentrazione produttiva, di un grado maggiore di apertura verso i mercati internazionali, di una forte impronta monocolturale. Di seguito vengono riportate le caratteristiche di ciascuna area territoriale individuata. Nell'allegato 1.A viene riportato l'elenco, per regione, dei singoli comuni e dei relativi gruppi territoriali di appartenenza. 2. Descrizione delle aree territoriali del comparto della fabbricazione di prodotti in ceramica Gruppo 1 Le aree despecializzate o completamente prive di attivita' imprenditoriali nel settore. E' il gruppo piu' numeroso e comprende quei comuni che non presentano alcuna distintiva caratteristica rispetto ai processi di fabbricazione dei prodotti ceramici: o perche' appunto despecializzati oppure perche' del tutto privi di imprese operanti in tali attivita'. Gruppo 2 Le aree-sistema del comparto ceramico caratterizzate da specializzazione produttiva. Questo gruppo e' caratterizzato dalla diffusa presenza di imprese che operano tanto nel settore della produzione di ceramica per l'edilizia quanto nel settore dei prodotti ceramici per uso domestico. Queste aree mostrano nell'insieme, una marcata specializzazione di comparto degli apparati produttivi locali: sia in termini di imprese che di addetti. Infatti gli indicatori relativi alla specializzazione degli addetti raggiungono il 46% e 39% rispettivamente per il settore dei prodotti ad uso domestico e per le produzioni destinate all'edilizia; mentre per quanto riguarda la specializzazione delle imprese essi valgono rispettivamente 14% e 9%. L'importanza dello sbocco sui mercati esteri per tali aree-sistema emerge dal notevole peso che i flussi di esportazione rappresentano per le produzioni locali: in particolare il 48% dell'export manifatturiero di tali aree e' generato dalla ceramica ad uso domestico, mentre i prodotti destinati all'edilizia (come le piastrelle per pavimenti e rivestimenti) costituiscono il 49% del totale delle esportazioni manifatturiere. Queste aree, inoltre, rappresentano un poi'o produttivo di una certa importanza a livello nazionale soprattutto per il settore delle ceramiche ad uso domestico, dal momento che complessivamente vi si concentra circa il 12% degli addetti sul totale nazionale. Le imprese operanti in entrambi i settori all'interno di tali aree raggiungono una dimensione media (31 addetti per il settore delle ceramiche ad uso domestico e 40 addetti per le ceramiche destinate all'edilizia) e questa configurazione dell'apparato produttivo si rivela alternativa al modello della microimprenditorialita' diffusa, come testimonia anche il basso valore degli indicatori di monocoltura produttiva (rispettivamente pari a 2 imprese per 1.000 abitanti e 1 impresa per 1.000 abitanti). Sotto l'aspetto geografico i comuni compresi in questo gruppo si trovano nel viterbese: si tratta di Castel Sant'Elia, Civita Castellana e Gallese. Gruppo 3 Le aree ad elevata specializzazione e concentrazione nella produzione di ceramiche ad uso domestico. In questo gruppo si collocano le aree distretto che rappresentano le localita' piu' note per la produzione di oggetti in ceramica ad uso domestico e/o ornamentale: si tratta di Deruta (Perugia), Nove (Vicenza) e Castelli (Teramo). In queste aree risulta forte il grado di specializzazione: in media, a livello locale il 70% delle imprese e il 71% degli addetti operano nel settore, mentre quasi l'80% dei flussi di export realizzati e' generato da tale settore. In queste aree sia la concentrazione della base produttiva sia quella dell'export, calcolate rispetto al totale nazionale, appaiono significative e misurano rispettivamente il 10% per gli addetti e il 12% per i flussi di esportazione. Inoltre, l'origine storica di questa vocazione produttiva, cosi' come il suo radicamento nel territorio, si riflettono anche nell'elevato valore del grado di monocoltura produttiva (in media 26 imprese per 1.000 abitanti). Gruppo 4 Le aree con una specializzazione per i prodotti di ceramica ad uso domestico. Nei comuni che fanno parte di questo gruppo la struttura produttiva manifatturiera evidenzia una significativa specializzazione nella fabbricazione di prodotti in ceramica ad uso domestico; infatti gli indicatori riguardanti rispettivamente gli addetti e le imprese raggiungono il valore di 31% e 18%. Tuttavia, benche' il tessuto produttivo risulti prevalentemente composto dalla piccola impresa artigianale, dato che la dimensione media e' pari a 6 addetti, non si riscontra un apprezzabile valore di monocoltura produttiva (3 imprese per 1.000 abitanti). Questo profilo produttivo e' inoltre rafforzato da una forte apertura del sistema locale verso i mercati internazionali, come testimonia l'indicatore di specializzazione dell'export di tali prodotti: risulta, infatti, che il 46% delle esportazioni riguarda i prodotti del settore in esame. Se considerati sotto l'aspetto geografico i comuni di questo gruppo sono distribuiti lungo tutto il territorio nazionale riflettendo spesso le tradizioni di artigianato ceramico locale; cio' nonostante, le maggiori concentrazioni si trovano nel Veneto (33%) tra cui Bassano, Marostica (Vicenza) e Casier (Treviso); in Sicilia (20%) tra cui Patti (Messina); in Toscana (14%) tra cui Sesto Fiorentino e Montelupo Fiorentino (Firenze). Gruppo 5 Le aree ad elevata specializzazione nella produzione di ceramiche ad uso edilizio. Le aree che compongono questo gruppo presentano un elevato grado di specializzazione nella produzione di ceramiche ad uso edilizio, testimoniato specialmente dal valore dell'indicatore relativo agli addetti (48%) ed evidenziano una accentuata apertura verso i mercati esteri come mostra l'indicatore di specializzazione dell'export (82% in media). La struttura produttiva del settore in questo gruppo e' costituita da imprese di media dimensione (56 addetti) e non risulta essere caratterizzata da un elevato grado di monocoltura produttiva (1 impresa per 1.000 abitanti); irrilevante e' invece la concentrazione localizzativa all'interno di queste aree, tanto delle imprese quanto degli addetti. Dal punto di vista geografico fanno parte di questo gruppo alcuni comuni emiliani che si trovano a ridosso dell'area-distrettuale di Sassuolo (Modena), di Casalgrande e Castellarano (Reggio Emilia), come ad esempio Castelvetro, Maranello (Modena) e Viano (Reggio Emilia), i quali a motivo di tale collocazione territoriale, sono a loro volta coinvolti nel sistema di relazioni produttive che interessa questa zona dell'Emilia. Oltre all'Emilia Romagna, in cui sono localizzati circa il 60% dei comuni di questo gruppo, anche Lazio ed Abruzzo sono adeguatamente rappresentati; si ricordano, tra gli altri, i comuni di Corchiano e Fabrica di Roma (Viterbo) e Sant'Eusanio (Chieti). Gruppo 6 Le aree distretto a forte specializzazione e concentrazione produttiva nella produzione di ceramiche ad uso edilizio In questo gruppo sono comprese le aree che rappresentano storicamente il cuore del distretto produttivo della ceramica per l'edilizia ove sono concentrati circa il 45% degli addetti dell'intero settore rispetto al totale nazionale. Si tratta dei comuni di Sassuolo e Fiorano Modenese (Modena), Casalgrande e Castellarano (Reggio Emilia) nei quali, in media, il 52% degli addetti manifatturieri e' occupato in questo settore, il 14% delle imprese opera nella fabbricazione di piastrelle per rivestimenti/pavimenti o di articoli sanitari e il 78% delle esportazioni riguarda tali prodotti. Molto importante e' anche il ruolo che queste attivita' produttive rivestono rispetto al totale nazionale: in media in ciascuno dei comuni considerati l'occupazione nel settore e' pari all' 11% del totale nazionale, mentre la quota di esportazione sfiora il 12%. In questo distretto operano imprese con una dimensione medio-grande (circa 70 addetti) generalmente superiore a quella delle aree di altri gruppi, mentre il grado di monocoltura produttiva mostra valori insignificanti (3 imprese ogni 1.000 abitanti) malgrado l'antica vocazione produttiva di questi territori; questa circostanza puo' essere anche spiegata dal fatto che la diffusa imprenditorialita' generalmente e' legata all'impresa di piccole dimensioni che non e', invece, dominante in queste realta'. Note (1) Pur se le attivita' di trasformazione incluse nel comparto considerato fanno riferimento a mercati e a problematiche di consumo differenti a motivo della diversa funzione d'uso dei beni prodotti (ceramiche per rivestimento di pavimenti ad uso edilizio da un lato ed oggetti in ceramica prodotti con scopi di arredo ed uso domestico), la scelta di effettuare l'analisi del grado di specializzazione territoriale su questo insieme di attivita' congiuntamente dipende strettamente dalla natura dei processi produttivi che contraddistingue queste attivita' e che hanno in comune la materia prima lavorata e i canali distributivi. (2) L'ACP e' una tecnica statistica che permette di ridurre il numero delle variabili originarie di una matrice di dati quantitativi in un numero inferiore di nuove variabili, dette componenti principali, tra loro ortogonali (indipendenti, incorrelate). Tali componenti (fattori), ottenute come combinazione lineare delle variabili originarie, sono scelte in modo che spieghino il massimo possibile della varianza totale delle variabili originarie, per rendere minima la perdita di informazione.
ALLEGATO 1A ----> Vedere allegato da pag. 117 a pag. 137 <---- |
| Allegato 2 NOTA TECNICA DELLA TERRITORIALITA' DEL COMPARTO MANIFATTURIERO DELLA FABBRICAZIONE DI STRUMENTI OTTICI E DI ATTREZZATURE FOTOGRAFICHE 1. Criteri per la definizione delle aree territoriali del comparto manifatturiero della fabbricazione di strumenti ottici e di attrezzature fotografiche Obiettivo dell'analisi e' individuare e descrivere le aree di specializzazione e concentrazione industriale nel comparto in esame(1). La localizzazione territoriale rappresenta, infatti, una componente molto importante nello svolgimento dell'attivita' economica delle P.M.I., dal momento che puo' condizionarne le performance. Poiche' il tessuto produttivo del nostro paese e' caratterizzato prevalentemente dalla presenza di imprese di piccole e medie dimensioni, le economie di scala sono frequentemente generate dal grado di organizzazione logistica, tecnologica e commerciale dell'ambiente economico in cui tali imprese operano piuttosto che dalle loro dimensioni. Tali caratteristiche sono tipiche delle aree-distretto e delle aree ad alta specializzazione produttiva. Per queste ragioni le imprese appartenenti a tali aree possono beneficiare di vantaggi in termini di costi di produzione, flessibilita' e opportunita' di commercializzazione dei propri prodotti, rispetto ai concorrenti localizzati invece al di fuori delle aree specializzate. L'analisi e' stata condotta a livello di singolo Comune. Il percorso metodologico e' il seguente: - scelta di un set di indicatori che permettano di cogliere gli aspetti precedentemente esposti; - identificazione di aree territoriali omogenee rispetto a tali indicatori. 1.1 Definizione del set di indicatori Per l'individuazione delle aree omogenee nel comparto della fabbricazione di strumenti ottici e di attrezzature fotografiche sono stati analizzati indicatori di specializzazione e concentrazione produttiva, basati sulla numerosita' relativa delle imprese e dei dipendenti operanti nel comparto. Questi indicatori sono da tempo largamente utilizzati nell'ambito degli studi e delle ricerche che mirano ad approfondire la natura e le caratteristiche dei sistemi produttivi locali. Gli indicatori di specializzazione produttiva misurano l'incidenza della specifica produzione rispetto all'insieme delle trasformazioni manifatturiere all'interno di un'area. Gli indicatori di concentrazione esprimono, per ogni settore considerato, il peso delle attivita' produttive localizzate all'interno di un'area territoriale rispetto all'intero paese. Oltre ai dati sulle imprese e i dipendenti, sono stati introdotti nell'analisi i volumi di esportazione, partendo dalla constatazione che le aree contraddistinte da gradi elevati di specializzazione e/o concentrazione produttiva possiedono anche un notevole grado di apertura verso l'estero e una importante capacita' di servire i mercati internazionali. Nell'analisi sono stati considerati anche indicatori di densita' d'impresa, come misura del carattere di "monocoltura" produttiva all'interno di un determinato sistema economico locale. Cio' rispecchia l'evidenza secondo cui alla formazione di aree specializzate concorre la tendenza a riprodurre iniziative e modelli imprenditoriali basati su una cultura produttiva fortemente radicata a livello locale. Di seguito vengono riportati gli indicatori utilizzati nell'analisi, calcolati per il comparto della fabbricazione di strumenti ottici e di attrezzature fotografiche. Indicatori di specializzazione produttiva - % imprese del settore rispetto al totale imprese delle attivita' manifatturiere a livello comunale; - % dipendenti del settore rispetto al totale dipendenti delle attivita' manifatturiere a livello comunale; - % export del settore rispetto al totale export delle attivita' manifatturiere a livello comunale. Indicatori di concentrazione produttiva - % imprese del settore nel comune rispetto al totale nazionale delle imprese del settore; - % dipendenti del settore nel comune rispetto al totale nazionale dei dipendenti del settore; - % export del settore nel comune rispetto al totale nazionale dell'export del settore. Indicatore di densita' d'impresa - numero imprese del settore, a livello comunale, per 1.000 abitanti. Le variabili utilizzate per il calcolo dei precedenti indicatori sono le seguenti: Variabile |Anno |Fonte Numero di imprese |1994 | Ministero delle finanze Numero di dipendenti |1994 | INPS Volume dell'export |1994 | Ministero delle finanze Di seguito vengono riportate le aggregazioni elementari utilizzate per il settore in esame: | |Classificazione Istat |Classificazione Istat |attività economiche |attività economiche |1981 (dati Ministero Descrizione settore |1981 (dati INPS) |Finanze) --------------------------------------------------------------------- Industria della | | fabbricazione di | | strumenti ottici e di | | attrezzature | | fotografiche |373 |334 1.2 Definizione delle aree territoriali omogenee La metodologia scelta per giungere all'identificazione delle aree di specializzazione e concentrazione e' quella gia' largamente utilizzata nello sviluppo degli Studi di Settore: applicazione di una Cluster Analysis ai risultati di una precedente analisi fattoriale, nella fattispecie un'Analisi in Componenti Principali (ACP). L'obiettivo dell'ACP e' di ridurre la dimensione dei dati conservando quanto piu' possibile l'informazione statistica disponibile(2). L'ACP e' stata anche utilizzata come strumento per analizzare l'insieme degli indicatori e le loro correlazioni, allo scopo di identificare fattori di specializzazione e/o di concentrazione. Sulla base dei fattori significativi dell'ACP, la Cluster Analysis ha condotto alla classificazione dei Comuni in 4 aree territoriali. Tali raggruppamenti, contraddistinti da profili tra loro differenti, rappresentano alcune delle combinazioni piu' significative tra specializzazione, concentrazione localizzativa, apertura verso i mercati esteri, e imprenditorialita' intensiva nel comparto esaminato. E' opportuno segnalare che, pur non intendendo fornire direttamente un'ulteriore mappatura dei distretti produttivi rispetto a quelle gia' esistenti, la ricerca ha condotto anche all'individuazione di aree generalmente riconosciute come tali, quale risultato della simultanea presenza di valori elevati di specializzazione e concentrazione produttiva, di un grado maggiore di apertura verso i mercati internazionali, di una forte impronta monocolturale. Di seguito vengono riportate le caratteristiche di ciascuna area territoriale individuata. Nell'allegato 2.A viene riportato l'elenco, per Regione, dei singoli Comuni e dei relativi gruppi territoriali di appartenenza. 2. Descrizione delle aree territoriali del comparto della fabbricazione di strumenti ottici e di attrezzature fotografiche Gruppo 1 Aree despecializzate o completamente prive di attivita' imprenditoriali nel comparto E' il gruppo piu' numeroso e comprende quei comuni che non presentano alcuna distintiva caratteristica rispetto ai processi di fabbricazione di strumenti ottici e attrezzature fotografiche: o perche' appunto despecializzati oppure perche' del tutto privi di imprese operanti in tali attivita'. Gruppo 2 Le aree ad elevata specializzazione produttiva Le aree che compongono questo gruppo presentano un elevato grado di specializzazione produttiva, come congiuntamente testimoniano i valori degli indicatori relativi agli addetti (45%) e alle imprese (24%) ed evidenziano una importante apertura verso i mercati esteri come mostra l'indicatore di specializzazione dell'export (55% in media). La struttura produttiva del comparto in questo gruppo e' costituita da piccole imprese artigiane la cui dimensione media e' pari a 6 addetti e non risulta essere caratterizzata da un elevato grado di monocoltura produttiva (4 imprese per 1.000 abitanti); irrilevante e' invece la concentrazione localizzativa all'interno di queste aree, tanto delle imprese quanto degli addetti. Dal punto di vista geografico fanno parte di questo gruppo quasi esclusivamente i comuni del Bellunese, i quali si trovano a ridosso dell'area distrettuale che si snoda tra le vallate dell'Agordino e del Cadore e, a motivo di tale collocazione territoriale, sono a loro volta coinvolti nel sistema di relazioni produttive che interessa larga parte della provincia di Belluno. Fanno parte di questo gruppo, ad esempio, i comuni di Alano di Piave, Lentiai, Quero, Comelico Superiore e Sappada (tutti compresi nella provincia di Belluno). Gruppo 3 Le aree a forte specializzazione e concentrazione produttiva (cuore del distretto) In questo gruppo sono comprese le aree che rappresentano storicamente il cuore del distretto produttivo dell'occhialeria ove sono concentrati oltre il 30% degli addetti dell'intero comparto rispetto al totale nazionale. Si tratta dei comuni di Agordo, Longarone (ove peraltro e' localizzato uno stabilimento produttivo della Safilo) e Pieve di Cadore nei quali in media il 73% degli addetti manifatturieri ed il 40% delle imprese operano nella fabbricazione di strumenti ottici e attrezzature fotografiche e l'89% delle esportazioni verso l'estero riguarda i prodotti del comparto. Molto importante e' anche il ruolo che queste attivita' produttive rivestono rispetto al totale nazionale: in media in ciascuno dei comuni considerati l'occupazione nel comparto e' pari all'11% del totale nazionale, mentre la quota di esportazione realizzata all'estero raggiunge il 14%. In questo distretto operano imprese con una dimensione mediamente superiore a quella delle altre aree (49 addetti) e inoltre, conseguentemente ad una antica vocazione produttiva, anche l'indice di densita' d'impresa risulta elevato (9 imprese per 1.000 abitanti). Gruppo 4 Le aree con una spiccata monocoltura produttiva Nei comuni che fanno parte di questo gruppo la struttura produttiva manifatturiera evidenzia in modo netto due aspetti concomitanti: - una marcata specializzazione nella fabbricazione di strumenti ottici e (secondariamente) di attrezzature fotografiche; infatti gli indicatori riguardanti rispettivamente gli addetti e le imprese raggiungono il valore di 64% e 58%; - un'accentuata monocoltura produttiva evidenziata dalla diffusione di imprese operanti nel comparto (22 imprese per 1.000 abitanti). Questa inequivocabile impronta produttiva si rispecchia, inoltre, in una forte apertura del sistema locale verso i mercati internazionali, come testimonia l'indicatore di specializzazione dell'export di prodotti di occhialeria e ottici: risulta, infatti, che il 91% delle esportazioni realizzate entro queste aree riguarda i prodotti del comparto in esame. Infine, il tessuto produttivo e' prevalentemente composto dalla piccola impresa artigianale, dato che la dimensione media e' pari a 6 addetti. Geograficamente anche i comuni di questo gruppo sono localizzati nelle vallate del Bellunese (Agordino, Cadore e Comelico, quest'ultimo al confine con il Friuli) a ridosso del cuore distrettuale dell'intero sistema produttivo dell'occhialeria e tra questi si segnalano: Calalzo, Danta, Domegge, Lozzo, Perarolo, S. Pietro di Cadore, Valle. Note (1) Pur se le attivita' di trasformazione incluse nel comparto considerato fanno riferimento a mercati e a problematiche di consumo differenti, a motivo della diversa funzione d'uso dei beni prodotti (occhiali, armature per occhiali, lenti, macchine fotografiche, ecc.), la scelta di effettuare l'analisi del grado di specializzazione territoriale su questo insieme di attivita' congiuntamente, dipende strettamente dalla natura dei processi produttivi che contraddistingue queste attivita': accanto ad imprese specializzate in un'unica produzione vi sono, infatti, imprese che integrano diverse produzioni all'interno del proprio ciclo, sia come prodotti finiti, sia come componenti di altri processi produttivi. (2) L'ACP e' una tecnica statistica che permette di ridurre il numero delle variabili originarie di una matrice di dati quantitativi in un numero inferiore di nuove variabili, dette componenti principali, tra loro ortogonali (indipendenti, incorrelate). Tali componenti (fattori), ottenute come combinazione lineare delle variabili originarie, sono scelte in modo che spieghino il massimo possibile della varianza totale delle variabili originarie, per rendere minima la perdita di informazione.
ALLEGATO 2A ELENCO, PER REGIONE, DEI COMUNI E DEI RELATIVI GRUPPI TERRITORIALI DI APPARTENENZA ----> Vedere allegato da pag. 140 a pag. 160 <---- |
| Allegato 3 NOTA TECNICA SULLA TERRITORIALITA' DELLE ATTIVITA' TURISTICO-ALBERGHIERE 1. Criteri per la definizione delle aree della territorialita' delle attivita' turistico-alberghiere Obiettivo dell'analisi e' l'individuazione di aree territoriali omogenee sulla base delle caratteristiche localizzative ed operative delle attivita' che ricadono nell'ambito dell'industria turistica ed alberghiera; quest'ultima assume infatti profili economici differenti in relazione ai diversi mercati di riferimento delle imprese che offrono servizi turistici le quali, per tale motivo, operano con differenti dimensioni e caratteristiche della domanda. I flussi turistici variano in funzione dei fattori di attrazione della localita' visitata e della motivazione stessa della visita, aspetti che concorrono a determinare le caratteristiche di stagionalita' o non stagionalita' dei soggiorni effettuati. Nel primo caso rientrano tipicamente le occasioni di viaggio legate a periodi di vacanza trascorsi presso localita' marine, montane o lacustri (stagioni estive e/o invernali). Il secondo caso, invece, riguarda i soggiorni trascorsi in localita' differenti dalla residenza abituale, con motivazioni di varia natura: a) per ragioni legate alle caratteristiche della propria attivita' lavorativa (il turismo di affari); b) per visitare localita' interessanti sotto il profilo artistico, storico e culturale (il turismo d'arte); c) per attrattiva commerciale; d) per motivazioni di tipo salutistico (il turismo termale). Le differenti caratteristiche della domanda turistica e la diversa funzione d'uso della localita' meta della visita turistica determinano, inoltre, anche una diversa caratterizzazione dell'offerta ricettiva: cosi' ad esempio il turismo di affari richiede una qualita' delle strutture alberghiere mediamente superiore a quella proposta al turismo per vacanza in termini di livello di servizio, assistenza al cliente e disponibilita' di attrezzature per agevolare lo svolgimento dell'attivita' di lavoro anche lontano dalla propria sede abituale. Per contro, i flussi turistici collegati a piu' lunghi periodi di permanenza in una stessa localita' di vacanza comportano un maggior ventaglio di offerta di strutture ricettive, le quali devono essere in larga parte rivolte ad una clientela composta soprattutto da nuclei familiari (anche ampi) che esprimono esigenze di comodita', funzionalita' e accessibilita' in termini di costo, generalmente differenti da quelle dei turisti che viaggiano da soli o in coppia. Si spiega anche in tal modo la diffusione di strutture come i campeggi, le abitazioni in affitto e le pensioni le quali, in vario modo, rispondono al requisito di conciliare periodi di permanenza di lunga durata a costi piu' contenuti rispetto alle strutture alberghiere. Sviluppando l'analisi lungo queste linee, e' stato possibile ottenere una rappresentazione delle principali aree di attrazione e frequentazione turistica del nostro paese in funzione delle diverse caratterizzazioni della domanda e dell'offerta. L'analisi e' stata condotta a livello di singolo Comune. Il percorso metodologico e' il seguente: - scelta di un set di indicatori che permettano di cogliere gli aspetti precedentemente esposti; - identificazione di aree territoriali omogenee rispetto a tali indicatori. 1.1 Definizione del set di indicatori Allo scopo di cogliere le principali caratteristiche territoriali che differenziano tra loro le aree di attrazione turistica del nostro Paese, si e' proceduto ad una selezione di indicatori in grado di esprimerne gli aspetti peculiari secondo le seguenti componenti: - struttura dell'offerta ricettiva; - dimensione dei flussi turistici; - vocazione turistica, ovvero cio' che esercita l'attrazione del turista; si sono a tal fine distinti i fattori di attrazione paesaggistica (montagna, mare, lago) da quelli di natura culturale (monumenti antichi, musei, siti archeologici, ecc.). Di seguito vengono riportati gli indicatori utilizzati nell'analisi, calcolati per l'industria turistico-alberghiera. Indicatori di offerta ricettiva Variabile |Anno |Fonte N. posti letto in esercizi alberghieri |1994 | ISTAT N. posti letto in esercizi complemen- tari |1994 | ISTAT N. posti letto in seconde case per vacanza |1993 | ANCITEL Indicatori di offerta balneare Variabile |Anno|Fonte --------------------------------------------------------------------- N. di concessioni del Demanio | | marittimo per attività balneari |1997| Ministero delle finanze --------------------------------------------------------------------- N. di concessioni del Demanio | | marittimo per attività connesse a | | quelle balneari |1997| Ministero delle finanze Indicatori di dimensione dei flussi turistici Variabile |Anno |Fonte N. giornate di presenza in esercizi al- berghieri |1994 | ISTAT N. giornate di presenza in esercizi complementari |1994 | ISTAT N. giornate di presenza in seconde case per vacanza |1993 | ANCITEL Indicatori di vocazione turistica balneare(1) Variabile |Anno|Fonte --------------------------------------------------------------------- N. posti letto in esercizi alberghieri per 1.000 | | abitanti |1994| ISTAT --------------------------------------------------------------------- N. giornate di presenza in esercizi alberghieri per | | 1.000 abitanti |1994| ISTAT Indicatori di vocazione turistica non balneare(2) Variabile |Anno|Fonte --------------------------------------------------------------------- N. posti letto in esercizi alberghieri per 1.000 | | abitanti |1994| ISTAT --------------------------------------------------------------------- N. giornate di presenza in esercizi alberghieri per | | 1.000 abitanti |1994| ISTAT Indicatori di vocazione culturale Variabile |Anno|Fonte --------------------------------------------------------------------- N. di visitatori paganti negli| | istituti statali d'antichità e | | d'arte |1998| Ministero dei beni culturali --------------------------------------------------------------------- N. di visitatori non paganti | | negli istituti statali | | d'antichità e d'arte |1998| Ministero dei beni culturali --------------------------------------------------------------------- Introiti ottenuti dagli isti- | | tuti statali d'antichità e | | Ministero dei beni culturali d'arte |1998|.br, 1.2 Definizione delle aree territoriali omogenee La metodologia scelta per giungere all'identificazione delle aree territoriali omogenee e' quella gia' largamente utilizzata nello sviluppo degli Studi di Settore: applicazione di una Cluster Analysis ai risultati di una precedente analisi fattoriale, nella fattispecie un'Analisi in Componenti Principali (ACP). L'obiettivo dell'ACP e' di ridurre la dimensione dei dati conservando quanto piu' possibile l'informazione statistica disponibile(3). L'ACP e' stata anche utilizzata come strumento per analizzare l'insieme delle variabili statistiche osservate (indicatori di offerta ricettiva, di offerta balneare, di dimensione dei flussi turistici, di vocazione culturale e di vocazione turistica) e le loro correlazioni. La Cluster Analysis, sulla base dei fattori significativi dell'ACP, ha permesso di classificare i comuni in 12 aree territoriali omogenee, cogliendo le piu' significative differenze tra gli stessi in termini del livello dell'offerta ricettiva, della dimensione dei flussi turistici e del tipo di vocazione turistica. La classificazione dei Comuni, essendo finalizzata a misurare l'influenza della localizzazione territoriale delle imprese sulla loro capacita' di produrre ricavi, coglie le differenze qualitative tra i Comuni a prescindere dalla loro dimensione geografica e/o demografica. In un procedimento di clustering di tipo multidimensionale, quale quello adottato, l'omogeneita' dei gruppi territoriali deve essere interpretata, non tanto in rapporto alle caratteristiche dei singoli indicatori, quanto in funzione delle principali interrelazioni tra gli indicatori esaminati che contraddistinguono il gruppo stesso e che concorrono a definirne il profilo. Di seguito vengono riportate le caratteristiche di ciascuna area territoriale individuata. Nell'allegato 3.A viene riportato l'elenco, per Regione, dei singoli Comuni e dei relativi gruppi territoriali di appartenenza. 2. Descrizione delle aree territoriali delle attivita' turistico-alberghiere Gruppo 1 Aree prive di vocazione e/o funzione turistica. E' il gruppo piu' numeroso e comprende quei comuni che non presentano alcuna specifica caratteristica attrattiva nei confronti dei flussi turistici, non possedendo ne' particolari beni di interesse storico, culturale, artistico, ne' elementi di interesse paesaggistico-ambientale, ne' specifica rilevanza per il turismo di affari. Si tratta quindi di quei comuni la cui struttura ricettiva e' del tutto assente o comunque irrilevante e che pertanto si possono definire despecializzati in relazione all'industria turistico-alberghiera. Gruppo 2 Citta' d'arte di piccola dimensione. Questo gruppo e' costituito dalla sola citta' di Assisi che, notoriamente, rappresenta una notevole fonte di interesse artistico e culturale, oltreche' religioso, testimoniato da un flusso annuo di presenze turistiche di tutto rilievo (oltre 780.000 presenze). Esso, tuttavia, risulta inferiore in termini assoluti al valore mediamente riscontrato per le citta' d'arte di maggiori dimensioni (Firenze, Roma e Venezia) con il conseguente diverso dimensionamento delle strutture ricettive: la citta' di Assisi offre, infatti, non soltanto un piu' limitato numero complessivo di posti letto (8.400 circa), ma anche una differente distribuzione tra le diverse componenti di offerta, con un peso significativo degli esercizi complementari (41% del totale). Tuttavia, se rapportati alla popolazione residente nella citta', tanto la dimensione delle presenze turistiche alberghiere (19.734 per 1.000 abitanti) quanto la dotazione di posti letto alberghieri (151 per 1.000 abitanti) attribuiscono ai flussi turistici una rilevanza assai maggiore rispetto alla media delle altre citta' d'arte, enfatizzando il ruolo che tale industria rappresenta per il tessuto economico e sociale della citta' umbra. Gruppo 3 Localita' con struttura ricettiva prevalentemente composta da seconde case. In questo gruppo sono incluse quelle localita' prevalentemente situate in zone balneari della penisola che, durante la stagione estiva, sono interessate da un trasferimento di popolazione non residente verso le seconde case. In termini relativi la capacita' ricettiva di questo segmento di offerta rappresenta il 90% circa (in media 25.258 posti letto in seconde case) dell'offerta complessiva di posti letto di tali localita', offerta che quindi e' interessata solo marginalmente dalla componente non privata, come risulta anche dal basso valore espresso dall'indicatore di dotazione di servizi alberghieri (circa 75 posti letto per 1.000 abitanti). Queste localita' sono situate soprattutto in comuni di medie dimensioni (il 60% ricade in comuni con dimensione abitativa compresa tra 10.000 e 50.000 abitanti) e la caratteristica di esclusivita' della meta turistica - o altrimenti di una frequentazione non di massa - si riflette anche nel fatto che le concessioni per l'utilizzo a pagamento della spiaggia sono numericamente inferiori (in media 12) a quelle degli altri gruppi che includono - secondo caratteristiche differenti - le altre localita' di turismo marino nel paese. Geograficamente esse sono concentrate per il 71% circa dei casi nelle regioni del centro-sud e precisamente in Sicilia (35%), Puglia (19%) e Lazio (17%). Tra le localita' maggiormente note incluse in questo gruppo compaiono: Santa Margherita Ligure (Genova), San Felice Circeo e Terracina (Latina), Camaiore (Lucca), Monte Argentario (Grosseto), Anzio e Santa Marinella (Roma), San Remo (Imperia). Gruppo 4 Citta' caratterizzate da grandi flussi turistici non stagionali. In questo gruppo sono comprese le localita' interessate da un rilevante numero di presenze annue di visitatori in esercizi alberghieri (in media oltre 1,4 milioni) - distribuite lungo tutto l'arco dell'anno senza una marcata accentuazione stagionale - che possono a loro volta essere suddivise in due sottogruppi con distinti profili: da un lato, le citta' metropolitane quali Milano, Bologna, Genova, Padova, Verona, Napoli e Torino, meta soprattutto di un turismo di affari legato sia alla presenza di un tessuto di imprese di rilievo nazionale e internazionale, sia all'attivita' di enti fieristici o a manifestazioni commerciali di notevole attrazione. Dall'altro, le localita' affermate nell'ambito del turismo termale-salutistico nazionale quale Abano Terme e Montegrotto Terme (Padova), Salsomaggiore Terme (Parma), Montecatini (Pistoia), Chianciano (Siena) e Fiuggi (Frosinone). Dato il particolare tipo di clientela che prevalentemente frequenta le localita' sopra menzionate e le aspettative riguardanti una qualita' elevata del servizio che ne caratterizza la domanda turistica, le strutture ricettive di questo gruppo sono prevalentemente composte da un'offerta alberghiera (10.226 posti letto in media) e solo marginalmente dalle altre componenti (esercizi complementari e seconde case). Di minore importanza, anche se non trascurabile, appare per questo gruppo il ruolo delle attrattive artistico/culturali. Gruppo 5 Citta' d'arte caratterizzate da grandi flussi turistici. Appartengono a questo gruppo le tre grandi citta' d'arte del nostro paese che ogni anno attraggono rilevanti flussi di turisti da ogni parte del mondo: Firenze, Roma e Venezia. In media le presenze turistiche rilevate raggiungono un flusso annuo di visitatori di poco superiore ai 12 milioni, richiamati soprattutto dal fascino di un patrimonio artistico, architettonico e museale unico al mondo: infatti in questo gruppo si rileva il numero in assoluto piu' elevato di ingressi per la visita di chiese, monumenti, musei e gallerie d'arte statali (in media, poco meno di 4 milioni). La notevole eterogeneita' della domanda di servizi turistici che caratterizza un flusso turistico di tali dimensioni si riflette in un mix di strutture ricettive piu' bilanciato che in altri gruppi: circa il 40% e' costituito da posti letto alberghieri (mediamente poco piu' di 35.000), il 34% da esercizi complementari (circa 30.000) e la restante quota dalle seconde case (circa 22.500 posti letto mediamente disponibili), un fenomeno quest'ultimo tutt'altro che trascurabile cui contribuisce in modo non marginale anche la presenza di turisti stranieri. La rilevanza che i flussi turistici assumono per la dimensione delle citta' che fanno parte di questo gruppo si puo' misurare anche dall'indicatore che rapporta le presenze turistiche in esercizi alberghieri al numero di abitanti residenti (mediamente 10.610 per 1.000 abitanti), ancor piu' evidente per Venezia e Firenze (rispettivamente 15.000 e 11.800 circa) data la loro inferiore dimensione urbana rispetto a Roma. Gruppo 6 Localita' balneari interessate da grandi flussi turistici, con struttura ricettiva prevalentemente composta da seconde case e da esercizi complementari. Le localita' incluse in questo gruppo sono tutte caratterizzate da una spiccata vocazione al turismo balneare, come dimostrano sia l'elevato numero di concessioni per lo sfruttamento delle spiagge litoranee (mediamente 64) sia il rilevante flusso di presenze turistiche (mediamente oltre 3.300.000) che le frequenta durante la stagione estiva. L'aspetto particolare che differenzia il profilo di tali localita' rispetto a quello di analoghi gruppi e' rappresentato dal tipo di struttura ricettiva con cui esse fanno fronte alla domanda di turisti che, per quattro quinti, gravita su circuiti extra-alberghieri: in particolare sulle seconde case (oltre 1,4 milioni di presenze pari a poco piu' del 40% sul totale) e sugli esercizi complementari - campeggi e camere in affitto - (1,2 milioni di presenze). Cio' e' dimostrato anche dal fatto che l'indicatore di dotazione di posti letto alberghieri per 1.000 abitanti (pari a 658) e' inferiore al valore risultante per gli altri gruppi di localita' balneari, pure caratterizzati da elevati flussi di turismo (gruppo 9 e gruppo 12). I comuni appartenenti a questo gruppo sono, ad esclusione di Ravenna, di piccole dimensioni (tra i 5.000 e i 30.000 abitanti): Orbetello (Grosseto), Vieste (Foggia), Caorle (Venezia), Lignano Sabbiadoro (Udine) e Grado (Gorizia). Gruppo 7 Localita' balneari a bassa ricettivita' alberghiera e con flussi turistici non di massa. Gli aspetti distintivi caratterizzanti il profilo delle localita' che fanno parte di questo gruppo riguardano principalmente: una dimensione certamente non di massa dei flussi turistici (si registrano infatti mediamente circa 620.000 presenze l'anno); una ridotta disponibilita' alberghiera in termini assoluti (poco meno di 1.500 posti letto in media) e comunque marginale (17%) in rapporto alla capacita' ricettiva complessiva. D'altra parte, la stessa dimensione abitativa assai contenuta dei comuni che compongono questo raggruppamento (l'82% si colloca nella fascia inferiore a 10.000 abitanti e addirittura il 61% al di sotto della soglia dei 5.000 abitanti) e la circostanza che circa il 65% delle presenze annue (superiori a 400.000) si registra nelle seconde case, indicano il carattere di esclusivita' che connota l'immagine turistica ditali localita', ulteriormente rafforzato dal fatto che il numero delle concessioni per lo sfruttamento dell'arenile risulta piuttosto ridotto (in media 15 concessioni). Geograficamente la distribuzione di tali localita' e' concentrata nelle regioni Calabria (21%), Liguria (19%), Campania (12%), Sardegna (10%), Sicilia (9%) e Toscana (9%), entro cui vanno segnalate, tra le altre, localita' quali: Castiglione della Pescaia e Isola del Giglio (Grosseto), Lipari (Messina), Ponza, Sperlonga e Ventotene (Latina), Amalfi, Pollica e Ravello (Salerno), Favignana (Trapani), Golfo Aranci e Palau (Sassari), Forte dei Marmi (Lucca), Ischia (Napoli), Isola di Capo Rizzuto (Crotone). Gruppo 8 Localita' montane ad elevata ricettivita' alberghiera. Le localita' che compongono questo gruppo presentano la duplice caratteristica comune di: - una forte notorieta' tra le mete di turismo montano, dovuta in primo luogo alla bellezza dei paesaggi che le circondano e alla elevata qualita' dei servizi turistici offerti; - una dimensione dei flussi turistici in rapporto alla dimensione della popolazione residente che raggiunge mediamente il valore di oltre 330.000 presenze in esercizi alberghieri per 1.000 abitanti. Nel complesso, infatti, questo gruppo raccoglie quelle localita' di montagna contrassegnate dai flussi turistici piu' elevati (in media oltre 500.000 presenze l'anno) ai quali la struttura ricettiva propone soprattutto un'offerta di tipo alberghiero (2.594 posti letto pari al 51% della capacita' totale) integrata da una considerevole diffusione di seconde case (mediamente 1.796 posti letto pari al 35% circa dell'offerta totale). L'importanza della dimensione assunta dall'attivita' turistico-alberghiera per l'economia di queste aree e' inoltre testimoniata anche dall'elevato rapporto tra i posti letto offerti al turista e il numero di abitanti residenti ( 2.562 per 1.000). In prevalenza sono incluse in tale gruppo localita' montane situate in Trentino-Alto Adige (circa il 63% del totale) tra cui: Scena, Selva di Val Gardena, Tirolo e Corvara (Bolzano); Canazei, Vigo di Fassa e Andalo (Trento). Oltre a queste si segnalano Sestriere (Torino), Gressoney (Aosta) e Borca di Cadore (Belluno). Gruppo 9 Localita' balneari a ricettivita' alberghiera medio-alta. Questo gruppo si differenzia dal gruppo 7 per una dimensione superiore dei flussi turistici (oltre 700.000 presenze l'anno) che visitano le localita' che lo compongono e soprattutto per uno sviluppo maggiore della componente alberghiera all'interno della struttura ricettiva totale. Quest'ultima, infatti, si compone in media di circa 2.800 posti letto pari al 30% del totale. La maggior disponibilita' proviene, anche per le localita' di questo gruppo, dalle seconde case (4.600 posti letto, poco piu' del 50% del totale) per le quali, tuttavia, la dimensione delle presenze e' inferiore a quella registrata per la componente alberghiera (circa 320.000 rispetto a 360.000). Nel complesso, i flussi di turisti che visitano le localita' di questo gruppo e sono ospitati da strutture alberghiere acquistano una dimensione assai importante in rapporto al numero di abitanti residenti (circa 80.000 presenze per 1.000 abitanti), evidenziando il considerevole rilievo anche economico che il settore turistico rappresenta per tali localita'. Quanto alla dimensione di quest'ultime, si tratta prevalentemente di comuni al di sotto di 5.000 abitanti (66%) situati soprattutto nelle regioni meridionali come la Campania (22%), la Sardegna (19%), e la Sicilia (11%), ma anche in Liguria (19%) e Toscana (14%). Tra queste sono incluse localita' balneari assai note per la bellezza paesaggistica e per il carattere `mondano' della loro frequentazione: Sorrento e Capri (Napoli), Portofino (Genova), Positano (Salerno), Ustica (Palermo), Giardini-Naxos e Taormina (Messina), Santa Teresa di Gallura (Sassari) e, infine, le Isole Tremiti (Foggia). Gruppo 10 Localita' con attrattiva esclusivamente archeologica. Di questo gruppo fa parte unicamente Pompei, famosa per l'unicita' dei suoi reperti archeologici che hanno rivelato aspetti sconosciuti della vita quotidiana nell'antichita'. Sotto l'aspetto turistico i tratti distintivi che la differenziano dagli altri gruppi sono riconducibili, soprattutto, all'elevata dimensione dei flussi di turisti che vi si recano per visitare il sito archeologico senza tuttavia pernottare, ovvero senza usufruire della struttura ricettiva disponibile. Infatti il numero delle presenze complessivamente rilevato presso gli esercizi alberghieri (oltre 101.000) e/o presso altri tipi di esercizi complementari (circa 38.000) risulta largamente inferiore al numero di visitatori entrati nell'area archeologica (circa due milioni) per effettuare la visita. Cio' e' d'altra parte confermato anche da: - la ristretta offerta di posti letto (1.099 presso il segmento alberghiero e 380 presso il segmento di esercizi complementari) messi a disposizione del turista; - il basso valore dell'indicatore di dotazione di strutture alberghiere in rapporto alla popolazione residente (43 posti letto per 1.000 abitanti). Va infine sottolineata (anche se modesta) la componente turistica legata alle seconde case (oltre 25.000 presenze). Gruppo 11 Localita' montane e lacustri con media ricettivita' alberghiera. Appartengono a questo gruppo quelle localita' che rappresentano una meta generalmente affermata di villeggiatura in montagna o al lago, ma caratterizzate al tempo stesso da: - flussi turistici inferiori, per dimensione, ai valori specifici del gruppo 8; - una struttura ricettiva prevalentemente di carattere privato, ovvero centrata sulle seconde case. Nel complesso, in tali localita' le presenze turistiche (che risentono di una marcata stagionalita') assommano in media su base annua a circa 417.000 giornate, prevalentemente rilevate presso strutture alberghiere (49%) e in secondo luogo presso le seconde case (40%). La composizione delle strutture ricettive e', tuttavia, dominata dai posti letto nelle seconde case (2.700, pari al 51% del totale), anche se l'offerta di tipo alberghiero evidenzia comunque una dimensione assai rilevante in rapporto alla popolazione residente (948 posti letto per 1.000 abitanti). La distribuzione geografica delle localita' riguarda quasi unicamente il Nord d'Italia e soprattutto il Trentino Alto Adige (48%), il Veneto (14%), la Valle d'Aosta (11%) e il Piemonte (10%). Tra i luoghi alpini di maggior rinomanza si includono: Aprica, Bormio e Valfurva (Sondrio); Ortisei, Santa Cristina e San Candido (Bolzano); Cortina d'Ampezzo e San Vito di Cadore (Belluno); Courmayeur e Val Tournenche (Aosta). Mentre tra le localita' di lago: Sirmione (Brescia), Riva del Garda (Trento), Stresa e Macugnaga (Verbania) e Levico Terme (Trento). Gruppo 12 Localita' balneari caratterizzate da flussi turistici di massa. Questo gruppo comprende i luoghi di vacanza presso localita' marine caratterizzate dal turismo di massa. Su base annua si registrano infatti circa 4 milioni di presenze presso l'intera struttura ricettiva di tali localita', ospitate in primo luogo dagli esercizi alberghieri (68% circa) e comprendenti, in secondo luogo, i soggiorni presso seconde case (23%). La dimensione di massa di tali flussi turistici si coglie anche da altri indicatori: - dal rapporto tra le presenze alberghiere e la popolazione residente (circa 106.000 presenze per 1.000 abitanti); - dall'elevata dotazione di posti letto alberghieri per abitante (947 per 1.000 abitanti); - dall'elevato numero di concessioni per lo sfruttamento dell'arenile (201 in media per localita' turistica), che esprime inoltre anche l'ampiezza delle spiagge che caratterizzano tali localita' balneari e che consentono per questo un maggiore sfruttamento attraverso le concessioni. Si tratta quasi esclusivamente delle localita' della riviera adriatica (l'unica eccezione e' rappresentata da Alassio in provincia di Savona) e piu' specificamente di: Riccione, Rimini e Cattolica (Rimini); Iesolo (Venezia), Cervia (Ravenna) e Cesenatico (Forli'). Note (1) Gli indicatori di vocazione turistica balneare sono stati calcolati solo per i comuni con livello altimetrico minimo pari alla quota del mare. (2) Gli indicatori di vocazione turistica non balneare sono stati calcolati solo per i comuni con livello altimetrico minimo superiore alla quota del mare. (3) L'ACP e' una tecnica statistica che permette di ridurre il numero delle variabili originarie di una matrice di dati quantitativi in un numero inferiore di nuove variabili, dette componenti principali, tra loro ortogonali (indipendenti, incorrelate). Tali componenti (fattori), ottenute come combinazione lineare delle variabili originarie, sono scelte in modo che spieghino il massimo possibile della varianza totale delle variabili originarie, per rendere minima la perdita di informazione. ----> Vedere allegato da pag. 165 a pag. 185 <---- |
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